Juventus, da Boniperti a Higuain: i migliori numeri 9 della storia bianconera

La storia dei più grandi numeri 9 che hanno vestito la maglia della Juventus: da Giampiero Boniperti fino a Gonzalo Higuain

Lorenzo Ferrai
19 Min Read

Il calcio è uno sport di squadra, in cui conta il collettivo. In un team come la Juventus, a maggior ragione, poiché i bianconeri incarnano più di chiunque altro l’immagine dello spirito del gruppo. Esiste però una maglia che è il sogno di ogni ragazzino che desideri diventare calciatore. Tale casacca è quella con il numero 9 stampato sulle spalle. Essa rappresenta la punta, il terminale offensivo, colui che si incarica di concretizzare tutto il lavoro della squadra. Il centravanti si prende sulle spalle l’onore e l’onere di decidere molto spesso le sorti di una partita. Attualmente il numero 9 della Juventus è Dusan Vlahovic, attaccante serbo di 22 anni che ha il compito di condurre la Vecchia Signora alla riconquista dell’Italia. Ma soprattutto di onorare una casacca che in passato è stata indossata da grandi campioni che hanno lasciato un segno indelebile nella storia bianconera.

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Giampiero Boniperti, bandiera della Juventus
Giampiero Boniperti, attaccante della Juventus

Giampiero Boniperti, la Juventus in persona

Dei numeri 9 che hanno vestito la maglia della Juventus, senza dubbio Giampiero Boniperti è il più rappresentativo, lo stile Juve in persona. Nativo di Barengo, un piccolo comune nelle vicinanze di Novara, approda in maglia bianconera all’età di diciott’anni. La Juventus è allenata da Renato Cesarini, il quale lo lancia titolare verso fine stagione in modo tale da gettare le basi per quella successiva. L’annata 1947/48 è quella dell’esplosione, poiché Boniperti si aggiudica lo scettro di capocannoniere con 27 centri, davanti ai mostri sacri del Grande Torino campione d’Italia, Valentino Mazzola e Guglielmo Gabetto. Nonostante l’altezza non elevatissima, Giampiero dimostra una grande propensione verso i colpi di testa, oltre ad avere l’abilità di saper calciare con entrambi i piedi. Difatti raggiunge i 100 gol in Serie A prima di compiere ventiquattro anni.

Un’altra caratteristica di Boniperti sono i suoi peculiari boccoli biondi, per cui viene soprannominato Marisa dagli avversari. Con la Vecchia Signora conquista i campionati del 1949/50 e del 1951/52, prima che l’esplosione di Milan e Inter condanni la Juventus a un ruolo di secondo piano nel campionato italiano. La svolta avviene nel 1957, quando il numero uno juventino Umberto Agnelli acquista John Charles e Omar Sivori. A partire da questo momento, Boniperti arretra il proprio raggio d’azione calandosi nel ruolo di mezzala di regia. Boniperti, Charles e Sivori vanno a formare il Trio Magico, in cui Marisa è il direttore d’orchestra, incaricato di fornire gli assist ai due attaccanti. Dopo altri tre scudetti e due Coppe Italia, Boniperti appende le scarpe al chiodo nel 1961. Rimane il miglior marcatore bianconero per circa mezzo secolo, finché non viene superato da Alessandro Del Piero.

Boniperti Del Piero
Boniperti, Del Piero e la panchina di Corso Re Umberto

La sua avventura con la Juventus, passa poi dal campo all’ufficio. Fidato amico dell’Avvocato Gianni Agnelli, nel 1971 assume la presidenza della Juventus, una squadra che dopo i bui anni 60′ post Trio Magico, tenta di ripartire e tornare grande in Italia. In diciannove anni, il presidentissimo bianconero vincerà tutto, ottenendo diciotto trofei e l’agognata Coppa dei Campioni nel 1985. Sotto la guida di Boniperti, alla Juve approdano grandi campioni come Zoff, Scirea, Platini grazie ai quali la Vecchia Signora riscrive la storia del calcio italiano e mondiale. Dopo Calciopoli, viene nominato presidente onorario del club, presiedendo l’inaugurazione dello Juventus Stadium e assistendo ai trionfi della Juventus di Andrea Agnelli. Mantiene la carica fino alla morte, avvenuta il 18 giugno 2021. Boniperti è stato parte integrante nella storia della Juventus, come disse anche lui stesso: “La Juventus non è soltanto la squadra del mio cuore. È il mio cuore.

