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In Italia, storicamente, i campionati si vincono partendo da una difesa solida. Allenatori molto vincenti nella nostra Serie A, hanno raccolto successi partendo dal blindare la porta. Capello e Trapattoni sono stati quelli che, in epoche diverse, hanno sublimato il concetto di “catenaccio e contropiede”. Claudio Ranieri, capace di centrare il miracolo Leicester, ha costruito quel trionfo su una difesa eccellente e su veloci ribaltamenti di fronte.
Più recentemente, l’allenatore più incline ad un certo pragmatismo è stato certamente Massimiliano Allegri. Sia nella sua prima esperienza alla Juventus, che in questa seconda parentesi in bianconero, il tecnico livornese è partito da una difesa solidissima. Prima della sonora sconfitta per 5-1 subita dal Napoli, la difesa della Juventus era la meno battuta. A fronte delle 14 reti subite dagli azzurri primi, i bianconeri di Allegri avevano subito appena 7 gol. Anche adesso, nonostante gli 8 gol subiti in due partite, sono, comunque, la seconda miglior difesa del campionato, alla pari con la Lazio.
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Chi, invece, sta avendo enormi problemi a chiudere la porta è l’Inter di Inzaghi. La squadra, capace di esaltarsi nelle competizioni a gara secca, sembra la lontana parente della versione dello scorso anno. Lo scorso campionato furono 32 i gol subiti. Quest’anno, nel solo girone di andata, l’Inter ne ha già subiti 25. Tanti i motivi alla base di questa difficoltà, ma anche diverse le possibili soluzioni a questa improvvisa permeabilità della difesa nerazzurra. Il tempo per rimediare c’è: la qualificazione alla prossima Champions League è fondamentale per le casse dell’Inter e per il futuro di Inzaghi.

Inter, poca differenza tra Onana e Handanovic
Per poter risolvere un problema, innanzitutto, occorre riconoscerlo. E, senza nascondersi, bisogna dire che il turnover iniziale tra Handanovic e Onana ha creato qualche imbarazzo. Il portiere sloveno, all’alba dei 38 anni, non può essere pienamente colpevolizzato per la parabola discendente alla quale tutti, presto o tardi, vanno incontro. La colpa di Inzaghi e dell’Inter può essere stata aver atteso qualche settimana di troppo per sbrogliare la matassa sulla titolarità in porta.
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Dopo le incoraggianti prestazioni in Champions League, comunque, scatta l’ora di Onana anche in campionato. Sin da subito, però, è sembrata una scelta più imposta dall’esterno che effettivamente voluta da Inzaghi. Il portiere camerunense ha comunque dato una certa sensazione di maggiore sicurezza a tutto il reparto. Dovendo usare un’espressione nota, si potrebbe dire che l’impatto del numero 24 sull’Inter sia stato senza infamia e senza lode.
Dopo la sconfitta contro l’Empoli, al netto di tanti altri colpevoli, anche Onana è salito sul banco degli imputati per la sconfitta dell’Inter. Il tiro di Baldanzi, infatti, non era irresistibile e il portiere camerunense poteva certamente far meglio. Se la squadra di Inzaghi ha subito 25 gol, chiaramente, non è responsabilità sua. Dalle 13 reti in 8 partite subite da Handanovic, si è passati alle 12 in 11 subite da Onana. Ma, come sempre accade, non è certo tutta colpa di chi è in porta, anzi.

Il caso Skriniar non aiuta Inzaghi e l’Inter
Il discorso sull’Inter e su Skriniar potrebbe essere ampio e abbracciare un grandissimo numero di argomenti, solo in apparenza slegati. È, però, abbastanza innegabile che la scarsa solidità societaria, qualche problema sul campo lo crei. Al netto del pessimo tempismo e dello stile discutibile, nell’intervista di Sistici, agente di Skriniar, vengono centrati alcuni temi fondamentali legati all’Inter.
Una squadra che, appena vinto lo scudetto, è costretta a salutare tre dei principali artefici di quella vittoria, allenatore in testa, inevitabilmente ne risente. Dal luglio 2021 si è avvertita la spiacevole sensazione di un’Inter in disarmo o, comunque, destinata ad un lento, ma costante ridimensionamento. E, quindi, non è completamente inverosimile l’affermazione di Sistici nel momento in cui rivela che la scelta di Skriniar è dettata principalmente da motivazioni tecniche.
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Skriniar, messo in vendita da luglio, per ragioni di bilancio, pur se mai ufficialmente, ha ritenuto di essere una pedina sacrificabile per l’Inter. È pur vero che si parla sempre di professionista, ma, inevitabilmente, le emozioni hanno un peso sulle prestazioni in campo. Questo essersi sentito messo in discussione, oltre alla sensazione che, all’Inter, si stia abbassando l’asticella, possono aver inciso sul suo rendimento. Non possono essere considerate giustificazioni alle prestazioni non in linea di Skriniar, ma possono spiegare, almeno in parte, il calo di questa stagione.
Inzaghi, però, non ha quasi mai rinunciato al numero 37, ritenuto comunque centrale nella linea difensiva dell’Inter. Ad ulteriore riprova dell’importanza di Skriniar, la consegna della fascia di capitano nel momento dell’assenza sia di Handanovic che di Brozovic. Nonostante tutti questi segnali, però, lo slovacco sembra aver deciso di abbracciare il progetto PSG. Rimane solo da capire se adesso o a giugno e quanto questa prossimità al divorzio potrà incidere sulla serenità dell’ambiente nerazzurro. L’espulsione contro l’Empoli potrebbe anche esser stata l’epilogo di Skriniar in nerazzurro.

