Il calcio è strano, direbbe qualcuno. Pensi di sapere tutto e si riconferma terreno impervio e sconosciuto a cadenza regolare. Rovescio della medaglia, però, il suo rapporto con corsi e ricorsi storici. Quell’insieme di eventi che si addensa in numeri e che li usa come trampolino per generare emozioni – perché no – anche in tifoserie diverse.
Non è stata una stagione facile per Antonio Conte, fuori dai radar dei grandi trofei stagionali e separatosi bruscamente dal Tottenham. Meglio, decisamente, è andata alla sua eredità: il lavoro di Conte ha ancora una volta preceduto un traguardo di per sé maledetto per il tecnico salentino, la finale di Champions League. Quello che fu di Allegri, oggi è di Inzaghi. Caso o clamorosa legge non scritta?

Juventus, da Conte ad Allegri
Nel 2014, Conte lascia inaspettatamente la Juventus sotto l’ombrellone. Storie di ristoranti, 10 e 100 euro, esterni mai arrivati e step che a suo dire non potevano compiersi. Mai scelta fu più rischiosa, con il senno di poi, e vantaggiosa per un Max Allegri reduce dall’esonero dal Milan. La storia scritta dal toscano in bianconero è nota e, al netto delle difficoltà del suo mandato-bis, si è aperta anche grazie ad una finale di Champions League raggiunta.

La Juventus si arrese al Barcellona e si concesse anche una seconda possibilità, egualmente fallita con il Real Madrid. Su tali sconfitte poggiano le tesi dei detrattori di Allegri, “colpevole” di aver semplicemente proseguito nel nome di Conte. Come se, nel caso fosse, si trattasse di un demerito: ma per fortuna lo sport restituisce lo scontrino sottoforma di risultato.

Inter, Inzaghi e la Champions
Risultato che, a seguito di un altro addio di Conte, si plasma pian piano anche nell’Inter. Simone Inzaghi è l’erede, vince Coppa Italia e Supercoppa in sostituzione dell’immediato scudetto allegriano, e egualmente raggiunge una finale di Champions League. A differenza degli anni nella Juventus, Conte ha giocato una finale europea con l’Inter, perdendo l’ex UEFA contro il Siviglia.
Gli ultimi anni di Inter e Juventus generano dilemma: è nato prima l’uovo o la gallina? Il nuoto è davvero uno sport completo? Per andarsi a giocare la Champions, occorre davvero iniziare un ciclo con Antonio Conte?

Antonio Conte e la vittoria: obiettivo Europa
Se due indizi fanno una prova, in Italia ne abbiamo già abusato: non esiste un tecnico migliore di Antonio Conte nel ripartire, ricostruendo e chiudendo a doppia mandata il discorso Scudetto. Una sentenza in patria: tre con la Juventus, uno con l’Inter in cinque stagioni totali. Ma evidentemente, manca ancora uno step da compiere a livello europeo.
Le campagne insufficienti in bianconero e nerazzurro parlano da sole, così come i netti ed evidenti meriti a livello tattico e attitudinale di Allegri ed Inzaghi nel raggiungere i rispettivi atti finali. La rinascita, dunque, passa da Conte. Un allenatore che ora ha smesso di far rinascere per provare a farlo lui stesso, evolvendo e curando il mal d’Europa, trasformandolo in energia positiva.
L’ossessione per la vittoria, d’altronde, può riaccendersi in qualsiasi momento: magari già con il prossimo ciclo da riaprire.