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Il decennio degli anni ‘90 rappresenta un capitolo importante nella storia della Fiorentina, fatto di sogni e dolori, culminato con la tragedia sportiva del fallimento e la ripartenza nel 2002 dalla serie C2. A scrivere questo capitolo sono stati Mario e Vittorio Cecchi Gori, padre e figlio, imprenditori e produttori cinematografici. Il primo ha preso in mano la Fiorentina e il secondo l’ha portata fino alla cima per poi farla cadere nel vuoto. Il bilancio è di tre trofei, molti campioni, il ritorno in Champions League dopo 30 anni e due retrocessioni. La presidenza Cecchi Gori, nel bene o nel male, non verrà mai dimenticata dai tifosi viola, molti ne ricordano i lati romantici e molti non riescono a scordare come è finita. Questa è la storia della Fiorentina dei Cecchi Gori, dai sogni al fallimento.
L’arrivo dei Cecchi Gori: i primi colpi di mercato e le prime difficoltà
Tutto ha inizio il 21 giugno 1990 quando Mario Cecchi Gori decide di acquistare la Fiorentina dalla Famiglia Pontello, appena travolta dall’insurrezione popolare dei fiorentini per la cessione di Baggio alla Juve. Lo storico produttore cinematografico compra la Viola per fare felice la moglie Valeria che era una grande tifosa, con l’obiettivo di riportarla ai vertici del calcio italiano con soldi e cuore. La prima stagione è stata di transizione, senza troppi acquisti, terminando al dodicesimo posto in classifica. Nell’estate successiva arrivano Mazinho e Gabriel Omar Batistuta, che segna 12 gol nella prima stagione in Serie A, ma la Fiorentina continua ad essere altalenante e arriva ancora dodicesima.
La retrocessione in B, l’addio a Mario e l’avvento di Vittorio
Nella stagione 1992/93, Mario Cecchi Gori prova a dare una sterzata intervenendo ancora sul mercato con grandi nomi come Stefan Effenberg e Brian Laudrup dal Bayern Monaco. Nonostante un buon inizio e 16 gol totali di Batistuta, la Fiorentina crolla nella seconda parte di stagione e retrocede in Serie B dopo 55 anni. Senza disperarsi troppo, con l’obiettivo di risalire subito, i viola ripartono dalla serie cadetta affidando la panchina a Claudio Ranieri, riuscendo a non perdere i propri campioni e puntando su giovani come Toldo e Robbiati.
Il 5 novembre 1993 muore Mario Cecchi Gori e il figlio Vittorio prende il comando della Fiorentina. In Serie B non trovano difficoltà e trascinati da Batistuta vincono il campionato tornando subito nella massima serie. Per il ritorno in A, Cecchi Gori decide di non stravolgere la squadra, aggiungendo qualche tassello, come Rui Costa, che si rivelerà determinante. Batistuta inizia benissimo segnando in tutte le prime 11 partite, alla fine sarà capocannoniere della Serie A con 26 reti, ma la Fiorentina di Ranieri è ancora acerba e si classifica decima in campionato.
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I primi trofei e l’ingresso nelle “Sette sorelle”
La Fiorentina dello stravagante Vittorio Cecchi Gori prosegue il percorso con Claudio Ranieri in panchina, nel 1995/96, con qualche ritocco alla difesa, la squadra titolare è molto forte. Con un inizio formidabile di stagione e un super Batistuta, i viola si trovano al giro di boa in lotta per il primo posto con Milan e Juventus, ma nella seconda metà non reggono i loro ritmi. Riescono però a terminare terzi e a trionfare in Coppa Italia in finale con l’Atalanta. Arriva così il primo trofeo dell’era Cecchi Gori, la Fiorentina torna ad alzare una coppa dopo 20 anni ma soprattutto rientra nell’élite del calcio italiano, diventando una delle famose “sette sorelle”.
La stagione successiva si apre subito con il secondo titolo, la Supercoppa Italiana vinta contro il Milan con doppietta di Batigol a San Siro. La viola e Batistuta in campionato non mantengono a pieno le aspettative dell’anno precedente, concludendo solo al nono posto e uscendo in semifinale di Coppa delle Coppe. Nella stagione 97/98 Cecchi Gori esonera Ranieri e sceglie Alberto Malesani per la panchina. L’avvio è scintillante, la squadra gioca un calcio offensivo molto spettacolare e a gennaio arriva il brasiliano Edmundo a sostegno della coppia Batistuta-Oliveira, ma la lotta scudetto è ancora lontana. Arriva un buon quinto posto e la qualificazione alla Coppa Uefa.
