Il Golden Foot, premio internazionale destinato a giocatori di almeno 28 anni che si siano distinti per risultati sportivi, è un’onorificenza che è stata assegnata a fior fior di campioni negli anni, fra questi, Alessandro Del Piero. La bandiera della Juventus ed eterno capitano, ha vinto il piede d’oro nel 2007, l’anno dopo il Mondiale ma anche l’anno in cui ha seguito la sua Signora in Serie B, riportandola poi al posto che le spettava. Il cammino è stato lungo e tortuoso, c’è stata la gloria e la caduta nel baratro, ma Del Piero c’è sempre stato, ha vinto tutto con la Juve e ha vinto il mondiale con la Nazionale. Il Golden Foot per lui, dunque, non è altro che un riconoscimento per un giocatore che ha dato tutto, che ha vito tutto e che si è sempre fatto trovare pronto dimostrandosi spesso decisivo in ogni competizione.
Del Piero e il destino: “Da grande voglio fare il calciatore”

Si è spesso sentita raccontare la storia di Del Piero, figlio di un elettricista e di una donna delle pulizie con in testa solamente una cosa: il suo pallone. Iconica la storia da lui stesso raccontata riguardo quando, da bambino la maestra chiese a tutti cosa volevano fare da grandi e lui, senza pensarci un secondo, rispose: “Il calciatore“. Ci è voluto tempo, fatica e impegno ma il piccolo Alessandro alla fine è riuscito a realizzare il suo sogno e, anzi, è diventato anche molto più di ciò che sperava, è diventato una bandiera.
Prima di arrivarci, però tutto è cominciato nei campetti e fra le strade di San Vendemiano, suo paese natale, dove ogni giorno, con gli amici, correva dietro al pallone e imparava a calciare, a dribblare e, soprattutto, a segnare. Si, perché segnare diventerà poi il suo punto forte, da ogni posizione, in ogni situazione, da palla ferma o su azione. Probabilmente sono stati proprio i suoi gol, in particolare quello nella semifinale dei Mondiali del 2006, a fargli vincere il Golden Foot nel 2007. Per tornare invece al bambino che insegue il suo sogno, già a 7 anni, nell’81, comincia a giocare nelle giovanili del San Vendemiano, ci gioca per 7 anni per poi esordire nel Padova nell’88 a soli 14 anni, quella sarà la sua pista di lancio.
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Dal Padova alla Juventus: la realizzazione di un sogno

Nel Padova, Del Piero, giocherà solamente 5 anni nelle giovanili e, nel frattempo, 2 anni in prima squadra , dal ’91 al ’93, segnando 15 gol. Con i veneti fa pratica, comincia a giocare e si fa subito notare. Gli bastano 2 anni, 2 anni e viene notato proprio da chi tanto desiderava. Giampiero Boniperti, uno dei suoi miti, un campione della squadra di cui è sempre stato tifoso, lo porta a Torino. Del Piero non ci deve nemmeno pensare, il suo sogno si sta realizzando, poco importa se Trapattoni vuole farlo giocare un anno con la primavera, con la quale tra l’atro vincerà il Torneo di Viareggio e lo scudetto. Il sogno è realizzato, Del Piero è diventato un calciatore e gioca nella sua squadra del cuore, ora manca solo la prima squadra.
Il suo esordio avviene il 12 settembre del 1993, contro il Foggia, nella gara finita 1-1 e, solamente tre giorni dopo, debutta anche nell’allora Coppa UEFA. Gli basta pochissimo tempo per dimostrare il suo valore, dopo una settimana dall’esordio segna il primo gol e si guadagna un posto in prima squadra, totalizzando 14 presenze e 5 gol. Dal ’94, con l’arrivo di Marcello Lippi sulla panchina bianconera, comincia a collezionare sempre più presenze e reti, guadagnandosi un posto da titolare.
Del Piero, 19 anni di Juventus: è mancato solo il Pallone D’oro

Con Lippi in panchina alla Juventus Del Piero, soprannominato poi Pinturicchio da Gianni Agnelli, vive i migliori anni della sua carriera, vince tutto a livello di club, diventa capitano e scrive pagine indelebili della storia della Juventus. Nel ’96, dopo aver vinto la Coppa Dei Campioni, sfiora il Pallone D’oro, unico palmares che manca alla sua bacheca. Iconico il discorso del compianto Maurizio Mosca sull’ingiustizia per la mancata assegnazione del premio al giocatore come è iconica la sua frase ricorrente: “Aaaaah come gioca Del Piero“. Lippi lascia la panchina della Juventus nel ’99 ma ci torna dal 2001 al 2004.
Del Piero, in quegli anni, matura calcisticamente e, seppur nel ’98 si rompa il crociato restando fermo per parecchio tempo, appena tornato in campo riprende in mano la SUA Juventus e continua a portarla in alto. In 19 anni, praticamente l’intera carriera, che passa a Torino, vede passare grandissimi allenatori e giocatori e lui è sempre lì, nella buona e nella cattivissima sorte “Il capitano non abbandona mai la sua nave” e lui il capitano lo è stato, lo è e lo sarà sempre nei cuori di milioni di tifosi e di ex compagni. Del Piero è la Juventus e lo sarà sempre. Lascia la Juventus nel 2012 dopo aver aperto il ciclo dei 9 scudetti consecutivi e, dopo qualche anno in campionati minori, fonda la Juventus Accademy a Los Angeles, dove vive tuttora.
2006-2007: tra gloria e baratro

Come già detto, con Lippi vive i migliori anni alla Juventus, ma anche in Nazionale. Nel 2006 l’Italia fa la storia vincendo il Mondiale di Germania di cui Pinturicchio è uno dei più grandi protagonisti. La cavalcata azzurra di quell’anno è pura gioia e motivo di orgoglio per tutti gli italiani l'”Abbracciamoci forte e vogliamoci tanto bene” di Caressa è diventato l’emblema di quella competizione, un traguardo storico, il più bello per chi non ha vissuto l’82. Le sontuose prestazioni del bianconero al Mondiale sono probabilmente il motivo principale della vittoria del Golden Foot del 2007, un premio alla carriera dovuto più che meritato.
La gioia però dura poco, seppur resti sempre. Lo scandalo calciopoli fa retrocedere la Juventus in Serie B e il capitano, nonostante la gran quantità di offerte ricevute, decide di non abbandonare la sua squadra, il suo unico obiettivo è riportarla in alto e, ovviamente, ci riesce. Un uomo, un calciatore che non ha mollato mai, che ha sempre brillato condendo la sua carriera di 705 presenze con la maglia bianconera che ha onorato per 19 lunghissimi anni e dando sempre il massimo per vincere che è “l’unica cosa che conta”. Un Golden Foot meritatissimo ma anche sudato quello di Del Piero, un premio che non fa altro che confermare ciò che è stato e sarà sempre per i tifosi, un premio da Pinturicchio.