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Nel corso degli ultimi anni si è assistito ad una vera e propria globalizzazione del ciclismo, con tanti Paesi entrati a far parte dell’élite delle due ruote, nonostante una tradizione praticamente nulla. Sono lontani i tempi in cui l’Europa cannibalizzava qualsiasi tipo di competizione, per giunta sempre con le stesse nazioni; oggi qualcosa è cambiato, si sono aperte le frontiere per nuove bandiere nel panorama internazionale, ma soprattutto per nuove zone del mondo. Nessuno si sarebbe mai aspettato qualche anno fa che l’Africa avrebbe raggiunto vette così elevate, portando più di un’atleta a tenere alto l’onore del Continente Nero; così come nessuno probabilmente avrebbe potuto pronosticare la presenza di alcuni piccoli Stati all’interno del World Tour. In una serie di articoli andremo ad approfondire i cambiamenti nella geografia del ciclismo, ponendo l’attenzione ogni volta su un diverso Paese.
Per ricchezza di risultati ottenuti nell’ultimo lustro, il primo Stato su cui focalizzare l’attenzione non poteva che essere la Slovenia; prima di analizzare i singoli rappresentanti che la repubblica centroeuropea ha offerto al mondo del ciclismo nel recente passato, è necessario fare una breve riflessione. È interessante notare, infatti, come un Paese che conta poco più di 2 milioni di abitanti sia riuscito a produrre un numero di corridori così nutrito; ad impressionare ancora di più è il fatto che il livello medio dei talenti prodotti è davvero elevato. Primož Roglič e Tadej Pogačar sono solamente la punta dell’iceberg di un movimento qualitativamente di altissima caratura, a partire dai più quotati Matej Mohorič e Jan Tratnik, fino a Domen Novak e Jan Polanc.
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Slovenia, Primož Roglič: dal salto con gli sci alla Vuelta e España

Il percorso alla scoperta della Slovenia non può che partire con colui che probabilmente per primo ha portato in alto il nome del suo Paese, Primož Roglič; ex promessa del salto con gli sci, disciplina in cui è stato addirittura campione del mondo juniores a squadre, il classe 1989 non mantiene le aspettative nel momento in cui diventa senior e decide di lasciare le neve per passare alle due ruote nel 2011. L’attività agonistica vera e propria ha inizio nel 2013 quando viene messo sotto contratto dall’Adria Mobile, squadra continental, ma il salto di qualità arriva qualche anno più tardi; ingaggiato dalla Lotto NL-Jumbo, comincia a compiere le prime pedalate nel World Tour e già da subito ci si rende conto del talento smisurato del nativo di Trbovlje.
Il primo approccio con i Grandi Giri non è, però, dei migliori, e al Giro d’Italia 2016, da gregario di quello Steven Kruijswijk che si giocava il successo fino a poche tappe dal termine, giunge al traguardo finale in 58^ posizione, con la soddisfazione di essersi portato a casa la cronometro individuale. La carriera di Roglič stenta a decollare e anche l’anno successivo, tra Tour de France e Classiche Monumento, non riesce mai a salire sul podio; qualcosa comincia ad intravedersi nel 2018 quando termina la Grande Boucle in quarta posizione, ma cambia davvero registro a partire dal 2019. In tre stagioni ottiene la tripla corona alla Vuelta a España, vince la Liegi-Bastogne-Liegi e conquista l’oro olimpico a Tokyo 2020 nella prova contro il tempo; negativa, invece, l’ultima annata dello sloveno, di cui bisogna sottolineare, per dovere di cronaca, la grande sfortuna che spesso lo ha colpito.
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Slovenia, Tadej Pogačar: splendido diamante ancora agli albori

Se da una parte Primož Roglič è stato il precursore del movimento, capace di aprire le porte del ciclismo al suo Paese, dall’altra parte in seno alla Slovenia sta continuando a crescere uno dei più grandi talenti di sempre del mondo delle due ruote, Tadej Pogačar; il classe 1998, da quando si è affacciato nel World Tour, sembra avere cambiato completamente il modo di interpretare le corse, regalando spettacolo in tutte le competizioni a cui ha partecipato. Corridore praticamente completo, capace di gestirsi nel corso delle tre settimane, come di spremersi nella singola giornata che caratterizza le grandi classiche, nella sua ancor breve carriera ha già collezionato in bacheca successi molto importanti; nel suo curriculum spiccano due Tour de France e una Liegi-Bastogne-Liegi, senza dimenticare il doppio trionfo ne Il Lombardia e il bronzo olimpico a Tokyo 2020.
L’ultima stagione ci ha raccontato come anche Pogačar sia umano, con il deludente secondo posto alla Grande Boucle alle spalle di un superbo Jonas Vingegaard, ma senza dubbio il nativo di Komenda tornerà a dominare in lungo e in largo come ha sempre fatto. Nel suo palmares manca la partecipazione al Giro d’Italia, che lo sloveno sinora ha sempre snobbato, e una medaglia mondiale, anche perchè spesso i percorsi delle competizioni iridate hanno favorito altri tipi di corridori rispetto a lui; resta comunque il fatto che la Slovenia si ritrova in casa un diamante ancora splendido e in piena crescita, che sicuramente sarà in grado di togliersi tante altre soddisfazioni, se si considera che è ancora ai primi albori della sua carriera.
Slovenia, da Mohorič a Tratnik: tanta qualità alle spalle dei grandi

Se qualcuno pensa che Primož Roglič e Tadej Pogačar siano gli unici nomi meritevoli di essere menzionati quando si parla della crescita esponenziale della Slovenia, cade indubbiamente in errore; alle loro spalle, infatti, il movimento è in continuo sviluppo, con tanti corridori in grado di poter competere anche per risultati di spicco. A partire da Matej Mohorič, capace di imporsi alla Milano-Sanremo 2022 e di ottenere un successo in ognuno dei Grandi Giri in carriera, anche se viene spesso ricordato per pericolose cadute ai limiti del fantascientifico; un altro ciclista interessante è Jan Tratnik, vincitore di una tappa al Giro d’Italia ed ex campione europeo under 23. Degni di nota anche Jan Polanc, Luka Mezgec e Domen Novak, che pur avendo ottenuto pochi piazzamenti importanti sono considerati ottimi gregari per i propri capitani, compagni di squadra su cui si è sempre sicuri di poter fare affidamento.