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Forza fisica, velocità, tecnica, spirito di sacrificio e senso del goal. Dusan Vlahovic possiede tutte queste caratteristiche. Peculiarità che lo rendono uno dei migliori attaccanti moderni in circolazione. La punta che ogni allenatore vorrebbe in squadra. Un ventiduenne con la testa da “anziano”. L’attaccante della Juventus rappresenta quello che nel calcio, e non solo, può essere definito un predestinato. Uno pronto a non porsi obiettivi minimi e a frantumare ogni tipo di record. Come ogni predestinato, ogni talento, anche Vlahovic ha vissuto le fasi della costruzione del campione: inizio, affermazione e consacrazione.
Il figlio della guerra

Dusan Vlahovic nasce a Belgrado il 28 gennaio del 2000 da Milos e Sladjana Vlahovic. Il serbo può essere considerato letteralmente un figlio della guerra. I genitori, infatti, lo concepiscono nella primavera del 1999. I Balcani, all’epoca, sono una vera e propria polveriera. La guerra sta perdendo il controllo e la Nato, per fermare Slobodan Milosevic, decide di bombardare Belgrado. Ecco, Vlahovic viene concepito sotto le bombe che devastano la capitale serba. Una guerra che, al futuro campione, porta via un fratello. Quando compie un anno, il conflitto è finito da pochissimi mesi. Il paese è distrutto. La situazione economico-sociale è critica. Ma c’è un interesse, una passione, che tiene unito un popolo, che lo distrae dalle enormi difficoltà quotidiane: il calcio.
Il calcio è uno degli sport più seguiti in Serbia, se non il principale. Come in svariati contesti di difficoltà sociale, il football è fonte di aggregazione, speranza e sogno fra i più giovani. Fantasticare di diventare un grande campione, per fuggire, almeno in quelle poche ore, dalla dura realtà che ti circonda. Ed il giovane Dusan non è da meno. Vlahovic muove i primi passi fra le rive del Danubio nell’FK Altina Zemun, all’età di 7 anni. L’allora allenatore, in una recente intervista rilasciata a Gianluca Di Marzio, ha affermato che: “Era pieno di talento: non era difficile notarlo. E’ un vincente nato“. A 14 anni viene preso dall’OFK Belgrado, club con il quale rimane solamente per tre mesi.
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Il primo contratto da professionista

A quattordici anni, il giovane Vlahovic viene ingaggiato dal Partizan Belgrado, una delle due squadre più importanti della Serbia. L’emozione è forte. Così come il padre, è grande tifoso dei bianconeri. Quei due colori che il destino farà incontrare di nuovo anni dopo. L’attaccante non ci mette molto a farsi notare. I goal arrivano a raffica. La personalità del campione, di chi sa cosa è e che cosa vuole, è spiccata. Dopo poco più di due mesi, i compagni lo nominano capitano della squadra. A quindici anni firma il suo primo contratto da professionista con il Partizan Belgrado. Da quel momento Vlahovic inizia infrangere record su record, a partire dall’esordio. Il 21 febbraio del 2016, debutta nella Superliga serba, risultando il più giovane esordiente della storia della squadra.
Vlahovic ha fame e non si ferma certamente qui. Sette giorni dopo la partita di Superliga, esordisce contro la Stella Rossa nel Derby Eterno di Belgrado. Anche stavolta, è il più giovane debuttante della storia del club. E diventerà anche il più giovane marcatore del Partizan, siglando una rete nel 3-2 finale del 2 aprile 2016 contro il Radnik Surdulica. L’astro nascente del calcio serbo sta muovendo a gran velocità i passi nel calcio professionistico. Dal canto suo, il giovane attaccante non si monta la testa e resta umile. Lavoro, concentrazione e dedizione sono le sue parole d’ordine. Tuttavia, una dote così grande ad un’età così giovane, logicamente, non può passare inosservata. Su Dusan Vlahovic iniziano ad essere puntati i radar di diversi club europei.

