Juventus, da Cabrini a Chiellini: i grandi numeri 3 bianconeri

La storia dei più grandi numeri 3 che hanno vestito la maglia della Juventus: da Antonio Cabrini a Giorgio Chiellini

Lorenzo Ferrai
26 Min Read

Per svariati decenni, nel mondo del calcio la numerazione non è stata fissa. I titolari scendevano in campo con le maglie dall’1 all’11. La casacca con il 3 sulle spalle è stata sempre indossata dai terzini sinistri, cosiddetti di spinta. Al contrario dei colleghi della fascia destra, essi si sono contraddistinti per la loro propensione offensiva, che li trasformava inevitabilmente in ali aggiunte. Mentre il terzino destro forniva equilibrio e restava a copertura della linea arretrata, il numero 3 si occupava di supportare la manovra e di creare superiorità numerica con le continue folate in avanti. Senza però tralasciare la mansione originale. Proteggere la propria area di rigore. Tutto questo descrive il numero 3. Il numero perfetto. Quello di coloro che sanno difendere ma che attaccano con la medesima qualità. E senza perdere lucidità. Nella Juventus, società dalla grande tradizione di portieri, vari giocatori hanno legato indissolubilmente il proprio nome a quella maglia.

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Cuccureddu, Juventus
Cuccureddu, Juventus

Antonello Cuccureddu, dalla Sardegna alla Juventus

Un ragazzo nato in Sardegna, ad Alghero. Ed emigrato lontano dalla propria terra a nemmeno vent’anni, per inseguire il proprio sogno. Il primo sardo a vestire la maglia della Nazionale italiana. Antonello Cuccureddu, classe 1949, muove i suoi primi passi da professionista con la maglia della Torres. Nel 1968 va a vestire la maglia del Brescia, appena retrocesso in Serie B. Con le Rondinelle coglie il ritorno nella massima serie e nel settembre del 1969 viene notato dalla Juventus, società gestita dalla famiglia Agnelli. Il giovane Cuccureddu impressiona i dirigenti bianconeri nella sfida di Coppa Italia fra la Vecchia Signora e il Brescia. A novembre si trasferisce così a Torino nella squadra per cui aveva sempre fatto il tifo. L’esordio di Cuccu è speciale. La sfida è fra Cagliari e Juventus, nella terra che gli ha dato i natali. Il match termina 1-1 con un gol, nemmeno a dirlo, dell’algherese negli ultimi minuti.

Cuccureddu, il jolly della Juventus

Antonello Cuccureddu è un autentico jolly tuttofare. Grazie alla sua duttilità e le ottime qualità fisiche e tecniche, è in grado di ricoprire svariati ruoli, dallo stopper all’ala. Proprio questa sua peculiarità caratterizzerà l’intera sua militanza in bianconero. Cuccu è dotato di grande corsa e resistenza, caratteristica che gli permette di mantenere un rendimento alto per tutto il corso dei novanta minuti. Implacabile anche dal dischetto, dove si presenta con un terrificante destro capace di intimorire qualunque portiere. Nella Juve degli anni ’70 il tuttofare sardo è un elemento irrinunciabile. Un giocatore completo che riesce anche a risultare decisivo come il 20 maggio del 1973, quando un suo bolide da fuori area decide a tre minuti dalla fine il match contro la Roma. Grazie a quella rete, la Juventus, club per cui hanno giocato grandi numeri 9, riesce a effettuare il sorpasso sul Milan all’ultima giornata e si aggiudica il suo quindicesimo scudetto.

