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Heinz–Harald Frentzen è spesso ricordato nel gossip della Formula 1 come l’ex fidanzato di Corinna Betsch, che poi ha sposato Michael Schumacher. Nell’immaginario collettivo è l’amico a cui Schumi ha soffiato la ragazza. Ma ha anche avuto una carriera niente male. Nato il 18 maggio 1967 a Mönchengladbach in Germania e cresciuto come pilota nella scuola Mercedes, Frentzen ha esordito in Formula 1 nel 1994. 3 vittorie su 159 gare, 2 pole, 18 podi, 174 punti, un 2′ e un 3′ posto nel mondiale piloti in dieci anni di classe regina. Vediamo insieme i momenti salienti.

Frentzen, l’esordio in Formula 1
Nel 1993, guidando per il Nova Team in Formula 3000, Frentzen si fece notare dalla Sauber che lo ingaggiò in Formula 1 per la stagione 1994. Fu un anno tragico per la morte ad Imola di Senna e Ratzenberger e due settimane dopo Wendlinger andò in coma dopo un botto a Montecarlo. Frank Williams, dopo la tragedia di Ayrton, offrì a Frentzen il posto ma il tedesco rifiutò, non si sentiva ancora pronto a raccogliere un’eredità così grande. Rimase in Sauber, fra luci e ombre, fino al 1996, finché accettò il passaggio alla Williams l’anno successivo.
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Frentzen, vice-campione del mondo nel 1997
Ecco la grande occasione nel 1997; Frentzen stavolta firmò per la Williams, regina degli anni 90 in Formula 1. La sua prima ed unica vittoria con la squadra britannica arrivò alla quarta gara, imponendosi ad Imola nel GP di San Marino. Nel proseguo infilò altri sei podi, laureandosi vice-campione del mondo dietro al compagno Jaques Villeneuve per la doppietta iridata Williams. A Jerez la ruotata di Schumacher al franco-canadese costò a Michael il mondiale e la perdita di tutti punti in classifica a vantaggio del suo ex amico Heinz-Herald. Una parziale ricompensa per Corinna?

Frentzen, quella volta che vinse con la gamba rotta
Eddie Jordan ingaggiò Frentzen per la stagione 1999 di Formula 1, il tedesco partì bene con un secondo posto in Australia ed un terzo ad Interlagos. Da un brutto incidente in Canada per un problema ai freni uscì malconcio ma sembrò non risentirne troppo. Pur zoppicando, nel weekend successivo in Francia a Magny-Cours, Heinz si qualificò quinto in griglia. Durante la gara iniziò a piovere, montò le gomme da bagnato e fece il pieno di benzina.
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Mentre Ferrari, McLaren e Williams scelsero di fermarsi due volte, il pilota di Mönchengladbach provò la strategia ad una sola sosta ed ebbe ragione riuscendo a vincere con festa grande alla Jordan. Al traguardo però sentiva ancora un gran dolore, si fece una radiografia, i medici increduli non riuscirono nemmeno a contare quante fratture ci fossero in quella gamba. Frentzen se ne andò con un sorrisetto e tenne la lastra per ricordo.

Frentzen, il sogno Mondiale del 1999
Dopo il primo trionfo in Formula 1 con la gamba rotta, Frentzen proseguì la striscia positiva di risultati nella stagione 1999 con 3 quarti posti a Silverstone, in Austria e in Ungheria e 2 podi a Hockenheim e Spa, inserendosi nella lotta al mondiale piloti fra Irvine ed Hakkinen ed iniziando ad accarezzare il sogno di vincere il titolo. Poi arrivò il GP d’Italia a Monza e sarebbe stato un giorno speciale, di quelli che non si dimenticano.

