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A Monza si è scritta la storia per entrambe le squadre: in positivo per i padroni di casa, in negativo per la Juventus. Il club di Berlusconi raccoglie il primo trionfo in Serie A, mentre i bianconeri perdono la prima partita di campionato, aggiungendosi alle due già subite in Champions League per mano di Psg e Benfica. Stavolta, la Vecchia Signora non ha regalato ai propri tifosi nemmeno i suoi classici 10 minuti di fuoco, scendendo in campo torpidamente, quasi non volesse nemmeno giocarla questa gara. Lascia il pallino del gioco al Monza, la quale si perde spesso nella fase finale dell’azione, però riesce a sbloccarla nella ripresa, precisamente al minuto 74 grazie alla rete di Christian Gytkjaer. Il primo e unico tentativo della Juventus arriva all’ottantaduesimo con il colpo di testa di Kean. Poi è notte profonda per la banda di Allegri, che cade sempre di più in basso.

Juventus, il tradimento di Allegri: Di Maria espulso
La Juventus non arrivava nelle migliori condizioni possibili a questa gara, tra l’umore del gruppo, infortuni e squalifiche; tuttavia, si è deciso di deteriorare la situazione visto che alla vigilia è uscito su Il Corriere della Sera una chiacchierata tra il tecnico Massimiliano Allegri e il giornalista Mario Sconcerti. In tale occasione, l’allenatore livornese ha parlato di una Juventus virtuale, poiché era stata pensata in altro modo, ovvero con il 4-3-3, con la presenza di Paul Pogba, Federico Chiesa e Angel Di Maria, ma mai una parola a favore di coloro che stanno scendendo in campo, a cui trasmette solo sfiducia.
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Ma il primo ad abbandonare la guida tecnica è stato il campione argentino, colui che avrebbe dovuto far svoltare la Juventus, facendosi espellere al minuto 41, ingenuo di essere caduto nella trappola di Armando Izzo. L’ex Psg ha toccato soltanto 14 palloni in questo arco di tempo giocato, dando poco della sua qualità alla manovra bianconera. Del resto, stando a quanto riportato da La Gazzetta dello Sport, Di Maria non sarebbe stato felice della sua gestione dopo il primo infortunio, visto che è stato immediatamente gettato in campo per poi subire una ricaduta. Nel frattempo, il Mondiale si avvicina e lui non ha nessuna intenzione di saltarlo naturalmente.

Vlahovic, un calciatore intrappolato dal non gioco
A gennaio del 2022, la Juventus decide di fare un enorme investimento su uno dei migliori giovani in circolazione, Dusan Vlahovic. A quel tempo si diceva che era il tassello mancante, perché la Vecchia Signora non aveva un bomber vero. A distanza di nove mesi, il suo potenziale rimane esagerato, tuttavia questa squadra non lo sta per nulla valorizzando: è un calciatore intrappolato dal non gioco della Juventus. Il classe 2000 ha messo a referto 4 gol in stagione ma non segna su azione da 8 partite, alla prima giornata contro il Sassuolo. D’altro canto, la prima punta serba non viene mai servita in profondità, non viene mai messo in condizione di poter calciare in porta.
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Invece deve assorbirsi un lavoro di manovra che non è nelle sue corde: deve venire incontro al compagno di squadra, proteggere palla spalle alla porta per allargare il gioco sulle fasce. Ma bisogna comprendere un semplice concetto: Vlahovic è diverso da Higuain. Il serbo è un asset assolutamente importante per la società Juventus, ma il tecnico Massimiliano Allegri non è riuscito per nulla a migliorarlo, a farlo rendere come si deve. Adesso si vede in campo un calciatore che prova a lottare, ma allo stesso tempo triste, deluso, nervoso, rammaricato, mettendosi le mani sul volte, quasi un gesto di disperazione.

Juventus, la terra desolata: squadra senza anima e spirito
Ora è tempo di agire, di prendere una decisione perché qualcosa si è definitivamente rotto all’interno dello spogliatoio. La Juventus è riuscita addirittura a partire peggio della passata stagione e non era neppure una missione cosi semplice visto che il calendario era più semplice. Eppure questi sono i risultati quando si vede in campo una squadra senza anima e senza spirito. Infatti, gli uomini di Allegri hanno totalizzato un punto in meno rispetto alla stagione precedente, dieci punti in sette gare, raccogliendo solo due vittorie, una sconfitta e quattro pareggi, ma le partite davvero toste devono ancora arrivare.

Qui nessuno è esente da colpe; il tecnico toscano sembrerebbe aver perso il polso dello spogliatoio, emblematiche spesso le dichiarazioni dove ha posto l’accento su assenze e sfortuna. Inoltre questa sua crociata contro i belgiochisti è diventato un vero e proprio marchio di fabbrica, ripetendo in ogni conferenza stampa che non vuole una squadra bellina e perdente: ecco, la Juventus è brutta e perdente. Tra i tanti errori di Allegri rientrano pure l’assenza di gioco e soprattutto la forma fisica di questi calciatori. Anche quest’ultimi sono finiti sotto la lente d’ingrandimento di aspre critiche. I tifosi contestano la mancanza di un attaccamento alla maglia che fatica a vedersi dalle parti dell’Allianz Stadium. L’unico acclamato è stato capitan Danilo, leader dentro e fuori dal campo.
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Probabilmente, però, le critiche più aspre le ha ricevute il pilastro di questa società, il presidente: Andrea Agnelli. Dopo aver condotto in modo strepitoso questa società nel corso dei 9 anni, poiché era sempre cento passi avanti agli altri, sembrerebbe aver smarrito lucidità nelle scelte. La critica gli contesta di essere avviluppato su se stesso, legato alle proprie lotte e battaglie di bandiera, come quelle della Superlega. Infinite critiche anche per i continui cambi in panchina che hanno portato, nel giro di 3 anni, a veder succedersi Sarri, Pirlo e poi di nuovo Allegri. Un caos per nulla calmo, per citare il cinema, in cui la Vecchia Signora è piombata lentamente, non tutto d’un colpo, non all’improvviso. Mancanza di lungimiranza, di quella capacità di prevedere conseguenze e scossoni, vengono imputate al presidente, sempre più scollegato dal contesto. La Juventus sta diventando sempre di più una terra desolata; emblematico l’Allianz Stadium vuoto nelle ultime due gare, l’immagine perfetta per inquadrare il momento negativo di Madama.