Cuccureddu
Cuccureddu, Juventus

Cuccureddu è il primo difensore-centrocampista italiano a cercare costantemente di arrivare alla conclusione in porta. La sua attitudine a piazzarsi in diverse zone del campo, gli consente di essere apprezzato dai propri allenatori e di possedere una discreta prolificità. In tal senso, la stagione 1973/74 rimane la sua migliore di sempre. L’isolano mette a referto 12 gol in campionato, rimanendo per larghi del torneo capocannoniere della Serie A. Ma l’eclettico Cuccu è in grado di firmare anche un altro primato singolare con la Juventus del Presidentissimo Boniperti. In un’epoca in cui non esisteva ancora la numerazione fissa, durante l’annata 1975/76, l’algherese arriva a vestire ben sette numeri diversi con altrettante posizioni in campo, a testimonianza forte della sua duttilità in campo. Complice la successiva esplosione di un giovane Cabrini, Cuccureddu si trova a cambiare ripetutamente la propria posizione in campo, abbandonando di fatto il proprio ruolo originale di terzino sinistro.

Leggi anche: Juventus, dal nuovo Cda ad Allegri: come cambiano i bianconeri nel calciomercato

L’avventura di Cuccureddu in bianconero si snoda lungo tutti gli anni ’70. Per il sardo arriva anche la gloria in Europa con la conquista del primo trofeo confederale nella storia della Vecchia Signora, la Coppa Uefa conseguita nel 1977. Saluta Torino al termine dell’annata 1981, quando Madama coglie il diciannovesimo tricolore. Con la Juventus ha ottenuto sei scudetti, una Coppa Italia e la sopracitata Coppa Uefa. Con le sue 26 marcature in Serie A, si è affermato come uno dei difensori più prolifici nella storia del massimo campionato italiano. Terminata l’avventura calcistica, diventa in seguito allenatore della Primavera bianconera, che conduce alla doppia affermazione al Torneo di Viareggio e in campionato nel 1994. Proprio in quella circostanza avvia alla carriera un brillante ragazzo che risponde al nome di Alessandro Del Piero, destinato a lasciare un segno indelebile alla Juventus.

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Cabrini, Juventus
Cabrini, Juventus

Antonio Cabrini, il Bell’Antonio nella Juventus di Trapattoni

Giovane promessa, capace di stupire fin dai suoi esordi. Ammirato dal genere femminile, soprannominato Il Bell’Antonio, approda alla Juventus non ancora ventenne. Immediatamente in grado di sorprendere un maestro del calcio come Giovanni Trapattoni e mettere in discussione una figura come Cuccureddu. Antonio Cabrini, cremonese di nascita è il degno successore di Giacinto Facchetti nel calcio italiano. Giunge in bianconero nel 1976, quando la Vecchia Signora è nel pieno del suo ciclo d’oro, con una generazione di fuoriclasse pronti a lasciare il segno in Italia e a livello mondiale. Cabrini va a completare quella che diviene l’ossatura della Juve e della Nazionale, con giocatori del calibro di Zoff, Gentile, Scirea e Tardelli, uno dei più grandi numeri 8 della storia della Juventus. Nato come ala sinistra, viene arretrato di posizione sulla stessa fascia quando militava nelle giovanili della Cremonese. Della sua precedente esperienza di esterno conserverà sempre l’attitudine offensiva, il dribbling e la capacità di andare a concludere l’azione in prima persona.

Dopo la prima annata di rodaggio, conclusa con la conquista della Coppa Uefa 1976/77, a partire dall’anno seguente, Cabrini si avvia ad acquisire sempre più minutaggio. Il lombardo si dimostra all’altezza di una casacca pesante come quella bianconera. A fine stagione, fa parte dei nove juventini che prendono parte al Mondiale 1978 in Argentina, in cui è fra i protagonisti del grande torneo disputato dall’Italia di Enzo Bearzot fino al quarto posto finale. A fine anno si posiziona tredicesimo nella classifica del pallone d’oro. Cabrini si afferma definitivamente come uno dei titolari inamovibili della Juventus di Trapattoni. Il Bell’Antonio, memore dei suoi trascorsi da ala sinistra, inizia inoltre a prendere confidenza con i gol. La posizione più lontana dalla porta, gli consente di dare sfogo alla sua esplosività. Le sue discese da lontano lo rendono imprevedibile e trova così maggiore spazio per squarciare le difese avversarie. Si rende decisivo nel Derby della Mole del 25 marzo 1979, quando, con una rasoiata dal limite dell’area a due minuti dalla fine, interrompe il quinquennale digiuno bianconero nella stracittadina. La Juve conclude l’annata con la conquista della Coppa Italia.

