- Continua a leggere sotto -
Lorenzo Amoruso nasce a Bari, città in cui muove anche i suoi primi passi nel calcio professionistico. Con la maglia biancorossa fa il suo esordio in Serie A nel 1989 e, dopo i prestiti a Mantova e Pesaro, si guadagna il posto da titolare nella retroguardia dei pugliesi. Il suo nome però, è legato alla Fiorentina, dove vince la Coppa Italia nel 1996 assieme a compagni del calibro di Rui Costa e Batistuta. Suo il gol che aprì le marcature nella finale di ritorno contro l’Atalanta.
Dopo l’avventura in viola inizia il fantastico viaggio alla conquista della Scozia, dove con la maglia dei Rangers si porta a casa tutto quello che è possibile vincere: tre campionati, tre Coppe di Lega e quattro Coppe di Scozia. Nel 2002, inoltre, si aggiudica il premio come miglior giocatore della Scottish Premier League, divenendo anche capitano della squadra: il primo capitano cattolico del club, storicamente di fede protestante. Termina la sua avventura nel calcio tra Blackburn e Cosmos, prima di iniziare la carriera da dirigente. Amoruso ha parlato ai nostri microfoni di alcuni temi caldi del nostro campionato e di questo finale di stagione, a partire proprio dalla combattuta lotta scudetto tra Milan e Inter.
Il Milan e il problema del gol
Partiamo dalla lotta scudetto: a tre giornate dal termine il Milan ha tre punti di vantaggio sull’Inter, basteranno ai rossoneri per tagliare il traguardo per primi o credi che, visto un calendario non tra i più semplici, sia più probabile un controsorpasso dei nerazzurri?
“Credo che il Milan abbia il destino nelle proprie mani, ma se dovessi puntare su una delle due, in questo momento, andrei a scegliere l’Inter. Questo perché il Milan ha molte difficoltà a fare gol, basti pensare che il miglior goleador rossonero ha all’attivo a malapena 10 gol. È vero che la squadra di Pioli è fortissima in difesa, però in questo momento vedo ancora avvantaggiata l’Inter, nonostante sia dietro in classifica“.
- Continua a leggere sotto -
Quali sono le principali differenze tra la squadra di Pioli e quella di Inzaghi e quale è stato, secondo te, il punto di svolta di questo campionato?
“Il punto di svolta è stato senza dubbio la partita contro il Bologna, dove l’Inter ha sciupato una grossa occasione. II Milan è una squadra abbastanza inesperta, ma ha tanti giovani che stanno maturando e questo è uno dei punti di forza della squadra. L’Inter ha una rosa più forte e già consolidata dall’anno scorso, ma ha mancato alcuni appuntamenti chiave in stagione lasciando punti decisivi per strada“.
Fiorentina, la caccia all’Europa League è ancora aperta
Capitolo Fiorentina, un ambiente che tu conosci bene: l’arrivo di Italiano ha dato una svolta rispetto alle deludenti stagioni passate, secondo te la squadra è pronta a centrare un obiettivo come la qualificazione in Europa League o manca ancora qualche step?
“Le ultime quattro partite, compresa la semifinale di Coppa Italia, sembrerebbero dire il contrario. La Fiorentina sta facendo un percorso di crescita, ora c’è delusione per gli ultimi risultati negativi e bisognerà capire se si sia trattato di errori singoli, di circostanza o anche di stanchezza, visto che si sono giocate tante partite nell’arco di poche settimane. Con la Roma si dovrà vedere una reazione e ci vorrà tutt’altra Fiorentina, perché è uno scontro diretto che, se vinto, potrebbe davvero candidare i viola all’Europa League. I tanti errori fatti in stagione e alcuni gol concessi direbbero che serve ancora qualche step, ma la classifica parla chiaro e la squadra si merita di stare dove sta. La partita contro la Roma ci dirà la verità“.
- Continua a leggere sotto -
Come giudichi il progetto Commisso dopo tre anni e quale mosse ti aspetti per il futuro? Credi che la Fiorentina riuscirà finalmente a stabilizzarsi ai piani alti di classifica?
