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L’Inter di Simone Inzaghi ha vissuto una stagione ricca di emozioni e momenti delicati, piacevolmente condita dai trionfi in Coppa Italia e Supercoppa Italiana, ai quali si aggiungono i buoni percorsi sia in Serie A che in Champions League. Dunque fiducia rinnovata per mister Inzaghi, ma per parlare del rendimento del biscione dobbiamo prima illustrare le premesse scaturite dalla rovente estate 2021. Insieme ad Antonio Conte sono partiti Romelu Lukaku e Achraf Hakimi, ai quali si è aggiunto Christian Eriksen per le note vicende di salute, alimentando così i dubbi sulla stagione 2021/22 della beneamata. L’allenatore ex Lazio però, grazie anche agli innesti magistralmente firmati Giuseppe Marotta, è riuscito a cucire un abito tutto nerazzurro e su misura per quella che si è dimostrata una vera pazza Inter , nel bene e nel male. Non potendo puntare su un top player da cifre monstre, la società ha dovuto fare colpi mirati: alla fine dei giochi è lecito affermare che gli acquisti estivi Edin Dzeko, Hakan Calhalanoglu e Denzel Dumfries si sono dimostrati adatti al gioco del nuovo tecnico, nonché ottimi interpreti del suo calcio.
Il sistema di gioco è rimasto lo stesso dell’era Conte, il 3-5-2, ma la mano di Simone Inzaghi si è vista e non poco. Nonostante in fase di possesso sia rimasta invariata la tendenza a verticalizzare e ad accompagnare con tanti uomini (compresi anche i terzi di difesa), da fuori si è percepito uno stile più libertino rispetto al biennio Conte. Maggiori licenze e manovra più coinvolgente rispetto alla precedente Inter, la quale poteva permettersi di gravitare intorno ad un singolo, ovvero il devastante Lukaku. Senza palla invece si è visto un atteggiamento diverso. Aspettare l’avversario è diventato vietato ad Appiano Gentile e con il piacentino si è vista infatti una pressione più alta e la voglia di riconquistare la palla appena persa.
Inter-Napoli 3-2, primo vero atto siglato Inzaghi
L’Inter parte bene ma non benissimo, l’impronta di Simone Inzaghi si nota subito ma i tempi di adattamento presentano un conto salato. Alla 12° giornata di Serie A i nerazzurri sono terzi a quota 25 punti e al primo posto si trovano Milan e Napoli con 32. La partita di cartello della 13° giornata è Inter-Napoli, in programma a San Siro domenica 21 novembre 2021 alle ore 18.00. Per essere a quest’altezza della stagione si tratta già di una gara che vale doppio: in caso di vittoria i partenopei scapperebbero a +10, dunque l’Inter è chiamata a vincere per accorciare sui rivali e sedersi di nuovo al tavolo dello scudetto. I tifosi accorsi al Giuseppe Meazza vengono gelati da Piotr Zielinski che al 17′ buca Samir Handanovic con un destro micidiale dritto sotto la traversa. Lo svantaggio casalingo è l’habitat naturale della pazza Inter che si trova costretta a sfoderare la sua arma preferita, la rimonta. Nicolò Barella e i compagni in maglia nera aumentano i giri trovando il pari al 25′ con Calhanoglu, glaciale dal dischetto, e addirittura il vantaggio con un colpo di testa dell’uomo di queste ore, Ivan Perisic, che al minuto 44′ sfrutta un calcio d’angolo battuto sul primo palo dal solito turco. La palla entra di pochi centimetri, quanto basta ad assegnare una rete dal peso specifico incredibile per la stagione di Inzaghi.
Il secondo tempo vede ancora protagonista l’Inter e Joaquin Correa. L’argentino ripulisce una palla sporca nella sua metà campo e si invola verso la porta di David Ospina, punta la difesa percorrendo 60 metri palla al piede prima di servire l’assist a Lautaro Martìnez. Il connazionale si sistema la palla sul destro con il primo controllo e fa partire un tiro a filo d’erba sul palo lontano. 3-1 e tripudio nerazzurro. Il Napoli di Luciano Spalletti quest’anno ha avuto tante frecce a disposizione del suo arco e al 75′ si permette il lusso di far entrare Dries Mertens. Il miglior marcatore della storia azzurra impiega solo 4 minuti a segnare il gol del 2-3 con un destro da 25 metri che si deposita all’incrocio. Pazza Inter sia nel bene che nel male ed ecco che gli ultimi minuti sono agonia totale, con gli ospiti alla caccia del pareggio che varrebbe come una vittoria. Al 91′ il massimo momento di tensione: Giovanni Di Lorenzo trova Mario Rui con un cross dalla destra e il terzino portoghese colpisce di testa. Handanovic, non con il suo intervento migliore, riesce a trovare la palla che si impenna e spinta da tutta la Milano nerazzurra colpisce la traversa, prima di depositarsi sulla parte superiore della rete. Il triplice fischio è accompagnato da un boato. È stata questa la prima vittoria veramente decisiva di Simone Inzaghi, che con i 3 punti si è rilanciato in corsa per il titolo. Il successivo filotto positivo verrà interrotto solo con la clamorosa sconfitta nel derby di campionato contro il Milan, spartiacque (negativo) della stagione, dato che ha dato il via ad una serie di risultati compromettenti in ottica scudetto.
