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Strano ma vero: la Nazionale tricolore, dopo aver vinto il campionato mondiale per ben4 volte, rispettivamente nel 1934, 1938, 1982 e 2006, è fuori, per ben due volte consecutive, dalle fasi finali di una Coppa del Mondo. Dopo Russia 2018 anche Qatar 2022, chi avrebbe mai immaginato uno scenario così preoccupante per il calcio italiano che, fino a poco più di 15 anni fa, era sul tetto del mondo: l’Italia di Marcello Lippi, rovesciando del tutto i pronostici della vigilia, è stata in grado di dominare in casa della Germania, in occasione della semifinale, e, sconfiggendo la Francia che celebrava l’ultima partita in assoluto della leggenda Zinedine Zidane. La finale di coppa del mondo segnò inoltre il ritorno di una sfida decisiva completamente europea, l’ottava in assoluto nella storia del mondiale di calcio, dopo l’edizione 1982: anno che ha visto sempre protagonista la Nazionale Italiana, vittoriosa, in questa determinata occasione, sulla Germania Ovest per 3-1. Andiamo quindi a rivivere insieme la finale del 9 luglio: giocatasi all’Olympiastadion di Berlino. Quella domenica del 2006 ci ha tanto fatto gioire e, soprattutto, ha risollevato il morale facendoci rendere conto che, nonostante non si parta spesso col favore dei pronostici, la differenza si fa sempre e solo sul campo di gioco.

Germania 2006: il prepartita della finale
Il ct Marcello Lippi, Impossibilitato a testare il prato dell’Olympiastadion di Berlino allentato dalla pioggia, mise a punto le ultime mosse al campo sportivo del Duisburg, ed è proprio qui cheprovò diversi giocatori e in più ruoli, specialmente l’eterno capitano bianconero Alex Del Piero nell’insolito ruolo di esterno sinistro di centrocampo. L’ex allenatore della Juventus fece prendere parte all’allenamento anche il suo vice Ciro Ferrara, ex difensore, per sopperire all’assenza di Nesta, che non riuscì a recuperare dall’infortunio rimediato contro i cechi, cedendo di fatto il suo posto a Marco Materazzi, il quale ben aveva figurato nel torneo sino a quel momento. Lippi, infine, confermò lo stesso undici che aveva sconfitto la Germania in semifinale: Totti e Toni in attacco, Mauro Germán Camoranesi centrocampista di destra, Gennaro Gattuso e Andrea Pirlo centrocampisti centrali, Simone Perrotta centrocampista di sinistra, Gianluca Zambrotta sulla fascia destra, Fabio Grosso su quella sinistra, Fabio Cannavaro e Materazzi al centro della difesa e Gianluigi Buffon tra i pali.
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Così come la formazione azzurra non riservò sorprese alla vigilia, anche l’undici francese non fece sconti. Il ct Domenech insistette con uno schieramento per molti versi speculare a quello della squadra dell’ex tecnico dell’inter: in porta il veterano Fabien Barthez, preferito sin dall’inizio al collega Grégory Coupet, William Gallas e Thuram difensori centrali, Willy Sagnol sulla fascia destra, Éric Abidal, invece, su quella sinistra, Makélélé e Patrick Vieira centrocampisti centrali, Florent Malouda esterno sinistro, Franck Ribéry esterno destro e Thierry Henry unica punta a cercare le finalizzazioni di Zidane. Il tecnico francese consentì alla stampa di assistere solo al primo quarto d’ora dell’ultimo allenamento, cercando di nascondere il più a lungo possibile la formazione titolare che sarebbe scesa in campo contro l’Italia.

Viene intanto designato l’argentino Horacio Elizondo come arbitro per la finale , con Dario Garcia e Rodolfo Otero come assistenti per Italia e Francia; la commissione FIFA, infatti, ritenne che in presenza di quattro semifinaliste tutte europee, gli arbitri non dovessero appartenere al vecchio Continente negli ultimi quattro match. Per il direttore di gara fu la quinta partita al mondiale 2006, la prima con le due finaliste.
