Non importa che tu sia leone o gazzella, l’importante è che cominci a correre. Questa regola non scritta, sintetizzata da un proverbio africano divenuto celebre in Italia alla fine degli anni ’90 grazie allo spot di una famosa bevanda energetica, può essere letta in un contesto più ampio di quello della dura vita della savana. Anche nella competitiva quotidianità sportiva della Serie A, tutte le squadre sanno che, ad ogni giornata, dovranno correre più degli avversari. Tra gli occupanti di questo bioma sportivo, l’Empoli è la compagine che ha mostrato maggior capacità di adattamento. Un’attitudine che, siamo certi, avrebbe reso fiero anche Charles Darwin nelle vesti di analista tattico.

La prima esperienza di Andreazzoli in Serie A con l’Empoli
Dalla metà degli anni ’90, l’Empoli partecipa in modo continuativo ai campionati di Serie A e Serie B oscillando con regolarità tra questi due tornei. L’ultima stagione in Serie C, infatti, risale al 1995-1996: ciò ha consentito ai toscani di maturare una certa esperienza ad alti livelli e ad adattare il proprio gioco ai continui mutamenti tecnici e tattici a cui le massime competizioni calcistiche nostrane sono sottoposte.
La sintesi di queste capacità è senza dubbio la scelta di affidare ad Aurelio Andreazzoli la panchina nell’annata sportiva 2017-2018 in Serie B, dopo aver iniziato la stagione con Vincenzo Vivarini che però non era riuscito a soddisfare l’esigente dirigenza. Il tecnico di Massa, fedelissimo di Luciano Spalletti e suo collaboratore ai tempi dell’Udinese, rivoluzionò la squadra applicando un moderno 4-3-1-2 che portò i toscani a vincere il campionato di Serie B e ad ottenere la promozione in massima divisione dopo solo un anno.

Il ritorno dell’Empoli in Serie A e l’esonero di Andreazzoli
L’impatto con la Serie A non fu dei migliori. Le sette sconfitte e i tre pareggi maturati nelle dieci partite successive alla prima vinta contro il Cagliari portarono la società ad affidare la panchina a Beppe Iachini la cui parentesi fu, però, molto breve. Richiamato per salvare la squadra, Andreazzoli non riuscì nell’impresa: la retrocessione fu sancita all’ultima giornata dagli scontri diretti favorevoli al Genoa che, dunque, si salvò.
In quella stagione Andreazzoli ripropose lo schema a lui tanto caro che avrebbe potuto forse regalare una salvezza tranquilla se la società avesse saputo aspettare. A conti fatti, la salvezza svanì nei minuti finali del torneo e le vittorie contro Fiorentina, Sampdoria e Torino hanno rappresentato il rimpianto di tifosi e società per quello che la stagione avrebbe potuto essere. Eroe di quel campionato fu Francesco Caputo calatosi alla perfezione nelle vesti di giocatore di movimento i cui 16 goal, nonostante tutto, non aiutarono i toscani a mantenere la categoria.

L’Empoli punta ancora su Andreazzoli per restare in Serie A
Dopo la breve parentesi in Serie B e l’immediata promozione da vincitrice del torneo cadetto, l’Empoli decide di affidare ancora una volta le sue chances di salvezza ad Andreazzoli. L’ex collaboratore tecnico di Spalletti ripropone il modulo a lui caro e nonostante un inizio complicato, può festeggiare una vittoria storica in casa della Juventus disputando una gara da squadra di alta classifica. Nel corso della stagione, vittime illustri del suo gioco saranno anche Napoli, Roma ed Atalanta.
La salvezza fu così raggiunta in largo anticipo e i toscani poterono godersi lo spettacolo delle dirette concorrenti che fino all’ultimo secondo dovettero lottare per la permanenza in Serie A. L’Empoli era una squadra giovane che mostrava bel gioco e fisicità da vendere. Nel girone d’andata riuscì a toccare per ben tre volte l’ottavo posto tanto sentire alla portata la qualificazione in Champions League. Forte dell’esperienza maturata nella gestione dei tre anni precedenti, la dirigenza mantenne ben saldi i piedi a terra senza prospettare vani obiettivi.

Il sistema di gioco dell’Empoli di Andreazzoli
Come detto in precedenza, la chiave di volta dell’esperienza di Andreazzoli all’Empoli è stata l’utilizzo del sistema di gioco 4-3-1-2. Un sistema, questo, che aveva trovato la sua fortuna con un altro allenatore che per primo lo impose alla squadra toscana: Maurizio Sarri. La libertà di movimento delle due punte, la squadra corta e il pressing alto mettevano in difficoltà gli avversari che non avevano alcun punto di riferimento. Per mettere in pratica questa teoria, la dirigenza ha dovuto investire su specifici calciatori.
A tutto ciò si aggiunsero gli ottimi interpreti di questo gioco. Dal perno del centrocampo Ricci, passando per i compagni di squadra Zurkowski ed Henderson abili ad unire tecnica e velocità. L’attacco era affidato a Pinamonti (a fine stagione capocannoniere della squadra con 13 reti) e Cutrone che tuttavia non riuscì ad esprimere tutto il suo potenziale offensivo siglando solo tre reti. Tra i giocatori dal rendimento migliore, senza dubbio va menzionato Nedim Bajrami che grazie alle sue sei reti e sette assist ha fornito un contributo decisivo alla causa salvezza.

