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C’è un vizio tremendamente italico nel nostro calcio: siamo abituati ad affibbiare etichette, spade di Damocle destinate a durare tutta la vita nel bene e nel male. Difendiamo l’indifendibile, pur di non venire meno a certi abusati cliché.
E’ il caso di Simone Inzaghi, forse (dopo Pioli) il tecnico più sottovalutato del nostro calcio. A dispetto di gioco, risultati e carisma. Eh si perché Simo è uno che si fa amare dai suoi giocatori, chiedere notizie ai vari Immobile, Luis Alberto, Correa. Solo tre dei cento nomi che potrei farvi. Eppure solo quest’anno la stampa sportiva italiana sembra aver scoperto la sua atavica bravura, mai del tutto sottolineata ai tempi della Lazio, forse per motivi di tiratura o audience. Certo, allenare l’Inter ti da’ sempre maggior visibilità. Ma le big del nord sono anche un’arma a doppio taglio. Perché quando le cose vanno male il botto è fragoroso e può anche distruggere una carriera.
Chiedere notizie ai vari Orrico,Terim, Pirlo e Maifredi: si sono bruciati come un certo Icaro, non appena si sono avvicinati al sole del regno di Eupalla.

Molti opinionisti avevano preconizzato identica sorte a Inzaghi Junior, abbagliati dall’addio di Conte e dalle cessioni di Lukaku e Hakimi. Il piacentino invece non si è perso d’animo e insieme a Marotta e Ausilio (due dirigenti di grandissimo spessore) ha costruito una nuova grande Inter. Questa però il turno di Champions l’ha superato e molto probabilmente ha tutte le carte per bissare il tricolore (Pioli, Spallettone e Gasperini autorizzati a fare gli scongiuri). Va poi aggiunto che questa squadra gioca anche un bellissimo calcio, avendo un collettivo organizzato pur non avendo dioscuri in formazione. Un football meno verticale e difensivo, più europeo, se mi passate il termine.
Cose che Simone aveva già dimostrato nella capitale. Nell’anno della pandemia avrebbe vinto lo scudetto se il campionato non si fosse fermato. La sua Lazio esprimeva un gioco sublime, a dispetto delle qualità dei singoli calciatori. Forti (sia chiaro) ma non superiori, singolarmente, alle rose di Juve, Inter, Roma e Napoli.

Era il calcio del suo nocchiero che rendeva più forti alcuni interpreti. Negli anni di dominio bianconero (Lotito non aveva il fatturato della Juve) i biancocelesti si sono accaparrati diverse coppe. Il Napoli prima, la Juve poi, in epoche diverse avevano fatto un pensierino, flirtando con il trainer emiliano, sempre bocciato al momento del dunque. E la stessa inter marottiana prima di assumere Simone, ha atteso invano Massimiliano Allegri. A bocce ferme i dirigenti nerazzurri staranno ringraziando Sant’Ambrogio. Simone Inzaghi è il miglior tecnico del nostro campionato e non da oggi. L’Inter farà bene a blindarlo fino al 2025 (se ne parla in questi giorni) perché uno così fai presto a perderlo. Gli estimatori aumentano a vista d’occhio, anche fuori dallo stivale. Simone colleziona idee e titoli. A volte un vincitore (affermava Mandela) è semplicemente un sognatore che non ha mai mollato.