Un dollaro. Questa è la cifra scritta sull’assegno che Dietrich Mateschitz, fondatore della multinazionale austriaca Red Bull, presentò nel novembre 2004 alla dirigenza della Ford per acquisire la Jaguar Racing, segnando una svolta storica per l’intera Formula 1.
Cercando il prezzo di commercio più basso disponibile online per una lattina di Red Bull, su Amazon si può risparmiare acquistando un pacco da 24 lattine per 21.20 euro, ovvero 88 centesimi a lattina: con il cambio attuale, una di queste lattine costerebbe 96 centesimi di dollaro. Ciò significa che, centesimo più centesimo meno, la Red Bull acquistò una scuderia di Formula 1 pagandola con una delle sue famose lattine, quella scuderia che in 18 anni conquisterà 82 vittorie, 4 campionati costruttori e 5 mondiali piloti.
In realtà, la cifra versata dalla Red Bull per l’acquisizione della scuderia alla Ford fu un importo puramente simbolico: la multinazionale austriaca si impegnò ad investire 400 milioni di dollari nelle prime tre stagioni per riportare in auge un marchio storico della Formula 1 come la Jaguar, che nel 2004 versava in condizioni economiche disastrose.
Prima dell’esordio stagionale nel 2005, la mente dietro al successo della Red Bull Racing, l’ex pilota austriaco Helmut Marko, decide di sconvolgere tutto l’organico dirigenziale della vecchia scuderia, affidando le ceneri della Jaguar al team manager Christian Horner e nominando nel ruolo di direttore tecnico il vulcanico Günther Steiner. L’anno successivo si aggiungono pedine pregiate nello scacchiere della Formula 1 come Adrian Newey e il capo progettista Peter Prodromou: con queste menti a capo del progetto, la Red Bull Racing diventerà una delle realtà di punta di una Formula 1 globale e protagonista indiscussa di due decenni di motorsport.

Melbourne, Australia 2005
La storia in Formula 1 della scuderia anglo-autriaca ha inizio il primo weekend di marzo 2005 e sui 5303 metri del circuito di Melbourne la Red Bull RB1 esordisce nel miglior modo possibile. Nelle prime prove libere del venerdì Vitantonio Liuzzi, terzo pilota della scuderia insieme a David Coulthard e Christian Klien, fa registrare il miglior giro della sessione, mentre nella gara di domenica i due piloti ufficiali arrivano rispettivamente quarto e settimo. Il motore Cosworth paga i suoi dividendi per tutta la stagione, con le due Red Bull costantemente a punti e settime nel mondiale costruttori davanti alla Sauber, alla Toyota e alla Minardi, acquistata l’anno successivo dalla Red Bull e iscritta al mondiale 2006 con il nome di Scuderia Toro Rosso.

Montecarlo, Monaco 2006
La stagione 2006 scivola via veloce sulla falsariga dell’anno precedente: di nuovo settimo posto costruttori, di nuovo Coulthard più continuo di Klien (il pilota austriaco concluderà la stagione con 7 ritiri su 15 gare disputate). Il passaggio dai motori V10 ai meno prestazionali V8, imposto dal cambio di regolamento, fa scegliere ai vertici Red Bull la Ferrari come provider dei pacchetti motori delle RB2: la partnership non fornirà grandi risultati alla scuderia di Milton Keynes, che dopo appena un anno di collaborazione affiderà i suoi propulsori alla Renault.
L’unica gioia stagionale arriva a fine maggio sulle strade del Principato di Monaco, dove David Coulthard conquista il primo podio per la Red Bull sfruttando gli eventi di un weekend decisamente movimentato. Il britannico guadagna una posizione dopo la qualifica per la penalità inflitta a Schumacher, reo di aver rallentato gli altri piloti mettendo di traverso, volontariamente o meno, la sua Ferrari alla Rascasse. Durante la gara di domenica, la settima piazza in partenza si trasforma in un terzo posto insperato e fortunoso, frutto dei ritiri di Webber e Jarno Trulli, dell’incendio della McLaren di Kimi Raikkonen e della penalità di Rubens Barrichello su Honda, che finisce quarto beffato dalla Red Bull di Coulthard per poco più di un secondo.

