Un grave lutto ha colpito il mondo del giornalismo italiano: nella serata di oggi, 27 marzo, è venuto mancare Gianni Minà. La notizia è arrivata attraverso le sue pagine social, nello specifico sul suo profilo Facebook. Secondo ciò che è trapelato il famoso conduttore è deceduto dopo una breve malattia cardiaca all’età di 84 anni. Le parole riportate nel post sono che: “Non è mai stato lasciato solo, ed è stato circondato dall’amore della sua famiglia e dei suoi amici più cari“.
Il giornalista era nato a Torino il 17 maggio 1938, e trascorse la sua infanzia nella provincia a causa delle bombe che colpirono il capoluogo piemontese durante la seconda Guerra Mondiale. All’età di 21 anni, cominciò la sua lunga carriera giornalista nella redazione di Tuttosport, giornale di cui divenne poi direttore dal 1996 al 1998.

Gianni Minà: sempre dalla parte della verità
Agli inizi degli anni ’60, Gianni Minà intraprese la carriera televisiva come inviato per le Olimpiadi di Roma. In seguito incominciò al rotolcalco sportivo Sprint realizzando reportage appassionanti e mai banali sia sul mondo del calcio che della box, in particolare sui retroscena nascosti dell’America Latina più profonda quella delle minoranze e dei conflitti sociali interni.
È fondamentale ricordare un episodio per comprendere quanto sia stato un grande giornalista, anche scomodo, Gianni Minà. Difatti, nel 1978 ai Mondiali argentini mentre seguiva, da bordo campo, la partita della Seleccion venne prima ammonito e poi espulso come se fosse un giocatore vero e proprio.

Gianni Minà: l’attenzione verso le ingiustizie
Il motivo dell’espulsione era perché aveva avuto il coraggio di fare delle domande sui desaparecidos arrestati per motivi politici durante la dittatura militare, dal 1976 al 1983, nel paese sud-americano. Ci volle un notevole coraggio, dunque, per sottoporre delle domande scomode a personaggi che hanno rappresentato un’epoca in America Latina come l’intervista al presidente cubano, Fidel Castro e il successivo documentario realizzato dal conduttore torinese, nel 1987.
La carriera di Gianni Minà è stata caratterizza da un’innata indole verso i diritti dei più deboli e da un’attenzione particolare a chi si ribella alle ingiustizie sia in Italia come degli Stati Uniti e in America Latina. Alle persone a cui il giornalista cercava di dar voce faceva raccontare le storie di uomini e donne comuni indagando, però, nel profondo dentro l’animo di ognuno, con una sensibilità da vero eroe dei tempi passati e presenti.