All’Allianz Stadium di Torino, la Fiorentina contro la Juventus ha provato a fare il possibile per ribaltare il risultato dell’andata, ma ne è uscita ancora una volta sconfitta, dovendo così dire addio al sogno Coppa Italia. Nel primo tempo, la rete siglata dall’ex Federico Bernardeschi ha subito messo in salita il match per la squadra di Vincenzo Italiano. La voglia e la determinazione non sono, comunque, bastate alla Fiorentina a ribaltare il risultato. Nel secondo tempo, la pressione viola è aumentata, ma la Juventus ha retto colpo su colpo, riuscendo a mantenere intatto il proprio castello difensivo. Il gol di Danilo nei minuti finali ha, infine, chiuso definitivamente i giochi, regalando ai bianconeri la finale contro l’Inter.
Il rammarico dell’andata
Nella doppia sfida, ad incidere sono stati i dettagli, quei piccoli particolari che spesso nel calcio fanno la differenza, soprattutto ad alti livelli. La Fiorentina ha il rammarico di aver dominato all’andata, senza però riuscire a concretizzare le occasioni create. Prima il palo preso da Ikoné e, poi, l’autogol di Venuti, arrivato nei minuti finali, hanno rovesciato il pronostico a favore dei bianconeri. Una vittoria ottenuta in quel contesto, molto probabilmente, avrebbe costretto la Juventus a rischiare, piuttosto che speculare sul proprio vantaggio.
Analisi del ritorno
A Torino, nella gara di ritorno, i viola hanno dovuto fare a meno di Milenkovic e Castrovilli, assenze che sono pesate molto in una sfida fondamentale come quella contro la Juventus. Circostanze che hanno spinto mister Italiano verso una formazione sperimentale e sbilanciata in avanti, scelta che, alla fine dei conti, non è risultata positiva. D’altronde, però, la Fiorentina era obbligata ad attaccare, alla caccia di un gol che potesse rimettere in discussione il passaggio del turno. Ad andare in rete, invece è stata la Juve con Bernardeschi, che, grazie alla complicità prima dell’uscita a vuoto di Dragowski e poi del maldestro rinvio di Biraghi, ha subito affievolito i sogni di gloria dei viola, costretti a recuperare un passivo troppo pesante.
La rete di Danilo, nel finale, altro non è stato che la conclusione più logica dopo 180 minuti nei quali la Viola ha fatto il proprio gioco, mostrando però delle crepe dalle quali alla Juventus è bastato affacciarsi per intravedere la luce. La Fiorentina, così come nella loro natura, ha tenuto il pallino del gioco. Ne sono dimostrazione il maggior possesso palla, il maggior numero di tiri totali e le maggiori occasioni da gol create nell’arco delle due gare. Questa volta, però, rispetto ad altre partite, è mancato qualcosa, soprattutto nella circolazione della palla e nella ricerca degli spazi. Ai bianconeri è bastato giocare sui punti deboli dell’avversario, sfruttando al meglio gli errori commessi, per raggiungere la tanto agognata finale.
L’identità di Italiano: il punto di ripartenza
Sfumato, dunque, il sogno Coppa Italia nel quale la Fiorentina ha creduto. Ne è dimostrazione il bel percorso fatto in questa competizione, nel quale la squadra di Italiano ha giocato a viso aperto senza snaturarsi così come vuole l’ identità e il marchio caratteriale dettato dal tecnico viola. La Fiorentina deve ripartire da tutto questo, senza però farsi prendere dallo sconforto di un’eliminazione, ma forti delle qualità emerse in questa stagione. La porta del campionato è ancora aperta, con un finale di stagione ancora tutto da giocare e con la corsa per l’Europa ancora accesa. Il sogno di tornare a competere ad alti livelli continua, a partire dalla prossima gara in trasferta contro una Salernitana galvanizzata dalle ultime due vittorie, che hanno acceso le speranze per la salvezza per i granata.