Quando si parla di calcio, non si può non pensare all’Inghilterra. E non solo perché al di là del canale de La Manica si gioca quello che viene riconosciuto, a livello internazionale, come il campionato più avvincente e competitivo al mondo, ma perché qui, nel diciannovesimo secolo, nasce il football. Il calcio moderno muove i suoi primi passi all’ombra della Union Jack, superando le opposizioni e gli ostacoli innalzati dalla legge britannica dell’epoca e guadagnando sempre più popolarità.
Risale al 1848 quello che viene considerato il primo ed ufficiale regolamento del calcio, le famose Cambridge Rules redatte da un gruppo di studenti universitari. Di lì a poco, il 24 ottobre 1857, nascerà lo Sheffield FC, il club calcistico più antico al mondo. Dall’Inghilterra la fama legata a questa disciplina si diffonde a macchia d’olio, prima in Europa, poi nei paesi del Commonwealth e, infine, nel resto del mondo, diventando lo sport più amato e seguito a livello internazionale.
Il massimo campionato inglese, che porta il nome di Premier League, costituisce oggi la competizione nazionale più affascinante dell’intero panorama europeo, capace di offrire grande spettacolo, ospitando alcuni dei club più importanti al mondo, ma anche grandi sorprese, come la favola vissuta dal Leicester di Claudio Ranieri nel 2016. Una delle grandi protagoniste del torneo oltremanica è il Manchester City che, dal 2012 ad oggi, ha conquistato il titolo ben sei volte.
Manchester City, le origini del club e i primi successi
St. Mark’s. Questo è il nome della squadra che ha costituito il nucleo fondante del Manchester City. Fondato nel 1880 da Arthur Connell e la figlia Anna, il club cambierà nome diventando Ardwick AFC nel 1887, prima della riorganizzazione strutturale della società, dettata da problemi finanziari, che porterà all’attuale appellativo. Il City diventa ben presto la squadra più amata della città britannica e l’entusiasmo dei tifosi cresce di pari passo al progredire del club, che nel 1899 ottiene la prima storica promozione nella First Division.
Nel 1904 viene ottenuta la prima vittoria in una competizione maggiore ai danni del Bolton, nel corso della finale di FA Cup. Da Hyde Park, dove i Citizens giocano dal 1887, nel 1923 il club si sposta a Maine Road, all’epoca la più grande struttura calcistica del paese subito dopo Wembley. Qui il Manchester City vive uno dei periodi più prolifici della propria storia, a cavallo fra gli anni Sessanta e Settanta, guidato da Joe Mercer e dall’assistente Malcolm Allison.
Dopo la promozione nella First Division, gli Sky Blues conquistano, fra il 1968 e il 1970, un Charity Shield, un campionato inglese, una FA Cup, una Coppa di Lega e, soprattutto, una Coppa delle Coppe. La conquista di quest’ultima, unico trofeo internazionale della storia dei Citizens sinora, certifica il successo dell’operato di Joe Mercer, riconosciuto come uno degli allenatori più importanti e vittoriosi della storia del Manchester City, tornato alla ribalta nel panorama nazionale ed internazionale solamente nel corso degli ultimi due decenni.
Manchester City, il lungo declino degli anni Ottanta e Novanta
Con la fine dell’era di Joe Mercer, per il club inizia un lungo declino dal quale si risolleverà alla fine degli anni Novanta, intervallato solamente dalla vittoria della Coppa di Lega nel 1976. Nel corso degli ultimi due decenni del Novecento sono tanti i volti che conoscono la panchina dei Citizens, fra i quali anche l’ex capitano Tony Book, ma il club incappa in una serie di scelte sfortunate e pesanti per le casse della società, come l’operazione che porta a Manchester Steve Daley.
Nel corso degli anni Ottanta il Manchester City, in difficoltà, retrocede per ben due volte, nel 1983 e nel 1987, prima di guadagnare il 5° posto nella massima divisione inglese sotto la guida di Peter Reid. Un accenno di ripresa che si rivela essere, però, illusorio: i Citizens, dopo Reid, affrontano anni estremamente altalenanti nella nuova Premier League, inaugurata nel 1992.
Un periodo nero culminato con quello che viene considerato il punto più basso della storia degli Sky Blues: nel 1998 il Manchester City diventa la prima squadra vincitrice di una competizione europea ad essere relegata nella terza divisione del calcio britannico. Il club si riprende da questa crisi solamente con l’approdo sulla panchina di Kevin Keegan, con il quale i Citizens tornano a militare in Premier League nel 2002.
Manchester City, l’Etihad Stadium e la rinascita targata Arabia
Dopo anni decisamente complessi, dal 2002 il Manchester City torna in pianta stabile in Premier League. Nel corso della stagione 2002-2003 i Citizens si impongono sui rivali dello United, dopo tredici anni a secco di vittorie nel derby, e l’11 maggio 2003 viene giocata l’ultima partita a Maine Road: con la sconfitta contro il Southampton gli Sky Blues salutano quella che è stata la loro casa per ottant’anni e traslocano al City of Manchester Stadium, meglio conosciuto come Etihad Stadium.
