Manchester City, Bernardo Silva terzino sinistro è l’ennesima invenzione di Guardiola

Ennesimo esperimento tattico nella carriera di Guardiola: nelle ultime gare è stato Bernardo Silva il terzino sinistro del Manchester City

Niccolò Felicitini
13 Min di lettura

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Nel mondo del calcio, ci sono varie tipologie di allenatori, vari livelli e, tra i top in questo settore, ognuno ha le sue caratteristiche e le sue qualità. Dal punto di vista delle invenzioni tattiche, possiamo tranquillamente affermare che nessuno è più bravo di Pep Guardiola. Nel corso della sua carriera il tecnico spagnolo ci ha stupiti con veri e propri colpi di genio, invenzioni e cambi di ruolo che a nessun altro, tranne a lui, sarebbero venuti in mente.

L’ultimo folle esperimento dell’allenatore del Manchester City riguarda Bernardo Silva che, nonostante le sue caratteristiche piuttosto offensive e le sue spiccate abilità tecniche, ha giocato le ultime tre partite nel ruolo di terzino sinistro. O meglio, come dicono in Inghilterra, nel ruolo di “left-sited half-back“, ossia un mezzo terzino sinistro: mezzala mancina in fase di possesso, laterale basso in fase di non possesso. Questione, in questo caso, anche di necessità, vista la partenza inaspettata di Joao Cancelo, non rimpiazzato sul mercato.

Joao Cancelo, Manchester City @livephotosport
Joao Cancelo, Manchester City @livephotosport

Manchester City, Bernardo Silva terzino: mossa vincente di Guardiola?

Come detto, prima di analizzare la nuova trovata tattica di Guardiola, occorre fare un passo indietro. La cessione di Joao Cancelo al Bayern Monaco infatti, ha aperto una voragine sulla corsia mancina del Manchester City. L’unico calciatore di ruolo è Sergio Gomez, classe 2000 arrivato in estate dall’Anderlecht. Il tecnico spagnolo però, per il momento non sembra avere molta fiducia in lui. Serviva quindi un’altra soluzione, oltre allo spostamento di Rico Lewis da destra a sinistra.

Finora, potremmo affermare che l’esperimento tattico di Pep sia riuscito solo parzialmente. Contro l’Aston Villa, Bernardo Silva aveva debuttato nell’insolita veste di terzino sinistro, ma la netta superiorità territoriale e tecnica del City, gli aveva fatto vivere una partita molto tranquilla dal punto di vista difensivo. Contro l’Arsenal e contro il Nottingham Forest, invece, sono emerse alcune difficoltà.

Bernardo Silva, Manchester City
Bernardo Silva, Manchester City @Livephotosport

Nel match dell’Emirates contro i Gunners (terminato 1-3 in favore del Manchester City), Bernardo ha decisamente sofferto le abilità tecniche e nell’uno contro uno di Bukayo Saka, terminando il primo tempo in affanno e con un giallo sulle spalle rimediato per un fallo proprio ai danni dell’esterno classe 2000 di Arteta. Inoltre, è stata proprio la mossa di avanzare il portoghese a partita in corso a risultare decisiva per la vittoria finale, il che porta a pensare che l’esperimento non fosse molto adatto a quel tipo di partita.

Nel post-partita, Guardiola aveva commentato le scelte iniziali nello scacchiere anti-Gunners, definendole “orribili”, ma alla vigilia del match contro il Nottingham Forest, si era affrettato a dichiarare che non si stesse riferendo a Bernardo Silva: “Non mi stavo assolutamente riferendo a Bernardo, è un giocatore aggressivo nei duelli, l’ho scelto anche per quello. Nelle stagioni precedenti lo avevamo già fatto con Delph e Zinchenko“.

La terza partita di Bernardo Silva da terzino sinistro, quella contro il Nottingham Forest, ha confermato i dubbi emersi sulla reale adattabilità del portoghese. Nei momenti della partita in cui la squadra ha dovuto difendersi e conservare il vantaggio infatti, l’ex Monaco ha mostrato delle lacune: il gol del pareggio del Nottingham, infatti, arriva proprio in seguito ad una sua uscita affrettata sull’avversario. Esperimento non riuscito del tutto dunque, tanto che nei match successivi, il tecnico catalano ha scelto di non riproporre questa chiave tattica.