John Charles (Juventus)
John Charles (Juventus)

John Charles, il Gigante Buono nella Juventus del Trio Magico

Il gallese John Charles è stato un giocatore che meglio incarnava l’immagine del classico numero 9: forte fisicamente, abile nel gioco aereo ma anche dotato di grande tecnica. Allo stesso tempo generoso ed estremamente corretto, tanto da non essere mai stato ammonito o espulso, caratteristica che gli fa guadagnare l’appellativo di Gigante Buono. Charles ha militato nella Juventus della famiglia Agnelli a cavallo fra gli anni ’50 e ’60, periodo in cui Madama, assieme al gallese, vanta i due fuoriclasse Omar Sivori e Giampiero Boniperti. I tre vanno a formare il Trio Magico, trascinando i bianconeri alla conquista di tre campionati e due Coppe Italia in quattro stagioni. In questa squadra, John Charles domina l’area di rigore avversaria, per capitalizzare i palloni che gli giungono dai cervelli Boniperti e Sivori. Ma il Gigante Buono sa anche aprire gli spazi per gli inserimenti dei propri compagni.

John Charles, Omar Sivori, Gianpiero Boniperti
John Charles, Omar Sivori, Giampiero Boniperti

John Charles approda in bianconero nel 1957, assieme all’argentino Omar Sivori. Con Giampiero Boniperti in cabina di regia, la triade è pronta a stupire il calcio italiano e riportare Madama sul tetto d’Italia dopo sei anni di astinenza. Detto fatto, la Juventus conquista il suo decimo scudetto e Charles si laurea capocannoniere con 28 reti, mentre Sivori ne firma 22. Se King John -come lo chiamavano ai tempi del Leeds– è pacato in ogni situazione, Omar è l’esatto opposto. Durante una serata a Viareggio, Charles si esibisce in una performance canora. Alcuni ragazzi un po’ brilli lo fischiano, Sivori perde le staffe e si accende una rissa che viene sedata dallo stesso Charles. Perché il Gigante Buono è anche un fratello maggiore per Omar. Durante un JuventusSampdoria, il gallese arriva perfino a tirare uno schiaffo a Sivori nel tentativo di rabbonirlo.

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Se la stagione 1957/58 conduce la Vecchia Signora alla conquista dello scudetto, quella successiva non è altrettanto fortunata. La Juventus esce prematuramente in Europa e arriva quarta in campionato, pur conquistando la Coppa Italia. King John arriva terzo nella classifica finale del pallone d’oro, la posizione più alta mai raggiunta da un giocatore gallese. Le due annate successive portano a Torino altri due scudetti e una Coppa Italia. In vetrina ci sono sempre loro, John Charles e Omar Sivori, forse i primi veri gemelli del gol nella storia della Serie A. Il Gigante Buono dice addio alla Vecchia Signora nel 1962, per tornare in patria. Con la Juventus totalizza 105 gol in 182 apparizioni, lasciando un ricordo indelebile nel cuore dei tifosi bianconeri. Charles viene inserito nella Hall of Fame del calcio inglese, nonché miglior giocatore gallese nel mezzo secolo 1954-2004, anno in cui si spegne, all’età di settantadue anni.

Pietro Anastasi
Pietro Anastasi

Pietro Anastasi, Pietruzzu: dalla Sicilia alla Juventus

A cavallo fra gli anni ’60 e ’70’ il tifo per la Juventus si espande in tutta Italia, complici anche i tanti acquisti effettuati dalla società che coinvolgevano perlopiù giocatori provenienti dal Mezzogiorno. Il primo giocatore a rappresentare tale migrazione è Pietro Anastasi, catanese di nascita arrivato alla Juventus all’età di vent’anni, dopo due stagione al Varese. Al contrario del Gigante Buono John Charles, suo idolo e punto di riferimento, il siciliano non ha nel fisico il proprio punto di forza. “Ha più estro che tecnica” scrisse di lui il giornalista Vladimiro Caminiti. Infatti le sue armi migliori sono la rapidità e l’imprevedibilità grazie alle quali Anastasi si afferma come il bomber della Juventus. Pietruzzu è un attaccante generoso, gioca con il numero nove ma fondamentalmente è un tuttofare, adora svariare sull’intero fronte offensivo per non dare punti di riferimento ai difensori avversari.