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Inter-Juventus 2-1, primo trofeo della nuova era
Con la vittoria della Supercoppa Italiana è arrivato il primo trofeo dell’Inter targata Simone Inzaghi. Ancora a San Siro, ancora in rimonta, i nerazzurri sconfiggono la Juventus beffandola al 120′ con un gol di Alexis Sanchèz, aggiudicandosi il primo titolo stagionale ai danni di una storica rivale. Forse il momento più alto della stagione interista, considerando che al 12 gennaio 2022, giorno della finale, l’Inter poteva vantare il primo posto in Serie A a +1 sui cugini del Milan e la qualificazione agli ottavi di Champions League dopo 10 anni di assenza. La trama della partita ha mostrato la cultura delle due squadre. La Juventus di Massimiliano Allegri ha giocato la consueta gara di attesa, tenendo poco il pallone e proiettandosi raramente in attacco, esclusivamente in contropiede. È stata l’Inter a tenere le redini del gioco, registrando il 63% di possesso e 23 tiri in porta. Al calcio però non piacciono le statistiche e infatti i bianconeri vanno sull’1-0 con l’inserimento vincente di Weston McKennie.
Il pubblico di San Siro viene gelato ancora una volta e Inzaghi si deve tirar su le maniche per guidare i suoi alla rimonta: l’Inter deve impazzire di nuovo. Il pareggio non tarda ad arrivare con Lautaro Martìnez che trasforma il rigore dell’1-1. La Juventus resiste alla pressione dell’Inter che non riesce a sfondare e al 120′ sembrano ormai tutti rassegnati ai calci di rigori. In realtà non proprio tutti. Cross dalla sinistra di Federico Dimarco, facile da leggere per Alex Sandro. Il brasiliano non respinge di testa e tenta un improbabile stop di petto che diventa difatti un assist per Matteo Darmian, pronto ad approfittare dell’errore avversario. La palla vagante viene raccolta da Alexis Sanchèz che appoggia in rete da pochi metri. Il gol del 2-1 combacia con il triplice fischio e tra gli spalti scoppia il pandemonio. Il Niño Maravilla timbra così un epilogo da cinema, definito dallo stesso Giuseppe Marotta un vero e proprio caso unico. L’amministratore delegato dell’Inter ha parlato così ai microfoni di DAZN: “Il gol più importante della mia carriera da dirigente? Sicuramente è quello di Sanchèz. Fai gol, vinci. Nel mio modesto palmares è quello che ha lasciato un emblema più forte”.
Inter-Milan 3-0, il quarto derby è quello buono
Due pareggi e una sconfitta: questo lo score ottenuto dall’Inter di Simone Inzaghi nelle stracittadine precedenti a questo quarto derby, valido come semifinale di ritorno di Coppa Italia. I nerazzurri arrivano all’appuntamento dopo un brutto 0-0 maturato “in trasferta” nella gara di andata, ovviamente giocata sempre a San Siro. Il risultato favorisce il Milan, che con un pareggio volerebbe in finale contro Fiorentina o Juventus. L’Inter è consapevole di poter cambiare ulteriormente marcia nella sua stagione, davanti al suo pubblico, con un posto in finale in palio. La vittoria porterebbe il morale alle stelle in vista del recupero (dimostratosi poi fatale) della 20° giornata di Serie A contro il Bologna in programma il 27 aprile, decisivo per passare da -2 a +1 sui cugini rossoneri. I nerazzurri in campo impiegano solo 4 minuti per far esultare quelli sugli spalti: Pierre Kalulu abbocca al contro movimento di Lautaro Martìnez, che con un passo finta di attaccare il secondo palo e si crea invece uno spazio all’altezza del dischetto. Il bello deve ancora venire, perché il cross a mezza altezza di Matteo Darmian è tutt’altro che semplice da trasformare in rete con il destro. El toro non ha di questi problemi e con una volèe rabbiosa ed elegante allo stesso tempo buca i guantoni di Mike Maignan. Samir Handanovic e la sua difesa proteggono l’1-0 e al resto ci pensa ancora il numero 10, stavolta aiutato da Joaquìn Correa. Come in quel famoso Inter-Napoli, Inzaghi ha scelto di affidarsi al tandem argentino e il secondo gol viene segnato a ritmo di tango. El tucu danza sulla trequarti avversaria, punta e supera il solito Kalulu (serataccia) imbucando per il movimento del compagno di nazionale. Tocco sotto beffardo, 2-0 al 40′ e doppietta di Martìnez.
Il secondo tempo dice bene all’Inter, favorito da un episodio dubbio. Dopo un calcio d’angolo, Ismael Bennacer raccoglie la respinta della difesa interista e con il sinistro trova l’angolino alla destra del portiere. Sarebbe il gol del 2-1, se il VAR non lo annullasse per fuorigioco. Secondo i collaboratori di Mariani, la visione di Handanovic sarebbe stata occultata dalla posizione di Kalulu (stavolta incolpevole, tenta addirittura di uscire dalla visuale di tiro). Il pericolo è scampato e i 75.000 del Meazza esultano come fosse un gol. È questo lo spartiacque della partita, che viaggia tranquilla fino all’82’. L’instancabile Marcelo Brozovic si inserisce e riceve da Arturo Vidal. Il croato, giunto sul fondo, trova sul secondo palo Robin Gosens che entra in porta con il pallone siglando il definitivo 3-0. Il tedesco segna la sua prima rete in maglia nerazzurra con un’azione in stile Atalanta, sua ex squadra, inserendosi in area e ricevendo sul palo lontano. L’Inter raggiunge così la finale Coppa Italia dopo 11 anni dall’ultima volta. Sfiderà e batterà nuovamente la Juventus per 4-2, aggiudicandosi il secondo trofeo della stagione grazie ai gol di Barella, Calhanoglu e alla doppietta dello scatenato Perisic.