La proprietà del club, dopo una breve parentesi thailandese con Thaksin Shinawatra durata il tempo di una stagione calcistica, passa, nel 2008 nelle mani dell’Abu Dhabi United Group, gestito dal principe Mansur bin Zayd Al Nahyan. Il nuovo presidente vuole rendere il Manchester City una delle più importanti squadre d’Europa e l’acquisto di Robinho dal Real Madrid per 32,5 milioni di sterline a poco dalla fine del calciomercato, all’epoca l’esborso più oneroso della loro storia, palesa le alte ambizioni della nuova proprietà.
Nel 2009 il club non riesce ad arrivare oltre la 10ª posizione in classifica in campionato e a questo deludente risultato segue una ricchissima campagna acquisti che vede arrivare, fra gli altri, Carlos Tévez, Kolo Touré ed Emmanuel Adebayor. Il primo di una lunga, lunghissima serie di mercati faraonici da parte del Manchester City, che porterà i Citizens a ricoprire, stabilmente, le zone alte della Premier League e a diventare una delle realtà più influenti ed importanti del panorama europeo.
Manchester City, Roberto Mancini e il ritorno al trionfo
Il 2009 costituisce un anno chiave per gli Sky Blues. A metà stagione Roberto Mancini approda sulla panchina inglese, subentrando all’esonerato Hughes, con l’obiettivo di risollevare una squadra in difficoltà. L’italiano conduce i Citizens al 5° posto e alla qualificazione in Europa League, un traguardo che induce la proprietà ad intervenire sul mercato, concludendo l’ingaggio di giocatori di altissimo livello: Dzeko, Yaya Touré, David Silva, Boateng e Balotelli sono solo alcuni dei nomi scelti per rinforzare la formazione.
Con una rosa sempre più competitiva, Roberto Mancini rompe il lungo digiuno di trofei dei Citizens vincendo la FA Cup nella finale contro lo Stoke City, decisa dal sinistro di Yaya Touré. E con un Sergio Agüero in più, che diventerà il secondo giocatore per numero di presenze della storia del club, il Manchester City torna a trionfare in Premier League nel 2012.
Un titolo combattuto fino all’ultimo respiro che gli Sky Blues si aggiudicano all’ultima giornata, ribaltando nei minuti di recupero il match contro il QPR, nel segno di Dzeko e di Agüero. Una vittoria storica che vede i Citizens conquistare un trofeo che mancava dal 1968, sottraendolo, fra l’altro, ai rivali cittadini del Manchester United.
L’avventura di Roberto Mancini sulla panchina del City si interrompe a poche giornate dalla fine della stagione 2012/2013: complice una deludente eliminazione ai gironi di Champions League e una sconfitta in finale di FA Cup contro il Wigan, la squadra viene affidata a Brian Kidd fino alla fine del campionato. Il testimone passa poi nelle mani di Manuel Pellegrini, con il quale i Citizens vincono una Premier e due Coppe di Lega, raggiungendo anche la semifinale di Champions League nel 2016.
Manchester City, la gestione di Pep Guardiola e il sogno Champions
Chiusa l’avventura al Bayern Monaco, nel 2016 Pep Guardiola decide di abbracciare il progetto dei Citizens. Dopo una prima stagione a secco di trofei, che vede il Manchester City terminare il campionato al 3° posto, nel 2017-2018 gli Sky Blues vincono la Premier League, stabilendo anche un nuovo record di punti. Da quel momento in poi l’unica squadra in grado di spodestare la formazione biancoceleste nella competizione nazionale sarà il Liverpool di Jürgen Klopp nel 2020, dopo aver sfiorato l’impresa nella stagione precedente.
Consolidata la propria forza in Premier, il nuovo grande obiettivo dei Citizens diventa l’Europa. La Champions League rimane, ad oggi, il pezzo mancante del puzzle, una conquista che andrebbe a coronare l’operato di Pep Guardiola e a chiudere il cerchio. Il Manchester City sfiora l’obiettivo, arriva vicinissimo al traguardo nel 2021 ma cade, in finale, difronte ai connazionali del Chelsea.
Nell’era targata Pep Guardiola gli Sky Blues conquistano, in totale, quattro Premier League, una FA Cup, quattro Coppa di Lega e due Community Shield, in attesa di scoprire come i Citizens concluderanno l’attuale stagione: in campionato l’Arsenal capolista dista, attualmente, solo 5 lunghezze, mentre in Champions League Haaland e compagni hanno raggiunto la qualificazione ai quarti di finale, con il roboante 7-0 rifilato dal Manchester City al Lipsia.
Una stagione sicuramente non semplice questa, che ha visto il Manchester City a volte opaco e poco concreto, ma il grande successo in Champions League ai danni del Lipsia potrebbe essere la svolta: con una formazione di alto livello, gli uomini di Guardiola possono continuare a sognare. L’Arsenal in classifica non è lontano e nella competizione europea i Citizens sono fra i più temuti. E con un Haaland capace di insaccare 5 gol in una singola partita, nulla sembra più impossibile.