Zanetti come nuovo Andreazzoli
Non senza sorprese, all’inizio della corrente stagione calcistica, l’Empoli decide di non rinnovare il contratto ad Andreazzoli e punta su Paolo Zanetti i cui inizi di carriera in Serie A sembravano molto promettenti. Zanetti, infatti, è reduce dall’esperienza al Venezia in cui è stato in grado di toccare prima il cielo, poi la terra con un dito. Al primo tentativo ha riportato i lagunari in massima divisione dopo un’attesa lunga ben diciannove anni, trionfando nella doppia finale playoff contro i corregionali del Cittadella.
L’esperienza con il club del capoluogo veneto fu la seconda tra i cadetti e arrivò dopo l’esonero dall’Ascoli a causa di un rendimento che non aveva soddisfatto la società. I bianconeri occupavano il tredicesimo posto in classifica ed avevano collezionato 27 punti in 21 partite. Un bottino ritenuto non all’altezza e tale da portare all’interruzione del contratto biennale che legava Zanetti alla società. L’ex calciatore del Torino, tuttavia, non dovette attendere molto per avere un’altra possibilità ed in estate arrivò l’offerta degli Leoni alati.

L’esordio di Zanetti in Serie A
La sua stagione d’esordio ha mostrato due volti. Il primo, quello del girone di andata, dove Zanetti ha portato la sua squadra a concludere il cammino in zona salvezza e a produrre un calcio convincente e moderno, tanto da stimolare la fantasia degli addetti ai lavori che vedevano il Venezia come una possibile rivelazione del torneo. La situazione mutò quasi senza preavviso nel girone di ritorno e la società decise di sollevarlo dall’incarico: ciò tuttavia non ha impedito ai veneti di retrocedere in Serie B.
La peculiarità delle squadre di Zanetti sembra essere dunque proprio quella di perdere il filo del discorso fisico e tattico all’inizio del girone di ritorno. Ed è forse in questo su cui il giovane tecnico può migliorare. Se è vero, infatti, che buona parte di quelli che saranno i risultati finali vengono decisi nelle gare disputate tra febbraio e marzo, tale concetto ha ancora più senso per quelle squadre che lottano per la salvezza. In questi mesi hanno l’obbligo di accumulare più punti possibili in modo da non arrivare in debito d’ossigeno per la volata finale dell’ultimo chilometro.

Il rendimento in Serie A dell’Empoli di Zanetti
Se guardiamo al dato esclusivamente statistico, in questa stagione, il tecnico di Valdagno ha ottenuto nel girone di andata un rendimento migliore rispetto a quanto aveva fatto l’anno scorso a Venezia in un contesto in cui aveva sorpreso tutti. I 22 punti ottenuti sul campo nel girone d’andata rappresentano un bottino importante per una squadra come l’Empoli il cui obiettivo minimo è quello della salvezza. I segnali di cedimento mostrati in queste ultime settimane possono rappresentare, però, un campanello d’allarme.
Pur non avendo ottenuto risultati di prestigio contro le “grandi”, i toscani hanno alternato una serie di pareggi e di vittorie nelle gare contro le dirette concorrenti alla lotta salvezza, consentendogli così di mantenere un profilo di classifica tale da poter ben sperare per il prosieguo della stagione. È chiaro che Zanetti dovrà stare attento a far tesoro dell’esperienza in Laguna per non vanificare ancora una volta un girone d’andata di tutto rispetto.

Il sistema di gioco dell’Empoli di Zanetti
ll motivo per cui la dirigenza toscana ha deciso di affidare la panchina proprio a Zanetti per il dopo Andreazzoli è certamente da ricercare nella continuità che sul piano tattico l’allenatore di Valdagno può garantire alla squadra. Il sistema di gioco è l’ormai collaudato 4-3-1-2 con le medesime caratteristiche del passato: costruzione dal basso e possesso palla finalizzato alla ricerca delle pun te chiamate a concretizzare l’azione. Questa squadra, però, sembra avere qualcosa in meno rispetto allo scorso anno. Manca un vero e proprio trequartista e i terminali di attacco peccano di lucidità.
Tra i giocatori che avevano fatto la fortuna di Andreazzoli nella scorsa stagione e che erano stati indicati come possibili punti di riferimento per migliorare, ove possibile, il precedente piazzamento in classifica vi è senza dubbio il già citato ex Empoli Nedim Bajrami. Il trequartista albanese era considerato il perno attorno al quale avrebbe dovuto ruotare la manovra di gioco. Tuttavia, pur essendo stato parte stabile dell’undici iniziale per tutto il girone d’andata, non è riuscito a calarsi appieno nella filosofia di gioco di Zanetti, tanto da portarlo ad accettare il prestito al Sassuolo fino al termine della stagione.