Juventus, 50 stelle: Romeo Benetti, giro d’Italia a bordo del Maultier bianconero

Romeo Benetti tra le 50 stella della Juventus: a bordo del Maultier bianconero per ripercorrere le infinite tappe della sua carriera da Giro d'Italia

Nicola Liberti
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Tratto distintivo di un club in grado di marcare di due unici colori un intero decennio di calcio italiano, l’Allianz Stadium è la casa della Juventus. A renderlo celebre e caratteristico per i tifosi bianconeri è anche la Walk of Fame, podio che cinge l’impianto e segna l’ingresso verso la parte più alta ed ambita di esso. Qui si possono trovare 50 stelle, una per ogni leggenda o giocatore iconico della storia juventina. Ognuna di esse è stata decisa tramite votazione dai tifosi aderenti alla membership, iniziativa promossa direttamente dalla società, ma anche fan club ufficiali della squadra durante l’anno 2010. Nel firmamento tinto di un cielo tinto di bianco e di nero non può mancare il nome di Romeo Benetti, il Maultier del primo trionfo europeo della Juventus.

Benetti, Juventus
Benetti, Juventus

Romeo Benetti, gli albori

Nato nel 1945 ad Albaredo d’Adige, piccolo comune in provincia di Verona, conosce il pallone in Veneto, territorio nel quale cresce. La prima squadra di club non è molto distante dal luogo che gli ha dato i natali, Romeo a 17 anni non ancora compiuti si trasferisce infatti al Bolzano. Qui conosce la gavetta vera, iniziando a calcare dapprima i campi della Serie D italiana con i trentini e, negli anni successivi, anche le categorie di C, prima, e B poi. Da Bolzano a Taranto passando per Siena, a forgiare animo e giocatore sono infatti questi tre club della sua adolescenza.

Un curioso particolare riguardante l’approdo agli ionici vede il suo arrivo come non in programma. Praticamente acquistato dal Foggia infatti, vide il proprio sbarco in Puglia bloccato direttamente dal presidente Rosa, non convinto del suo trasferimento in quanto chiamato al servizio di leva obbligatoria. Stipulato quello che ai giorni d’oggi verrebbe definito un Gentleman Agreement per il suo arrivo in rossonero la stagione successiva, il Taranto non tené mai fede alla promessa cedendolo l’anno seguente al Palermo.

Benetti, Juventus
Benetti, Juventus

Romeo Benetti, campione in B scartato in A

Come detto, la cadetteria dello Stivale ha forgiato l’uomo e il giocatore, immancabile dunque un cenno sulla felice avventura in quel del capoluogo di regione siciliano. Venduta la parola per 50 milioni di lire, il Taranto cede il cartellino di Benetti al Palermo, all’epoca militante appunto in Serie B. Coi rosanero disputa 37 partite in una sola stagione, la maggior parte della quali in campionato. Sono infatti solamente due le apparizioni in Coppa Italia, condite anche da una rete. In campionato furono invece due i goal messi a segno nella stagione 1967/68, bottino non eccessivo per chi, malgrado le caratteristiche tecniche, veniva spesse volte schierato da seconda punta. Collocazione a parte, il Palermo riuscì comunque a sbarcare in Serie A trionfando agilmente nel campionato cadetto.

Approdo in A dei rosanero, ma l’esordio nella massima categoria non arriva con quei colori bensì con quelli bianconeri della Juventus, L’estate ’68 vede infatti Romeo Benetti trasferirsi per la prima di due volte a Torino per una cifra vicina ai 300 milioni di lire, al cambio d’oggi pari a circa 150mila euro. Titolato “Campione in B scartato in A”, Romeo trova difficilmente spazio nella Juventus e più facilmente la disapprovazione dell’allora tecnico Heriberto Herrera. Questo si funge da sponsor per la sua cessione la stagione immediatamente successiva all’esordio bianconero.

Benetti, Juventus
Benetti, Juventus

Romeo Benetti, rinascita blucerchiata ed imposizione rossonera

Maldigerito da Herrera, Romeo vola a Genova, sponda blucerchiata, nell’ambito della operazione triangolare che vide Morino e Vieri viaggiare sulla tratta opposta. In Liguria si concretizza la vera e propria rinascita calcistica di Romeo Benetti. Se i moti del ’68 hanno rivoluzionato la sua carriera in verso discendente, la stagione successiva ha visto questa ricomporsi dai cocci infranti dal tecnico paraguaiano e dar lustro alla propria tecnica. 27 partite e 2 reti in campionato, altrettanti gol in 3 gare in Coppa Italia. Quanto basta a convincere Nereo Rocco, storico Paron rossonero, nonché guida tecnica del Milan di quegli anni.

