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Giuseppe Signori, meglio noto come Beppe, è un ex attaccante che ha fatto la storia in Serie A. La sua carriera ha iniziato a brillare da quando è passato al Foggia con Zeman, che da trequartista lo spostò centravanti. Svolta epocale nel percorso calcistico del giocatore, che dopo aver indossato la maglia dei pugliesi dal 1989 al 1992, fa il salto di qualità andando a giocare con la Lazio. Non c’è bisogno di alcuna presentazione: simbolo, bomber e idolo dei tifosi biancocelesti in quegli anni.
L’ultima squadra dove Signori lascerà il segno, sarà infine il Bologna. L’ex calciatore è intervenuto ai nostri microfoni raccontandosi e trattando alcuni argomenti sia del passato che del presente. Da Zeman a Sarri, passando per Nesta e Ciro Immobile: le parole in esclusiva di Beppe Signori.
Signori: “Zeman indispensabile per me”
Zeman le cambiò ruolo spostandola da trequartista a punta, che importanza ha avuto la figura del tecnico boemo nella sua carriera?
“Per me Zeman è stato indispensabile e fondamentale. Mi ha trasformato da trequartista che segnava e faceva segnare poco, ad attaccante vero. Nei miei confronti non è stato un semplice allenatore, ma un maestro. Mi ha insegnato a giocare a calcio“.
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C’è un gol che le ha scaturito un’emozione maggiore rispetto ad altri?
“Il più emozionante è forse il primo che ho segnato in Serie A. Ovviamente poi le reti messe a segno nei derby, o ad esempio quello contro l’Inter e un altro in un Bologna-Udinese ti fanno crescere l’autostima. Spesso capita che dal campo non ti accorgi della bellezza di un gol, poi ti rivedi in tv e dici ammazza!”
Lei ha fatto parte del tridente delle meraviglie assieme a Rambaudi e Baiano, e inoltre ha avuto modo di giocare con calciatori del calibro di Paul Gascoigne, Boksic o Nedved. Con chi si trovava meglio a dialogare all’interno del rettangolo di gioco?
“Su questo devo dire di esser stato molto fortunato. Nella mia carriera ho sempre trovato compagni di reparto di grandissimo livello, dal tridente con Baiano e Rambaudi a Riddle, e successivamente con Casiraghi e Boksic. Anche a Bologna ho giocato con giocatori del calibro di Andersson e Cruz, ho dunque avuto sempre compagni molto forti con caratteristiche diverse dalle mie e che hanno sicuramente contribuito ai miei 188 gol segnati in Serie A“.
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Signori: “Nesta fin da subito era molto promettente”
Lei era alla Lazio quando un giovanissimo Alessandro Nesta intraprendeva la sua parentesi biancoceleste, se lo aspettava che il difensore svolgesse una carriera così brillante ?
“Io ero già il capitano della Lazio quando Alessandro era molto giovane. Fin da subito era promettente, e secondo me anche lui come tutti noi ha avuto la fortuna di incontrare Zeman, che per primo si accorse delle qualità che aveva. Si vedeva che era forte già quando veniva aggregato con noi in prima squadra, e crescere con difensori come Gregucci e Cravero è stato sicuramente un ottimo insegnamento. Quando Nesta andò al Milan era già calcisticamente maturo, a mio avviso è stato uno dei difensori più forti che il calcio italiano abbia mai sfornato”.
Rimanendo sempre nel mondo Lazio, cosa ne pensa dell’attuale tecnico Maurizio Sarri e chi di questa Lazio porterebbe in quella dove giocava lei ?
“Sarri è un allenatore di grande esperienza e saprà benissimo dove puntellare la squadra per far meglio nella prossima stagione. Ha tantissime panchine, una certa identità e sono sicuro che farà più sua questa Lazio. Un giocatore che porterei nella squadra in cui giocavo io è Immobile. Ero un attaccante come lui, mi viene spontaneo sceglierlo”.
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Lei ha scritto pagine importanti anche della storia del Bologna, immaginava di far così bene con gli emiliani ?
“Ne ero convinto, nonostante quando mi hanno comprato venivo da un’operazione all’ernia del disco, ma nonostante la mia pessima condizione fisica sono stato accolto bene fin da subito. Grazie alla fiducia che l’ambiente mi ha dato sono riuscito insieme ai miei compagni a far bene già dalla prima stagione quando con Mazzone arrivammo in semifinale sia in Coppa Uefa che in Coppa Italia, ancora oggi veniamo ricordati come il miglior Bologna dopo quello dello scudetto”.
Nonostante l’ottima carriera vissuta, ha qualche rimpianto?
“L’unico è quello di non aver giocato la finale del Mondiale. In quel momento ho forse pagato la mia presunzione e in esperienza dettata dall’età, una partita come quella va giocata per forza. Come ho detto tante volte, adesso pur di giocarla scenderei in campo vestito da portiere al posto di Pagliuca. Per quanto riguarda i club sono fiero di quello che ho fatto e delle scelte prese, anche se a volte dolorose. Rimane la finale del Mondiale non disputata il mio unico rimpianto, perché si gioca una sola volta nella vita”.