Marco Simoncelli, ‘T’an saré sminghé Callaghan’

Marco Simoncelli, un'icona volta all'immortalità: 'T'an saré sminghé Callaghan'

Nicola Liberti A cura di Nicola Liberti
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Honda RC212V, livrea bianca, dettagli rossi, sponsor San Carlo, casco a bande biancorosse lasciante sfilare una ciocca della riccia chioma, numero 58 sul cupolino. Questo quanto basterebbe a definire i tratti dell’iconicità di un pilota, ufficialmente Legend della MotoGP, in grado di scolpire nel monolite della storia dello sport due cifre ed un volto, per sempre, in anima e ricordi di chi con lui ha condiviso il primo decennio del 2000: Marco Simoncelli.

Il mio sogno da quando ancora non camminavo è uno solo: andare forte sulle moto grosse

Marco Simoncelli
Marco Simoncelli
Marco Simoncelli

Sic, la prima volta alla base del sogno

All’età di 8 anni, di ritorno dalle Marche con il padre Paolo, il piccolo Marco si reca presso il circuito adibito alle minimoto di Cattolica, suo comune natio nella provincia di Rimini. Un cancello chiuso non impedisce alla coppia di dar vita al primo di molti atti di dualismo sulle piste, grazie peraltro all’iniziale fautore del sogno del Sic: Panino. Il citato proprietario della pista permette a figlio e padre di varcare i cancelli, imbardare il primo secondo i crismi del motociclismo, e permettergli di salire per la prima volta in sella. Pochi giri in solitaria bastano a convincere i due spettatori d’eccezione della naturalezza con la quale Marco, da quel momento, avrebbe sempre potuto correre, anche assieme ad altri piloti sul tracciato.

Tu qui puoi venire anche quando c’è gente

Panino, Cattolica
Marco Simoncelli - Hector barbera
Marco Simoncelli – Hector barbera

Coriano-Spagna, la transromagnola tra stoccate e rivincite

Dal trionfo nel Campionato Europeo Classe 125 e l’esordio in Classe 250 passano quattro anni. Questi, in lunga parte, vengono vissuti tra gli alti e bassi delle complicanze che il mezzo tecnico della categoria Mondiale Classe 125 impone a chi porta con sé un’altezza come quella di Marco Simoncelli. Il passaggio in 250 segna il compiersi della genesi della leggenda del Sic. Tre lettere che identificano il ragazzo in Gilera biancorossa, tre lettere che, da acronimo Simoncelliano, stanno per ‘Sbattiamocene i cog***ni‘. Frase breve, concisa, ma che racchiude in sé l’essenza di quello che è stato per tutti Marco. Un ragazzo prima che un pilota, un amico prima che un rivale, così come lo è stato per Valentino Rossi. Il processo che tramuta questi da idolo ad amico è tanto breve quanto intenso, tanto intenso quanto vero. Il primo a cui vengono aperti i cancelli della cava di Tavullia è infatti proprio Simoncelli, che dall’amico-mentore trae importanti insegnamenti per il proprio percorso.

Valentino Rossi - Marco Simoncelli
Valentino Rossi – Marco Simoncelli

Questi, uniti al carattere da “tipico patacca romagnolo” come da Valentino stesso affermato, lo portano a vivere alla Sic i due primi difficili anni nella categoria intermedia. Giunti però all’anno 2008, le prime frizioni con i rivali spagnoli iniziano ad affiorare. Lo stile esuberante, tanto in pista quanto fuori, finisce per infastidire gli iberici della 250, più volte racchiusi nella morsa di tracotanza motociclistica di Simoncelli. Hector Barbera, oltre che serio contendente all’iride, diviene il principale protagonista di diversi accadimenti irruenti nei vari circuiti stagionali, come il memorabile crash del Mugello 2008. Il valenciano, uscito più forte del Sic, prova ad infilarlo in rettilineo salvo collidere con lui quando il romagnolo ne taglia percorso e traiettoria nel tentativo di difendersi dall’attacco rivale. Il tutto si risolse con vittoria ed inevitabile commento in stile Sic versione acronimo: “Non avevo gli specchietti“.

L’anno culmine della carriera di Marco Simoncelli è proprio il 2008, salvo comunque non scordare l’epica bagarre del 2009 con Mattia Pasini tra le colline del Mugello. Dopo un inizio d’anno con moto non evoluta, il team si convince a fornirgliene una più competitiva in occasione del GP del Sachsenring. Con l’innovato mezzo meccanico vittorie e podi si sprecano, così come l’appuntamento con la tabella “T’an arè vent e’ Mundiel Callaghan” in quel di Sepang.