Monza, Italia 2008
Il quinto posto costruttori nella stagione 2007 mostra margini di manovra per un team in divenire: chiamato a sostituire Klien per affiancare Coulthard, l’australiano Mark Webber ottiene il secondo podio per la Red Bull nel Gran Premio d’Europa, disputato nel luglio del 2007 sui 60 giri bagnati del Nürburgring. Nonostante il terzo podio della sua storia – Coulthard in Canada completa il podio marchiato dalla doppietta Sauber Kubica-Heidfeld – per la Red Bull la stagione 2008 è tutto sommato fallimentare: i 29 punti di fine anno valgono il settimo posto costruttori, dietro anche alla scuderia cadetta della Toro Rosso, sesta con 39 punti. Una disfatta, se non fosse che proprio dalla scuderia italiana arriva un ragazzo biondo con la faccia ancora da bambino che diventa il più giovane vincitore di un Gran Premio di Formula 1 ed illumina con il suo talento la strada da seguire.
Il 14 settembre 2008 Sebastian Vettel, da Heppenheim, Germania, ha festeggiato il suo ventunesimo compleanno da 73 giorni e, zigzagando dietro la Safety Car sull’asfalto bagnato di Monza, già pregusta il fatto che dall’inizio del Gran Premio d’Italia fino al passaggio sotto la bandiera a scacchi non vedrà nessun getto d’acqua alzarsi dalla monoposto di fronte a sé. Vettel parte primo e arriva primo: tutti gli altri inseguono e, appannati dall’acqua alzata dal retrotreno della Toro Rosso numero 15, non hanno potuto far altro che inseguire il giovane tedesco, intento a riscrivere per sempre la storia della Formula 1. La Red Bull non perde tempo, alza il telefono, e conferma: quel ragazzo biondo con la faccia ancora da bambino correrà per la scuderia austriaca dal prossimo anno.

Shanghai, Cina 2009
Ed è di nuovo Sebastian Vettel, il 19 aprile 2009, a zigzagare dietro la Safety Car per 8 giri sull’asfalto bagnato di Shanghai, Cina, prima di recitare nuovamente quel copione che lo ha reso unico attore protagonista a Monza. Questa volta, la compagnia teatrale che accompagna il monologo del tedesco è la Red Bull, che già alla vigilia del GP di Germania del 2008 aveva annunciato che Vettel sarebbe stato il sostituto di Coulthard, ritiratosi a fine stagione. Premio di attore non protagonista a Mark Webber, partito terzo e arrivato secondo, spalla perfetta per completare la prima doppietta nella storia della Red Bull. I cambi di regolamento imposti dalla FIA ad inizio anno e le varie soluzioni tecniche adottate dai vari team hanno il merito di ribaltare le gerarchie della F1: la Red Bull è insieme alla Brawn GP la futura protagonista di quell’imprevedibile pellicola che è la Formula Uno, rubando la scena ai vecchi attori di scena a Maranello.

Instanbul, Turchia 2010, e Yas Marina, Abu Dhabi 2010
Stesso anno, due gare a loro modo rappresentative della doppia vittoria mondiale, costruttori e piloti, della Red Bull. Nel corso del quarantesimo giro del GP di Turchia, Vettel è in seconda posizione e imposta le curve 12 e 13 per arrivare incollato alla RB6 di Mark Webber sul rettilineo che porta alla staccata della curva 14. Uscito più veloce dalla 13, il tedesco decide per lo spazio sulla sinistra rispetto alla vettura dell’australiano: lo punta, lo affianca, è ormai davanti. Ad un tratto, la Red Bull di Vettel comincia a roteare su se stessa, colpita sul fianco destro dall’anteriore sinistra di Webber: il tedesco è fuori, l’australiano arriva terzo e il mondiale finora dominato dalla scuderia austriaca è riaperto.
In quell’occasione Vettel diede del pazzo a Webber, e la madre di Mark si arrabbiò per il gesto di Seb – “Mia madre era tipo, mio Dio, non può farti questo, dicendo che sei pazzo”, ha confessato l’australiano al podcast F1 Unscripted – e al muretto le mani tra i capelli di Horner e Newey avrebbero sicuramente preso volentieri a schiaffi i due piloti. In casa Red Bull ebbe inizio una guerra, intestina e fratricida, una rivalità tra l’ego dei due piloti che si protrarrà per tutte e quattro le stagioni che la Red Bull dominò in lungo e in largo.
E si sa che, in stato di guerra, le cose cominciano ad andare male molto presto: durante il resto della stagione la Red Bull sciupa occasioni su occasioni e gli avversari assediano il fronte austriaco. All’ultima gara della stagione, sono quattro i piloti che possono vincere un mondiale spettacolare come pochi. La classifica alla vigilia del GP di Abu Dhabi recita: Alonso, Ferrari, 246; Webber, Red Bull, 238; Vettel, Red Bull, 231; Hamilton, McLaren-Mercedes, 222. La scuderia di Maranello deve solo gestire il vantaggio, ma le strade della Formula Uno sono infinite e sulla sua strada Alonso trova la Renault di Vitalij Petrov, unico ostacolo tra il ferrarista e la quinta piazza di Kubica che lo spagnolo dovrebbe conquistare per non farsi sopravanzare nella classifica mondiale da Vettel, che nel frattempo vince il Gran Premio senza intoppi. Per marcare Webber (ottavo), la Ferrari si scorda che a comandare la gara ed il mondiale c’è il tedesco, che confeziona così per la Red Bull il primo titolo piloti iridato.

