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Maradona di Kusturica è un film documentario realizzato dal regista e sceneggiatore bosniaco, naturalizzato serbo, Emir Kusturica. La pellicola presenta i tantissimi temi che hanno caratterizzato la vita calcistica e non, del Pibe de Oro: dalla sua infanzia difficile, i primi passi nel mondo del calcio, fino alla definitiva consacrazione con la maglia del Napoli e i Mondiali del 1986 vinti da protagonista con la casacca dell’Argentina.
Oltre ai dettagli della sua vita calcistica, il film documentario sottolinea anche il suo vissuto extra-calcistico, che l’ha visto dipendente dalla cocaina dal 1982 (come dichiarato da lui stesso nella sua autobiografia), quando giocava al Barcellona, fino al 2004. Una dipendenza che ha inciso in maniera altamente negativa sulle sue prestazioni in campo, quando era calciatore.
Il film documentario parte con il regista che si reca a Buenos Aires per incontrare il leggendario Diego Armando Maradona. Fin dagli inizi, si può capire quale fosse lo schieramento politico dell’ex fuoriclasse argentino: una forte propensione a sostenere le iniziative da parte della sinistra, in particolar modo l’idea politica dell’ex rivoluzionario e politico cubano Fidel Castro, con cui riuscì a stringere una grandissima amicizia, tanto da arrivare a tatuarsi sulla propria gamba sinistra l’ex leader di L’Avana. Ma non solo l’ex numero uno di Cuba: il fuoriclasse sudamericano nutriva grandissima stima, anche nei confronti di Ernesto Che Guevara, ex politico e rivoluzionario argentino che ha segnato il XX secolo con le sue ideologie politiche nell’America Latina e non solo.
Maradona decise di dedicargli un tatuaggio sul suo braccio destro. Se Kusturica mette in mostra l’ammirazione dell’ex campione del Napoli nei confronti di Fidel Castro e Ernesto Che Guevara, d’altra parte el Pibe de Oro mostra grande rabbia, se non odio, nei confronti di George Walker Bush, ex presidente degli Stati Uniti d’America dal 2001 al 2009. Il rancore e il risentimento di Diego Armando Maradona nei confronti di Bush e degli USA, è dato dalla propria ideologia e pensiero politico: secondo l’ex fenomeno sudamericano, i numerosi problemi che affliggono il Sud e il Centro America, tra cui povertà e carestie, sono causati dalla sete di potere e sottomissione che la politica statunitense ha sempre attuato nei confronti dell’America Latina. Ad evidenziare tutto il suo risentimento verso l’ex leader americano, fu una maglietta da lui indossata nel 2005 che recitava “STOP BUSH”.
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Gli inizi della carriera: l’infanzia difficile a Villa Fiorito fino allo sbarco in Europa
Nel corso del film documentario, Emir Kusturica e Diego Armando Maradona si spostano nella casa di Villa Fiorito, abitata per anni dal Pibe de Oro in età fanciullesca: l’ex giocatore del Barcellona afferma che non vi faceva ritorno in quella casa da ben 15 anni. Tra quelle quattro mura, Diego ricorda la sua infanzia fatta di numerose difficoltà: una povertà estrema, carenza di cibo e con un padre costretto a turni lavorativi massacranti per sfamare una famiglia composta da ben dieci persone. Dagli occhi dell’ex campione sudamericano traspare sicuramente questo, ma nonostante le numerose difficoltà, non ha mai messo da parte la sua passione per il calcio, che poco tempo dopo, l’avrebbe portato molto lontano dalla vita complicata e povera dell’Argentina.
Nel 1976 arriva il debutto con la maglia dell’Argentinos Juniors, con cui riuscirà a mettere in mostra tutto il suo genio calcistico. Le ottime prestazioni con la maglia dei Bichos Colorados, gli valgono la chiamata del Boca Juniors, squadra per la quale, il buon vecchio Diego ha sempre tifato. Nel corso della pellicola, viene riportata una vecchia intervista ad un Diego Armando Maradona giovanissimo in cui gli viene chiesto quale fosse il suo sogno: l’ex fuoriclasse del Siviglia risponderà così: “Ho due sogni nel cassetto. Il primo è quello di giocare i Mondiali con la maglia dell’Argentina, il secondo è vincerli”. Parole forti, parole che nonostante la giovanissima età, sanno di sentenza per quello che riveleranno gli anni successivi della sua gloriosa carriera.
