Why so serious? Per alcuni forse questa frase a prima vista non dice nulla, ma a pronunciarla è stato uno degli artisti più talentuosi e poliedrici che siano mai apparsi sul grande schermo, in una delle sue più iconiche ed indimenticabili interpretazioni: stiamo parlando di Heath Ledger, attore e regista australiano scomparso prematuramente il 22 gennaio 2008, all’età di soli 28 anni, per un’intossicazione acuta provocata dagli effetti combinati di ansiolitici e sonniferi.
Già 15 anni sono passati, eppure il personaggio di Joker, da lui interpretato ne Il Cavaliere Oscuro (The Dark Knight) di Christopher Nolan è ancora oggi un punto di riferimento per i villain cinematografici. Un’interpretazione che gli è valsa diversi premi postumi, tra cui, un Oscar ed un Golden Globe come Miglior attore non protagonista nel 2009. Inquietante e perturbante, ancora oggi il suo Joker riesce a far vibrare le corde dell’anima, anche dopo la superba versione riproposta recentemente da Joaquin Phoenix.
Heath Ledger, dagli inizi al suo incontro col Joker
Nato a Perth il 4 aprile 1979, all’età di 10 anni Heath Ledger deve presto affrontare il divorzio dei suoi genitori, un’esperienza che segnerà profondamente la vita privata dell’attore. Da adolescente scopre e coltiva la sua grande passione per il cinema e ottiene la prima parte nel 1999, recitando nella commedia 10 cose che odio di te, dell’esordiente Gil Junger. L’anno successivo si aggiudica quindi un ruolo da protagonista ne Il Patriota, a fianco della star di Hollywood Mel Gibson, mentre nel 2001 prende parte all’originale film storico (ed anacronistico) Il destino di un cavaliere, diretto da Brian Helgeland.
La consacrazione vera e propria, giunge però nel 2005, quando Heath Ledger viene scelto nel ruolo di protagonista per ben quattro pellicole: I fratelli Grimm e l’incantevole strega, di Terry Gilliam; Lords of Dogtown, di Catherine Hardwicke; Casanova, di Lasse Hallstrom; I segreti di Brokeback Mountain, di Ang Lee. Ed è proprio grazie all’interpretazione del timido Ennis Del Mar nel film di Lee, che il talentuoso attore australiano esploderà definitivamente, ottenendo anche le candidature al Golden Globe, al BAFTA e soprattutto al Premio Oscar come Miglior attore protagonista. Nel 2006 infine, viene ufficialmente inserito nel cast de Il Cavaliere Oscuro, dove si prepara ad affrontare la sua sfida più difficile: il Joker.
Heath Ledger, il Joker: un viaggio negli abissi della follia
Si potrebbe quasi affermare che ci sia stato un momento, nel percorso artistico di Heath Ledger, in cui l’arte abbia preso il sopravvento sulla persona: una completa e totale immersione nei meandri più bui dell’esistenza. Interpretare il Joker di Christopher Nolan significava percorrere un viaggio nella psiche di un personaggio complesso e multisfaccettato, un autentico sacrificio fisico e mentale a favore dell’arte. E Ledger, meticoloso e maniacale fino agli estremi, avrebbe potuto affrontarlo meglio di chiunque altro.
Questo lo sapeva bene anche Nolan, che scelse appunto l’australiano non solo per la sua duttilità, ma soprattutto perché era convinto che il ragazzo potesse vestire i panni di un personaggio così iconico, senza temere il confronto con gli attori precedenti. L’obiettivo era quello di raccontare non tanto le origini, bensì l’evoluzione di Joker come risposta a Batman, in un legame tra i due che lo stesso Ledger definì come “una relazione in cui l’uno non può vivere senza l’altro”: il cavaliere oscuro e la sua nemesi.
Resta il fatto che quella del villain targato DC Comics può essere considerata per tutti gli attori come la prova del nove: precursore fu Jack Nicholson, nel Batman diretto da Tim Burton, che regalò al pubblico una versione del Joker forse più goliardica e “giocherellona”, totalmente in antitesi con quella fornita da Heath Ledger, il quale si è invece concentrato soprattutto sull’interiorità del personaggio, uno psicopatico, un sociopatico, “una minaccia all’anarchia che si doveva divertire a creare terrore su larga scala”.
Heath Ledger, la genesi del Joker: croce e delizia
L’oscura parabola discendente che ha connesso Heath Ledger alla figura del Joker è certamente una delle vicende più significative e sinistre della scena Hollywoodiana: culmine della vita professionale, ma anche inizio di un baratro profondo che ha finito per fagocitarlo. L’attore si isolò per sei settimane in una stanza d’albergo, tenendo un diario in cui annotava ogni dettaglio del suo lavoro. Lo scopo era quello di entrare sempre più in intimità col personaggio, arricchendolo di particolari: ogni singola piega del viso, espressione, sorriso, nulla venne lasciato al caso, ma fu il frutto di meticolose ricerche.
È uno psicopatico senza coscienza delle sue azioni, un sociopatico assoluto, un assassino di massa a sangue freddo, con zero empatia
Heath Ledger, nel descrivere il Joker
Cercò di creare una voce particolare, che fosse immediatamente riconoscibile e studiò una camminata leggermente ricurva, perfettamente adatta alla natura aggressiva del personaggio. Heath Ledger conosceva bene l’universo DC (avendo letto fumetti come The Killing Joke e Arkham Asylum), ma trasse ispirazione anche da un personaggio realmente esistito.
Due pare siano state le fonti di ispirazione principali di Heath Ledger nella genesi del Joker. Per delinearne i tratti somatici e caratteriali, l’attore australiano si basò su Sid Vicious, iconico bassista britannico dei Sex Pistols (scomparso anch’egli giovanissimo), riproponendone il look caotico, decadente e l’aspetto emaciato. Per arricchire ancor di più la caratterizzazione del clown, prese spunto invece da un personaggio di fantasia, ovvero l’Alex DeLarge del capolavoro di Stanley Kubrick Arancia Meccanica (interpretato da Malcom McDowell), dal quale “rubò” gli atteggiamenti psicotici e la personalità esplosiva.
Heath Ledger, il triste epilogo
Se il risultato finale si è dimostrato vincente dal punto di vista artistico, tanto che ancora oggi e per molti anni ancora il suo Joker continuerà ad essere un personaggio cult del genere – e non solo – allo stesso modo Heath Ledger ne verrà fuori irrimediabilmente trasformato. Impegnato in quel periodo anche sul set di Parnassus – L’uomo che voleva ingannare il diavolo, di Terry Gilliam, l’attore australiano sembrò infatti accusare particolarmente lo stress psico-fisico causato dall’intensa interpretazione del villain della DC.
In un’intervista rilasciata al New York Times, lo stesso Ledger confessò di essersi trovato impreparato ad affrontare quel ruolo, sia emotivamente che fisicamente. Assumere le sembianze del Joker ebbe dunque un peso specifico enorme sul suo equilibrio emotivo: da qui, l’insorgere di un persistente disturbo di insonnia, con il conseguente abuso di farmaci, seppur regolarmente prescritti dal medico. Il resto è storia: il diabolico clown lo avvolse completamente, fino ad occupare gran parte della sua vita e prendere tragicamente il sopravvento.