“Innanzitutto, Commisso ha portato un centro sportivo che sarà probabilmente il migliore d’Europa. Questo è importante, perché la società aveva 4-5 campi satelliti dove si allenava il settore giovanile, e questo non era esattamente il massimo. Questo è un punto fondamentale per la crescita della squadra, dei giocatori, degli allenatori e della società stessa. Il progetto Commisso non è partito nel migliore dei modi, ma quest’anno si sono viste delle cose molto buone. Non so se la squadra riuscirà a stabilizzarsi nelle zone di classifica valide per l’Europa, vista anche la folta concorrenza, ma certamente stare tra le prime otto del campionato deve essere il target ogni anno. Se riusciranno a trattenere qualche giocatore chiave come Torreira e Odriozola e ad inserire 2-3 innesti di qualità, allora si potrà lottare a certi livelli anche in futuro“.
Credi che alla lunga, nonostante la media punti, la Fiorentina stia pagando la cessione di Vlahovic? Cabral e Piatek sono gli attaccanti giusti da cui ripartire il prossimo anno?
“La Fiorentina sta pagando a prescindere l’addio di Vlahovic. Non è facile dare via il capocannoniere a metà stagione e mettere dentro due ragazzi che, pur impegnandosi tantissimo, non incidono quanto il serbo. Piatek e Cabral non hanno avuto la possibilità di lavorare con Italiano nel pre-campionato e non è facile per loro assimilare i concetti del tecnico. Resto convinto che con Vlahovic la Fiorentina, a quest’ora, avrebbe già potuto essere in Europa e, anzi, sarebbe stata in lotta per la Champions League. Per quanto riguarda Piatek, poi, non credo che verrà riscattato al termine della stagione, mentre Cabral sta entrando sempre più nei meccanismi di gioco di Italiano e potrebbe diventare importante per la squadra“.
- Continua a leggere sotto -
L’ambizioso progetto del Bari
Passando ad un’altra tua ex squadra, cosa ne pensi della stagione del Bari e del lavoro di Mignani in panchina? Sotto la gestione De Laurentiis potremo vedere presto i biancorossi in Serie A?
“Intanto è importante che abbiano mantenuto le promesse e siano riusciti a riportare il Bari in Serie B. La squadra di mister Mignani ha fatto un ottimo campionato, giocando un bel calcio e mettendo in mostra degli ottimi giocatori. Chiaramente la Serie B è tutta un’altra cosa e mi aspetto 2-3 arrivi importanti per competere al meglio. L’idea sarebbe quella si salire subito in Serie A, ma la vedo un po’ dura. L’anno prossimo, infatti, sarà una serie cadetta bella tosta e piena di squadre importanti. Anche dalla massima serie scenderanno squadre di un certo calibro, se si pensa che anche il Cagliari, ad ora, rischia grosso. Ci sarà da lottare, ma De Laurentiis sa che Bari è una piazza importante e che merita un palcoscenico prestigioso come la Serie A“.
Rangers, una grande famiglia
Nella tua carriera anche la maglia dei Rangers: gli scozzesi hanno appena centrato la finale di Europa League, ti aspettavi un percorso europeo del genere?
“Effettivamente non mi aspettavo che si sarebbero potuti spingere fino alla finale. Già l’anno scorso erano riusciti a compiere un buon percorso europeo. Giovanni van Bronckhorst ha una mentalità di gioco molto europea, ha militato in grandi squadre in carriera e ora sta cercando di plasmare la squadra a sua immagine e somiglianza. Non sono riusciti ad aggiudicarsi il campionato, purtroppo, ma in Europa League è stato centrato un grande traguardo. Non era semplice affrontare una squadra forte come il Lipsia, ma i Rangers hanno fatto una grandissima partita spinti da un grande stadio. Ora in finale ci sarà l’Eintracht, un altro avversario temibile, ma mi auguro che la squadra riesca a trionfare e regalare questa gioia ai tifosi dopo alcuni anni difficili“.
Un’ultima domanda: in Scozia sei stato grande protagonista, cosa ha significato per te indossare la maglia dei Rangers? Cosa ti porti dentro da quell’esperienza?
“Purtroppo recentemente ci hanno lasciato Walter Smith, uno dei miei ex allenatori, e Jimmy Bell, lo storico magazziniere che lavorava per i Rangers da oltre 35 anni. La riconoscenza che tutt’ora ho verso il club è qualcosa di incedibile, eravamo una grande famiglia. Un ambiente unico, particolare nel suo genere, dove se dai il cuore tutti ti adorano. Sono entrato nella storia di questo club e lo porto dentro con immenso piacere, anche perché per uno straniero non è facile imporsi da quelle parti“.