Maradona sul tetto del mondo con l’Argentina
Diego Armando Maradona realizza il suo sogno di giocare con la maglia del Boca Juniors alla Bombonera: il tutto, però, durerà una sola stagione con l’ex fuoriclasse sudamericano che lascerà la sua tanto amata Argentina per sbarcare in Europa, con il Barcellona che pur di sbaragliare la folta concorrenza, ricoprirà d’oro El Pibe de Oro. Dal suo arrivo in Spagna, come da lui stesso ammesso nel corso del film documentario, iniziano i numerosi problemi con la droga. L’avventura in Catalogna durerà solamente due anni. Infatti, nel 1984 si trasferisca in Italia dove per ben 7 anni vestirà la maglia del Napoli. Durante la sua avventura partenopea il consuma di droga diventerà talmente eccessivo, tanto da renderlo un vero e proprio tossicodipendente.
Durante quel periodo, che va dal 1984 al 1991, Diego Armando Maradona si consacra come il miglior giocatore della storia del calcio, portando sul tetto del Mondo la sua Argentina nei Mondiali disputati in Messico nel 1986. Durante quella rassegna iridata, el diez de La Selección si renderà protagonista delle due reti che hanno segnato l’intera storia della competizione più ambita sulla faccia della Terra: ovvero la famosa mano de Dios con cui aprì le marcature durante il quarto di finale giocato contro l’Inghilterra anticipando e segnando con la mano, e il famosissimo gol del siglo dove Diego Armando Maradona superò con estrema facilità tutti i giocatori inglesi, portiere compreso, che provarono a contrastarlo. Il gol è stato votato come il più bello della storia dei Mondiali in sondaggio indetto dalla stessa FIFA nel 2002. Nel corso del film documentario, l’ex giocatore dell’Albiceleste commenta così il gol segnato con la mano ai danni della selezione di Londra: “È stato come rubare un portafoglio ad un inglese”. Chiaro riferimento alla guerra delle Falkland del 1982 dove i soldati inglesi sconfissero le truppe argentine.
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I trionfi all’ombra del Vesuvio con il Napoli fino ad un declino inevitabile
Non solo i successi con la maglia della propria Nazionale: Diego Armando Maradona fu assoluto protagonista dei primi e unici due Scudetti nella storia del Napoli, oltre alla Coppa UEFA conquistata ai danni dello Stoccarda. Successi che l’hanno consacrato, agli occhi della tifoseria azzurra, come il giocatore più amato e considerato nella quasi centennale storia del Napoli. La soddisfazione da parte del Pibe de Oro, come si evince nella pellicola prodotta da Kusturica, sta nel fatto che la formazione campana riuscì a spodestare il dominio incontrastato delle squadre del nord Italia. Nel 1991, chiuse anticipatamente la sua avventura nel capoluogo campano a causa della positività alla cocaina riscontrata dopo un controllo anti-doping. Da lì, inizia un rapido declino che lo porterà al ritiro nel 1997 dopo aver vestito le maglie di Siviglia, Newell’s Old Boys e Boca Juniors.
Nonostante una carriera fatta di successi, Diego Armando Maradona esprime tutto il suo rammarico ritenendo che la sua dipendenza dalla cocaina non gli abbia consentito di esprimere al 100% tutto il suo potenziale calcistico. Ma non solo il suo talento cristallino: la dipendenza dalla droga, come da lui ammesso, non gli ha dato la possibilità di godersi la sua famiglia e questo, probabilmente, è il più grande rammarico che el Pibe de Oro si porterà dietro fino alla sua morte avvenuta nel novembre del 2020. Il film documentario, lascia spazio anche ad alcune scena della iglesia maradoniana, ovvero la chiesa maradoniana, fondata nel 1998 e che conta almeno 80.000 fedeli.
La pellicola si chiude con il cantautore francese Manu Chao che canta la vida tombola: “Si yo fuera Maradona, viviría como él”. Ovvero “se io fossi Maradona vivrei come lui”. La scena non lascia indifferente l’ex giocatore argentino, visibilmente emozionato. Insomma, un film documentario che mostra il grande carisma, il talento e il genio calcistico di Diego Armando Maradona, ma anche i suoi lati oscuri che non gli hanno permesso di condurre una vita come lo stesso Campione del Mondo avrebbe voluto.