Leggi anche: Juventus, la fine dell’era Agnelli: dai 9 scudetti a CR7 e la Superlega

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Quello fra Pietruzzu e la Juventus è una sorta di amore tormentato. Ma il popolo juventino gli riconosce l’amore incondizionato e gli dedica uno striscione che recita “Anastasi, il Pelé Bianco“. Il siciliano si aggiudica lo scudetto del 1971/72, quando si carica sulle spalle la squadra dopo la tubercolosi che colpisce Roberto Bettega per più di metà stagione. Anastasi acquisisce i gradi di capitano della Juventus nella stagione 1974/75. Ma in questo periodo inizia a incrinarsi irrimediabilmente il rapporto con il tecnico Carlo Parola, fino a precipitare nella stagione successiva. Nell’estate 1976 viene coinvolto nell’operazione di mercato fra Juventus e Inter, che porta Roberto Boninsegna in bianconero. Anastasi lascia la Juve dopo tre scudetti conquistati e 130 gol messi a referto in 303 presenze. Nel 2011 viene inserito nella Walk of Fame allo Juventus Stadium.

Bettega, Juventus
Bettega, Juventus

Roberto Bettega, Bobby gol nella Juventus di Trapattoni

Chi è titolare in pianta stabile durante gli anni ’70 nella Juventus è Roberto Bettega, meglio noto come Bobby gol. Nato a Torino da famiglia veneta, Bettega entra nel mondo Juve all’età di undici anni. Ancora diciottenne, viene mandato in prestito al Varese nel campionato cadetto, in cui realizza tredici reti. Dopo un anno in Serie B, torna alla Juventus in cui diviene un punto cardine nel ricambio generazionale attuato dal neopresidente bianconero Boniperti. Bobby prende in mano le redini dell’attacco in coppia con Anastasi. Nell’annata 1971/72 è autore di una straordinaria doppietta contro il Milan, un gol di tacco e uno di testa, quello che diviene il suo marchio di fabbrica. La sua ascesa si interrompe bruscamente a causa di un principio di tubercolosi che lo colpisce nel gennaio del 1972. Rientra a pieno regime l’anno successivo, contribuendo alla vittoria del campionato 1972/73.

Nel 1976/77 sulla panchina torinese arriva un giovane Giovanni Trapattoni, oltre allo scambio BoninsegnaAnastasi. Per Bettega è probabilmente la migliore stagione della sua carriera. Sigla 23 gol -17 in campionato- e conduce la Juventus ad aggiudicarsi lo scudetto e la Coppa Uefa, il primo trofeo internazionale nella storia bianconera. Con il passare delle stagioni, Bobby gol arretra il proprio raggio d’azione, trasformandosi dapprima in attaccante di manovra e successivamente in regista offensivo, pur mantenendo delle ottime medie realizzative. Chiude la propria avventura alla Juventus nel 1983, lasciando strada alla nuova Juve di Platini. Con la Vecchia Signora ha realizzato 179 reti in 490 apparizioni, terzo nella classifica all-time dietro solo ai mostri sacri Del Piero e Boniperti, vincendo ben sette scudetti, una Coppa Italia e una Coppa Uefa.

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Paolo Rossi, Juventus
Paolo Rossi, Juventus

Paolo Rossi, Pablito: dalla Nazionale alla Juventus

Nel 1980 il mondo del pallone viene sconvolto dallo scandalo calcio scommesse conosciuto come Totonero, in cui vengono alla luce molte partite truccate di Serie A e B. Scatta la squalifica per molti calciatori, fra cui Paolo Rossi, allora in forza al Perugia. A soli vent’anni era esploso nella Lanerossi Vicenza, trascinandola in due anni dalla Serie B alla seconda posizione in Serie A nell’annata 1977/78, exploit che gli era valso la convocazione al Mondiale tenutosi in Argentina nel 1978. In virtù delle ottime prestazioni offerte durante la competizione, si era guadagnato il soprannome di Pablito. L’allenatore della Juventus Trapattoni rimane ammaliato da questo ragazzo. Un fisico tutt’altro che scultoreo ma straordinariamente elegante, incredibilmente rapido e glaciale davanti alla porta. La Vecchia Signora lo acquista nel 1981.

Nonostante i due anni trascorsi lontano dai campi, la Juventus lo fa esordire nelle ultime tre sfide della stagione 1981/82, conquistando poi il suo ventesimo scudetto. Rossi partecipa in seguito al Mondiale del 1982, in cui è grande protagonista rifilando una leggendaria tripletta al Brasile e trascinando l’Italia di Enzo Bearzot alla conquista del titolo contro la Germania Ovest. A fine anno Pablito conquista anche il pallone d’oro. Con la Juventus in qualità di centravanti titolare, si aggiudica anche lo scudetto 1984/85, la Coppa delle Coppe e la Coppa dei Campioni nella tragica notte dell’Heysel. Nonostante l’apporto fornito alla causa bianconera, il suo rapporto con la tifoseria si rivela difficoltoso, probabilmente perché -come affermerà lo stesso Pablito– dopo la conquista del Mondiale ’82, Rossi era andato da Boniperti a chiedergli un aumento di stipendio ottenendo un secco rifiuto dal presidente juventino, che lo cederà tre anni dopo.

