Stoccata decisiva a trafiggere Gollini ed il Napoli tutto nell’ultima notte di San Siro, Spaccanapoli a scardinare la tattica di Mazzarri divenuta fallace sotto i suoi colpi: Theo Hernandez si rifà una volta ancora alla propria essenza di uomo decisivo, talvolta arma a doppio taglio per i suoi. Dr. Jekyll e Mr. Hyde, una natura a due facce che chiama ora il Milan a svelare la sola vera ed unica, con la consacrazione totale ed ultima che ora attende, una volta solto il dilemma.
Terzino con licenza d’attacco, ala aggiunta, mezzala in fase di possesso e centrale all’occorrenza: riduttivo il titolo di moderno tuttocampista, la tracotanza tecnica ed agonistica è propria di ogni zolla del campo. Theo Hernandez è il vero uomo chiave del Milan, non dalla vittoria contro il Napoli che porta la sua firma, ma ormai da tempo. Abile, che se ne dica, nelle mansioni di copertura, palla al piede concede il consueto bivio agli avversari: fallo o occasione da gol concessa.
La danza estrosa e libera da pensieri, focalizzata alla sola illusione ed elusione dei difensori avversari; un centrocampo che può permettersi il lusso di non rompere i blocchi suggerendo inserimenti; garanzia di contropiedi efficaci ed oggi anche assoluta duttilità a tuttocampo: 4 fattori di rilievo, cardini nel Milan moderno, resi possibili dalla sola presenza di Theo Hernandez sul campo.
Milan, né Qatar né forma: Theo, cala la maschera
Lunghe disquisizioni ed elogi pronti a sciogliersi, a notti alterne, una volta calata la maschera. Il giocatore totalizzante ed in grado di determinare è proprio infatti solo di alcune notti, facendo venir meno il fattore necessario della costanza di rendimento: mentre il Milan si gode la gara dalle stigmate del fuoriclasse posta sul campo dell’ultima uscita a San Siro, Stefano Pioli farebbe bene a svelare l’arcano che cela la doppia essenza del francese.
“Ha avuto difficoltà l’anno scorso a smaltire la delusione del Mondiale“, la copertura mediatica a proteggerlo paternamente arriva dallo stesso Pioli a margine dell’ultima vittoria. Il sogno di far proprie le vesti d’eroe nazionale dissoltosi, divenuto illusione post lotteria qatariota, cristallizzato e cementato nella memoria, ruggine stagionale dalla complessa rimovibilità.
Nessuna definitiva levata di maschera dunque, lo strano caso di Theo Hernandez resta irrisolto. Se l’incubo del deserto tintosi d’Albiceleste sia la reale motivazione alla base della corrente alternata connessa alle proprie prestazioni lo rivelerà il tempo, lo stesso che oggi certifica come questa sia una problematica presente da ben prima della rassegna iridata. Dr. Jekyll o Mr. Hyde, costanza o intermittenza, consacrazione o stagnamento: Theo Hernandez, chi sei veramente?