Inzaghi chiama, Acerbi risponde: esubero nella Lazio, titolare all’Inter
Tanto criticato il suo arrivo, quanto più prezioso che mai in campo. Il rendimento di Acerbi all’Inter è stato più che buono e inversamente proporzionale alle aspettative legate al suo arrivo in nerazzurro. Ancora troppo fresca la delusione dello scudetto perso contro il Milan. L’accusa rivolta all’ex difensore della Lazio era quella di aver in qualche modo favorito il gol di Tonali, dati anche i suoi trascorsi rossoneri. Il difensore nerazzurro, però, senza farsi scalfire dai veleni, ha dimostrato, sul rettangolo verde, la sua professionalità.
Inzaghi, già inviso a certa tifoseria per la non riuscita operazione Correa, ha messo in gioco molta della sua credibilità nel riavere Acerbi con sé. Adesso, dopo 12 presenze in Serie A e il decisivo gol qualificazione contro il Parma, si può lecitamente dire che abbia avuto ragione lui. Il rendimento di Acerbi con l’Inter è sempre stato molto alto. Anche in partite clou, come contro il Barcellona, o contro il Napoli, quando ha annullato Osimhen, il centrale nerazzurro non ha praticamente mai fallito.
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De Vrij e l’Inter: lascia o rinnova?
Per un Acerbi in gran spolvero, però, c’è un de Vrij ombra di sé stesso. Fondamentale nei successi interisti e tassello chiave, con Spalletti, Conte e anche nel primo anno di Inzaghi, l’olandese è irriconoscibile. Sembra entrato in una spirale negativa dalla quale fatica ad uscire. Il sempre più probabile addio all’Inter di Skriniar, potrebbe anche cambiare alcune prospettive. De Vrij, infatti, il quale ha anch’egli il contratto in scadenza 2023, sembrava intenzionato a cercare nuove esperienze. Per bocca del suo procuratore Pastorello, però, la situazione de Vrij pare più fluida di quanto si potesse pensare.
Esautorato della titolarità dall’ottima stagione di Acerbi, de Vrij sta attentamente riflettendo sul futuro. La sua intenzione parrebbe ancora essere quella di misurarsi con altri campionati, Liga spagnola e Premier League in testa. Il rendimento in calo e la non certezza di competitività delle squadre che lo potrebbero ingaggiare, non è escluso, però, cambino le carte in tavola. Inzaghi e l’Inter, comunque, sperano di poter contare sul vero de Vrij, per ripartire insieme più forti di prima o per lasciarsi senza troppi rimpianti.

L’importanza di Perisic nell’Inter di Inzaghi
Infine, ma non per importanza, la mancanza di un uomo fondamentale per l’Inter come Perisic. Beninteso, Dimarco, tra i migliori difensori per rendimento e gol, non sta facendo rimpiangere il croato. L’apporto di Perisic nell’Inter, però, esulava dai numeri. A parte l’ottimo contributo in zona gol, decisivo, per esempio, con la doppietta in finale di Coppa Italia contro la Juventus, c’era anche altro. Senza di lui, Inzaghi e l’Inter hanno perso un trascinatore e un uomo che in difesa aiutava tantissimo.
Dimarco è fondamentale con la sua qualità tecnica per assist e gol. Il 32 nerazzurro, inoltre, si sta riscoprendo anche leader della squadra, sempre pronto ad incitare i compagni. Per caratteristiche fisiche e atletiche, però, non può fare il lavoro che ha imparato a fare Perisic. Dimarco, infatti, non è in grado di coprire con costanza tutto il campo. In assenza del croato, quindi, si è avvertita l’importanza del suo lavoro sporco. Inzaghi, adesso, per risollevare l’Inter, deve anche trovare la soluzione giusta per sopperire a questa carenza, forse troppo sottovalutata ad inizio anno.