L’era di Kylian. Dopo un’epoca cannibalizzata dalla diarchia Ronaldo-Messi, il mondo del pallone assiste ora all’ascesa di Mbappé, fresco di trasferimento al Real Madrid. Il fenomeno francese è da Pallone d’oro, ormai è sotto gli occhi di tutti. La sua immensa classe e la capacità di essere decisivo, lo collocano di diritto nell’Olimpo del calcio mondiale. Eppure, quell’agognato riconoscimento, a cui qualsiasi giocatore ambisce, non è mai arrivato. Circostanze avverse, sfortuna e mancanza di lucidità da parte dello stesso attaccante.
Mbappé e Pallone d’Oro è un’accoppiata non ancora divenuta vincente. La chiave rimane sempre quella: la Champions League. Per molti un obiettivo, per altri un’ossessione, per il Real Madrid alla stregua di una formalità. I Blancos sono la squadra più adatta per ambire a quella coppa dalle grandi orecchie mai sollevata dal francese. Ma ora le due strade si sono incontrate. Con l’approdo nella capitale spagnola, Kylian può intraprendere senza timore -adesso sì, realmente!- la strada verso il raggiungimento di quel trofeo.
Il che condurrebbe (sulla carta) al Pallone d’Oro. Potrà inseguire questo sogno inserendosi in un autentico dream team, una squadra regale, che ha fatto della Champions League il proprio regno. E ogni reame si rafforza sotto la guida del sovrano più saggio e potente presente in Europa. Carlo Ancelotti V di Spagna ha appena vinto la sua quinta coppa continentale da allenatore, instaurando, più che un regno, una vera dittatura.
“Non tramonta mai il sole”: un Real galactico
Mbappé si unirà alla corte di Carlo V, per portare lo scettro ancora per diverso tempo. L’egemonia madrilena non accenna a volersi fermare. Sei Champions conseguite in dieci anni danno la dimensione della fame insita nel DNA del Real Madrid. Nonostante il ricambio generazionale dopo l’epoca di CR7, i blancos non smettono di fare indigestione di trofei. Questo regno non conosce limiti, esattamente come quello di Carlo V d’Asburgo, per cui lo stesso sovrano aveva ribadito “Sul mio regno non tramonta mai il sole“.
E in effetti, con l’aggiunta del fenomeno Mbappé il tramonto sembra posticipato di diversi anni. Questo Real, oltre a essere una miniera di talento, poggia su delle solide basi. Una spina dorsale possente e rodata, ma caratterizzata da un’età media che non lascia intravedere la fine del dominio blanco. Un sole che non accenna a tramontare sul regno di Carlo, sovrano che avrà il complicato compito di far coesistere e valorizzare l’immensa qualità a sua disposizione il prossimo anno.
E Mbappè si presenta in questo Real Madrid già stellare con la voglia di ergersi a protagonista ma, a differenza di quanto accaduto a Parigi, senza la minima intenzione di privarsi della soddisfazione di alzare quante più Champions possibili. Con la maglia sognata fin da bambino, nel club più importante al mondo, Kylian sbarca in Spagna con un piglio degno di Luigi XIV, dove è pronto a comunicare al mondo “L’État c’est moi!“. O, per dirla alla spagnola “El Estado soy yo“.
Ancelotti l’illuminato
Spesso, Mbappé è stato etichettato (mai troppo gradevolmente) come “prima donna”, condizione evidenziata anche al PSG in più di un’occasione. Il passaggio al Real Madrid, in questo senso rappresenta una sorta di step da compiere per il fuoriclasse francese, che ora si troverà a convivere con un nutrito gruppo di funamboli e giocolieri, in grado di strabuzzare gli occhi degli appassionati e dei tifosi, nonché di divenire l’incubo di ogni difesa.
Real nuovamente in pole position dunque per riconfermarsi campione d’Europa e aprire un ciclo. O meglio, proseguire la propria striscia infinita di trionfi. Fra Spagna ed estero, dalla stagione 2013/14 in poi, la macchina da guerra blanca ha collezionato la bellezza di 25 trofei. Numeri impressionanti, con cui i castigliani ribadiscono ogni anno la propria forza, trasmettendo quel senso di superiorità tipico del Madrid.
Superiorità ai limiti della spocchia, ma che conferisce al club ulteriore regalità, certificata dalla presenza di Ancelotti, re illuminato capace di mantenere la quiete in un ambiente potenzialmente pronto ad esplodere. La principale qualità di Carlo è sempre stata quella di appianare ogni possibile discordia all’interno dello spogliatoio madrileno, il luogo più caliente e pesante sulla faccia della terra. Missione sempre superata a pieni voti.
Da buon sovrano illuminato, Ancelotti ha la perfetta padronanza della comunicazione, tanto con i giornalisti quanto con i propri giocatori, obbedienti proprio come dei sudditi, ma mai ostili verso il proprio allenatore. Ora, Re Carlo dovrà superare anche l’esame più complicato. Riuscire a limare l’ego di Mbappé, per inserirlo senza stravolgimenti all’interno del proprio orologio per non alterare l’equilibrio perfetto creatosi nello spogliatoio blanco. Tatticamente e, soprattutto, emotivamente.