Trapattoni e Cabrini
Trapattoni e Cabrini

Antonio Cabrini, i trionfi con la Juventus

Il Bell’Antonio si distingue dagli altri terzini della sua epoca per la grande partecipazione all’azione offensiva. Spesso lo si ritrova nell’area avversaria pronto a esplodere il suo sinistro per far esultare i tifosi della Juventus, club dalla grande tradizione di numeri 10. . L’annata 1980/81 è la più prolifica della carriera di Cabrini. Il terzino lombardo mette a segno undici reti totali in tutte le competizioni, contribuendo alla vittoria del diciannovesimo scudetto bianconero. È decisivo all’ultima giornata nel match contro la Fiorentina. Intorno alla metà del primo tempo impatta al volo un cross dalla sinistra, battendo l’estremo difensore viola Giovanni Galli. La gara termina 1-0 consegnando il tricolore alla Vecchia Signora. La compagine di Trapattoni bissa il successo l’anno successivo. La Juve conquista il ventesimo campionato, che significa seconda stella sul petto. Il segreto del successo è una difesa pressoché imperforabile che subisce solo 14 reti in 30 partite. Oltre a Cabrini, la linea arretrata è composta da Claudio Gentile, Sergio Brio e Gaetano Scirea, a protezione della porta di Dino Zoff.

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Nell’estate del 1982 la Juventus acquista il fuoriclasse francese Michel Platini e per la squadra di Trapattoni si apre il ciclo della definitiva consacrazione. Dopo la prima stagione avara di soddisfazioni, il 1983/84 è l’anno in cui la Vecchia Signora conquista la Coppa delle Coppe nella finale contro il Porto e ottiene un nuovo successo in patria. Cabrini si rende protagonista nel match di San Siro contro l’Inter alla terzultima giornata, quando su invito di Vignola, spara un potente mancino in diagonale da fuori area che muore nell’angolo basso alle spalle di Zenga. Per la Juventus della famiglia Agnelli, quel gol indirizza di fatto il torneo in favore dei piemontesi. Cabrini chiude la stagione con otto marcature fra campionato e coppe. Il 1984/85 vede la Juve aggiudicarsi la prima Coppa dei Campioni della sua storia, a cui fa seguito la Coppa Intercontinentale colta a dicembre. Con quest’ultimo titolo il numero 3 bianconero diventa il primo giocatore, assieme al compagno di club Scirea, ad aver vinto tutte le competizioni internazionali per club.

Dopo la fine dell’epoca di Platini e del Trap, la Juventus inizia un lento declino, complice l’addio di quasi tutti i suoi giocatori simbolo. Cabrini rimane fedele ai colori bianconeri fino alla stagione 1988/89. In quest’annata, dopo il ritiro di Scirea, diviene il capitano della Juventus. A causa di alcuni screzi di natura tattica con il proprio allenatore Dino Zoff, uniti ai continui acciacchi fisici che lo tormentano, sceglie di separarsi dalla Vecchia Signora a fine anno. Conclude la propria carriera al Bologna, disputando ancora due stagioni in Serie A, prima di appendere definitivamente gli scarpini al chiodo. Ai molteplici trofei conseguiti con la Vecchia Signora, Cabrini ha conquistato anche il Mondiale in Spagna nel 1982, sotto la guida del CT Enzo Bearzot. In nazionale ha realizzato nove gol, che lo rendono tutt’oggi il difensore più prolifico della storia degli Azzurri.