Silverstone, Gran Bretagna 2011
Silverstone ha sempre riservato sorprese in pista, dando vita a gare spettacolari e piene d’emozioni. Nel 2011 il GP di Gran Bretagna sarebbe probabilmente stato l’ennesimo monologo delle due Red Bull, sulla falsariga del resto della stagione: nelle primo 8 gare erano state 8 le volte che una RB7 scattava dalla prima piazza, mentre Vettel stava demolendo la concorrenza, avendo già raggiunto quota sei vittorie. Ma la FIA decise per un improvviso cambio di regolamento, sorprendendo tutti: l’effetto di soffiaggio degli scarichi posteriori delle monoposto venne ridotto drasticamente. Nel paddock infuria la polemica: la Ferrari di Alonso vince il GP dando a Vettel più di 16 secondi di distacco e nel paddock infuria la polemica per la scelta della federazione.
“La mia lettura è che probabilmente, poiché a Maranello non riescono a far funzionare gli scarichi così bene, saranno abbastanza contenti di veder cambiare questo regolamento”, dichiarò al veleno Adrian Newey, accusando la Ferrari di voler contrastare il dominio Red Bull con decisioni politiche extra pista. Nonostante le Rosse traessero molto vantaggio da questa modifica tecnica, il ritorno al vecchio regolamento confermò la superiorità indiscussa della casa austriaca e del talento di Vettel, che si laureò per la seconda volta campione del mondo con 4 gare di anticipo, mettendo a referto 17 podi su 19 Gran Premi.

Interlagos, Brasile 2012
La stagione 2012 vive di un maggiore equilibrio tra le tre principali forze del campionato. Dopo i test pre-stagionali la Red Bull stavolta parte da sfavorita: sono le McLaren di Button ed Hamilton ad avere il favore dei pronostici, ma a novembre è Fernando Alonso ad avere la chance di vincere il campionato all’ultimo Gran Premio, corso in terra brasiliana. A Vettel non bastano le 4 vittorie di fila in conclusione di campionato per chiudere i giochi: a dividere i due piloti ci sono soltanto 13 lunghezze che mantengono viva la speranza dell’asturiano.
Durante i primi passaggi sull’asfalto bagnato di Interlagos succede di tutto: Vettel viene colpito da dietro dalla Williams di Bruno Senna in curva quattro e si ritrova in testacoda, riuscendo a ripartire in ultima posizione, mentre Alonso si inventa un doppio sorpasso all’inizio di curva, uno sul compagno di squadra Felipe Massa e l’altro sulla RB7 di Webber che lo lancia verso la rincorsa alle due McLaren in testa. La pioggia, le Safety Car e l’incidente in curva uno tra Hamilton e la Force India di Hulkenberg favoriscono la storica rimonta di Vettel, mentre Alonso non riesce a trovare l’occasione per sopravanzare Jenson Button vincitore del GP. Il quinto posto del pilota tedesco beffa per la seconda volta lo spagnolo, che nel parco chiuso osserva tristemente la festa del team austriaco di nuovo campione, forse riflettendo sul destino amaro al quale è stato relegato per la seconda volta da quel dannato ragazzo da Heppenheim.

Le nove vittorie consecutive del 2013
Svelata il 3 febbraio 2013 a Milton Keynes, la RB9 si presenta bella, luccicante e sgargiante grazie alle nuove sfumature blu e viola della livrea marchiata Infiniti. E in pista la monoposto domina: Vettel è semplicemente il pilota più forte sulla macchina più forte, riesce a gestire i Gran Premi più difficoltosi massimizzando le occasioni favorevoli – Cina e Bahrein – e chiuderà il campionato vincendo in tredici occasioni. Dal 25 agosto al 24 novembre la Formula Uno è Sebastian Vettel: il monologo di fine stagione del tedesco non fa sconti agli avversari, inanellando una incredibile striscia di nove vittorie consecutive – Spa-Francorchamps, Monza, Singapore, Corea del Sud, Suzuka, India, Yas Marina, Austin ed Interlagos – che vale a Vettel il quarto titolo piloti e il record, ancora imbattuto, di vittorie consecutive nella storia della Formula Uno.