Marco Simoncelli - Mattia Pasini, Mugello 2009
Marco Simoncelli – Mattia Pasini, Mugello 2009

Marco Simoncelli, espressione di un’icona

Barbera secondo me, senza offesa, è un imbecille…dirgli imbecille è un complimento

Marco Simoncelli riguardo la bagarre con Hector Barbera

Barbera dice che avevo aperto una gamba? Sua sorella aveva aperto la gamba

Marco Simoncelli riguardo la bagarre con Hector Barbera
Marco Simoncelli - Max Biaggi, Superbike Imola
Marco Simoncelli – Max Biaggi, Superbike Imola

Abbiam fatto la ca***ta

Marco Simoncelli (wild card) dopo il sorpasso al compagno pretendente al titolo Superbike, Max Biaggi

I posti per vincere il Mondiale van ben tutti, anche in c**o ai lupi va bene uguale

Marco Simoncelli
Marco Simoncelli
Marco Simoncelli

Sepang, 23 ottobre 2011

No! È il casco! Simoncelli è fermo in mezzo alla pista, mio Dio fermi, bandiera rossa…bandiera rossa sul Gran Premio della Malesia

Guido Meda

Parole raggelanti segnano un buongiorno infame nella mattinata italiana degli appassionati mattinieri, sintonizzati in ora presta per seguire la trasferta di Sepang. Un giro ed undici curve sono quanto basta all’IRTA per decretare la cancellazione dell’evento, ancor prima che notizie ufficiali circa la scomparsa di Marco Simoncelli si abbattessero sul pomeriggio malese. In ingresso di curva 11 il pilota in 58 perde il controllo della propria Honda, la quale non fa abbastanza per convincerlo a disarcionarsi da sé ed a lasciarne il controllo. La traiettoria più insperata viene tracciata sull’asfalto: la RC212V giunge come “da un incrocio” sul cammino motociclistico del duo Colin Edwards e Valentino Rossi, appaiati dalla bagarre al momento dell’impatto fatale.

D’un tratto frammenti d’un ragazzo divenuto naturalmente icona planetaria ricoprono curva 11 a Sepang. Tra asfalto ed erba quel casco a bande biancorosse, dal lato opposto l’Honda testardamente quanto inevitabilmente, per indistinguibili tratti caratteriali, tentata di domare e prevenire dal grattare l’asfalto. Nel mezzo, il corpo disteso di Marco Simoncelli, i cui riccioli accarezzano l’asfalto, una volta liberati dal casco perso al momento dell’impatto. Circuito, piloti, addetti, Malesia, Italia e quanto di altro possa restare trascorrono momenti con il fiato sospeso in attesa del giungere di soccorsi e conferme concernenti lo stato di quel corpo da troppo steso a terra.

Il video, in quegli istanti densi di tensione, alterna frame volti all’analisi millimetrica del crash ai volti sfranti di colleghi, amici e familiari. Da Kate al babbo Paolo passando per Valentino Rossi, migliore amico direttamente coinvolto nel fatto. Chi sceglie questo tipo di vita è conscio di gioie ed emozioni, così come di pericoli e tragici risvolti quando questi divengono realtà concreta. Marco non ha mai nascosto il proprio sconfinato legame con le moto, salutando così dal circuito di Sepang facendo quanto di più amava.

Si vive di più andando cinque minuti al massimo su una moto come questa di quanto non faccia certa gente in una vita intera

Marco Simoncelli
Marco Simoncelli, Mondiale 250
Marco Simoncelli, Mondiale 250

Sic58, un’icona volta all’immortalità

Altezza smisurata se comparata a quella dei colleghi, fare dall’inconfondibile genuinità della terra dei motori romagnola, chioma riccia di Valentiniana memoria e manetta di quelle rare. Anche così può essere ritratta la figura di Marco Simoncelli. Ciò che si ricorda non sono le vittorie volte all’arricchire le statistiche di chi tanto ha fatto ma, in alcuni casi, poco ha dato. Marco era una cosa diversa. I trionfi si contano, le persone si ricordano: sia questo mediante l’iconico 58 o il biancorosso divenuto seconda pelle. Sic58 è stata una meravigliosa storia, tramutatasi poi in icona planetaria mediante la quale, al sol ricordo, è possibile rivivere l’avventura emozionale di quegli anni. Sic58 è stata una meravigliosa storia, Sic58 è un’icona volta all’immortalità.

Marco Simoncelli, Mondiale Callaghan
Marco Simoncelli, Mondiale Callaghan

Certe personalità non possono essere incasellate entro il vincolo del tempo: così nei circuiti, così nello scorrere degli istanti, queste scivolano via fluide, tendendo all’immortalità. Marco Simoncelli è stata, o meglio, appunto, è una di queste. L’esuberanza come tratto distintivo, sia queste in sella o meno, il non discernere tra situazioni spiacevoli o gioie, gli hanno permesso di mirare e fare centro nel cuore delle persone, non solo degli appassionati. Marco ha dato con un fare spassionato volto all’essere unicamente sé stesso, un ragazzo semplice della riviera con un sogno inseguito e troppo presto poi sfuggitogli dalle mani. Le emozioni regalate non possono essere soggette ad usura, non possono dunque che ricoprire un capitolo importante nell’album dei ricordi di chi con lui ha condiviso un’epoca iconica dello sport: quella dell’icona immortale SuperSic58. Forse, anche per questo, ‘T’an saré sminghé Callaghan‘.

E se troppo presto è terminata, questo non ha precluso il vivere il sogno avuto sin da bambino. Qualunque sia la conclusione della storia, in fondo, Marco lo ha sempre ricordato

Eh oh, son le corse…

Marco Simoncelli

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