Moreno Torricelli
Moreno Torricelli

Moreno Torricelli, Geppetto e la Juventus di Lippi

Nel mondo del calcio, il talento è una componente fondamentale per poter ambire a grandi traguardi. Tuttavia, si può diventare un calciatore professionista anche senza averlo realmente voluto. Quasi per caso. È il destino di Moreno Torricelli, lombardo, classe 1970. Il suo mestiere a inizio anni ’90 è quello del falegname in una fabbrica di mobili in Brianza, mentre gioca a calcio esclusivamente a livello dilettantistico con la maglia della Caratese. Ma nel 1992 la sua vita prende una svolta improvvisa e inaspettata. Durante un’amichevole contro la Juventus, si fa apprezzare dal tecnico bianconero Giovanni Trapattoni, il quale lo aggrega alla prima squadra per un periodo di prova. La sua grinta e la volontà di non mollare mai convincono il Trap a spingere per l’acquisto del giovane Moreno per la stagione 1992/93. Il suo compagno di squadra Roberto Baggio lo soprannomina Geppetto, in virtù del suo lavoro da falegname, appellativo che lo accompagnerà per tutta la carriera.

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Esauritasi l’era di Trapattoni, durante la quale Torricelli vince la Coppa Uefa nel 1993, sulla panchina bianconera arriva Marcello Lippi nel 1994. Grazie alla sua grande duttilità e forza d’animo, Torricelli diventa un pilastro della linea arretrata della Juventus, nonostante fra Geppetto e Lippi non corresse buon sangue. Dopo la conquista del campionato 1994/95, la Vecchia Signora giunge in finale di Champions League l’anno successivo. Nell’atto finale a Roma contro l’Ajax, Torricelli disputa quella che è probabilmente la sua miglior partita in carriera. L’arcigno difensore lombardo è un autentico mastino e marca stretto l’attaccante dei Lancieri Patrick Kluivert. Madama si prende poi la coppa dalle grandi orecchie ai calci di rigore. Moreno raggiungerà la finale di Champions altre due volte di fila, senza però riuscire a bissare il successo del ’96, pur conquistando altrettanti scudetti. Lascia Torino nel 1998, dopo aver totalizzato 230 presenze e tre reti in tutte le competizioni.

Torricelli non era un goleador, non doveva segnare. Doveva impedire agli avversari di fare gol, con le buone o con le cattive. In carriera ha tirato tante legnate, probabilmente perché ha conservato la vena del falegname. Un ragazzo umile, partito dal basso, senza nemmeno la reale ambizione di diventare calciatore. Ciò nonostante, con i grandi sforzi, tipici di chi lavora in fabbrica, Geppetto si è conquistato il posto da titolare nella Juventus, in qualità di jolly difensivo, in una delle squadre più forti della storia del calcio italiano. Segno che i miracoli avvengono, basta solo crederci.

Giorgio Chiellini
Giorgio Chiellini

Giorgio Chiellini, i successi con la Juventus: Chiello e la BBC

Il numero 3 è il simbolo della perfezione. Chi indossa questa maglia nella Juventus, deve dare tutto per il club. È proprio il caso di Giorgio Chiellini che per la Vecchia Signora è stato disposto a scendere in Serie B. Ha vissuto Calciopoli, i successivi anni di risalita, con due settimi posti consecutivi. Poi finalmente è arrivato il momento del ritorno di Madama. Lo scudetto, le annate strepitose prima con Conte e poi con Allegri, per diventare uno dei giocatori più vincenti nella storia del calcio tricolore. I nove scudetti di fila (unico di quella Juve a conquistarli), fino all’addio e la migrazione in America, dopo diciassette stagioni con la maglia della Vecchia Signora. Un muro, un vero gladiatore. Finito più volte con la testa sfregiata pur di vincere i duelli contro gli attaccanti avversari. Un’autentica storia d’amore quella fra Giorgio Chiellini e la Juventus.

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Toscano doc, Chiellini muove i primi passi da professionista con la maglia del Livorno, in cui viene paragonato a Hans-Peter Briegel, centrocampista del Verona campione d’Italia 1984/85. Infatti Chiello comincia la propria carriera da esterno di centrocampo, per poi arretrare a terzino sinistro. Viene acquistato dalla Juve nel 2004, che decide però di girarlo in prestito alla Fiorentina per una stagione, in cui fa valere le proprie doti atletiche nel ruolo di esterno basso di fascia. Si trasferisce stabilmente in bianconero per la stagione 2005/06 al termine della quale la Juventus viene retrocessa in Serie B in seguito alla sentenza di Calciopoli. Nel campionato cadetto viene indicato come uno dei punti fermi intorno a cui ricostruire la Vecchia Signora. La Juventus è allenata da Didier Deschamps, vicecampione del mondo a Qatar 2022, il quale riporta immediatamente la squadra nella massima serie. Nel 2007/08, al rientro in Serie A, realizza la prima doppietta con la maglia bianconera, nel 5-2 alla Lazio il 27 aprile.