Bernardo Silva, Manchester City @Livephotosport
Bernardo Silva, Manchester City @Livephotosport

Guardiola-Barcellona: le invenzioni passate del tecnico del Manchester City

Negli anni sono state diverse le intuizioni di Guardiola. La più grande invenzione tattica dell’allenatore catalano è il cosiddetto falso nueve, attuata al Barcellona, dove spostò Lionel Messi al centro del tridente d’attacco completato da Thierry Henry e Samuel Eto’o. Era il 2009 quando, alla vigilia del Clasico conto il Real Madrid (2 maggio 2009), il tecnico spagnolo chiamò Messi nel suo ufficio per dirgli che avrebbe giocato al centro dell’attacco. Quel match terminò 6-2 per i blaugrana, che diedero una vera e propria lezione di calcio ai rivali storici.

Probabilmente, siamo di fronte ad una delle svolte tattiche più significative della storia del calcio. Il talento e la classe di Messi erano già sotto agli occhi di tutti, tanto che lo stesso Guardiola non si è mai preso nessun merito, definendo l’argentino capace di fare tutto in maniera straordinaria (in un’intervista di qualche anno fa, il tecnico del Manchester City disse che Messi è il miglior 10, il miglior 9, il miglior 11, il miglior 7…).

Guardiola e Messi*
Guardiola e Messi*

Da quel momento in poi però, i dati realizzativi della Pulga sono stati sempre in crescendo, arrivando a raggiungere cifre mostruose, quasi irreali: nella stagione 2011/12, l’ultima di Pep in Catalogna, l’argentino ha segnato addirittura 73 gol in tutte le competizioni, e 91 nell’anno 2012, superando il record assoluto di gol in un anno solare, precedentemente detenuto da Gerd Muller. Un rapporto davvero speciale quello tra Guardiola e Messi, che non perdono mai l’occasione per ringraziarsi reciprocamente per ciò che l’uno ha dato all’altro.

Restando in tema falso nueve, sempre al Barcellona, un’altra trovata geniale è quella di Cesc Fabregas. Quando Fabregas arriva in Catalogna, nel 2011, siamo probabilmente all’apice del guardiolismo, e calciatori come Xavi, Iniesta e Busquets sono assolutamente intoccabili a centrocampo. Cosa fare dunque per trovare un posto al nuovo arrivato? Spostarlo in attacco. Un cambiamento visionario, da cui avrebbe tratto giovamento la nazionale spagnola che, con Fabregas falso centravanti, avrebbe stravinto l’europeo del 2012.

Infine, un’altra strabiliante trovata tattica di Pep Guardiola da allenatore blaugrana, fu quella del cambio ruolo di Javier Mascherano. Mediano per eccellenza nel Liverpool di Benitez, con il quale giocò da centrocampista anche una finale di Champions League (quella del 2007 contro il Milan), l’argentino fu reinventato difensore centrale dal tecnico catalano, aprendo una nuova fase della sua carriera, che lo ha portato ad essere uno dei centrali difensivi più forti e tatticamente intelligenti di quegli anni.

Josep Guardiola, allenatore del Manchester City @livephotosport
Josep Guardiola, allenatore del Manchester City @livephotosport

Bayern Monaco e Manchester City: le intuizioni tattiche del Guardiola post-Barcellona

Per Guardiola, l’esperienza successiva ai quattro anni sulla panchina del Barcellona, club del quale è l’allenatore con più titoli della storia (sono ben 14 i titoli conquistati alla guida dei blaugrana), è stata in Germania, al Bayern Monaco, dove è rimasto per tre stagioni. Nella sua esperienza in Baviera, ha conquistato tre campionati tedeschi, due coppe di Germania, una Supercoppa Europea e un Mondiale per Club.

Nei tre anni di Guardiola, il Bayern Monaco è stato un vero e proprio laboratorio. Un laboratorio con grossi nomi, grossi “studenti” al suo interno. Su tutti il capitano Philipp Lahm, “cavia” di uno degli ennesimi esperimenti tattici del tecnico classe 1971, forse uno dei più riusciti in assoluto. Una vita da terzino destro per Lahm, ruolo in cui ha vinto tutto ciò che c’era da vincere, sia col Bayern che con la nazionale tedesca. Eppure, in pochi mesi, Guardiola è riuscito a trasformarlo in un formidabile centrocampista, un vero e proprio schermo davanti alla difesa, capace di difendere e di impostare con la stessa efficienza.