L’approdo a Milano segna il miglior momento della carriera sino a quel momento. Il Paron, rimastone stregato grazie ad un suo intervento la stagione precedente nel quale lasciò a terra Cudicini, Trapattoni e Schnellinger, se ne innamora a tal punto da reinventarlo e regalare lui una nuova veste ed una nuova luce per il proseguo della carriera. Giocatore robusto, dal temperamento duro, cattivo sportivamente ma mai scorretto, uno di quelli che la gamba o la toglie per ultimo o, addirittura, non la toglie mai, Rocco lo vuole a schermare gli attacchi davanti la propria difesa.

La prestanza fisica e la presenza gladiatoria sul terreno di gioco lo resero immediatamente un beniamino dei tifosi, oltre che uno dei semper fidelis del leggendario tecnico triestino. Divenuto capitano in un Milan in grado di annoverare in rosa calciatori del calibro di Gianni Rivera, non riuscì mai a conoscere il trionfo con la maglia del Diavolo cucita addosso per sei stagioni. Divenuto El Tigre per la folla di San Siro, raggiunge diversi secondi posti, assaggia una torta al sapore di Coppa delle Coppe a due strati di Coppa Italia, forzatamente ingoia l’amara ciliegina della Fatal Verona.

Benetti, Juventus
Benetti, Juventus

Romeo Benetti, ritorno tra le stelle, ritorno per la stella

Con un Milan che tendeva ormai a considerarlo nella fase calante della carriera, i meneghini diedero il via libera allo scambio con Fabio Capello, rivelatosi poi infruttuoso per la sponda rossonera date le sontuose prestazioni di Benetti, deciso a scrivere il secondo atto della propria carriera juventina in grafia migliore del precedente. Chiamato a gran voce anche dall’ex compagno Trapattoni, ora allenatore della Juventus, Romeo si pone come rinforzo d’alta esperienza nel centrocampo bianconero.

Compagno di sventure avversarie con Tardelli e Furino nella linea di centrocampo a tre, Benetti diviene uno dei migliori interpreti del ruolo d’interdizione del panorama calcistico nazionale. Diviene colonna ineluttabile della rosa contribuendo al raggiungimento dei tanto agognati Scudetti, sempre solo scorti da vicino nella precedente avventura milanese. Ad acuirne la leggenda giungono la vittoria della Coppa Italia ed il primo trofeo internazionale della storia della Juventus. La cavalcata della stagione 1976/77 in Coppa UEFA si conclude infatti con il capitano Dino Zoff ad alzare il trofeo dinanzi alla rattristita torcida del San Mames di Bilbao.

La seconda avventura ha un sapore nuovo, ha un sapore diverso dalla precedente: ha il sapore del trionfo e del meritato riconoscimento di fama e caratura tecnica e caratteriale. Doti, queste, che gli sono valse la maglia azzurra negli anni del celebre ‘blocco Juventus‘ in Nazionale. Con i compagni Zoff, Cabrini, Gentile, Scirea, Tardelli e Bettega vola al mundial del ’78. Una decade per ricostruirsi quella carriera infranta troppo presto da Herrera, una decade per rappresentare e far gioire una nazione dall’altro capo del mondo. In Argentina l’Italia di Bearzot vola, vince e diverte. La pista di un atterraggio precoce porta i colori della recriminazione, porta i colori oranje. L’Italia esce, ma Benetti e compagni emozionano.

Benetti, Roma
Benetti, Roma

Romeo Benetti, ultima tappa del Giro d’Italia

Scritto indelebilmente il proprio nome nella storia della Juventus, Romeo Benetti la lascia per approdare presso altri lidi comunque prestigiosi. È il caso dello sbarco a Roma, ultima tappa del Giro d’Italia compiuto da un giocatore iconico del nostro calcio. Nella capitale disputa il quarto derby, incontro infuocato che ha avuto modo di conoscere anche nelle città di Torino, Genova e Milano. In giallorosso chiude una carriera all’insegna della rifondazione della rosa.

Logoro da diversi anni d’un calcio d’altri tempi, vissuto sempre sul filo tranciato e tranciante dell’erba per le scivolate, conosciuti spesso contrasti maschi con gli avversari di ogni squadra d’Italia, Benetti avvia gli ultimi passi della propria carriera come guida umana più che presenza tecnica del medesimo livello delle stagioni precedenti. Con i capitolini trionfa due volte in Coppa Italia, gli ultimi trionfi della carriera di una stella bianconera.

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