Barzagli, Bonucci e Chiellini: la BBC
Barzagli, Bonucci e Chiellini: la BBC

La Juventus di Conte, vittorie e solidità difensiva: Barzagli, Bonucci, Chiellini

Le annate 2009/10 e 2010/11 si chiudono con due deludenti settimi posti. Nel 2010 arriva Andrea Agnelli alla presidenza della Juventus, mentre Beppe Marotta approda in qualità di amministratore delegato e per i torinesi inizia una nuova era. Nel 2011 viene inaugurato il nuovo stadio di proprietà, lo Juventus Stadium. Sulla panchina piemontese si siede l’ex-bandiera bianconera Antonio Conte, condottiero dallo spirito aggressivo e battagliero. Il vero punto di forza di questa Juve è la straordinaria tenuta difensiva, messa a punto dal mister salentino con il passaggio alla difesa a tre. Il comparto arretrato è composto dai recenti acquisti Barzagli e Bonucci, oltre a Chiellini, a protezione dei pali della porta difesa dal mito Gigi Buffon. I primi tre, in virtù della loro intesa e della loro affidabilità verrano poi riassunti in un solo nome, destinato a diventare leggenda. Anzi, una sigla. La BBC, riprendendo le iniziali dei tre componenti della linea arretrata. Madama cambia totalmente volto rispetto all’anno precedente, infliggendo un sonoro 2-0 al Milan nel primo scontro diretto del suo torneo, alla quinta giornata.

Chiellini, vero trascinatore della squadra, firma il suo primo gol stagionale nel match contro la Roma, evitando la sconfitta alla Vecchia Signora. La Juve si rende protagonista di ottime prestazioni, di grande carattere, come quella in trasferta contro il Napoli. Al San Paolo, i piemontesi si esibiscono in una splendida rimonta, recuperando due gol di svantaggio, fino ad agguantare il 3-3 finale. La rosa di Conte chiude da campione d’Inverno il girone d’andata, seguita a ruota dal Milan di Massimiliano Allegri. La Juventus tiene botta anche nel big match di San Siro contro il Diavolo, pareggiando 1-1, nonostante il clamoroso gol fantasma non convalidato al centrocampista del Milan Sulley Muntari. Alla penultima giornata, i rossoneri perdono il derby contro l’Inter, mentre Madama sconfigge il Cagliari e conquista il primo scudetto post-Calciopoli. Chiello realizza un’altra rete importante nella sfida contro il Catania allo Juventus Stadium, concludendo l’annata con 34 presenze e due sigilli.

Giorgio Chiellini
Giorgio Chiellini

Juventus, da Conte ad Allegri: le stagioni dei record

Conte rimane alla guida della Juventus per altre due stagioni, conseguendo altrettanti titoli nazionali, oltre a due Supercoppe Italiane. Nell’annata 2013/14 Madama stabilisce il record assoluto di punti in un singolo campionato di Serie A, ben 102, vincendo tutte le gare disputate in casa. Chiellini vive uno dei suoi anni più prolifici con quattro reti fra tutte le competizioni. King Kong, soprannominato così per via dell’esultanza, sigla alcuni gol pesanti come quelli segnati a Milan e Inter o la rete in Supercoppa Italiana, conquistata ai danni della Lazio. Il tecnico pugliese, dopo svariati dissidi con la dirigenza riguardanti il mercato, sceglie di lasciare Torino. Il patron juventino Andrea Agnelli decide di ingaggiare il tecnico livornese Massimiliano Allegri, reduce dall’esperienza con il Milan.

