È un freddoloso pomeriggio di novembre del 1979. Un ragazzo con i capelli ricci è seduto su un muretto al Paul Ricard, Le Castellet, avvolto nel suo giaccone Marlboro con lo sguardo rivolto all’orizzonte. È il giorno del test sulla McLaren, è il più veloce di tutti ed ottiene un contratto con il team per l’anno successivo. Si chiama Alain Prost. “Vengo da Lorette, un piccolo paese della Loira, i miei genitori non hanno un soldo, non ho un manager, faccio da solo, sono piccolo e con un naso storto”. Diventerà il più grande pilota francese di tutti i tempi, l’unico a diventare Campione del mondo in Formula 1. 4 titoli, record di 51 vittorie, 33 pole, 106 podi, 768.5 punti. Stratega, calcolatore, Alain Prost è il Professore, assomiglia a Niki Lauda. Visione tattica sia in pista che fuori, nelle relazioni e nella politica sportiva e soprattutto la capacità di ottenere il massimo in quel momento.
Prost e una generazione di fenomeni
All’epoca solo Fangio è davanti a Prost con cinque titoli. I suoi record saranno battuti da Schumacher, Vettel ed Hamilton ma nessuno di loro ha mai dovuto fronteggiare un manipolo di campionissimi tutti insieme come Niki Lauda, Nelson Piquet, Nigel Mansell, Ayrton Senna, René Arnoux, Michele Alboreto, Keke Rosberg. Fra questi ci sono 5 campioni del mondo. Bernie Ecclestone, il padre del Circus per 40 anni, incorona il Professore: “Schumacher ed Hamilton hanno avuto team forti e compagni che li aiutavano. Prost ha vinto nonostante la presenza in squadra di rivali ingombranti come Senna, Lauda o Mansell”. Difficilmente una scuderia oggi metterebbe in piedi coppie di quel tipo.

Prost e Lauda
Un’immagine emblematica: il podio del GP del Portogallo a Estoril, ultima gara del Mondiale 1984. Prost vince la corsa, Lauda è secondo ma conquista il mondiale di mezzo punto. Marlene, la moglie di Lauda, sul podio consola Alain. Un filo sottile lega il passaggio di consegne fra i due con accanto a loro, sul terzo gradino, Ayrton Senna; si affaccia una nuova epoca delle corse. L’anno dopo Prost sarà iridato e con Ayrton inizierà l’aspro ed epico duello che ha dato spessore e profondità alla sua leggendaria carriera. “Quando vinci, la mentalità cambia. Prima pensi che potresti farcela. Dopo sai che puoi“, parola del Professore.
Prost, il maniaco
Prost era preciso, millimetrico, meno spettacolare ma efficace, pignolo, maniacale, stava ore a discutere sui dati ottenuti nel corso dei test. Nella messa a punto era di un’accuratezza spaventosa, non erano solo assetti e aerodinamica: Prost amava disegnarsela addosso la monoposto di Formula 1, calcolare il consumo delle gomme e del carburante, ogni dettaglio. I guanti del Professore dovevano essere consunti, quasi laceri, per una migliore sensibilità di guida. Miscelava magnificamente il suo talento naturale con tecnica e furbizia.

Prost, O cauteloso
Senna lo chiamava O cauteloso, il prudente sulla pioggia. Quasi comica fu l’uscita di pista del francese ad Imola nel 1991 durante il giro di ricognizione. La cautela di Prost sul bagnato ha però un motivo. Durante le qualifiche del GP di Germania del 1982, la sua Renault fu tamponata violentemente da Didier Pironi e la sagoma rossa della Ferrari gli passò sopra la testa. La vettura si disintegrò roteando in aria e atterrando in pezzi. Pironi si ferì gravemente e dovette ritirarsi dalle corse restando menomato negli arti inferiori. Alain era scosso, quell’incidente lo ha segnato. Certe volte noi appassionati di Formula 1 non ci rendiamo conto che questi supereroi della velocità hanno anche loro una coscienza e registrano dei traumi che poi non si cancellano.
Prost, conta la maglia
Il Professor Prost mi stava antipatico, dico la verità, era un brutto avversario per i tifosi della Rossa. Ma quando firmò per il Cavallino nel 1989 mi ci volle poco a cambiare idea. Questa è la Ferrari, la ami, senti quel fascino, non importa chi c’è al volante. È la nazionale dei motori. Lei è italiana, è appartenenza, orgoglio, identità, Lei siamo noi. Bello quel colpo da KO del Prost ferrarista a Città del Messico 1990: il sabato è tredicesimo, dopo le qualifiche studia la messa a punto del giorno dopo, la squadra ci lavora tutta la notte, all’alba scrive un biglietto per i meccanici: “oggi vinciamo“, certo del suo setup e del loro impegno instancabile. In gara va fortissimo, rimonta che è un piacere, scavalca Senna e appioppa mezzo minuto a Mansell che arriva secondo. Capolavoro.