Joshua Kimmich, Bayern Monaco - @livephotosport
Joshua Kimmich, Bayern Monaco – @livephotosport

Processo inverso per il giovane Joshua Kimmich, che Pep ha trasformato da centrocampista centrale a terzino destro. Proveniente dal Lipsia, dove aveva impressionato tutti nel ruolo di centrocampista, l’allora ventenne tedesco si ritrovò improvvisamente a doversi adattare al ruolo di laterale destro basso che, secondo le caratteristiche che l’allenatore spagnolo riconosceva in lui, era il ruolo per lui più consono. Oggi, Kimmich è uno dei leader del Bayern, un calciatore totale, capace di ricoprire diversi ruoli mantenendo sempre un rendimento altissimo, e una parte dei meriti va sicuramente a Guardiola.

Dal 2016 il tecnico catalano è alla guida del Manchester City, con cui ha già vinto 11 titoli ed è in lotta per vincerne altri. Dal punto di vista delle intuizioni tattiche, oltre al già citato Bernardo Silva, ultimo esperimento in ordine cronologico, sono sicuramente da citare Fernandinho, Delph, Zinchenko e Ferran Torres. Per quanto riguarda quest’ultimo, Pep ha optato per un suo classico cambio ruolo: da esterno d’attacco, l’allenatore del City ha trasformato il classe 2000 spagnolo nel più classico dei falso nueve.

Josep Guardiola, allenatore del Manchester City @livephotosport
Josep Guardiola, allenatore del Manchester City @livephotosport

Con Fernandinho invece, il lavoro è stato simile a quello fatto al Barcellona con Mascherano: da centrocampista davanti alla difesa, il brasiliano ha arretrato la sua posizione, trasformandosi in un vero e proprio centrale difensivo, sia a 3 che a 4. Come riportato dallo stesso Guardiola dopo la sfida con l’Arsenal, il percorso fatto con Delph e Zinchenko è molto simile a quello di Bernardo Silva: entrambi interni mancini di centrocampo, trasformati in due abilissimi e duttilissimi terzini sinistri (tanto che Zinchenko è utilizzato da Arteta proprio come laterale sinistro nella difesa a 4 dei Gunners).

Guardiola e i suoi esperimenti: tanti elogi, ma anche tante critiche

Quelle sopra elencate, sono sicuramente le intuizioni più geniali di Guardiola allenatore. Un allenatore vincente, elegante nei modi e nello stile di gioco espresso dalle sue squadre: sicuramente uno dei migliori tecnici della storia del calcio, nonché uno dei più vincenti (è il quinto più vincente della storia). Negli anni però, come capita a tutti, non sempre il tecnico catalano ha azzeccato le sue scelte e, come spesso accade ai più grandi nel momento dell’errore, è anche stato ferocemente criticato.

I suoi maggiori detrattori infatti, gli contestano di snaturare troppo spesso le proprie squadre e i propri giocatori, soprattutto alla vigilia di appuntamenti decisivi. In passato, ad esempio, fu fortemente contestato dopo la finale di Champions League del 2021, persa contro il Chelsea di Tuchel, per aver schierato un undici senza centravanti e per aver tenuto fuori Fernandinho, che avrebbe garantito più equilibrio e avrebbe evitato alcune imbarcate subite per mano dei Blues.

Josep Guardiola, allenatore del Manchester City @livephotosport
Josep Guardiola, allenatore del Manchester City @livephotosport

Un’altra partita che gli costò numerose e feroci critiche fu quella contro il Barcellona, che, nella semifinale d’andata della Champions 2014/15, stravinse 3-0 contro il suo Bayern. In quel caso, Guardiola fu colpevole, secondo molti, di aver provato a difendere a tutto campo contro lo spaventoso tridente del Barça, formato da Messi, Suarez e Neymar. Oltre ai tanti elogi dunque, Pep Guardiola ha dovuto incassare anche diverse critiche nel corso della sua carriera, ma è indubbio che per il suo lavoro sul campo sia uno degli allenatori più iconici ed influenti della storia del calcio.

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