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Il mondo dei videogiochi è sempre particolare in ogni sua forma e dimensione. In un panorama videoludico che vede titoli come Fortnite, Fifa e Pes essere sempre al centro delle vendite, ci sono ancora giochi che creano grande attesa. Uno di questi è God Of War Ragnarok. C’è la data: 9 novembre 2022. C’è il desiderio di tornare a vestire i panni dell’ex Dio della Guerra, Kratos. E c’è soprattutto la curiosità di vedere quanto i ragazzi di Santa Monica Studio hanno deciso di spingersi oltre per regalare un degno seguito al God of War del 2018, capolavoro indiscusso e vincitore del Goty (premiato come Game Of The Year). Da queste basi, nasce l’hype dietro Ragnarok. L’epopea di Kratos, partita nel 2005 e arrivata al 2022 al suo nono atto, può aver raggiunto il suo culmine e, con molta probabilità, la sua conclusione. Nelle premesse sembra una prosecuzione fedele del gioco precedente, ma da come ci ha abituato Santa Monica Studio le sorprese sono dietro l’angolo.

Il destino che bussa alla porta del Dio della Guerra
Il finale di God of War aveva visto Kratos uccidere Baldur e dare inizio al Ragnarok. Il Fantasma di Sparta (così chiamato in passato il protagonista) insieme a suo figlio Atreus viaggeranno per i nove regni con l’intento di fermare questa catastrofe. La trama partirà da qui. Già dal titolo, gli sviluppatori hanno fatto intendere che la storia ci vedrà spettatori di eventi epici e catastrofici. Infatti il Ragnarok, nella mitologia norrena, significa letteralmente “il destino degli dei“.

L’Apocalisse, la vittoria delle forze oscure sulla luce, a cui seguirà una nuova rinascita. Un ciclo che si basa proprio sul concetto di eterno ritorno tipico della mitologia greca, da cui il protagonista trae le origini. In quel caso, Kratos stesso era stato il Ragnarok, portatore di morte e distruzione nell’Olimpo. Adesso il fatto si ripete. La differenza, minima ma gigantesca, è che non ci troviamo più di fronte a un semidio assetato di vendetta, ma di un padre. Da buon padre ha il compito di proteggere suo figlio.

Che siano Thor, Odino, il lupo Fenrir oppure vecchi nemici del passato, non fa differenza. Ciò che conta è che suo figlio possa vivere una vita normale. “Le colpe dei padri non dovrebbero ricadere sui figli“: sembra questa la lezione che Kratos ha imparato dalla sua vita precedente e da cui vuole proteggerlo.
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Tale padre, tale figlio
Dal trailer uscito alla fine del 2021 e dall’ultimo di un mese fa, è chiara l’intenzione degli sviluppatori: non snaturare un videogioco che di per sé non ha quasi nulla di imperfetto. Seguendo il detto “squadra che vince non si cambia”, è naturale aspettarsi da questo seguito una ripresa quasi totale delle meccaniche. Come per ogni nuovo capitolo di God of War, ci sono sempre delle piccole migliorie dal punto di vista del gameplay e delle meccaniche di gioco. Ci aspettiamo che accada questo. Combattimenti ancora più adrenalinici, spettacolari, nuove tecniche, boss agguerriti.
E soprattutto un rapporto padre e figlio che possa evolversi sia sul campo di battaglia, sia su quello familiare. È un tasto su cui preme forte Santa Monica Studios, dopo la rivelazione del vero nome di Atreus: Loki, il Dio dell’Inganno. Una figura oscura che nella mitologia norrena è spesso protagonista di tradimenti verso la sua stirpe. Come Kratos rinnegò le sue origini divine massacrandoli tutti gli Dei, anche Atreus potrebbe subire un percorso simile. C’è da capire se alla fine l’ultimo nemico sarà proprio suo padre, colui che l’ha generato e che rendendolo un Dio l’ha implicitamente condotto verso un sentiero di morte e rovina.