Vialli alla Juventus
Vialli alla Juventus

Gianluca Vialli, il capitano dell’ultima Champions League della Juventus

Autore di tante battaglie in campo, ma soprattutto fuori, conducendo un’aspra battaglia contro un tumore al pancreas diagnosticatogli nel 2017. Gianluca Vialli è nel cuore di tutti gli appassionati di calcio per la sua straordinaria forza d’animo e il grande carattere. Attaccante completo, dotato di dinamismo e resistenza fisica, oltre che di un’ottima tecnica individuale. Autore di numerose reti in acrobazia, è stato ribattezzato Stradivialli da Gianni Brera. Dopo lo scudetto ottenuto con la Sampdoria, formando il tandem offensivo con l’amico di sempre Roberto Mancini, approda alla Juve nell’estate del 1992. La squadra di Trapattoni è in ricostruzione dopo alcune annate opache. Ma la Juventus può contare sul proprio fuoriclasse Roberto Baggio e su ragazzi in rampa di lancio quali Peruzzi, Conte e Ravanelli. Assieme a quest’ultimo, Vialli va a completare il tridente offensivo che comprende anche il Divin Codino.

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Il primo biennio si rivela complicato per Vialli, fra problemi fisici e di ambientamento anche tattici, costretto com’è a continui ripiegamenti difensivi. Con l’avvento di Marcello Lippi in panchina, Stradivialli diventa il leader della Juventus, acquisendone i gradi di capitano. Complici i continui infortuni patiti da Baggio, nell’attacco bianconero si mette in mostra anche un ragazzino di nome Alessandro Del Piero. La nuova Juventus è un’autentica macchina da gol e nella stagione 1994/95 coglie il double scudetto e Coppa Italia. L’annata successiva è quella della gloria per Madama. Vialli e Del Piero trascinano la Juventus alla finale di Champions League contro l’Ajax, dove i bianconeri trionfano ai calci di rigore. Gianluca può finalmente alzare, da capitano, quella coppa sfuggitagli con la Sampdoria nel 1992, alla sua ultima apparizione con la maglia bianconera, prima di trasferirsi in Inghilterra.

Higuain Inter Juventus
Higuain ai tempi della Juventus

Gonzalo Higuain, El Pipita nella Juventus di Allegri

Il fútbol regala tante storie d’amore, di qualunque tipo. Ma in uno sport dove il fine ultimo è la vittoria, si assiste spesso a dei clamorosi colpi di scena. Il calcio ha anche questa capacità: rendere possibile e concreto ciò che un attimo prima pareva impossibile. Nell’estate 2016 la Juventus di Massimiliano Allegri ha appena conseguito il suo quinto scudetto di fila, il 32°, al termine di una incredibile rimonta sul Napoli. Per Madama giunge il momento di puntare al bersaglio grosso, la Champions League. I piemontesi sono alla ricerca di un attaccante e la scelta ricade su Gonzalo Higuain, centravanti del Napoli, reduce dal record di gol in una singola stagione di Serie A, ben 36. L’argentino è il profilo ideale per completare il reparto offensivo bianconero. La Juventus a fine luglio paga la clausola da 90 milioni di euro al Napoli e El Pipita sbarca a Torino.

Higuain è un attaccante completo, spietato in area di rigore, tecnico e in grado di fornire assist ai propri compagni. Dopo un periodo di rodaggio, Allegri passa al 4-2-3-1, con El Pipita terminale offensivo. Madama inizia a inanellare ottime prestazioni anche in Europa, perdendo solo l’atto finale contro il Real Madrid del fenomeno portoghese Cristiano Ronaldo. In Italia la Vecchia Signora coglie il sesto scudetto di fila migliorando il record della Juventus del Quinquennio. Higuain sigla 32 gol in tutte le competizioni. Nell’annata successiva El Pipita veste perlopiù i panni dell’uomo-squadra. Segna di meno ma mette la firma nelle trasferte cruciali contro Napoli e Inter, risultando quindi decisivo nella conquista del 34° tricolore per i bianconeri. Dopo una parentesi divisa fra Milan e Chelsea, rientra in bianconero senza lasciare il segno, abbandonando definitivamente la Juventus nel 2020.

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