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Con Allegri alla guida tecnica, la Juventus prosegue la sua striscia di campionati vinti, dominando sempre di più in Italia e crescendo gradualmente in Europa. La prima stagione del mister toscano si conclude con il conseguimento del quarto scudetto di fila, mentre in Champions League i bianconeri giungono in finale al cospetto del Barcellona di Leo Messi e del fuoriclasse brasiliano Neymar. Chiellini è reduce da due grandi prestazioni nelle semifinali contro il Real Madrid di Cristiano Ronaldo ma è costretto a saltare l’atto conclusivo per infortunio. Nell’atto conclusivo a Berlino, i blaugrana dimostrano comunque di essere superiori e si impongono per 3-1.

Buffon, Chiellini e Bonucci
Buffon, Chiellini e Bonucci

L’annata 2015/16 è caratterizzata da un inizio complicato per la Vecchia Signora. Per la prima volta nella sua storia, Madama perde l’esordio in casa. L’Udinese espugna lo Juventus Stadium per 1-0. Ma la Juventus attua una poderosa rimonta, condita dal record di 15 successi consecutivi, culminate con la vittoria nello scontro diretto contro il Napoli allo Juventus Stadium. Gigi Buffon fa inoltre segnare il record di imbattibilità in Serie A con 974 minuti consecutivi senza subire gol. Dopo l’incredibile serie di 24 successi in 25 uscite (unico pareggio contro il Bologna) i torinesi conquistano il loro quinto scudetto di fila, eguagliando la Juventus del Quinquennio d’Oro, capace di raggiungere il medesimo traguardo. Chiellini è spesso frenato dagli infortuni, pur fornendo le sue consuete prestazioni grintose e blindando la propria porta in collaborazione con i propri colleghi di reparto.

Giorgio Chiellini, gli ultimi scudetti con la Juventus e l’addio

Nella stagione 2016/17, complice l’età avanzata di Barzagli, Allegri passa alla difesa a quattro con Bonucci e Chiellini centrali. Chiello è protagonista alla decima giornata, quando realizza la seconda doppietta in bianconero, nel 4-1 inflitto alla Sampdoria. La Vecchia Signora coglie il quarto double di fila, campionato e Coppa Italia. Inoltre la Juve migliora il record della squadra del Quinquennio, con il sesto scudetto consecutivo, record assoluto in Serie A. Chiellini e compagni raggiungono un’altra finale di Champions League. Anche questa volta escono sconfitti, venendo surclassati dal Real Madrid del fenomeno portoghese Cristiano Ronaldo, con i Blancos capaci di imporsi per 4-1, grazie a un secondo tempo straordinario.

Chiellini, Juventus @Image Sport
Chiellini, Juventus @Image Sport

Nel 2018, con l’addio di Buffon, Chiellini diventa il capitano della Juve dopo tredici anni. Allegri vince altri due titoli nazionali prima di abbandonare Torino. Con l’avvento di Maurizio Sarri in panchina, per Madama arriva il nono scudetto di fila. Ma Chiello risente sempre di più dell’avanzare dell’età e si riduce gradualmente a una comparsa nella rosa bianconera. A settembre 2019 si rompe il legamento crociato del ginocchio destro, concludendo anzitempo l’annata e chiudendo con sole quattro partite disputate. Nel 2022, dopo il mancato rinnovo da parte della società, termina il suo matrimonio con la Juventus, durato diciassette anni. Si trasferisce in America, accasandosi al Los Angeles FC. Con 561 incontri, è il terzo giocatore più presente di sempre con la Vecchia Signora, alle spalle dei mostri sacri Del Piero e Buffon e davanti a un mito come Gaetano Scirea. Chiellini ha trovato la gloria anche in Nazionale, grazie all’incredibile trionfo continentale a Euro 2020. King Kong ha sollevato il trofeo da capitano degli Azzurri, suggellando nel migliore dei modi una carriera splendida. Un viaggio fatto di sacrifici, dolori ma anche tante vittorie. Con le due maglie che Chiello ha amato di più. La Juventus e l’Italia.

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