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Il campionato di Serie A giunge ormai alle sue battute conclusive. Ad una giornata dal termine ancora tutto aperto per quanto riguarda la lotta scudetto, col Milan che sfiderà il Sassuolo con due risultati su tre a disposizione e l’Inter, impegnata contro la Sampdoria, che spererà in un passo falso dei cugini. In fondo alla classifica Salernitana e Cagliari si giocheranno, a distanza, la salvezza in un duello all’ultimo respiro. Epilogo amaro, invece, per il Genoa, aritmeticamente retrocesso dopo il K.O di Napoli. La Roma di Mourinho, infine, proverà a mettere la ciliegina sulla torta alla propria stagione nella finale di Conference League contro il Feyenoord.
Di questi temi caldi abbiamo parlato con Fulvio Collovati, ex bandiera di Milan e Inter e con un passato con le maglie di Roma e Genoa. L’ex difensore campione del mondo nel 1982 è intervenuto in ESCLUSIVA ai nostri microfoni, partendo proprio dalla sfida tutta meneghina per la lotta al titolo…
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“Pioli ha fatto un lavoro enorme, il Milan non sbaglierà contro il Sassuolo”
A una giornata dal termine la lotta scudetto sembra indirizzata verso il Milan: l’ultimo ostacolo sarà il Sassuolo, avversario storicamente ostico, ti aspetti qualche sorpresa o credi che la squadra di Pioli rispetterà i pronostici?
“Ovviamente i favori dei pronostici vanno verso il Milan. In tanti pensavano che quella di Verona sarebbe stata la partita più complicata, ma i rossoneri non hanno sbagliato. La squadra di Pioli sa perfettamente che la partita col Sassuolo non si può fallire e, anche se i neroverdi non regaleranno nulla, sono sicuro che il Milan non sbaglierà. Se la squadra dovesse andare a Reggio Emilia convinta che i ragazzi di Dionisi regalino qualcosa allora la situazione potrebbe complicarsi, ma siccome il Milan è ben consapevole che può essere la partita della vita, dubito ci saranno sorprese”
Pioli ha compiuto un piccolo capolavoro: quali sono state le mosse vincenti e i meriti del tecnico rossonero?
“I meriti della grande stagione del Milan vanno suddivisi in quest’ordine: Pioli, poi la società e poi i giocatori. Il mister ha saputo adattare perfettamente i giocatori messi a disposizione dalla società, che è stata brava a sostituire Donnarumma con quello che si è rivelato il miglior portiere del campionato: Maignan. Pioli, inoltre, ha avuto il merito di inserire al meglio e responsabilizzare due giovani come Tomori e Kalulu al centro della difesa, e i numeri alla fine gli hanno dato ragione. È difficile non dare il 70-80% di meriti all’allenatore. Ha avuto l’intuizione di avanzare Tonali, che per tanti era inadeguato, nel momento più adatto, indietreggiando Kessié e Bennacer. Ha fatto delle mosse decisive, in una squadra in cui c’è solo un giocatore con colpi da fuoriclasse, ovvero Leao, e con nessun attaccante sopra i dieci o undici gol”.
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Quali sono i tre giocatori simbolo di questa stagione del Milan e quali devono essere i prossimi passi della società per rimanere competitiva nel tempo?
“Il primo giocatore simbolo della stagione rossonera direi, senza dubbio, Maignan. Il secondo non può che essere Tonali: il salto di qualità di questo ragazzo così giovane è stato incredibile. Ora è diventato uno dei migliori centrocampisti della Serie A. Infine, direi sicuramente Leao, non solo per i gol e per gli assist, ma per le tante giocate decisive. Poi, chiaramente, hanno dato tutti il loro contributo, basti pensare a Theo Hernandez o a Giroud, che non ha segnato tanto ma ha fatto gol pesantissimi. Anche Ibrahimovic, pur giocando poco, ha fatto il suo. La sola presenza in panchina di un giocatore come lo svedese ha dato qualcosa in più alla squadra.
Per il futuro creda la società debba innanzitutto capire cosa farà Ibrahimovic la prossima stagione. Il Milan, che rimangano o meno Ibrahimovic e Giroud, ha bisogno assolutamente di una punta. Ci sarà bisogno, poi, di uno o due centrocampisti, perché probabilmente Kessié andrà via e la coperta in mezzo al campo è corta. Inoltre, ci sarà bisogno di un difensore centrale titolare da affiancare a Tomori, perché non si sa quando rientrerà al massimo delle proprie potenzialità Kjaer“.
“Inter, dopo il derby di ritorno un blackout inspiegabile”
Dall’altra parte, invece, un Inter che rischia di lasciarsi sfuggire uno scudetto che ad un certo punto della stagione sembrava essere quasi una formalità: dove hanno sbagliato i nerazzurri e quali sono stati gli errori di Inzaghi?
