Spesso la competizione con elementi più forti porta ad una crescita personale di alto livello. Una delle metamorfosi più indicative di tutte è quella di Matteo Darmian, arrivato in nerazzurro con la nomea di quello non proprio adatto a questo genere di palcoscenico. L’avventura all’Inter dell’ex Torino e Parma inizia con delle difficoltà lampanti: reduce anche da un’esperienza infelice in Premier League al Manchester United, il giocatore italiano ha scelto di ritrovarsi e di tornare in un campionato a lui molto familiare, la Serie A.

Il rilancio arriva con il Parma e da quel momento Darmian si riprende la scena, vestendo la maglia nerazzurra. Ma la crescita dell’ex Torino coincide esattamente con l’arrivo all’Inter del collega di fascia Denzel Dumfries: con l’olandese inizia una vera e propria staffetta, almeno fino alla partenza di questa nuova stagione. Le sirene di mercato influiscono in maniera negativa sulle prestazioni dell’ex PSV, mentre Darmian risponde concretamente a tutte le chiamate di Simone Inzaghi.
Diventa, inoltre, importante anche l’atteggiamento da equilibratore che l’ex Parma dimostra di avere: schierato nel suo ruolo naturale (sulla fascia destra), Darmian cura maggiormente l’aspetto difensivo rispetto a Dumfries, mostrando però anche una particolare dote negli inserimenti.

Inter, Darmian si prende la titolarità a suon di prestazioni e gol
Corsa, agonismo ed anche gol, Darmian non si fa mancare nulla in questa esperienza nerazzurra. Dalla concretezza, quando è chiamato a difendere, alla capacità di offendere, l’ex Parma si dimostra una vera e propria risorsa per Simone Inzaghi. Il tempismo, inoltre, supporta l’ascesa dell’esterno italiano: il calo di Dumfries, dovuto prima alle numerose voci di mercato che lo davano per partente ed anche alle fatiche compiute nel mondiale in Qatar, è stato evidente e preoccupante per l’Inter.
Nei momenti di profonda difficoltà nerazzurra, Darmian si è anche ritrovato a vestire i panni del goleador, segnando reti pesanti come l’1-0 del primo vantaggio sul Monza in campionato ed anche il gol che è servito per battere l’Atalanta in Coppa Italia. La duttilità è stata la chiave della crescita dell’ex Torino, spesso utilizzato anche nei tre di difesa e che, ad oggi, gli vale la titolarità nell’Inter di Simone Inzaghi. I numeri, infatti, raccontano di un giocatore con 16 presenze negli undici titolari e 4 da subentrato, un elemento di grande affidabilità e di esperienza, disponibile nei confronti della squadra.

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