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La sconfitta di Coppa Italia ha sancito la fine di un’era in casa Juventus, dato che questa stagione verrà conclusa con zero titoli. Il tecnico Massimiliano Allegri non solleverà nessun trofeo al termine della stagione, un’immagine simbolo dei suo precedente ciclo. L’annata della Vecchia Signora non ha rispettato le aspettative e gli obiettivi prefissati con l’innesto del tecnico livornese. La finale contro l’Inter è stata la sintesi dell’annata juventina, con la caduta nel solito tranello, piena di difficoltà, in balia degli episodi. Anche la figura del mister ha trasmesso poco tranquillità, con vari scatti di ira nel corso della ripresa. Prima di giudicare il rendimento stagionale, facciamo un passo indietro, con uno sguardo alla stagione di Pirlo per comprendere le scelte compiute ai vertici della società. La striscia di nove Scudetti di fila si interrompe con l’ex centrocampista in carico, incapace di conquistare il decimo, ma in grado di raccogliere comunque due diversi trionfi: la Supercoppa Italiana e la Coppa Italia.
Il Maestro era alla prima esperienza in questo ruolo e ha commesso svariati errori. Allo stesso tempo, è cresciuto nel percorso e il finale di stagione sembrava condurre verso una sua permanenza, data la crescita della squadra, la quale cominciava a comprendere i dettami tattici del suo allenatore. In realtà, il suo operato non è stato giudicato dalla dirigenza positivamente, soprattutto per il suo cammino in campionato e in Champions League. I bianconeri raggiunsero il quarto posto all’ultimo turno di Serie A grazie al pareggio del Napoli e vennero eliminati in Europa dal Porto, un altro fallimento dopo quello di Lione. Così il presidente della Vecchia Signora, Andrea Agnelli ha deciso di riconsegnare le chiavi ad un suo fedelissimo: Massimiliano Allegri. Il messaggio era chiaro a tutti: l’obiettivo era ritornare a vincere, almeno a lottare per il titolo.
Intrappolati nel passato
La Juventus ha dunque deciso di intraprendere un nuovo ciclo con Massimiliano Allegri, il quale si è messo pure lui in gioco con il suo rientro a Torino. Infatti, il tecnico livornese ha dovuto fare i conti con un compito diverso dalle sue solite abitudini, dovendo fornire le basi per gli anni a venire. Invece in quello precedente, ha sfruttato l’ottimo operato di Antonio Conte. In quel caso non doveva costruire nulla da zero ed aveva a disposizione una rosa più attrezzata. L’allenatore toscano ha rappresentato per la società piemontese una sorta di comfort zone a cui affidarsi per un ritorno ai vertici della Serie A. Ma non si è rivelato essere ciò nel corso della stagione, perché si sono riscontrate parecchie insidie ed imprevisti in campionato, costringendolo ad una rimonta per conquistare un posto in Champions League.
Ciò che lascia a desiderare in casa Juventus è il legame con il passato, a cui si ispira, quasi fosse l’unica chiave per vincere di nuovo. Nella serata di mercoledì, subito dopo la rete dell’attaccante classe 2000 Vlahovic, Allegri ha inserito Bonucci, componendo il trio difensivo insieme a Chiellini e de Ligt. Ciò ha ricordato quella identica mossa usata con Barzagli negli anni d’oro, per cercare di proteggere il risultato. La BBC ha costituito le fondamenta di quei numerosi successi, regalando parecchie gioie ai tifosi bianconeri, però è tempo di slegarsi dai quei ricordi, perché siamo entrati in una fase di evoluzione del calcio. Il gioco espresso “sa di muffa” come ha ribadito il noto giornalista Andrea Bosco per via di idee calcistiche obsolete, vincenti nel primo ciclo di Allegri, meno allo stato attuale. Un paradosso per un club, il cui nome vuol dire in latino gioventù, ma sembra rimasto indietro con il tempo.
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Difatti, questo atteggiamento passivo non ha ancora una volta pagato, perché non è più quella squadra, in grado di soffrire, di non concedere nulla all’avversario. C’è da ammettere che i bianconeri sono stati penalizzati anche per una decisione sbagliata da parte dell’arbitro nel caso del primo rigore. Invece di spingere sull’acceleratore e cercare il terzo gol, il tecnico Allegri ha arretrato il baricentro della squadra, rimanendo schiacciata nella propria area di rigore e portandosi l’avversario in casa. L’Inter, in netta difficoltà nel secondo tempo, è ritornata in vita per via di questa scelta tattica. Sembra quasi una ricerca continua di quei concetti ripetuti ossessivamente in conferenza stampa dal mister ex Milan: il piacere di difendere e la sofferenza.