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Italia-Francia: il racconto della partita decisiva
Dopo l’esibizione d’apertura con la cantante Shakira ed il rapper Wyclef Jean, che cantarono una versione speciale di Hips Don’t Lie chiamata The Bamboo Version, comincia quindi la finale. Le formazioni italiane e francesi erano le stesse ipotizzate alla vigilia, capitanate rispettivamente da Cannavaro, uno dei due titolari azzurri, assieme a Totti, ancora reduci dalla maledetta finale europea del 2000, e da Zidane, giunto all’ultima gara di una carriera durata poco meno di 20 anni. Di quei 28 giocatori scesi in campo quella notte a Berlino, ben 8 erano tesserati della società italiana della Juventus: il club bianconero eguagliò in questo modo il primato stabilito settantadue anni prima dai cecoslovacchi dello Slavia Praga.
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Il primo tempo fu una frazione di gioco molto accesa e vivace, ma anche molto dura e fallosa. A farne le spese fu inizialmente Henry, il quale resta a terra dopo uno scontro fortuito con Cannavaro già a pochi minuti dal fischio d’inizio. Subito dopo gli azzurri rimediarono la prima ammonizione, per un fallo di Zambrotta su Vieira. Al 7′ la partita si sblocca: Materazzi atterra in area Malouda e causa un calcio di rigore a favore dei francesi. Sul dischetto si presenta quindi Zidane, il quale azzarda una sorta di cucchiaio che picchia violentemente contro la traversa prima di rimbalzare oltre la linea di porta; un tiro su cui Buffon non fu in grado di fare nulla. Per la prima volta durante questa edizione dei Mondiali, l’Italia si trovava in situazione di svantaggio. Gli azzurri provarono immediatamente a reagire, ma con scarsi risultati. La squadra italiana appare molto lunga e disordinata, a dispetto di una formazione transalpina molto più compatta e corta. Thuram neutralizza un insidioso cross di Pirlo; Totti non riesce a trovare lo spunto giusto, anche a causa della marcatura stretta dei centrocampisti Makélélé e Vieira; Grosso fatica a marcare un insidioso e imprevedibile Ribéry; Pirlo cerca di tenere le redini di un gioco azzurro che non poteva amministrare come nelle precedenti partite.
Il pareggio arriva, dopo minuti di sofferenza, al 19′, sugli sviluppi di un calcio d’angolo battuto dal centrocampista ex Milan, quando Materazzi, riscattandosi dal rigore provocato in precedenza, batte in elevazione Vieira e insacca alle spalle dell’estremo difensore Barthez. Il gol di Matrix sprigiona la carica giusta agli azzurri. La Francia si era appena fatta sorprendere dal gioco alto della Nazionale azzurra, riducendo la portata offensiva e favorendo il possesso di palla italiano. Chiusi i varchi a Ribery e Henry, anche su Zidane il pressing degli uomini di Lippi fu molto efficace. La Francia si riaffaccia dalle parti dell’area avversaria al 25′, con un traversone di Ribery neutralizzato proprio da Materazzi. Al 36′ Luca Toni sfiora il vantaggio per l’Italia, trovando la traversa con un colpo di testa su calcio d’angolo battuto da Pirlo. Intorno alla mezz’ora del primo tempo, inoltre, un black out elettrico spense i maxischermi nell’Olympiastadion e oscurò i monitor della tribuna stampa, rendendo difficoltoso il lavoro per i giornalisti. Il primo tempo, molto favorevole agli azzurri, si chiude sull’1-1.
