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Lettura: Massimo Carrera in ESCLUSIVA: “Ho scelto il mio futuro. Chiellini? Lo vedrei bene come dirigente”
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Footballnews24.it > Esclusive > Massimo Carrera in ESCLUSIVA: “Ho scelto il mio futuro. Chiellini? Lo vedrei bene come dirigente”
AtalantaEsclusiveJuventus

Massimo Carrera in ESCLUSIVA: “Ho scelto il mio futuro. Chiellini? Lo vedrei bene come dirigente”

Massimo Carrera, ex difensore della Juventus e non solo, è intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni: insieme a lui abbiamo analizzato il momento della sua Vecchia Signora, impegnata con gli addii di Giorgio Chiellini e Paulo Dybala, oltre che la sua carriera da allenatore

Nicolò Serrenti
Nicolò Serrenti  - Autore 2 mesi fa
Aggiornato 2022/05/18 at 3:31 PM
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19 Min di lettura
Massimo Carrera
Massimo Carrera
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Indice
Si tirano le sommeL’addio dei senatoriPassato e presenteIl rapporto con Antonio e la Supercoppa di PechinoI successi da allenatoreInfluenze e ricordi del calcio giocatoI progetti per il futuro

Nella vita di un calciatore o per meglio dire, di un uomo innamorato del calcio, trofei e riconoscimenti personali rappresentano l’aspetto più appariscente agli occhi dei tifosi. Tuttavia, c’è un fattore che non è comune a tutti i professionisti, a tutti quelli che della loro passione ne hanno fatto un lavoro, perché rappresenta l’elemento più difficile da raggiungere: la longevità. Se lo chiedessimo a Dino Zoff, Gianluigi Buffon o Zlatan Ibrahimovic, questi saprebbero dirci con esattezza di cosa si tratta e come si può ottenere. Un altro che potrebbe sciogliere i nostri dubbi è Massimo Carrera. L’ex difensore della Juventus, che con la maglia della sua squadra del cuore ha vinto praticamente tutto, ha coltivato la propria passione sino all’età di 44 anni. Una volta dato l’addio al suo amato calcio, Massimo Carrera non ne ha voluto sapere di abbandonare del tutto il rettangolo verde.

Se hai respirato l’odore del cuoio e del manto erboso in quel modo, per una trentina d’anni o più, il calcio ti è entrato dentro a tal punto da non poterne più fare a meno. La soluzione? Non vi è una cura precisa, non si tratta di una malattia da sconfiggere, bensì di una missione da poter seguire in tanti modi diversi. Carrera ha scelto di farlo nella sua Juventus, da assistente del suo ex compagno di squadra Antonio Conte, seguendolo sino agli Europei del 2016. Quest’oggi Massimo Carrera è intervenuto ai nostri microfoni, per parlarci delle sue tante vite da allenatore ma anche della Juventus, la quale ha salutato lo storico capitano Giorgio Chiellini e Paulo Dybala. Chissà se re Giorgio deciderà di seguire le orme del suo predecessore o se, come ipotizzato dallo stesso Carrera, andrà a ripiegare su altri ruoli.

Vlahovic, Juventus @Image Sport
Vlahovic, Juventus @Image Sport

Si tirano le somme

Siamo ormai giunti alla fine del campionato, con diversi risultati ancora in ballo. Come giudichi questa stagione? Il fatto che lo Scudetto si deciderà all’ultima giornata è un aspetto positivo dovuto alla grande competitività, oppure tanto dipende dalla poca concretezza di chi è stato al comando?

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“Penso che in pochi si aspettassero un campionato così equilibrato, il merito è delle tante squadre che si sono rinforzate, rendendo possibile un finale di questo genere. Dopodiché, qualche errore è stato fatto. Penso soprattutto all’Inter, la quale era favorita e ha fallito il match point nel derby. Poi bisogna riconoscere i meriti di una squadra come il Milan, che è riuscita a restare attaccata sino all’ultimo al treno Scudetto, compiendo il sorpasso”

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Parlando del posticipo della 37ᵃ giornata tra Juventus e Lazio, dopo un primo tempo quasi perfetto i bianconeri si sono fatti raggiungere nel finale. Secondo te, è stata più brava la squadra di Sarri a crederci sino all’ultimo, oppure il fattore emotivo ha giocato un brutto scherzo ai padroni di casa?

“Sicuramente ci sono tanti meriti della Lazio, che aveva come obiettivo quello di raggiungere l’Europa. Credo che la Juventus abbia giocato una buona partita, dominando per diverso tempo, salvo poi dover fare i conti con l’orgoglio dei ragazzi di Maurizio Sarri. È normale che tutte le emozioni, riguardanti gli addii di Chiellini e Dybala, abbiano inciso nella prestazione della Juventus, soprattutto nel finale”.

Che giudizio dai al lavoro svolto, in questa stagione, dalla Juventus di Massimiliano Allegri? Poteva fare di più oppure, viste tutte le difficoltà che il tecnico ha dovuto affrontare, ci si può ritenere soddisfatti?

“Sicuramente si poteva fare qualcosa in più, anche se col senno di poi è facile parlare, soprattutto quando non si sanno con certezza tutte le difficoltà che ci sono all’interno di una società. Alla fine dei conti, credo che Allegri sia riuscito a sistemare la situazione, portando la Juventus in Champions League. Il fatto che, dopo dieci stagioni, la squadra non abbia vinto nulla potrebbe essere un segnale che bisogna ricostruire. Sia Allegri che la dirigenza dovranno essere bravi a ricreare un gruppo solido, in grado di giocarsela con tutte le altre squadre”.