Questo genere di approccio attendista non dipende dal livello dell’avversario, ma è una costanza in ogni partita. Questo sistema tattico non si sposa con le caratteristiche dei giocatori a disposizione, che si fanno preferire quando si gioca con un atteggiamento propositivo. D’altronde è ora di sfatare questo falso di mito della ritrovata solidità difensiva della Juventus, dato che i gol subiti in stagioni sono 51, non pochi. L’ingresso dello spagnolo Alvaro Morata aveva cambiato in meglio la prestazione di Madama, dando un volto offensivo, che ha portato i suoi frutti con la rimonta ad inizio ripresa. Il passo indietro ci ha ridato la versione inorridita dei bianconeri, che convince davvero poco se si guarda al futuro. In ultima istanza, le migliori partite stagionali della Vecchia Signora sono quelle contro lo Zenit e la Sampdoria, in cui la squadra ha continuato ad attaccare, senza speculare con l’avversario. Ma si è tratta solo di speciali eccezioni.
Qual è la vera identità della Juventus?
Assistendo ai match della Juventus, la domanda sorge spontanea: qual è la sua vera identità? Nella disfatta in casa contro l’Empoli, il capitano Giorgio Chiellini disse ad Allegri: “Non è squadra”, evidenziando la principale problematica della Vecchia Signora, autrice di una pessima partenza in campionato. Se si osservano i progressi del Milan, si nota la presenza di una precisa idea di gioco, dove tutti i componenti della rosa sono coinvolti. E per questa ragione, i rossoneri sono ad un passo dallo Scudetto. Non vincere nessun trofeo all’inizio di un nuovo ciclo può capitare, non è un dramma, ma la situazione degenera nel momento in cui non si rende visibile nessuna impronta in vista della successiva stagione.
Ciò lascia qualche perplessità sull’operato di Allegri nell’arco di questa annata. Vari giocatori faticano a mettere in mostra le loro vere qualità, ad imporsi e avere continuità di rendimento. Vlahovic e compagni giocano spesso a passo compassato, con un giro palla lento e prevedibile. Non è un caso che il club sia solo nono nella classifica dei gol fatti in campionato, manifesto di questa difficoltà nella fluidità di gioco. Neanche l’arrivo della giovane punta serba ha permesso di fare dei passi in avanti da questo punto di vista. Rispetto all’annata precedente, non si è evidenziato nessun miglioramento nei giovani a disposizione, a cui non viene fornita spesso nemmeno sufficiente fiducia. Quante volte Allegri ha giustificato le prestazioni mediocri, assumendo l’inesperienza come alibi. Ciò sottolinea un’altra discrepanza all’interno del club piemontese dato che la dirigenza ha dettato di seguire la linea verde nella sessione di calciomercato. Invece il mister livornese preferirebbe puntare su profili già pronti. Comunque anche elementi esperti della rosa sono offerto prestazioni al di sotto delle aspettative, a partire da Danilo, mentre l’unico lavoro degno di nota è stato il recupero di Szczesny, il cui inizio di stagione è stato peggio di un film horror.
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A ciò si aggiungono altri fattori, che potrebbero influenzare in negativo il cammino della Vecchia Signora come gli addii di Chiellini e Dybala. Non sarà semplice sostituire questi due profili. Il primo ha fatto intravedere ieri di essere uno dei difensori migliori se è in forma, guidando superbamente il reparto arretrato. Purtroppo per il difensore italiano, la condizione fisica è venuta sempre meno a causa di parecchi infortuni muscolari. Dall’altra, la Joya rappresenta il giocatore migliore a livello tecnico della rosa, l’unico che dà imprevedibilità al gioco monotono dei bianconeri insieme a Cuadrado. Per tale ragione, sarà importante acquistare il giusto erede nel corso della campagna acquisti estiva perché un’evidente lacuna della rosa è la mancanza di leader tecnici, sia in attacco sia a centrocampo.
Questi punti interrogativi, queste questioni ancora aperte non sono i giusti presupposti per presentarsi pronti ai nastri di partenza del prossimo campionato. Il materiale a disposizione non è eccezionale in tutti i ruoli, ma si può e deve fare meglio di così. Le uniche certezze sono Szczesny, De Ligt, Vlahovic e Mckennie, i principali punti di riferimento su cui basarsi per costruire la futura rosa. Non viene incluso Chiesa per via del grave infortunio al ginocchio, per cui è difficile sbilanciarsi sul suo possibile rendimento. Certamente servirà un cambio di rotta per ripartire più forte di prima, cosi come maggiore umiltà, professionalità e voglia di vincere per vedere la luce in fondo al tunnel.