Ogni anno è un capitolo a sé. Ogni stagione calcistica racconta una storia con sfaccettature diverse senza lasciare niente al caso. Ci sono squadre che iniziano una nuova avventura sull’onda dell’entusiasmo riscosso pochi mesi prima, per poi ripartire da capo azzerando il trend, perché nel calcio tutto cambia sempre e non ci sono avvertenze che ci preparano a questo. Dalla gloria quasi decennale della Juventus, passando al cambio di rotta con l’Inter Campione d’Italia per poi voltare pagina con la Milano rossonera.
La stagione 2022/23 ha nuovamente ribaltato le gerarchie, chiamando a sua volta gli uomini di Sarri a compiere l’impresa del secolo. Tra le squadre che invece sono finite in sottofondo, al contrario di quelle che erano le aspettative di partenza, c’è sicuramente la Juventus di Massimiliano Allegri, la cui annata ha avuto finora un andamento da montagne russe, contando una serie infinita di alti e bassi che hanno reso il club bianconero protagonista. Uno scenario difficile che il tecnico toscano ha sempre cercato di affrontare a testa alta.

Juventus, i buoni propositi di Allegri
La nuova stagione di Serie A ha inizio con il massimo delle buone intenzioni; il club piemontese è reduce di un ottima finestra di calciomercato, in cui si è visto l’inserimento di risorse che si sarebbero rivelate fondamentali al ritorno in auge della Vecchia Signora, ancora capeggiata da Max Allegri. L’idea di gioco prediletta dal tecnico toscano alla Juventus hanno sempre coinvolto giovani reclute e giocatori d’esperienza, con l’obiettivo di estrapolare i punti di forza da entrambe le categorie.
La Juventus ideale di Allegri aveva a che fare con Rabiot–Paredes–Pogba a centrocampo, più Locatelli a fare il primo che subentra. Per il reparto offensivo il tecnico livornese avrebbe fatto affidamento su Di Maria e Chiesa sulla fasce, per lasciare a Vlahovic il centro dell’attacco bianconero. Tutti buoni propositi che sono andati in fumo a causa di interminabili infortuni, soprattutto per quanto riguarda il francese che, insieme all’argentino, avrebbero dovuto fare da inventori negli ultimi 30 metri.

Juventus, le prime difficoltà di Allegri
Il nuovo anno prende il via in maniera poco convincente fin da subito, con una serie di pareggi consecutivi che hanno messo in dubbio le naturali capacità realizzative della Juventus. Dopo aver conquistato 9 punti nelle prime 5 partite, uno dei primi punti di frattura del club piemontese è stato sancito dalla sfida con la Salernitana, una gara in cui sono volati cartellini rossi dopo la mancata concessione di un calcio di rigore a favore dei bianconeri.
Per non parlare della serie di infortuni che ha colpito a macchia d’olio la formazione bianconera, rimasta scoperta in alcuni punti del campo. Il punto di vista di Allegri: “La qualità sta nei giocatori, non negli schemi. Adesso ho messa squadra titolare fuori. Oggi si scambia la regola per l’eccezione e non può essere così; io adoro le qualità dei miei giocatori e non ho schemi prestabiliti, ma adatto il gioco ai loro punti di forza. Oggi i giocatori non pensano, ubbidiscono, ma il calcio è una somma di piccole fantasie“.

Arrivati al 10º incontro stagionale, il rendimento complessivo del club piemontese ha iniziato a preoccupare il tecnico della Juventus in termini di agonismo. Pertanto, le sue intenzioni sono state chiare fin da subito: “I dati sono fini a sé stessi. Nelle 7 partite in cui abbiamo corso di più, abbiamo raccolto 7 pareggi, 1 vittoria e 2 sconfitte, mentre in quelle in cui abbiamo corso meno abbiamo ottenuto 3 vittorie e 3 sconfitte. Dobbiamo procedere con ordine, rimanere compatti e mettere in campo la cattiveria agonistica che ci contraddistingue“.
Di fronte ad un abbassamento in termini di rendimento, Allegri ha dovuto riorganizzare mentalmente le linee dei bianconeri, considerano anche l’amara uscita dalla Champions League contro il Maccabi Haifa nella fase a gironi. Solo affrontare le difficoltà step by step avrebbe potuto aiutare il club piemontese a fuoriuscire dal primo momento negativo della stagione, un ostacolo che non ha mai mandato Allegri fuori rotta: “Quando ci sono questi momenti sembra che la squadra non sia compatta, invece vogliamo arrivare al risultato e invertire la tendenza“.

