Formula 1, Alfa Romeo: inferno e redenzione, la casa del Biscione a servizio della velocità

Dall'esordio (vincente) in F1 al partenariato con Sauber, riviviamo la storia dell’Alfa Romeo: un'eccellenza italiana che sfreccia nel futuro

Lorenzo Bosca A cura di Lorenzo Bosca
8 Minuti di lettura

É il 3 settembre 1950. In un orario indefinito di un caldo pomeriggio italiano, accade un evento destinato a segnare per sempre la storia del motorsport. Nell’Autodromo Nazionale di Monza (lontano parente di quello attuale) una bandiera a scacchi sventola nel cielo della Brianza e consacra così il primo vincitore di un campionato mondiale di Formula 1. Si tratta di Nino Farina e di lui, figlio di un meccanico torinese, si conoscono più gli eccessi (narra la leggenda che corresse sempre con un sigaro in bocca), che le imprese automobilistiche. Eppure quel ragazzo in pista non ha rivali, forte di Alfa Romeo 158, che tempo alla mano, per gli avversari pare imprendibile. 73 anni dopo il marchio Alfa Romeo sfreccia ancora nelle piste più veloci del mondo, dalle storiche curve di Montecarlo, al super moderno (e controbattuto) circuito dell’Arabia Saudita. Ovvio, le vetture attuali non sono minimamente comparabili a quelle di Farina e company, così come sono cambiati i piloti, i regolamenti e l’intero contesto intorno alla competizione. Qualcosa però non è mutato nel tempo: il brand Alfa Romeo è ancora sinonimo di velocità e rappresenta una delle migliori eccellenze italiane nel globo del motorsport e non solo. 

Gli inizi

Ci troviamo nel 1950 dunque e lo scenario in Italia non è certo dei più idilliaci. La penisola è dilaniata da quasi 5 anni di intenso conflitto, gli ultimi due in particolare combattuti intensamente sul suolo nostrano. Il primo vero è proprio campionato mondiale di Formula 1, è dunque un evento atteso quanto dibattuto. Sicuramente occasione di svago per tutti gli appassionati dei motori dopo l’incubo bellico. La casa automobilistica Alfa Romeo non vuole mancare all’appello, ed il bolide elaborato nelle fabbriche meneghine è un vero e proprio miracolo industriale. Ancora di più se si pensa a come nel lustro di tempo precedente, la produzione delle medesime fabbriche era stata orientata esclusivamente verso l’assemblaggio di motori aeronautici e autocarri. 

Purtroppo però la pagina vincente dell’Alfa Romeo in Formula 1 è destinata a rivelarsi molto più fuggevole rispetto alle previsioni. Dopo il trionfo con Farina e la replica l’anno successivo con l’argentino Juan Manuel Fangio, nel 1952 l’IRI, (l’ente pubblico all’epoca dell’Alfa Romeo), optò per ritirare la scuderia dalla Formula 1. La causa, la crescente concorrenza delle altre scuderie: Ferrari e Mercedes in primis. Lo stato italiano in modo particolare storse il naso all’idea di erogare fondi pubblici per la costruzione di un auto da corsa. 

Alfa Romeo 1981
Alfa Romeo 1981

Il doppio ritorno

Bisogna attendere dunque la prima metà degli anni 60’ per tornare ad udire il rombo di un motore Alfa Romeo in Formula 1. Nel secondo round però, i rapporti di forza della Casa del Biscione si rivelarono ben diversi. Il V8 prodotto dalla scuderia di Nicola Romero e montato dalla McLaren di Andrea De Adamich fu per due anni consecutivi un vero fallimento, a tal punto che in più di un’occasione la monoposto non si qualificò neppure per le gare. Nemmeno l’accordo quadriennale con il rampante imprenditore britannico Bernie Ecclestone, allora proprietario della Brabham, portò ai risultati sperati. 

