La Formula 1 è pronta a riaprire i battenti per la stagione 2023, che aprirà ufficialmente il 5 marzo l’appuntamento del GP del Bahrain. Il 2022 è andato in archivio con il secondo mondiale di fila per Max Verstappen. L’olandese era handicap, recuperando il terreno perso all’inizio e aggiudicandosi l’iride con un largo vantaggio sulla Ferrari di Charles Leclerc. Il monegasco, dopo le prime gare da sogno, si è smarrito, complice una macchina che ha perso prestazioni strada facendo e un muretto box che spesso e volentieri non lo ha favorito.
Per larghi tratti della stagione, in casa Ferrari ha tenuto banco il dualismo fra Leclerc e Carlos Sainz. A questo, si è unita la mancanza di una gerarchia chiara, con prima e seconda guida ben definite, che, inevitabilmente, ha scosso l’ambiente a Maranello e favorito la fuga di Verstappen. Nella storia della Rossa, sono presenti una miriade di episodi controversi fra compagni di scuderia. Momenti storici, riguardanti la gestione interna dei piloti, che possono contribuire alla vittoria di un mondiale o, viceversa, farlo svanire definitivamente.

Ferrari, Imola 1982: Pironi tradisce Villeneuve all’ultimo giro
Il nome di Gilles Villeneuve è rimasto impresso indelebilmente nel cuore di tifosi ferraristi. L’Aviatore, papà del campione del mondo 1997 Jacques Villeneuve, era amatissimo da tutti gli appassionati di Formula 1, oltre che per le sue doti di guida, anche per la costante ricerca del limite. Nel 1982 il suo compagno di squadra è Didior Pironi, un giovane talento francese, che è l’esatto contrario del canadese. Più analitico, meno istintivo, ragionatore ma comunque molto veloce.
Teatro della corsa è l’autodromo di Imola, il 25 aprile. La Ferrari non ha rivali durante la gara. Le scuderie inglesi non prendono parte alla gran premio a causa dei dissidi politici che avevano coinvolto la FIA e la FOCA. Mentre i motori turbo delle Renault patiscono l’affidabilità e costringono al ritiro sia Arnoux che Prost. Così, Villeneuve e Pironi veleggiano indisturbati verso la vittoria. Il transalpino attacca il canadese che restituisce subito il sorpasso.

Al giro 49, il muretto della Ferrari espone un cartello con la scritta “SLOW“, che probabilmente invitava i due piloti a preservare le posizioni e soprattutto le proprie vetture. Villeneuve lo prende alla lettera e rallenta il proprio ritmo. Per Pironi quel messaggio significava semplicemente di fare attenzione, così attacca nuovamente il proprio compagno. L’Aviatore recupera subito la leadership, convinto che il francese volesse dare un po’ di spettacolo per far divertire i tifosi.
Il transalpino pare si arrenda e rimane tranquillo alle spalle del canadese. Ma all’ultima tornata, il francese porta l’attacco a sorpresa poco prima della Tosa. Scavalca il compagno e rimane in testa fino alla bandiera a scacchi. Villeneuve si sente tradito, da Pironi e da tutta la scuderia, Enzo Ferrari compreso, che non dà troppo peso al disagio provato dal canadese. Per l’Aviatore, quel sorpasso è una dichiarazione di guerra. Il pilota della Rossa si spingerà oltre il limite per prevalere sul collega di box. Troppo. Due settimane più tardi, in Belgio a Zolder, Gilles perderà la vita in qualifica, nel tentativo di battere il tempo di Pironi.

Ferrari, Portogallo 1990: Mansell e Prost, amici mai
Il 1990 vede l’approdo in Ferrari di Alain Prost, pluricampione del mondo, che ha appena conquistato il suo terzo titolo iridato dopo una lotta serrata con Ayrton Senna. Il Professore approda a Maranello come compagno di scuderia di Nigel Mansell. Il Leone d’Inghilterra è alla Rossa da un anno e ha già sfiorato due volte il mondiale nel 1986 e nel 1987.
La Ferrari 641 è una vettura molto competitiva e il francese può seriamente lottare per la vittoria finale. Mentre il britannico è ancora un po’ troppo discontinuo e si ritrova ben presto fuori dai giochi. Il grande avversario di quello è ancora una volta Ayrton Senna, alla guida della McLaren, un po’ meno dominante rispetto all’annata precedente. La Ferrari può ambire al titolo con Il Professore, che ha la possibilità di confermarsi campione e riportare l’iride a Maranello dopo un decennio.

