La gara disputata in Ungheria ha visto l’ennesima vittoria di Max Verstappen, che aggiunge un altro pezzo al suo terzo titolo mondiale in Formula 1. L’olandese ha bruciato il poleman Lewis Hamilton in partenza e poi ha condotto la solita gara in scioltezza, mai impensierito dagli avversari. Una Red Bull che si conferma di un altro pianeta e veleggia verso il secondo titolo costruttori di fila.
Un ottimo Lando Norris giunge secondo in Ungheria, tenendosi dietro l’altra Red Bull di Sergio Perez e proprio Hamilton. Piastri quinto con l’altra McLaren, mentre le Ferrari crollano a picco, scavalcate anche da Russell. Leclerc chiude settimo e Sainz ottavo. Malissimo le due Alfa Romeo, dopo la qualifica eccezionale, Bottas 12° e Zhou 16°. Buon rientro invece per Daniel Ricciardo, 13° con l’AlphaTauri, mettendosi dietro il compagno di squadra Yuki Tsunoda.
Formula 1, GP di Ungheria: Verstappen on fire, bentornato Ricciardo
MAX VERSTAPPEN: 10 E LODE. Sta diventando noioso vederlo sempre primo e riempito di ottimi voti, come un secchione che prende sempre 10 alle verifiche. Ma che possiamo farci? Super Max sembra davvero imbattile. Persino quando gli avversari possono dargli del filo da torcere, lui spegne le speranze altrui in men che non si dica. In partenza divora Hamilton e poi imprime un ritmo martellante, cogliendo un giro veloce semplicemente clamoroso, un secondo meglio di tutti gli altri. Macchina dominante, ma Verstappen non è umano, diciamolo. ON FIRE.
LANDO NORRIS: 10-. La McLaren continua a sorprendere, merito del grande lavoro della squadra capitanata da Andrea Stella. Lando vola e cresce sempre di più. Opportunista in partenza, costante in seguito, tanto da non tremare nemmeno quando vede Perez ed Hamilton negli specchietti. Ormai, si sta prendendo il posto fisso sul podio. Come sempre, esagera nell’esultanza e rompe il trofeo di Verstappen. Va bene dai, tanto Max ne ha tanti, sarà sufficiente un po’ di colla. ESALTATO.
LEWIS HAMILTON: 9. Più che alla gara, il voto è rivolto alla magia di cui si è reso protagonista in qualifica. Che questa W14 aggradi più Lewis che Russell è un dato di fatto. Giorgione è uscito in Q1, mentre Hamilton ha colto la pole position in Ungheria! Contro questa Red Bull e questo Verstappen, roba da matti. Poi sbaglia la partenza e chiede scusa alla squadra, dato perde ben tre posizioni. Ma ci ha provato fino alla fine. La Mercedes c’è e il Re Nero anche. MAI DOMO.
OSCAR PIASTRI: 8. Il ragazzo ha talento, oltre che fegato quando cerca di resistere nel duello impari con Perez. Un’altra gara tremendamente solida, dove la ciliegina del grande scatto allo start, fa sognare i tifosi McLaren. Non è ancora al livello di Norris ma non ha paura di stare lì davanti con i grandi per giocarsi qualcosa di importante, il tutto senza commettere errori. PICCOLO FENOMENO.
DANIEL RICCIARDO: 7. Rientrare in Formula 1 dopo dieci gare, senza preparazione e mettersi immediatamente alle spalle il compagno di squadra non è da tutti. Non sarà più il Ricciardo dei vecchi tempi, quello delle staccatone ma resta un pilota consistente, che recuperare dall’ultimo posto in cui era scivolato al primo fino alla 13a piazza. Attento, calcolatore e costante, mentre Helmut Marko prende nota. BENTORNATO DANIEL.
SERGIO PEREZ: 6. Artiglia la Q3 (era una notizia, oggettivamente) e arriva sul podio. Ma allora perché solo la sufficienza? Perché si è classificato nono in qualifica, dietro persino alle due Alfa Romeo e in gara è stato agevolato dalla gomma bianca e dagli errori altrui. Ah giusto, dimenticavamo: guida una Red Bull. E Verstappen in Ungheria gli ha dato 37 secondi. Checo è migliorato rispetto alle ultime uscite ma ora non sono più ammessi errori, perché su di lui incombe l’ombra di Ricciardo. SOTTO PRESSIONE.
Formula 1, GP di Ungheria: Ferrari, non ci siamo proprio
CHARLES LECLERC E CARLOS SAINZ: 5. Come si possono dare colpe a due piloti in balìa della propria vettura? Come al solito lottano, remano ma questa Ferrari è davvero inguidabile. Sainz fa una prodezza in partenza sfruttano bene la gomma rossa, mentre Leclerc è il solito leone, nonostante la penalità alla fine. In Ungheria, i due finiscono a più di un minuto dalla Red Bull e il distacco non sembra che possa scendere a Spa. ABBATTUTI.
FERRARI: 4. Altro week-end da dimenticare, quello dell’Ungheria. Resta un gradito sotto McLaren e Mercedes, facendo così tramutare i dubbi in certezze. I bei risultati del Canada e dell’Austria dipendevano dalla conformazione della pista. La Rossa ha superato Aston Martin nelle gerarchie, ma rimane sempre quarta forza, con un gap sempre più consistente rispetto alle avversarie. Basti pensare che Russell, scattato 18°, è arrivato davanti ai due piloti Ferrari, sempre più demoralizzati. Meno male che dopo Spa c’è la sosta. NON CI SIAMO.
ASTON MARTIN: 3. Un’altra sconfitta che ormai non fa più notizia. Alonso è sempre il vecchio volpone che piazza la zampata in qualifica ma il ritmo in gara non esiste, un’altra dimensione rispetto ai fuochi d’artificio a inizio stagione. Gara dopo gara retrocede sempre di più, tanto che ormai è stabilmente dietro alla Ferrari. GAMBERO.
GUANYU ZHOU: 2. Voto ingeneroso? Forse, però ha buttato al vento una qualifica clamorosa, la migliore della sua carriera, con la prospettiva di sognare un risultato storico. In partenza ha avuto il tempo di reazione di un bradipo, finendo poi per distruggere la gara delle due Alpine. Avrebbe potuto essere la sorpresa del week-end dell’Ungheria, ha rovinato tutto dopo pochi metri. SPRECONE.
GARA DI BUDAPEST: 1. Diciamocelo, questo tracciato non è mai stato teatro di gare spettacolari in condizioni di asciutto, ma quella di quest’anno è stata tremendamente soporifera. Il disastro causato da Zhou e il duello fra Russell e Perez sono stati gli unici sussulti. Per il resto, veramente poca roba, con queste vetture sempre più larghe e aerodinamicamente spinte che ammazzano lo spettacolo. BUONANOTTE.