Lo scudetto mancato e la partenza di Batistuta
Nell’annata 1998/99, Cecchi Gori prova ancora una volta ad alzare l’asticella: sostituisce Malesani con Giovanni Trapattoni e rinforza la rosa con giocatori come Torricelli e Tomáš Řepka, l’obiettivo è lo scudetto. La Fiorentina domina, sale al comando della classifica alla quarta giornata e si laurea campione d’inverno, stavolta sembra l’anno giusto per arrivare allo scudetto tanto sognato dai Cecchi Gori e da tutta Firenze. Invece ancora una volta, il fuoco viola si spegne troppo presto. Il 7 febbraio 1999 durante Fiorentina-Milan, Batistuta accusa un brutto infortunio muscolare, in quei giorni scoppia anche la polemica di Edmundo che se ne va per festeggiare il carnevale a Rio de Janeiro. La Fiorentina crolla, un film di produzione Cecchi Gori visto e rivisto.
Con il rientro dei due giocatori riesce ad arrivare terza, conquistando la qualificazione alla Champions League dopo 30 anni, ma i rimpianti stavolta sono davvero tanti. Oltre alla delusione in campionato, arriva anche la sconfitta in finale di Coppa Italia con un doppio pareggio contro il Parma. La stagione successiva è ancora meno fortunata, nonostante gli acquisti di Mijatović, Chiesa e Di Livio. Partenza lenta e risultati altalenanti, la Fiorentina chiude il campionato al nono posto e vede allontanarsi sempre più il sogno scudetto. Ci va in contro Batistuta, che in quell’estate, dopo aver segnato ancora 22 reti, saluta Firenze per andare a Roma e conquistare il tricolore. Batigol è stato il giocatore simbolo della Fiorentina dei Cecchi Gori, è stato uno dei primi acquisti di papà Mario e ha segnato 207 gol in 332 partite totali. Con la sua partenza, infatti, inizia anche la fase di declino di questo ciclo.
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L’ultimo trofeo e il declino fino al fallimento
Oltre alla partenza di Batistuta, sostituito con Nuno Gomes, nel 2000-01 anche Trapattoni lascia la Fiorentina, al suo posto l’Imperatore turco Fatih Terim. La sua esperienza sulla panchina viola dura poco, viene sostituito da Roberto Mancini che arriva nono in campionato ma conquista la Coppa Italia, regalando il terzo e ultimo trofeo a Cecchi Gori. Poco dopo, il 27 giugno 2001, iniziano i veri problemi per il patron della Viola. Il Tribunale di Firenze apre un’istanza fallimentare nei confronti della Fiorentina, ipotizzando uno stato di insolvenza relativo a 70 miliardi di lire relativi alla vendita di Batistuta e sottratti alla disponibilità del club per girarli alla Fin.Ma.Vi, la finanziaria della famiglia Cecchi Gori, soffermandosi inoltre sui 318 miliardi di debiti a carico della società.
Per poter garantire l’iscrizione al campionato 2001/02 vengono ceduti Rui Costa e Toldo, il 9 luglio Vittorio Cecchi Gori lascia la presidenza e apre alla vendita del club. I problemi continuano e si riflettono anche sul campo, arriva la sconfitta in Supercoppa e la partenza a rilento in campionato. Nel novembre 2001 i calciatori mettono in mora la società per non aver pagato premi arretrati. Il 18 aprile 2002, Vittorio Cecchi Gori viene rinviato a giudizio per falso in bilancio e appropriazioni indebita, scatenando l’ira dei tifosi viola che scendono in piazza chiedendo la cessione della squadra. La Fiorentina retrocede in Serie B sul campo ma il peggio deve ancora venire. Vengono messe all’asta le quote di maggioranza, la Co.vi.so.c. non approva l’iscrizione in B e le aste vanno deserte. Il 27 settembre la Fiorentina viene dichiarata fallita e Vittorio Cecchi Gori viene indagato per bancarotta fraudolenta. La squadra riparte dalla C2 con il nome di Florentia Viola, famiglia proprietaria: Della Valle.
Cecchi Gori oggi: tra condanne e l’amore mai finito per la Fiorentina
Vittorio Cecchi Gori da quel momento ha fatto per anni avanti indietro dai tribunali per varie accuse di bancarotta fraudolenta. Oggi, 80 anni compiuti da poco, sta scontando in detenzione domiciliare una pena di reclusione di 8 anni assegnata nel 2020. Come già detto, tanti fiorentini non perdoneranno mai Cecchi Gori per come ha fatto concludere il matrimonio tra la sua famiglia e la Fiorentina. Ma nella sua “vita da cinema” in tutti i sensi, Vittorio dice di non aver mai perso l’amore per la Viola e ogni tanto rilascia ancora dichiarazioni in merito al passato e al presente del club con la solita personalità. “La Fiorentina mi ha regalato anni indimenticabili, il mio cuore è e sarà sempre viola, ma in questo momento non è gestita bene. Lasciamo perdere, cambiamo discorso”. “L’anno di Edmundo, ci sono andato proprio vicino allo scudetto… Quello resta il mio più grande rimpianto da presidente”.