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“La stagione dell’Inter rimarrebbe positiva in ogni caso, avendo portato a casa due trofei. Sarebbe bello capire cosa è accaduto ai nerazzurri dal derby di ritorno in poi, con la squadra che ha fatto a malapena sette punti in sette partite: una media quasi da retrocessione. Vero, la partita di Bologna avrebbe potuto rimettere in gioco tutto, ma il Milan ha avuto più continuità, tanto che nelle ultime quindici partite i rossoneri hanno vinto dieci volte e pareggiato cinque. La squadra di Inzaghi ha avuto uno shock fino alla partita contro la Juventus, dove sembrava essersi ripresa, ma poi è ricaduta a Bologna. Molti hanno ipotizzato un calo fisico, ma per me si è trattato di un crollo mentale”.
Quali sono state le tappe cruciali di questa lotta scudetto?
“La sconfitta dell’Inter a Bologna ha indubbiamente avuto un peso specifico importante, ma poi ci sono stati anche altri episodi. I nerazzurri sono incappati in qualche errore di troppo, come la sconfitta in casa col Sassuolo, che fanno parte di quel periodo incomprensibile post derby di ritorno. Alcuni giocatori chiave come Barella, Calhanoglu e Lautaro hanno avuto un calo netto e alla lunga quel periodo è risultato determinante. Quello che è mancato all’Inter rispetto al Milan, in sostanza, è stata la continuità”.
“Roma, stagione positiva: ora la Conference League”
Hai vestito anche la maglia della Roma: come giudichi il primo anno di Mourinho in giallorosso? Quali sono le sensazioni per la finale di Conference League?
“Il primo anno di Mourinho è stato un po’ altalenante, ma nelle ultime settimane la squadra è sembrata più solida. José è un personaggio che si ama o si odia, e in questo caso si ama. La stagione è indubbiamente positiva, e lo diventerà ancor di più se dovesse vincere la Conference League. Mourinho è quel tipo di allenatore che deve avere la possibilità di conoscere appieno l’ambiente. Lui ha allenato a Milano, che è una piazza totalmente differente da Roma. Ci è voluto un po’ di tempo, ma è riuscito ad entrare nel cuore dei tifosi romanisti: all’inizio qualcuno lo contestava, ma pian piano è riuscito a conquistare tutti. Sono sicuro che l’anno prossimo, con tre o quattro acquisti di valore, la Roma farà un ottimo campionato”.
Roma che ha raggiunto una finale europea dopo 31 anni: come mai in una piazza tra le più considerevoli d’Italia si fa così fatica a raggiungere traguardi importanti?
“A Roma c’è troppa pressione, non che a Milano o Torino non ce ne sia. In una squadra come la Juventus , ad esempio, come dice Allegri, devi vincere o usano la parola fallimento. A Roma ci sono troppe radio, e forse troppa passione, un po’ come a Napoli. Questa passione è un’arma a doppio taglio: ti può portare ad esaltarti, ma anche allo sconforto. È una piazza meravigliosa, ma con troppi alti e bassi che denotano una mancanza di equilibrio. Ne è un esempio quest’anno, dove con l’arrivo di Mourinho in tanti pensavano che sarebbe bastata la sua presenza per conquistare il primo posto in classifica”.
“Genoa, quanti errori! Ora serve progettualità”
Passiamo ad un’altra squadra che lei conosce bene, il Genoa. L’amara retrocessione di quest’anno è il frutto anche delle tribolate stagioni precedenti: come si è arrivati a questo punto?
“In casa Genoa ci sono state tante scelte sbagliate, continui cambiamenti e mancanza di progettualità. Diventa difficile quando tutti gli anni la squadra non ha punti di riferimento o quando cambiano tre allenatori all’anno e gran parte della rosa ogni stagione. Nel calcio non funziona così. Bisogna costruire un progetto che abbia dei solidi punti di riferimento e la gestione societaria precedente non ha mai lavorato in tal senso: questa retrocessione è un qualcosa che prima o poi sarebbe arrivata inesorabilmente”.
Quale futuro immagina ora per il Grifone? Tornerà presto in Serie A o prevede un periodo di assestamento più lungo? Considerata anche una Serie B che l’anno prossimo si prospetta molto combattuta.
“Quando si parla di Serie B non c’è nulla di scontato. È un campionato in cui fai davvero fatica, basti pensare che squadre come Benevento e soprattutto Monza, che sembravano destinate a salire in Serie A, stanno ancora combattendo. Innanzitutto, il Genoa dovrà essere bravo ad entrare subito nella mentalità della Serie B, dove c’è più la tendenza a lottare che a giocare. Poi, ci saranno da capire quali saranno i punti di riferimento e quale sarà l’allenatore, che è importante. Ci vuole, inoltre, un direttore sportivo abile a muoversi nell’ambiente e un uomo capace di stare vicino alla squadra e compattarla”.