L’ascesa di Domenico Berardi: Il Sassuolo mescola le carte e noi giochiamo

La vicenda di Domenico Berardi, dal vento del destino alla direzione della bandiera: dal Sassuolo all'Italia

Maria Sortolano Topics:
9 Min di lettura

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“Il destino mescola le carte e noi giochiamo”, diceva Arthur Schopenhauer, come se la nostra vita fosse una partita tra noi e questo. Possiamo credere che l’arrivo in Serie A di Domenico Berardi abbia seguito il filo sottile della sorte. Giunto a Modena per salutare il fratello maggiore, in una partita cinque contro cinque con gli amici, in una gara amatoriale, Mimmo, non passa inosservato agli occhi del secondo allenatore degli allievi del Sassuolo.

Si sta giocando una partita a calcetto, quando, Pasquale Di Lillo, nota il giovane calabrese di Bocchigliero comune della provincia di Cosenza. “Il Sassuolo mi ha accolto come un figlio, devo tanto a questa società. Pasquale Di Lillo è stato l’artefice di questo sogno, grazie a quella famosa partita di calcetto. Mi fece fare il provino tramite Carlino. Ricordo come mister Bedogni dopo due giorni mi disse di avvisare casa. Ce l’avevo fatta.”

Domenico Berardi e Marco Ferrari, calciatori del Sassuolo @livephotosport
Domenico Berardi e Marco Ferrari, calciatori del Sassuolo @livephotosport

Domenico Berardi al Sassuolo: l’escalation di una storia d’amore

Ha 16 anni, e non sa ancora cosa sta per succedere, quando palleggia in quel di Modena in un campo da calcetto, Domenico Berardi. La sua è una storia tutt’altro che banale, che culmina, come tutte le storie d’amore, in un escalation di emozioni date e ricevute. Una “Storia d’amore”, così la definisce il programma Nero&Verde: “Un amore che matura passo dopo passo”.

Mimmo è solito andare a trovare il fratello che frequenta l’università, percorrendo l’Italia in treno sino in Emilia Romagna partendo dalla sua Calabria. Durante una delle sue trasferte, Francesco Berardi, organizza una partita, in questa situazione il destino vuole che ci sia la rappresentanza delle giovanili del Sassuolo. È amore a prima vista con Domenico. La sua qualità non passa inosservata e il suo provino con i neroverdi dà esito positivo.

Domenico Berardi, Sassuolo @livephotosport
Domenico Berardi, Sassuolo @livephotosport

Il Sassuolo non lascia andare Domenico Berardi, tre parole: “Tu rimani qui”

Nelle mani di un sagace talent scout un ragazzino vede avverarsi un sogno. Un viaggio di piacere diviene una porta da aprire, e la porta si apre quando Domenico Berardi supera il provino al Sassuolo. “Era il mese di settembre del 2009″, racconta Mimmo a La Gazzetta dello Sport: “Venni a Modena a trovare mio fratello. Avevo in testa di fare un provino, di cercare un’occasione. L’anno prima avevo provato con la Spal. A Modena giocavo tornei a 5 con mio fratello e i suoi amici”.

“Un giorno venne al campo Pasquale Di Lillo, collaboratore del Sassuolo, che rimase colpito dal mio gioco. Mi segnalò a Luciano Carlino, vice della squadra Allievi, che nel giro di tre giorni mi contattò per un provino. Andai e feci bene, ricordo ancora il povero Gianni Soli, responsabile del settore giovanile (deceduto qualche tempo fa) che mi disse: “Tu rimani qui, avvertiamo noi i tuoi genitori”. E infatti non tornai a casa lasciando anche la scuola”.

Esultanza Berardi @Image Sport
Esultanza Berardi @Image Sport

In memoria di Squinzi, il matrimonio tra Berardi e il Sassuolo

La maggior parte dei calciatori che iniziano la propria carriera in una squadra, per desiderio di sperimentare altri campi, per spirito di competizione, o semplicemente, per ambizione decidono o ponderano di cambiare club. Domenico Berardi no. Era il 2009, da allora sono passati quattordici anni, ma casa sua è sempre il Sassuolo. Uno dei motivi della propria permanenza nei neroverdi è da ricercare nella persona dello scomparso presidente Giorgio Squinzi.