Circa un decennio dopo il team lombardo si presenta nuovamente con una vettura di propria invenzione: l’Alfa Romeo 177. Il bolide fece il suo debutto nel Gran Premio del Belgio del 1977. Anche in questo secondo periodo i risultati tardavano ad arrivare. Negli anni successivi la 182, così come la 183T, la 184T e la 185T non portarono a casa nemmeno un gran premio. Il misero bottino: due pole position, venne ritenuto sufficiente per il definitivo tramonto dell’esperienza sportiva dei meneghini nel XX secolo.

Alfa Romeo
Alfa Romeo

Il partenariato con Sauber 

“Il ritorno di Alfa Romeo in F1 è un evento storico, un momento speciale. Per FCA, per l’Italia e per la Formula 1. Festeggiamo per due motivi: l’Alfa Romeo riporta in pista la sua tradizione gloriosa e restituiamo alla F1 un brand che ha fatto la storia della categoria. Alfa sarà il capo sponsor del team e condividerà risorse tecniche, ingegneristiche ma anche commerciali. Per il momento tiferò Ferrari. Se poi dovesse arrivare l’imbarazzo della scelta: sarà il benvenuto!”. A parlare a gennaio 2017 è un euforico Sergio Marchionne e l’occasione è nientemeno che il ritorno dell’Alfa Romeo nella massima categoria di vetture monoposto a ruote scoperte su circuito. Questa volta però l’obiettivo dichiarato è quello di restare e se possibile togliersi qualche piccola-grande soddisfazione. La scuderia viene presentata dunque come Alfa Romeo Sauber F1 Team, in virtù del partenariato con la casa automobilistica svizzera Sauber. Al team degli elvetici infatti il Biscione infatti non fornirà né telaio, né motori, né altra componentistica, se non una cooperazione tecnologica, tecnica e commerciale. Nel primo quinquennio i risultati non possono che definirsi agrodolci. L’Alfa vivacchia costantemente al centro della griglia, alternando risultati incoraggianti (vedi il quarto posto a San Paolo 2017) prestazioni piuttosto deludenti, spesso figlie di una palese mancanza di esperienza al muretto box come nel settore sviluppo. D’altro canto il team milanese ha avuto il merito di riportare in Formula 1 un pilota italiano: Antonio Giovinazzi, così come quello di lanciare in Ferrari un astro nascente quale Charles Leclerc, ed ospitare nel proprio abitacolo il Campione del Mondo Kimi Raikkonen.

E adesso…


Agli albori del 2022 Alfa Romeo ha annunciato la completa variazione della line-up. Fuori Raikkonen e Giovinazzi, dentro l’ex alfiere Mercedes Valtteri Bottas, affiancato da Zhou Guanyu: il primo pilota cinese in Formula 1. Nel frattempo il consiglio italo-svizzero si è assicurato i fondi dell’azienda petrolifera polacca PKN Orlen, nuovo ceo-title sponsor della vettura. “Intanto sono impressionato dalla nostra nuova auto, la C42. Penso che la livrea sia davvero bella. Il Centro Stile Alfa Romeo ha fatto un lavoro brillante. Questa rappresenta la prima vettura che guiderò per il team Alfa Romeo di F1 e questo la rende speciale. Sono davvero impaziente di trovarmi sulla griglia di partenza in Bahrain all’interno del suo abitacolo”. ha dichiarato il polacco. “Sono carico per la stagione e aver visto la C42 con la livrea con la quale correrò rende tutto decisamente reale. Tutti in Alfa Romeo sono stati di grande aiuto da quando arrivato e vedere tutto il duro lavoro, l’impegno e la motivazione di tutti, a Hinwil come in pista, mi riempie di orgoglio ed eccitazione”, ha confermato l’asiatico. I primi risultati di questo nuovo capitolo, sembrano incoraggianti, ma è soprattutto in quel che è mancato nelle passate stagioni, che il Biscione è consapevole di avere il dovere di migliorare. Perché in fondo questa storia merita un lieto fine e perché non esiste Alfa Romeo senza Formula 1, così come non esiste Formula 1 senza Alfa Romeo.

Alfa Romeo, F1
Alfa Romeo, F1

Calciomercato, Pronostici e Consigli: seguici anche su ...