Da Vinicius a Bellingham: fantasia al potere
Il Real Madrid è il club meno indicato dove far emergere il proprio ego. Si sa, all’interno dell’ambiente madrileno non c’è posto per la vanità e la gloria personale. Quella si può benissimo raggiungere, ovvio, ma sempre mantenendo una linea comune che non dev’essere mai superata: quella della collaborazione e dell’aiuto reciproco. Nessuno vale più degli altri. Sotto questo punto di vista, Mbappé è sempre stato un po’ insofferente e adesso toccherà ad Ancelotti utilizzare a dovere bastone e carota.
Carlo è un mago quando si tratta di fare breccia nella psicologia di un proprio calciatore, dunque non c’è ragione di pensare che Kylian risulti un antieroe all’interno dello spogliatoio madrileno. Sarebbe controproducente, visto il blasone e la solidità del club. Mbappé dovrà imparare a convivere con i fenomeni già presenti in squadra, su tutti, Bellingham e Vinicius, veri protagonisti della stagione esaltante vissuta dal Real Madrid, culminata con la 15ª Champions League.
Dunque, Vamos por la 16ª! dirà qualcuno dalle parti di Chamartin. E ne ha ben donde, vista l’abbondanza di classe presente in rosa. Sembra tornato il Real Madrid dei Galacticos, anche se la speranza dei tifosi è che questo nuovo “dream team” raccolga frutti ben più prelibati rispetto ai tempi di Ronaldo e Zidane. Ma la domanda che sorge spontanea è una sola. Come possono brillare tutte le stelle madrilene? Una sovrabbondanza di questo tipo va gestita, preservata e valorizzata.
Carlo il Re taumaturgo
Quale uomo migliore di Carlo Ancelotti per riordinare i pezzi di un mosaico perfetto che ha appena ottenuto il tassello più brillante? Non sono in pochi a conferire a Mbappé lo status di calciatore più forte del mondo. Esattamente come in molti sono convinti che questo ruolo spetti a Vinicius, decisivo anche in finale contro il Borussia Dortmund. Se i gol si pesano, il brasiliano meriterebbe senza dubbio la palma di giocatore migliore.
In tal caso si apre la prima problematica riguardante il ruolo di esterno sinistro nell’attacco acuminato del Real Madrid. Kylian ha, per sua natura, la particolare propensione a spostarsi in quella posizione, anche perché, come si è evinto dalla doppia sfida contro il Borussia, la posizione di centravanti non gli è particolarmente gradita. Proprio come Vinicius, anche Mbappé adora scatenare i propri cavalli in campo aperto ma lungo la linea laterale, lasciandosi alle spalle il terzino avversario.
D’altro canto, Vinicius ha dimostrato di saper interpretare questo ruolo come nessun altro, perlomeno in questa stagione. E sacrificare il brasiliano appare la strada più masochista che si possa intraprendere. Occorre spostare Mbappé, titolare inamovibile comunque, visto l’ingente ingaggio che Florentino Perez si incaricherà di recapitargli annualmente. Spostandoci centralmente, quella zona è territorio di Jude Bellingham, sapientemente spostato da Ancelotti qualche metro più avanti rispetto al suo ruolo originario, rivelandosi un autentico goleador.
Manca un tassello però. L’esterno destro. Ebbene, anche quel posto appare più saldo che mai, nelle mani (anzi, nei piedi) di Rodrygo, l’altra freccia al servizio di Carletto. Meno in vista dei due compagni di reparto, ma altrettanto prezioso, decisivo e funambolico. Alla luce di questa premessa, lo spazio per Mbappé sembra non esserci, almeno dall’inizio. Ma Kylian può effettivamente risultare un’arma a partita in corso per abbattere le difese già sfiancate?
I tre moschettieri e d’Artagnan
La sola ipotesi sembra una follia. Infatti, non crediamo che sia questa la soluzione di Ancelotti, taumaturgo per eccellenza. Mbappé giocherà dall’inizio, non ci sono discussioni. Allo stato attuale, con tre intoccabili davanti, la scelta logica può divenire quella di un cambio di sistema tattico. Dal 4-3-1-2, al 4-2-3-1. In tal senso, il ritiro di Kroos offre uno spiraglio. Con Valverde e Camavinga (o Tchouameni) saldi in mediana, Bellingham rimarrebbe avanzato, ma potrebbe agire in qualità di rifinitore alle spalle della punta.
E proprio quella posizione, così indigesta e disprezzata dal fuoriclasse francese, può essere la nuova terra di conquista di Mbappé. Benché la fascia sinistra sia la sua comfort zone, Ancelotti potrebbe pensare di “educarlo” tatticamente per convincerlo a diventare centravanti. Una prima punta atipica, vero, ma il taumaturgo Carlo può guarire anche insofferenze di questo tipo, rendendo il suo esercito un’autentica armata invincibile. Del resto, i tre moschettieri sono già presenti. Dalla Francia, è arrivato d’Artagnan. E se il collettivo è ciò che conta davvero: uno per tutti, tutti per uno!