Non essere riuscito, dopo ormai due anni di nobile lavoro, a diventare leader della squadra e beniamino della tifoseria è sicuramente un punto cruciale dal quale partire per un’analisi del percorso di Inzaghi all’Inter. Nonostante una Coppa Italia, vinta in finale contro gli storici rivali della Juventus, e due Supercoppe, di cui una vinta nettamente contro il Milan, l’allenatore ex Lazio non ha mai convinto pienamente il popolo di San Siro e a fine stagione sarà tempo di valutazioni riguardo il suo futuro.
Due anni di alti e bassi, due anni di prestazioni straordinarie come l’impresa di Anfield e quella del Camp Nou intervallate da debacle inspiegabili come quella in casa contro l’Empoli e la fatidica trasferta di Bologna costata all’Inter un pezzo importante di scudetto. Una squadra che gioca tanto bene alcune volte e tanto male altre e che, soprattutto, non sembra mai essere serena per periodi di tempo prolungati. Inzaghi sì, Inzaghi no, questo è uno dei punti di domanda più grandi per Marotta in vista della prossima stagione.

Inter, da Conte a Inzaghi: la difficoltà del rinconfermarsi
Era il 3 giugno del 2021 quando dopo un addio turbolento era stato annunciato come nuovo allenatore dell’Inter Simone Inzaghi, che subentrava ad un Antonio Conte campione d’Italia uscente con i nerazzurri dopo la conquista del diciannovesimo scudetto. La formazione meneghina era arrivata alla conquista del tricolore con dodici punti di distacco dal Milan secondo vincendolo praticamente a febbraio dopo la vittoria per 3-0 ottenuta contro i cugini rossoneri coronata, poi, da un girone di ritorno praticamente perfetto.
L’aver prelevato Inzaghi dalla Lazio nel giugno del 2021 per il ruolo di nuovo allenatore dei nerazzurri era la scelta migliore che i dirigenti dell’Inter Marotta e Ausilio potessero fare in quel preciso momento. Era necessario un allenatore che non avesse pretese economiche elevate data la situazione economico-finanziaria non felicissima in casa interista, giusta anche la scelta di virare su di un tecnico grande conoscitore del 3-5-2 caposaldo della tattica contiana e pieno di esperienza nel campionato di Serie A.

Simone Inzaghi arrivava in una squadra campione d’Italia che stava però perdendo prezzi pregiati dopo la necessaria cessione di Hakimi e la fuga londinese di Lukaku. Erano arrivati all’Inter Dumfries e Dzeko che pur svolgendo un lavoro egregio mai sono riusciti a non far rimpiangere i due grandi ex. La stagione inizia con l’obiettivo di riconfermarsi in patria e di fare il passo importante in Champions League. Uno verrà terribilmente fallito l’altro, invece, superato a pieni voti.
Il paragone con l’attuale tecnico del Tottenham è pesato molto sulle spalle di Inzaghi, dall’addio del tecnico pugliese l‘Inter di Inzaghi non è mai riuscita a confermare la mentalità vincente che c’era nell’era Conte. I paragoni diventano tanti: il gioco espresso in campo e in Europa a premiare il tecnico piacentino, lo scudetto perso da favoriti contro i cugini rappresentano, invece, un grosso punto a sfavore.

Inter, Inzaghi re di coppa: possono Coppa Italia e Supercoppa salvare la stagione?
Tra i grandi meriti ottenuti da Simone Inzaghi nel corso del suo percorso sulla panchina nerazzurra uno dei più importanti è sicuramente quello di aver condotto l’Inter del trascinatore Lautaro Martinez alla conquista di una Coppa Italia e due Supercoppe. Lo scorso anno l’aver portato nella bacheca meneghina due trofei, dando una certa continuità di trofei, era bastata al fratello di Superpippo per ottenere la riconferma per la stagione successiva.
Passato un anno, nonostante la stagione in corso non sia ufficialmente conclusa, quest’anno il risultato potrebbe essere lo stesso: Coppa Italia e Supercoppa con l’incognita Champions League che però, ad oggi, resta comunque un obiettivo difficile. Se per il primo anno sulla panchina del Meazza tutto ciò poteva essere ritenuto un buon risultato al secondo anno, invece, la vittoria di due trofei “minori”, un distacco così ampio dal Napoli primo in classifica e gli stessi problemi evidenziati lo scorso anno potrebbero portare a più di qualche riflessione da parte di Marotta e società.