Allegri alla Juventus: poca filosofia, tanta pratica
Quando la barca stava per affondare, chi meglio di Allegri sarebbe riuscito a filtrare i contesti cercando di rigirarli a proprio favore, tenendo in piedi una squadra ad un passo dal collasso. Slegati, demoralizzati, delusi e sotto i riflettori di una bufera mediatica, i giocatori della Juventus hanno attutito un duro colpo che, seppur riguardanti vicende esterne alla squadra, avrebbe destabilizzato chiunque, anche un big club come la Vecchia Signora. La stagione dei bianconeri sembrava terminata sul nascere; poi ci ha pensato Max.
Nel mezzo di un tornado di polemiche, il pressing che ha ricevuto la squadra in termini di rendimento non è poi stata così fallace, e questo è stato solo grazie alla conduzione tecnica ed emotiva del mister. Allegri ha saputo prendere in mano un gruppo abbattuto e sfiduciato, ponendo la performance come il primo passo da cui ripartire. Poca filosofia, tanta pratica; la Juventus doveva solo pensare a fare punti per cercare di rimanere a galla nelle competizioni europee e, per riuscirci, il mindset dovevano solo essere i risultati.

Un conduttore resiliente che nulla lascia al fato, che ha sempre cercato di vedere il bicchiere mezzo pieno affidandosi alla qualità dei propri reparti, ripartendo da zero. Lo conferma il tecnico della Juventus Allegri in Conferenza Stampa: “Ciò che andava fatto in partenza era prendere consapevolezza e ripartire. Siamo stati penalizzati che avevamo 23 punti, quindi il primo mini obiettivo era quello di fare punti per salvarsi. Una volta che abbiamo raggiunto il settimo posto in classifica, gli obiettivi sono diventati altri“.
Allegri e la rinascita della Juventus
Arrivati alla 27ª giornata di campionato, il club bianconero ha collezionato ben 56 punti, un risultato che conferma l’azzeccata mentalità della squadra e di chi la dirige. Con il suo agire da fatalista, il tecnico Allegri ha saputo sopraelevare delle risorse rimaste pressoché nell’ignoto. Obbligato a scontare il continuo rinvio del rientro di Pogba a centrocampo, passando poi per gli altri disguidi tecnici che la squadra ha dovuto fronteggiare, il lavoro di Allegri ha ripagato nell’unico senso a cui il tecnico bianconero ha sempre mirato: vincere.

Tra gli intuiti che hanno concesso alla Juventus di rinascere, c’è stato uno studio attento del reparto difensivo, uno dei punti di forza della formazione bianconera. Il tecnico Allegri ha ridefinito il profilo di alcuni giocatori come quello di Bremer, arrivato a Torino in veste di gran marcatore, con l’idea ora di trasformarsi in un creatore di gioco, un difensore dei piedi educati in grado di smistare palloni per ripartire e costruire. Il punto focale della strategia del tecnico toscano è incentrata su un lavoro di pura tecnica e pratica.
Agevolare le proprie doti è stato il primo passo per la rinascita e Max è partito dal grande lavoro in difesa. La formazione della Juventus è molto valida difensivamente, non a caso è riuscita a vincere 8 partite consecutive senza subire gol; impossibilitare il fraseggio e il cross in modo da costringere l’avversario al tiro dalla distanza è stata una delle mosse del tecnico Allegri che, non senza alcuno sforzo, è riuscito a far funzionare una squadra in contrasto, sapendo benissimo che non era la squadra che si era immaginato mesi fa.

Se il club piemontese ha scarseggiato in termini di compattezza e incisività nella prima parte di stagione, dopo la rinascita guidata da Allegri ogni risorsa ha iniziato a mettere in luce il proprio potenziale; si pensi al miglioramento di giocatori come Rabiot, che fino all’anno scorso poco sapeva mettere in mostra oltre alle capacità aeree, ma anche al salto di qualità di Fagioli o di Kostic, arrivato alla Juventus da variante nel 4-3-3 teorizzato d’estate, per poi rivelarsi fondamentale nelle geometrie di oggi.
Juventus, Allegri verso la continuità
Tra i meriti che vanno riconosciuti al tecnico della Juventus spicca la capacità comunicativa con cui è riuscito a gestire le vicende societarie e la penalizzazione del club bianconero. Per Allegri conta solo vincere e il suo lavoro continuerà a concentrarsi sul campo per continuare a fare punti. Non c’è negazionismo quando si parla di classifica; il nativo di Livorno specifica sempre che il lavoro nei rettangoli verdi si valuta in base al risultato, rapportato a quella classifica, e sa bene che non sarà quella a rimanere scritta.

Un allenatore fatalista che ha saputo rimanere in piedi senza farsi abbattere dalla delicatezza degli eventi che hanno reso la Juventus protagonista nell’imminente stagione. Un’annata drammatica che potrebbe avere in serbo per Allegri anche buone notizie, frutto di un lavoro cervellotico ed efficiente. Dopo aver sconfitto l’Inter nel Derby d’Italia, Allegri procederà per gradi; sul taccuino bianconero rimane il focus nella massima serie, con una preparazione accurata alla semifinale di Coppa Italia e ai quarti di finale di Europa League.

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