Affermazione e consacrazione: un’ira di Dio sul prato verde

Pantaleo Corvino, l’allora direttore sportivo della Fiorentina, lo nota subito. Navigato uomo di calcio ed esperto nello scovare giovani talenti, nel giugno del 2017 riesce a strapparlo al Partizan Belgrado e a portarlo nel capoluogo toscano, per poco più di 3 milioni di euro. Inizia così una nuova avventura per Vlahovic, in un campionato sicuramente più difficile e più competitivo. Per il giovane attaccante, però, non è un problema. Tuttavia, per motivi burocratici, diventerà ufficialmente un giocatore viola a febbraio 2018, ma potrà scendere in campo solamente a luglio dello stesso anno. Appena disponibile a giocare, viene aggregato alla Fiorentina Primavera. Con le giovanili mostra fin da subito il suo istinto di attaccante, vincendo la Coppa Italia e aggiudicandosi il titolo di capocannoniere del torneo, realizzando sei reti.
I record, probabilmente, a Dusan Vlahovic piacciono particolarmente. E, con la maglia viola, ne infrange altri due. Mentre è tra le fila delle giovanili, esordisce con la prima squadra il 25 settembre del 2018 nella partita a San Siro contro l’Inter, risultando il primo giocatore nato nel 2000 a debuttare con la maglia della Fiorentina. Poco meno di tre mesi dopo, il 9 dicembre, scende in campo dal primo minuto nel match contro il Sassuolo. Un altro record. Dusan Vlahovic diviene il primo calciatore nato nel suo anno, a debuttare dal primo minuto con la divisa gigliata.
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A Firenze lo hanno capito subito. Il ragazzo è giovane, ma non può continuare in primavera. Deve giocare in prima squadra. Nella stagione successiva, infatti, viene aggregato con i più grandi. Con la Fiorentina, colleziona 30 presenze, per lo più da subentrato, realizzando 6 reti, che gli valgono la chiamata della nazionale serba. Tuttavia, il vero capolavoro, l’affermazione del giocatore, avviene nella stagione successiva.
Nel campionato 2020-21 sbaraglia ogni difesa. Sulle spalle ha il numero 9. Quello dei bomber, quello dei più grandi finalizzatori. Dopo un girone di andata altalenante, in quello di ritorno Vlahovic è un’ira di Dio. Inizia a segnare goal a raffica. Di sinistro, il suo piede naturale, di destro, di testa, su rigore, dentro l’area, da fuori, su punizione. La cosa più sorprendente è la facilità con cui va in rete. Sembra che niente e nessuno possa fermarlo. Grazie ai suoi 21 goal, la Fiorentina riesce a concludere un’annata quasi disastrosa mantenendo il posto in Serie A, e lui, invece, ad aggiudicarsi il titolo di Miglior Under-23.
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Le tinte bianconere nel suo destino

La stagione 2021-22 è quella della definitiva consacrazione. Vlahovic è un pilastro della Fiorentina. La colonna portante dell’attacco viola. In campionato parte nello stesso modo in cui aveva concluso quello precedente: segnando a raffica. A fine del girone di andata, l’attaccante di Belgrado ha messo a segno già 17 reti. Potrebbe continuare a farne altrettanti con i toscani, ma il destino ha in serbo altro. La Juventus mette gli occhi su di lui.
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Le difficoltà realizzative degli uomini di Max Allegri, spingono la dirigenza ha effettuare un investimento importante a pochi giorni dalla fine del calciomercato invernale. Per la cifra monstre di 70 milioni di euro, più un massimo di 10 milioni di bonus, il 28 gennaio 2022, Dusan Vlahovic diventa un nuovo giocatore della Juventus. Lascia la Fiorentina dopo aver realizzato 20 goal in 22 partite con la primavera e 49 reti in 108 presenze con la prima squadra. Dal bianconero del Partizan Belgrado a quello della Vecchia Signora in 6 anni: due colori nel destino del calciatore.

Con la Juventus, Dusan Vlahovic realizza complessivamente 9 reti in 21 partite. Tuttavia, la stagione dei bianconeri è da dimenticare. Quarto posto in campionato, fuori agli ottavi di Champions e due brutte sconfitte per mano dell’Inter nelle finali di Supercoppa italiana e Coppa Italia. La Vecchia Signora, però, sa che cosa ha in mano. Un attaccante con enormi capacità e con un margine di miglioramento incredibile. Un giocatore con qualità cristalline. Un calciatore che ipoteticamente potrebbe fare la storia del club. Uno dei 9 più forti in circolazione. Vlahovic ha un carattere, una determinazione e una voglia di migliorarsi fuori dal comune. Una rabbia sportiva che ti travolge immediatamente. Ma d’altronde, per un figlio della guerra, il furore nel sangue è il minimo che ci si possa aspettare.