Suzuka, Giappone 2014: fine di un era
Come tutte le grandi dinastie dello sport, anche la storia tra Vettel e la Red Bull era destinata a concludersi. Alla vigilia del Gran Premio del Giappone arriva l’ufficialità dell’addio del quattro volte campione del mondo a fine stagione, che dal 2015 al 2020 siederà sulla monoposto di Maranello senza riuscire a contrastare la superiorità delle Mercedes e a regalare ai tifosi della Ferrari un titolo mondiale agognato, sognato e sfiorato ma mai raggiunto. L’arrivo di Daniel Ricciardo al posto di Mark Webber sulla monoposto austriaca ad inizio stagione è un assaggio dei cambiamento futuri; l’australiano riuscirà a chiudere la stagione davanti a Vettel, che a sorpresa lascia la Red Bull senza vittorie e con appena quattro podi conquistati nell’annata da iridato.
La scuderia austriaca chiude al secondo posto nel campionato costruttori, vinto dalla dominante coppia Mercedes Hamilton-Rosberg: sembra evidente la chiusura di un ciclo lungo 5 anni, un lustro di dominio tecnico e tattico incontrastato da parte del team Red Bull che negli anni a seguire si concederà soddisfazioni importanti ma vivrà anche periodi di grande difficoltà, tra cali di prestazione e la difficoltà nell’affiancare al talento di Verstappen una seconda guida all’altezza.

Montmelò, Spagna 2016: un nuovo inizio
La stagione 2015 è quella del crollo verticale delle prestazioni della Red Bull, che decide di sostituire nel maggio del 2016 il russo Daniil Kvjat con il giovanissimo pilota olandese Max Verstappen, esordiente nel 2015 sulla Toro Rosso. La scelta del team austriaco paga subito e prelude ad una nuova e scintillante generazione di piloti: il 15 maggio 2016, all’esordio assoluto sulla RB12, Verstappen batte il record di Vettel e diventa, a 18 anni, 7 mesi e 15 giorni, il più giovane vincitore di un GP di Formula Uno sfruttando il clamoroso incidente sulla pista di Montmelò delle due Mercedes di Hamilton e Rosberg. Dal talento classe ’97 la Red Bull cercherà di costruire un nuovo ciclo di vittorie e di dominio, culminato con la vittoria del mondiale piloti nella stagione 2021 proprio ad opera di Super Max.
Nei 5 anni tra la prima vittoria di Verstappen e il titolo piloti 2021 la Red Bull vive momenti alterni. La vittoria iconica di Daniel Ricciardo sulle strade del principato di Monaco nel 2018, con tanto di tuffo in piscina e shoey sul podio, prelude al problema della seconda guida: chiamato al posto dell’australiano, Gasly non soddisfa il team austriaco, che alla vigilia del GP del Belgio 2019 lo sostituisce con Alexander Albon, anch’esso non all’altezza delle aspettative. Il 18 dicembre 2020 la scuderia di Milton Keynes decide di firmare il messicano Sergio Perez, autore nella stagione precedente di alcune clamorose prestazioni – tra cui lo spettacolare primo posto nel GP di Sakhir.

Yas Marina, Abu Dhabi 2021: tutto all’ultimo giro
La storia recente della Red Bull si conclude, simbolicamente, sul circuito di Yas Marina, il 12 dicembre 2021. Max Verstappen vince il titolo piloti nell’unico modo in cui poteva effettivamente battere Lewis Hamilton, ovvero arrivando davanti al pilota inglese, e lo fa all’ultimo giro di gara dopo una battaglia serrata durata tutta la stagione. Latifi mette la sua Williams a muro e sfruttando la Safety Car Verstappen rientra in pista attaccato al sette volte campione del mondo, montando però una gomma rossa nuova: la direzione gara fa rientrare la Safety Car al penultimo giro e sfruttando la miglior trazione del treno di gomme nuove Verstappen supera Hamilton, che vede sfumare drammaticamente all’ultimo giro la vittoria di un mondiale fino a quel momento legittimata da una coriacea rincorsa in classifica al talento olandese.
Il 20 novembre 2022 la Formula Uno tornerà sul circuito di Yas Marina, ultimo appuntamento della stagione odierna in cui Verstappen e Perez si trovano per ora in testa al mondiale piloti. La speranza per Horner e per la dirigenza della scuderia austriaca, è quella di replicare la festa dello scorso anno sulla pista di Abu Dhabi, aggiungendo un nuovo tassello dorato alla storia della scuderia acquistata per appena un dollaro 17 anni fa.

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