Ma in casa Ferrari il clima non è dei migliori. Da una parte Mansell è insofferente, anche a causa del confronto con il compagno di squadra. Così a metà luglio annuncia il ritiro, salvo poi ritrattare per firmare con la Williams, destinata a dominare, per il 1991. Prost invece non è sereno poiché gli giungono le voci di un sondaggio ferrarista per portare Ayrton Senna a Maranello. Il suo nemico numero uno. In questa situazione di tensione e incertezza, in arriva in Portogallo, per il quartultimo appuntamento iridato.
Il francese e Magic sono in piena lotta mondiale quando la Formula 1 approda nel circuito dell’Estoril. Le Ferrari sono più veloci e monopolizzano la prima fila, con Mansell in pole position. Ma il Leone sbaglia lo start e va a chiudere Prost contro il muro. Il francese alza il piede e viene sfilato dalle due McLaren. Il britannico vince comunque la gara, mentre Il Professore finisce terzo alle spalle di Senna. Il titolo verrà poi conquistato dal brasiliano ma con una gestione dei piloti migliore si sarebbe potuto scrivere un epilogo diverso.

Ferrari, Austria 2002: Barrichello si fa da parte per Schumacher
La Ferrari dei primi anni Duemila è un’autentica macchina schiacciasassi, anche nella gestione piloti. La gerarchia viene resa chiara fin da subito. Il primo pilota è il pluricampione del mondo Michael Schumacher, mentre il ruolo di scudiero è occupato da Rubens Barrichello. Sotto la guida di Jean Todt e Ross Brawn, arriveranno a Maranello ben cinque titoli piloti consecutivi, tutti conquistati dal Kaiser, e sei mondiali costruttori.
Un episodio emblematico risale al gran premio d’Austria del 2002. La Rossa ha dominato l’annata precedente, conquistato il secondo mondiale di fila con Schumacher. Anche la macchina del 2002 è destinata a cannibalizzare anche quel campionato, basti pensare che Schumy andrà a podio in ogni appuntamento e trionferà con sei gare d’anticipo. La Ferrari si presenta a Zeltweg, sesta prova della stagione, con il tedesco saldamente il testa alla classifica con ben 21 punti su Montoya, il diretto inseguitore.

Durante la corsa le Rosse fanno il vuoto dietro di sé, con Barrichello a condurre e Schumacher subito dietro. Non ci sarebbe nessun tipo di problema per Maranello. Il brasiliano vincerebbe il suo primo gran premio stagionale, dopo una serie di ritiri, mentre Schumy allungherebbe sugli inseguitori. Al muretto Ferrari però non vogliono correre nessun rischio, probabilmente anche ricordando le sofferenze e le svariate delusioni degli anni ’90.
Perciò, durante le ultime tornate, a Rubens viene detto di lasciare la posizione al tedesco. Il pilota carioca obbedisce, rallenta e fa sfilare il proprio compagno, poco prima della bandiera a scacchi, permettendogli di ottenere il successo. Quella vittoria di Schumacher, una delle tante, crea un’infinità di polemiche, a cominciare dai fischi partiti dalle tribune. La FIA, sotto accusa, deciderà di vietare gli ordini di scuderia a partire dall’anno successivo. Ma quel tipo di scelta, consentirà alla Ferrari di dominare in lungo e in largo per svariate stagioni.

Ferrari, Germania 2010: “Fernando is faster than you”
Stefano Domenicali, “allievo” di Jean Todt, mantiene la stessa linea del suo predecessore. Sotto la guida dell’attuale presidente della Formula 1, in Ferrari rimane presente la gerarchia chiara e ben definita, con il primo e il secondo pilota. Nel 2010, al volante della Rossa arriva il bicampione del mondo Fernando Alonso, che siede al fianco di Felipe Massa.
Lo spagnolo vince subito la prima gara in Bahrain, cosicché il muretto lo erge a prima guida indiscussa. Fernando, nonostante una vettura non al livello di McLaren e Red Bull, riesce a battagliare per il mondiale grazie al suo talento e alla sua visione di gara. In Germania, a Hockenheim, si corre l’undicesimo gran premio della stagione.

Alonso giunge in terra teutonica con ben 47 lunghezze di ritardo dal britannico Lewis Hamilton, leader della classifica, e può provare a riaprire i giochi per il mondiale. La partenza delle due Rosse è perfetta. Entrambi i piloti scavalcano il poleman Sebastian Vettel e si pongono al comando, con Massa davanti allo spagnolo, che tenta l’attacco a più riprese senza riuscirci.
Al 48° giro però a Felipe arriva un messaggio via radio: «Fernando is faster than you». Il brasiliano all’uscita del tornantino, rallenta improvvisamente e fa sfilare il proprio compagno. Alonso va così a vincere la gara, riducendo sensibilmente il proprio distacco dalla vetta. Dopo la corsa, la Ferrari verrà ritenuta responsabile di un ordine di scuderia e le verranno comminati 100mila dollari di multa. Ma in questo modo, l’asturiano si giocherà il mondiale 2010 fino all’ultima gara.