Inter, la questione DNA: Conte, Mourinho, Herrera e la figura del condottiero
Nel calcio, come nella vita, la storia è importante per comprendere il passato per definire quello che potrà essere il futuro. Nella lunga e gloriosa vita dell’Inter, da Mourinho a Helenio Herrera, gli allenatori che hanno trovato gloria eterna nella memoria dei tifosi nerazzurri sono stati coloro che oltre al lavoro sul campo hanno saputo gestire nel migliori dei modi le situazioni esterne. Aggiungendo il nome di Conte a quello dei due portoghesi il profilo perfetto per l’allenatore nerazzurro risulta essere quello di un vero e proprio condottiero.
Inzaghi nel corso dei suoi due anni da allenatore dell’Inter ha curato tantissimo l’aspetto tecnico di una squadra che gioca un ottimo calcio. Uno dei problemi consiste nella gestione di tutto quello che è l’ambiente circostante. La strigliata di Lautaro alla squadra nel post-match della sconfitta di Bologna e le parole di Bastoni dopo la vittoria casalinga ottenuta contro la Salernitana danno l’impressione di un allenatore che non è leader dello spogliatoio.

Inter, il futuro di Inzaghi: l’ombra di Mourinho su San Siro
I meriti di Inzaghi in due anni in nerazzurro come detto sono stati tanti e tante altre sono state le mancanze. Ora su San Siro, zona panchina dell’Inter ci sarebbe l’ombra di Mourinho che negli ultimi giorni è stato accostato alla sua ex squadra con la quale ha conquistato la Champions League nel 2010. Ad oggi si tratterebbe solo di una suggestione ma la sensazione è che l’arrivo dello Special One a Milano potrebbe non essere solo una fantasia.
Tanti sono gli indizi che giocano a favore di questa ipotesi: il primo risiede nelle parole proferite dall’amministratore delegato dell’Inter Marotta dopo la sconfitta della sua squadra a Bologna e la conseguente strigliata pubblica al suo allenatore. Per la prima volta il dirigente nerazzurro ha dimostrato di non essere pienamente soddisfatto dell’ex Lazio data la continua mancanza di continuità di risultati dimostrata in campionato nel corso di questo biennio quasi concluso.
Il secondo motivo risiede nella situazione Mourinho–Roma e nel rapporto che non sembra essere idilliaco tra le due parti come qualche mese fa. Oltre qualche screzio con Tiago Pinto l’allenatore di Setubal ha dimostrato più di qualche perplessità riguardo il progetto vincente che lo aveva portato nella capitale nel luglio del 2021. A giocare un ruolo importante potrebbe essere il legame ancora forte che esiste tra l’ambiente nerazzurro e il loro condottiero del 2010.

Il terzo motivo risiede nella disponibilità di allenatori da portare a Milano nella prossima stagione. Se Inzaghi e l’Inter non dovessero effettivamente continuare il loro rapporto lavorativo le possibilità che attualmente il mercato propone, almeno per il momento, sono poche e non tutte di primo livello. Bisognerà quindi valutare al meglio la situazione per riuscire a creare una rosa che possa tornare a competere per lo scudetto la prossima stagione.
Le possibilità sul mercato degli allenatori sono poche in quanto Simeone e Tuchel non possono essere considerati una soluzione per motivi legati all’ingaggio, improbabile sarebbe anche il ritorno di Conte, nonostante qualche contatto che potrebbe essere avvenuto tra le due parti, in una situazione che non è cambiata rispetto a quando aveva lasciato. Piste come De Zerbi e Thiago Motta potrebbero essere un’opzione ma, al momento, non sarebbero in cima alla lista dei desideri della società di Zhang.