Frentzen, la Monza di fine millennio
A Monza 1999 il circus di Formula 1 arrivava con Mika Hakkinen su McLaren in testa al mondiale per un punto sulla Ferrari di Eddie Irvine, che era sul piede di partenza, il paddock dava per certo nel 2000 l’arrivo a Maranello di Rubens Barrichello. Schumacher era ancora fermo per la frattura di tibia e perone nell’incidente di Silverstone. La Rossa a Monza aveva problemi di sovrasterzo, Hakkinen ottenne la pole position, davanti a Frentzen, Coulthard e Zanardi. Mika Salo, il sostituto di Schumi, era il primo delle Ferrari con il sesto tempo, Irvine addirittura ottavo.
Hakkinen partì a razzo staccando tutti, Zanardi aveva un buon ritmo e sentì odore di podio per 17 giri ma per ordini di scuderia si fece da parte, lasciando passare Ralf Schumacher. Intanto Barrichello su Stewart, sospinto dai tifosi che già lo consideravano in Ferrari, si lanciava in una grande rimonta. Al 30′ giro, colpo di scena; alla staccata della prima variante, Hakkinen, solitamente freddo e perfezionista, scalò una marcia in più, entrò la prima invece che la seconda, provocando il pattinamento delle ruote posteriori e in testacoda la McLaren finì nella ghiaia.
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Frentzen invitato alla festa di Monza
Il pubblico esultò con un boato, Monza è crudele ed il GP d’Italia mette grande pressione da sempre. Hakkinen scoppiò a piangere a bordo pista dietro ai cespugli; l’uomo di ghiaccio si era sciolto. Frentzen ne approfittò conquistando una storica vittoria con la Jordan, alla seconda stagionale dopo Magny-Cours. Dietro di lui Ralf Schumacher e Mika Salo terzo, che si godette l’ebbrezza del podio in tuta rossa sopra al fiume dei tifosi che avevano invaso la pista, come d’abitudine all’autodromo brianzolo. Glielo si leggeva in faccia che quel privilegio il finlandese se lo gustò fino in fondo.
Intanto Frentzen, respirando la festa ineguagliabile di Monza, assaggiava l’euforia della lotta per il mondiale piloti. L’aria della vetta aveva una fragranza tutta particolare, specialmente correndo con la Jordan, scuderia piccola, non abituata a quelle altezze, per la prima volta in corsa per l’iride. Il tedesco era a dieci punti in classifica dal tandem Hakkinen–Irvine, appaiati a quota 60 e Coulthard a 48.

Frentzen, il sogno del Nurburgring
Due settimane dopo la Formula 1 fece tappa al Nurburgring per il GP d’Europa, Frentzen si confermò in gran forma e con il morale a 1000 perché ottenne la pole position con un giro veloce perfetto, dando la paga a McLaren e Ferrari. Al via della gara la tensione alla Jordan si tagliava a fette, vincere avrebbe significato vivere gli ultimi 2 appuntamenti in Malesia e Giappone con le carte in regola per coronare il sogno mondiale.
Il tedesco scattò in testa e mantenne il comando per più di metà gara. Il giro 32 fu decisivo, Frentzen e Coulthard, separati da poco più di 1 secondo, entrarono insieme ai box per il pit-stop. Il ragazzo di Mönchengladbach trattenne il respiro, il rifornimento ed il cambio gomme andarono lisci e ripartì in testa. Imboccata la pit-lane, il tedesco sentiva di avere la vittoria in tasca, i meccanici si abbracciavano per lo splendido lavoro fatto nonostante la forte pressione.
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La doccia fredda arrivò poche centinaia di metri dopo; il leader della corsa si arrestò improvvisamente, niente fumo dal motore, nessun incidente, ma che succede? Frentzen parcheggiò a bordo pista, uscì dalla monoposto con il volante in mano, il sogno era finito, evaporato, svanito. Il motivo? Un mistero. Nel comunicato stampa post-gara il ritiro venne attribuito ad un problema elettrico non meglio precisato.

Frentzen, l’anti-stallo guastafeste
Mark Gallagher, il direttore Marketing della Jordan, ammise la verità molti anni dopo, la vettura andava una meraviglia. Il problema era che i team utilizzavano il sistema elettronico anti-stallo per evitare che il motore si spengesse quando erano ferme, il meccanismo andava abilitato e disabilitato manualmente. L’ingegnere di Frentzen, Sam Michael, ricordava sempre via radio al pilota di disattivare il sistema dopo il pit-stop, ma in quell’occasione, preso dalla frenesia della corsa che valeva il titolo mondiale, con Coulthard che stava rifornendo là dietro, si limitò ad informarlo del vantaggio sullo scozzese.
Frentzen quindi dimenticò di disabilitare l’anti-stallo uscendo dai box. La frittata era fatta. Heinz–Harald aveva vinto due GP, il team gli voleva bene, il sabato aveva ottenuto la pole, era nel suo miglior momento. Dopo la gara, per non colpevolizzarlo, la scuderia decise di omettere i dettagli. Il sogno era finito, tuttavia la terza piazza nel mondiale piloti e costruttori fu un risultato eccezionale per la scuderia irlandese.

Frentzen, meglio il carro funebre che bollito
La carriera di Heinz in Formula 1 si concluse in Sauber nel 2004, dov’era iniziata, dopo aver guidato anche la Prost e la Arrows. Frentzen corse con Opel e Audi per tre anni nella serie DTM e, al volante dell’Aston Martin GT, la 24 Ore di Le Mans. Ma non otteneva più i risultati di un tempo, si sentiva bollito. E allora tornò ad occuparsi dell’azienda di pompe funebri di famiglia. Al Kölner Express disse: “Do una mano a mia sorella Nicole, nell’attività fondata da nostro padre, come autista del carro funebre ai funerali”. Pare che i morti con lui al volante si sentano al sicuro.