Ferrari, il biennio 2017-2018: Vettel e Raikkonen, una convivenza mai serena
Dopo la fine dell’era Alonso, in Ferrari arriva il quattro volte iridato Sebastian Vettel, laureatosi campione del mondo con la Red Bull per la prima volta nel 2010. Il tedesco viene affiancato da Kimi Raikkonen per quattro anni. Dopo due stagioni abbastanza anonime, con il dominio della Mercedes, la Rossa torna competitiva e può giocarsi seriamente il titolo proprio con il teutonico contro Lewis Hamilton. Nonostante questo, la gestione dei due alfieri ha destato più di qualche perplessità.
Nel 2017, il circus approda in Ungheria per l’undicesima prova del mondiale. Vettel ha un solo punto di vantaggio sull’inglese. Seb firma la pole position davanti a Kimi e le due Rosse mantengono il comando. Durante la gara, però il tedesco soffre di un problema allo sterzo, il quale non rimane più dritto, costringendo l’ex Red Bull a una guida più dura del solito.

Il muretto Ferrari chiede allora a Raikkonen di difendere Vettel dal rivale iridato Hamilton, subito dietro il finlandese. Complice la tortuosità dell’Hungaroring, Iceman para tutti gli attacchi del Re Nero per quasi cinquanta giri. Il tedesco, nonostante una guida difficoltosa, riesce a condurre in porto la gara, vincendo e portandosi a +14 su Sir Lewis.
Un anno più tardi, nel 2018, quella che era una gerarchia ben definita, sembra scomparire improvvisamente. La Formula 1 approda in Germania, sempre con Vettel leader nella classifica iridata sul britannico Lewis Hamilton. A Hockenheim, Seb stampa la pole position, ancora una volta davanti al proprio compagno. Ma dopo la sosta, il tedesco finisce alle spalle del finlandese.

Nonostante Vettel recuperi sempre di più su Iceman, dal muretto non arriva nessuna comunicazione, al punto che Raikkonen chiede al muretto box della Rossa se debba lasciare strada al teutonico oppure no. Il pluricampione del mondo supererà comunque il finlandese ma senza che Kimi si faccia totalmente da parte e, forse, con qualche giro di ritardo. La situazione precipita totalmente a Monza. L’ambiente a Maranello è scosso per la scomparsa del presidente della Ferrari, Sergio Marchionne. Il team principal della Ferrari, Maurizio Arrivabene non riesce a sanare la frattura ormai dirompente fra i due alfieri.
Alla viglia di Monza, il clima in casa Ferrari è rovente, in qualifica Vettel si piazza secondo dietro Kimi ma si infuria per la mancata scia da parte del compagno. Alla partenza succede l’irreparabile. Iceman chiude la porta in faccia a Seb, il quale tenta subito il sorpasso su Raikkonen. Alla Variante della Roggia, Vettel scopre il fianco a Hamilton, futuro vincitore, che attacca il ferrarista. Il teutonico va a toccare la Mercedes e finisce in testacoda, perdendo la corsa e, probabilmente, le speranze di titolo.

Ferrari, il 2019: lo scontro generazionale tra Vettel e Leclerc
Nel 2019, in Ferrari arriva il giovane e promettente Charles Leclerc, prodotto della Ferrari Driver Academy, proveniente dalla Sauber. Il pilota monegasco parte per essere la spalla e il supporto dell’esperto Sebastian Vettel. Ma si intuisce fin da subito che le gerarchie sono destinate a subire delle modifiche. Infatti, già nel secondo appuntamento in Bahrain, Leclerc si prende la pole position, anche se il compagno lo brucia in partenza. Il muretto box chiede di tenere le posizioni ma il numero 16, conscio di avere più ritmo, ignora la comunicazione e compie uno strepitoso sorpasso sul quattro volte campione del mondo.
Anche in questa stagione, a Monza si rompe qualcosa fra i due piloti della Ferrari. In qualifica, Leclerc deve dare la scia a Vettel per l’ultimo tentativo. Ma il monegasco sceglie di preservare la propria pole position e condanna il compagno a prendere la bandiera a scacchi, senza permettergli di migliorare il proprio crono. Il numero 16 parte primo, mentre il tedesco quarto. Il teutonico compie un errore, probabilmente dovuto alla frustrazione, alla Variante Ascari, rovinando la propria gara. Charles ottiene invece un trionfo storico dopo aver lottato per la vittoria con entrambe le Mercedes.

