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Ungheria, l’incredibile favola di Marco Rossi
Quella di Marco Rossi è probabilmente una delle storie più emozionanti di Euro2020, una di quelle che fanno bene allo sport, al calcio e ai sogni dei bambini. Partito dal Lumezzane, il tecnico italiano ha prima allenato la squadra locale, per poi proseguire sulle panchine di Pro Patria, Spezia, Scafese e Cavese, approdando in seguito all’Honved, club militante nella massima serie ungherese, dando inizio ad una straordinaria scalata che lo vede arrivare fino alla Nazionale maggiore, quella che proprio il nonno seguiva con tanto entusiasmo. “È stato un segno del destino” – ha dichiarato in esclusiva ai nostri microfoni – sottolineando la forte emozione provata agli Europei dopo le prestazioni contro Portogallo, Francia e Germania. Il sogno, ora, è la qualificazione al prossimo campionato del Mondo, dove – per ottenerla – i magiari dovranno fare i conti con Inghilterra, Polonia e Albania, oltre che San Marino e Andorra. Marco Rossi è pronto, nuovamente, a fare emozionare un intero popolo, consapevole – ha spiegato – “che nel momento in cui diamo tutto sul campo, con intelligenza e organizzazione, siamo in grado di lottare e competere con chiunque”.
Rossi: “Consapevoli del percorso fatto, nessuno si è vergognato di noi”
Nello straordinario pareggio contro la Francia – oltre che la grande prestazione dell’Ungheria – ha colpito molto la sua commozione in conferenza stampa. “Per me è un giorno speciale… e basta” aveva dichiarato. Ripensando a quanto fatto, che valore ha avuto questo Europeo per lei?
“La partite che abbiamo disputato contro Francia, Portogallo e Germania hanno avuto un grande significato, sia per me che per i miei giocatori. Abbiamo rappresentato in maniera degna un intero paese che ci chiedeva soltanto questo. Penso che in Ungheria nessuno si sia vergognato di noi e delle nostre prestazioni”
Nella partita con la Germania siete arrivati ad un passo da un’impresa storica. Come ha vissuto la partita dell’Allianz Arena? C’è stato più orgoglio per il percorso svolto o rammarico per come sarebbe potuta terminare?
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“Dopo la partita di Monaco, in effetti, convivono in noi diverse sensazioni: abbiamo la consapevolezza di aver disputato un buon europeo, dignitoso, e allo stesso tempo proviamo rammarico per non essere riusciti a compiere un’impresa storica, quella della qualificazione al turno successivo. Purtroppo il tutto è stato interrotto a pochi minuti dal termine, sarebbe stata storia”.
Una storia incredibile: dal Lumezzane alla Nazionale Ungherese. Dai campi di provincia ad Euro2020 contro Ronaldo, Mbappè e Neuer, giocatori che hanno scritto – e stanno scrivendo – alcune delle pagine più importanti della storia calcio Mondiale. Che effetto ha fatto giocare contro questi campioni?
“Il nome di questi grandi campioni poteva impressionare solamente prima delle partite. Dal momento in cui entri in campo cerchi di dare il massimo, di vincere, a prescindere dall’avversario. Abbiamo affrontato tre grandissime squadre che, per motivi diversi, non sono riuscite ad arrivare in fondo a questa manifestazione”.
“Francia sorpresa e delusione. Ungheresi? Tifosi eccezionali, qui per il destino”
Quale squadra tra quelle che avete affrontato l’ha maggiormente stupita?
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“La squadra che mi ha maggiormente impressionato, vista soprattutto la forza dei singoli, è la Francia. Pensavo realmente potessero arrivare lontano. Proprio per questo è stata anche la squadra che mi ha deluso di più”.
“Marco Rossi, per noi non sei solo un allenatore ma un vero capitano” hanno dichiarato alcuni tifosi in un video pubblicato sui suoi canali social. Quanto è stato importante l’affetto del pubblico nei confronti suoi della squadra?
“In Ungheria il calcio, ovviamente, è lo sport più seguito. I tifosi sono eccezionali, innamorati di questa disciplina. Credo che per molti anni gli ungheresi abbiano sofferto – e ancora stiano soffrendo – la mancanza di grandi squadre in Europa e di una Nazionale che possa competere ai vertici. Da parte mia vorrei regalare loro soddisfazioni importanti, così come lo vorrebbero i miei giocatori. Cerchiamo di fare del nostro meglio, sapendo che nel momento in cui diamo tutto sul campo, con intelligenza e organizzazione, siamo in grado di lottare e competere con chiunque: questo, a volte, può essere sufficiente, almeno per i nostri tifosi. Dopo la sconfitta per 3-0 contro il Portogallo hanno apprezzato lo sforzo, la volontà e il modo con cui abbiamo affrontato i nostri avversari: ci aspettavano in strada per applaudirci. Questo è un chiaro esempio di come amino il calcio”.
Cresciuto con i miti del Grande Torino e la Honved, ha giocato nella prima e vinto lo scudetto con la seconda, allenando inoltre la Nazionale Ungherese. Ci sono parole per descrivere ciò che effettivamente prova?
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“Si, ho fatto tutte queste esperienze e sono molto contento. Per ciò che è stata la mia infanzia, la mia adolescenza, per i ricordi che ho di mio nonno, della sua storia e per il fatto che lui tifasse proprio per l’Honved e la Grande Nazionale Ungherese, la Nazionale d’Oro, (oltre che per l’Italia) sembra fosse un segno del destino. Quindi si, una grande soddisfazione”.
“Italia? Non mi manca. Mi ispiro a Lucescu e Bielsa, il Mondiale è un sogno”
Sogna mai un ritorno in Italia? Ha avuto la possibilità di tornare?
“L’Italia, dal punto di vista professionale, non mi manca. Devo anche dire che non ho mai avuto la possibilità di tornare, non sono stato cercato. Credo che continuerò e terminerò la mia carriera all’estero, con molta serenità e tranquillità. In Italia ci sono bravissimi allenatori, chiaramente chi è meno bravo deve cercare di ritagliarsi il proprio spazio all’estero”.
È stato anche l’Europeo degli Azzurri di Roberto Mancini. Come giudica il lavoro svolto dalla squadra dopo l’incubo del 2018?
“L’Italia ha fatto un campionato europeo straordinario, ha merita la vittoria finale. Ha sofferto solo con la Spagna, per il resto ha sempre comandato e dominato il gioco, anche con l’Inghilterra nonostante un primo tempo difficile in alcuni tratti. Alla lunga gli azzurri hanno meritato ampiamente, Mancini e staff hanno fatto un lavoro incredibile”.
C’è un allenatore in particolare che ha seguito come esempio o al quale si è ispirato?
“Ci sono tantissimi allenatori che ammiro e seguo con particolare interesse, o ai quali mi sono ispirato per “rubare” qualche piccola situazione di campo. Ci sono sempre modelli a cui una persona si ispira: gli allenatori che mi hanno insegnato di più sono sono stati Lucescu e Bielsa”.
Quali sono gli obiettivi futuri? La qualificazione ai Mondiali é più un sogno o una possibilità?
“Il due settembre affronteremo l’Inghilterra, per poi proseguire contro l’Albania. Abbiamo un girone abbastanza complicato, dove è presente – oltre alle due squadre già nominate – anche la Polonia, oltre a San Marino e Andorra. Sulla carta non possiamo parlare di una possibilità, ma di un sogno. Faremo del nostro meglio, ma più che un obiettivo resta appunto un sogno”.