“Un presidente vecchia maniera che pensava ai bilanci ma che era ancora attaccato al significato dello sport come senso di appartenenza, e alla concezione di una squadra non come un porto di mare ma come un gruppo consolidato fatto di diversi punti fermi”. A sottolinearlo ai microfoni di Radio Anch’io Sport su Rai Radio 1 è l’amministratore delegato del Sassuolo Giovanni Carnevali. Da meno tempo di Mimmo nella realtà neroverde, spiega come il dipartito presidente desiderasse vedere Berardi vestire i panni della bandiera della società.

Domenico Berardi (Sassuolo) @Image Sport
Domenico Berardi (Sassuolo) @Image Sport

Gli anni d’oro di Mimmo Berardi: dal Sassuolo all’Italia

Ogni giocatore vive, durante la propria carriera calcistica, momenti indimenticabili, momenti di svolta, di emozione e perché no, il coronamento di un sogno. Tra le massime ambizioni, quella di vestire la maglia azzurra. È la stagione 2013/2014 quando, Domenico Berardi, vive il suo momento d’oro. Tra tante gare, emblematica è la partita del 12 gennaio del 2014, quando, Mimmo, cala il poker al Milan al Mapei Stadium. Neanche vent’anni, ma una prestazione sublime.

Stending ovation per lui al momento della sostituzione, dopo uno show in campo che dimostra la fame di questo giocatore, una fame che sarà saziata con la convocazione dell’Italia U21. Passano meno di tre mesi, è l’11 aprile dello stesso anno, Mimmo è convocato nella Nazionale maggiore, dall’allora Commissario Tecnico Cesare Prandelli, per i test fisici che si svolgeranno a Coverciano nei giorni seguenti in vista del Mondiale Brasil 2014.

Domenico Berardi con la maglia dell'Italia @llivephotosport
Domenico Berardi con la maglia dell’Italia @llivephotosport

Roberto Mancini su Domenico Berardi: “Gli rimprovero di non essere una stella”

“A Berardi rimprovero il fatto che, con i mezzi che ha, non sia ancora una stella”. Spiegava Roberto Mancini a La Gazzetta dello Sport dopo Euro 2020. È “La notte di Berardi”, leggiamo in un titolo su La Repubblica, con un’ottima prestazione in grado di spaccare la partita contro la Turchia conquistando gli ottavi. Nonostante la propria permanenza a Sassuolo, Mimmo, è stato in grado di farsi valere, se non con i neroverdi, con le sue sole forze sul palcoscenico mondiale.

Berardi è diventato la bandiera di questa società . Posso dire che non è stata dura respingere le richieste di società molto importanti, perché anche da parte del ragazzo c’è il desiderio di continuare in questo progetto. Avere dei ragazzi che sposano un progetto deve essere visto in modo straordinario. È un leader, un giocatore fantastico, averne di ragazzi come lui”. Queste le parole di Carnevali, evidenziate, poi, dallo stesso classe ’94.

Domenico Berardi e Gregoire Defrel, calciatori del Sassuolo @livephotosport
Domenico Berardi e Gregoire Defrel, calciatori del Sassuolo @livephotosport

Mimmo Berardi, la bandiera del Sassuolo: spirito di sacrificio e attitudine da leader

Io quando segno e magari vedo che c’è un altro compagno che sta dando tutto e merita di segnare, mi metto da parte. Si crea il gruppo anche da queste cose. Ormai sono 12-13 anni che sono a Sassuolo. Mi sento un po’ una bandiera. L’ambizione di giocare in questi stadi non mi manca, sono sincero. Ora sono qui e devo lavorare per finire la stagione nel migliore dei modi”.

Spiega Berardi dopo la gara contro il Milan. Una bandiera, ma soprattutto un leader, atteggiamento dimostrato nel lasciar battere il rigore ad Armand Laurienté. Un mix tra carattere e spirito sacrificio che fa di Domenico Berardi un punto fermo del Sassuolo.

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