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Il secondo tempo inizia senza cambi. Gli azzurri si chiudono in difesa, lasciando spazio alle giocate dei francesi. In apertura una discesa di Henry si concluse con un tiro debole, parato senza problemi da Buffon. Al 56′ arrivò il primo cambio per la Francia: fuori Vieira per infortunio e dentro Alou Diarra. Il ct Lippi reimposta la squadra con l’ingresso di Vincenzo Iaquinta e Daniele De Rossi, quest’ultimo al rientro dopo la maxi-squalifica rifilata contro gli Stati Uniti ai gironi, al posto rispettivamente dei poco incisivi Totti e Perrotta. Pochi secondi dopo, al 62′, un gol di testa di Toni, realizzato sugli sviluppi di una punizione di Grosso, venne annullato per fuorigioco. Al 79′ Zidane lamenta un forte dolore alla spalla destra dopo uno scontro con Cannavaro, ma alla fine resta in campo. Agli sgoccioli del secondo tempo regolamentare il tecnico di Viareggio inserisce Alex Del Piero al posto di uno stanco Camoranesi. Dopo due minuti di recupero, col punteggio fermo sull’1-1, si va quindi ai tempi supplementari.
Qui entrambe le compagini ripropongono la stessa tattica. La Francia crea due azioni molto pericolose: un tiro di Ribéry al 99′ che termina fuori di poco, e un forte colpo di testa da parte di Zidane al 104′ deviato in angolo da Buffon il quale, con un colpo di reni, alza la palla sopra la traversa. Il tecnico Domenech cambia quindi modulo, spostando Henry sulla fascia e mettendo Trezeguet, appena entrato al posto di Ribéry, come punta centrale. Nell’intervallo uno stanchissimo Henry lascia il campo per Sylvain Wiltord. Pochi minuti dopo si verifica la situazione che non ti aspetti e che mai si sarebbe potuto prevedere: Zidane e Materazzi stavano risalendo verso la metà campo francese quando avvenne uno scambio di battute tra i due, e quando tutto sembrava tornato alla normalità, dopo alcuni passi in avanti, all’improvviso Zidane si voltò e sferrò una forte testata al petto di Materazzi, il quale stramazzò a terra. Il fallo, segnalato all’arbitro dal quarto uomo Luis Medina Cantalejo, provocò l’espulsione del capitano francese. L’Italia non fu però capace di approfittare della superiorità numerica e i supplementari si chiusero con un nulla di fatto. Per la seconda volta nella storia, dopo la finale del 1994 (anche in quel caso gli azzurri erano finalisti), la Coppa del Mondo venne assegnata ai rigori.

Dopo quattro penalty gli azzurri erano andati tutti a segno con Pirlo, Materazzi, De Rossi e Del Piero, mentre la Francia, a rete con Wiltord, Abidal e Sagnol, fallisce il secondo tentativo con Trezeguet, il quale colpisce la traversa. Fu Fabio Grosso a mandare tutta l’Italia in delirio totale: l’ex Inter mette, infatti, a segno il tiro del definitivo 5-3, consegnando alla Nazionale italiana il quarto titolo mondiale della sua storia. Al termine della partita il centrocampista italiano Andrea Pirlo vienenominato uomo partita. La Francia complessivamente gioca meglio degli azzurri, senza timore, anche con una certa supponenza e occupando in maniera migliore il campo, stando larga e impedendo per più di un’ora ai terzini italiani di avanzare. L’Italia, invece, vinse i Mondiali attraverso un gioco corale molto organizzato e un’eccellente forma fisica: in particolare Buffon concluse il torneo senza subire gol avversari su azione (l’unico che prese fu causato dal compagno di squadra Cristian Zaccardo in un’autorete nella sfida contro gli Stati Uniti), vincendo il premio Yashin come il miglior portiere della manifestazione, mentre allo stopper Cannavaro viene consegnato il Pallone d’argento come secondo migliore giocatore del torneo: una testimonianza della bontà della difesa azzurra, decisamente il reparto più forte per tutto l’arco della manifestazione sportiva.