A Singapore, Vettel si riprende ciò che non ha ottenuto a Monza. Dopo un’altra partenza al palo di Leclerc, Seb, scattato terzo, rientra per il pit stop con lo scopo di cercare l’undercut su Hamilton, secondo. Charles rientra il giorno successivo ma, quando esce, si trova alle spalle del proprio collega di box. Il monegasco sollecita il team per ottenere strada dal tedesco. Ma Vettel tiene la testa fino alla fine e va a cogliere la sua quinta vittoria nel tracciato asiatico, con grande disappunto del compagno con il numero 16.
Il momento di forma delle Ferrari prosegue anche a Sochi. Leclerc ottiene la quarta pole consecutiva. Seb, partito terzo, brucia subito Hamilton e sfrutta la scia offertagli da Charles per issarsi al comando. Il monegasco incita il cambio di posizione via radio. Il messaggio arriva anche a Vettel che risponde con un laconico «Dovrà avvicinarsi». Il giovane pilota della Rossa scavalca il quattro volte campione del mondo al pit stop ma Vettel è costretto al ritiro a causa di un problema elettrico. Ma gli animi a Maranello cominciano a scaldarsi e la situazione si appesantisce sempre di più.

Il circus giunge in Brasile per la penultima tappa del mondiale 2019. Qui accade l’irreparabile. Con il secondo posto nei costruttori ormai al sicuro, le Ferrari hanno il via libera per lottare in pista. Negli ultimi giri, dopo la Safety car, Leclerc sorprende Seb con una grande staccata in curva 1. Vettel non ci sta e cerca subito il controsorpasso sfruttando il DRS. Il tedesco stringe il monegasco che però rimane nella sua traiettoria. Il contatto è inevitabile. Entrambe le Rosse sono fuori. Un dualismo sfociata in rivalità, fra due grandi piloti, di due generazioni diverse. Due leoni che lottano per non arrivare secondi.
Ferrari, il 2022: Leclerc e Sainz, una gerarchia mai definita
Con l’avvento del 2022 e del cambio regolamentare, la Ferrari mette in piedi una vettura finalmente competitiva dopo le ultime deludenti annate. Entrambi gli alfieri di Maranello intendono giocarsi il mondiale. I primi appuntamenti mostrano una Rossa e un Leclerc in forma straordinaria. Lo spagnolo Carlos Sainz effettua invece qualche passaggio a vuoto di troppo, scivolando indietro in classifica. Ma il monegasco patisce qualche problema di affidabilità e Max Verstappen lo supera in graduatoria.

Charles si prepara quindi a ingaggiare una battaglia con Super Max. Ma il muretto Ferrari non lo supporta come si farebbe con una prima guida, al contrario della Red Bull con Verstappen. Il campione del mondo può inoltre contare anche sull’aiuto di Perez, come testimoniano le posizioni cedute da Checo all’olandese in Spagna e a Baku. La Rossa sceglie di non porre una chiara gerarchia in casa propria. In Gran Bretagna, le due Ferrari sono in testa, poiché Max è rallentato da un problema al fondo.
A Silverstone, Leclerc è alle spalle di Sainz, ma ha più ritmo del compagno e chiede di passare l’iberico. L’ordine di invertire le posizioni arriva solo una ventina di giri più tardi. A seguito dell’ingresso della Safety car nell’ultimo quarto di gara, gli strateghi Ferrari tengono fuori il monegasco con gomma bianca, mentre al numero 55 vengono montate le rosse. Alla ripartenza, lo spagnolo supera immediatamente Charles, che in seguito è costretto a cedere anche a Perez e poi a Hamilton. Il numero 16 perde quindi una grande occasione per riaprire il campionato.

In Austria, durante la Sprint Race, i due ferraristi si ostacolano, ingaggiando un duello che si protrae per qualche giro. Questa lotta fratricida ha il solo risultato di far scappare l’imprendibile Red Bull di Verstappen, che si aggiudicherà la mini gara. Non cambia la musica in Ungheria, dove Sainz parte davanti a Charles, ma nella prima parte di gara non gli dà strada, tenendolo dietro. La scuderia austriaca ha invece le idee molto chiare. Dopo qualche curva, infatti, Perez si fa da parte e lascia strada all’olandes, che andrà poi a vincere il gran premio. Il tutto senza che intervenga il muretto box della Red Bull.
La mancanza di gerarchie nel 2022, unito ai problemi di affidabilità, ha costretto la Rossa ad abdicare al mondiale prematuramente. Per il 2023, la Ferrari sarà obbligata a prendere una decisione, per quanto riguarda i due piloti. Perché la Red Bull e Max Verstappen non sembrano avere intenzione di fermarsi. Per portare a casa il campionato, quasi sicuramente si dovrà ricorrere a una prima guida. Specialmente per quel titolo iridato, che a Maranello manca ormai dal lontano 2007.