Prost e Senna, il conflitto
Il ragazzo di Lorette esordisce in Formula 1 nel 1980 su McLaren, la prima vittoria è l’anno successivo a Digione in Renault ma torna in McLaren nel 1984:“Corro per me stesso, non per la Francia, perché la Francia non ha mai corso per me”. Dopo aver vinto due mondiali, nel 1988 arriva Senna, consigliato a Ron Dennis proprio da Prost. 15 vittorie su 16 gare per la casa di Woking, 8 di Senna che vincerà il titolo, 7 per Prost, ma il francese lo avrebbe battuto 105 punti a 94, se non ci fosse stata la regola degli scarti. Nel 1989 ad Imola Magic trasgredisce gli accordi di non superarsi nel corso del primo giro, Prost è furioso, è già guerra.
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A Suzuka il brasiliano forza il sorpasso, viene chiuso dal francese e finiscono entrambi nella sabbia. Alain si ritira, Ayrton si fa spingere dai commissari, riparte e vince il GP ma viene squalificato, Prost è campione iridato per la terza volta. Per Ayrton è un complotto ed è rottura totale. L’anno dopo, sempre a Suzuka, Senna, alla staccata della prima curva, sperona la Ferrari di Prost facendola volare nella sabbia, e il titolo è in cassaforte. Qualche tempo dopo il brasiliano ammetterà pubblicamente di aver causato volontariamente l’incidente, anzi di averlo premeditato per vendicarsi. Ricordo che mi svegliai all’alba per vedere la diretta su Rai 1 con al microfono Mario Poltronieri. Ci rimasi male, spensi la TV e tornai a dormire.
Prost, la Ferrari non va
Nel 1991 la Ferrari non va. Una sua frase con la stampa francese è tradotta male. Prost sta raccontando che lo sterzo si è indurito e la macchina è diventata inguidabile come un camion, lo accusano di aver definito la Ferrari un camion; non è proprio la stessa cosa. Licenziato in tronco. “Sono stato due anni in Italia. Uno bellissimo, l’altro tremendo. Avete qualità uniche ma troppi sbalzi d’umore”. Prost rimane un anno lontano dalle Formula 1 e studia come tornare a vincere. Rientra quello successivo alla Williams per trionfare alla faccia di Senna, conquistando il quarto titolo mondiale. Nel contratto specifica che non lo avrebbe tollerato nel suo team. Quella macchina con le sospensioni attive, disegnata da quel geniaccio di Adrian Newey, è un missile. È arrivato il momento di ritirarsi, soddisfatto.

Prost e Senna, la pace
La riappacificazione con Senna è dolcissima. “Che bello il GP di Adelaide del 1993 in Australia”, racconta Prost, “trionfai nel Mondiale salendo sul podio, ma Ayrton, che aveva vinto la corsa, mi prese il braccio e volle dividere il gradino più alto con me“, quel gesto cambia il loro rapporto. La rivalità si trasforma in amicizia. Pace è fatta, spontanea, inaspettata e nel momento più commovente dell’addio del francese. “La nostra è una storia magnifica. Prima Senna mi vedeva come il pilota da battere e abbattere. Ma senza di me aveva perso il suo riferimento”. Ha bisogno del Professore per andare più forte. “Mi raccontava cose intime della sua vita, voleva che mi occupassi dell’associazione dei piloti, mi chiamava più volte a settimana per chiedermi consigli. Le nostre carriere e le nostre vite sono legate per sempre”.
Prost e Senna, amici per sempre
Nel 1994 sarà l’opinionista della Formula 1 per la TV francese e a Imola vivrà la tragedia: l’amico Senna, durante il giro di rientro ai box dopo la pole, gli lancia in diretta un affettuoso team radio: “We all miss you, Alain, I miss you”. Il giorno dopo Ayrton si schianta alla curva del Tamburello dopo 7 giri del GP di San Marino. Prost in cabina di commento è sconvolto. È il momento più duro della storia della Formula 1. Il Professore porrà questioni fondamentali in tema di sicurezza per riscrivere i regolamenti. Il momento più toccante al funerale a San Paolo: “Non potrò mai dimenticare l’onore di portare a spalla la sua bara in mezzo a un mare incredibile di folla che gridava il suo nome, che piangeva, si disperava. Legandomi ad Ayrton per sempre“. Alain rimane vicino alla sua famiglia e farà l’amministratore della Fondazione Senna.

Prost, mercì
Intelligenza, talento e strategia. E quando c’era da sporcarsi le mani il Prof scendeva dalla cattedra, anzi dalla macchina, come fece ad Hockenheim ’86 per spingere la McLaren a secco di benzina fino al traguardo. Lo ingaggerei alla Ferrari perché ha fiuto per i piloti ed è geniale nella messa a punto, darebbe consigli preziosi. Ha una supervisione furba della squadra ed un carisma rilevante, ci sarebbe bisogno di tipi come lui. Non vi piace? Non scalda i cuori? Può darsi, ma inchiniamoci lo stesso; vincere quattro mondiali di Formula 1 in una generazione di fenomeni fa di lui un personaggio raro. Quel giorno ad Adelaide 1993 un grande striscione riportava, credo, l’unica cosa da dire al Professore: “Mercì Prost”.

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