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Chiellini, Juventus @Image Sport
Chiellini, Juventus @Image Sport

L’addio dei senatori

Restando su Juventus-Lazio, abbiamo assistito all’ultima partita casalinga di Giorgio Chiellini con la maglia bianconera. Tu che lo hai conosciuto da vicino, che ricordo hai di lui? Lo metti sullo stesso piano di alcuni grandi capitani bianconeri come Conte, Del Piero e Buffon?

“Assolutamente si, sono quattro persone stupende, che hanno dimostrato un grande attaccamento alla maglia. Giorgio ha dato tutto per la Juventus, dimostrando di essere un grande uomo e un capitano vero, oltre che un grande giocatore. Per rimanere così tanto tempo alla Juventus devi avere qualcosa di veramente speciale“.

Per il futuro, in quale ruolo lo vedresti meglio? Allenatore o dirigente?

“Credo che quello di dirigente sarebbe il ruolo perfetto per Giorgio, dato che si tratta di una persona che conosce ogni aspetto del calcio alla perfezione”.

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Insieme a Chiellini, a fine stagione, la Juventus saluterà anche Paulo Dybala. Come si riparte dopo l’addio di due senatori di questo genere?

“Sicuramente non sarà semplice sostituire due calciatori del loro peso all’interno dello spogliatoio, come non è stato semplice farlo per Vialli, Zidane, Del Piero, Buffon, Barzagli e tanti altri. Penso che la Juventus debba essere brava a trovare le persone giuste, prima ancora che i giocatori. Nonostante tutto, ho molta fiducia nel fatto che la Juventus sia molto abile in questo tipo di lavoro“.

Restando sui giocatori che conoscono l’ambiente, si fanno sempre più insistenti le voci di un possibile ritorno di Paul Pogba alla Juventus. Valutandola a 360°, ti sembra una buona opzione o sarebbe meglio affidarsi a volti nuovi per poter aprire un altro ciclo?

“Senza ombra di dubbio stiamo parlando di un altro grande campione, il quale ha fatto benissimo con la maglia della Juventus. Ovviamente bisogna valutare anche il fattore economico, dato che l’ingaggio di Pogba non è indifferente. Si tratta di un giocatore assolutamente adatto alla Juventus, poi tanto dipenderà dalla sua voglia di vestire nuovamente la maglia bianconera e, qualora ce ne fosse bisogno, di fare alcuni sacrifici dal punto di vista dell’ingaggio“.

Baggio, Juventus
Baggio, Juventus

Passato e presente

Da giocatore hai assistito all’addio di Roberto Baggio, quando la società decise di non rinnovargli il contratto, per puntare su Alessandro Del Piero. Con le dovute proporzioni, ti ricorda un po’ quello che è successo con Dybala e l’ultimo acquisto della Juventus Dusan Vlahovic?

“Molto probabilmente la Juventus ha deciso di puntare con forza su Vlahovic, ma ci sono anche altri aspetti da analizzare. Se la dirigenza ha preso questa decisione vuol dire che avrà fatto le proprie valutazione, dato che i matrimoni si fanno sempre in due. Non vivendo la situazione da dentro si fa fatica a dare un giudizio preciso, non è da escludere il fatto che lo stesso Dybala desiderasse cambiare aria“.

Restando sul caso Baggio, in questi frangenti la questione diventa di dominio pubblico anche per gli altri giocatori, oppure sono cose che rimangono tra il diretto interessato e la società? Voi, in quanto suoi compagni di squadra, come l’avevate vissuta?

“Sicuramente sono episodi che all’inizio possono influire, in particolare quando la notizia è ancora fresca. Tuttavia, col passare del tempo tutto diventa più stabile, anche perché il valore del giocatore non cambia e la squadra lo sa. Questo successe anche nel caso di Baggio“.

Hai fatto parte dell’ultima Juventus in grado di vincere la Champions League. Secondo te, cosa è mancato in questi anni alla Vecchia Signora per replicare quel successo?

“Quando si parla di una competizione difficile come la Champions League devi essere sia bravo che fortunato, soprattutto nelle partite da dentro o fuori. Dopodiché, ci sono le condizioni fisiche e mentali. In alcuni casi la Juventus è stata penalizzata anche dagli infortuni. Quest’anno poi anche le squadre più in forma, come Bayern Monaco e Manchester City, sono state eliminate. In ambito europeo non c’è mai una squadra nettamente favorita, bisogna conquistarsi tutto sul campo e quest’ultimo ha dimostrato che, in certe situazioni, la Juventus si è dimostrata mentalmente e fisicamente più fragile rispetto ai propri avversari”.

Massimo Carrera e Antonio Conte alla Juventus
Massimo Carrera e Antonio Conte alla Juventus

Il rapporto con Antonio e la Supercoppa di Pechino

Hai iniziato la tua seconda parte di carriera come assistente di Antonio Conte, con il quale avevi condiviso anche il percorso da giocatore. Che tipo di esempio è stato per il proseguo della tua carriera da allenatore?

“Mi ritengo molto fortunato ad aver potuto collaborare per cinque anni, fianco a fianco, con uno dei migliori allenatori in circolazione. Antonio è un grande esempio, per tutto quello che da alla sua squadra e per quanto riesce a motivarla. Di Antonio mi ha stupito soprattutto il modo in cui si relazionava con i grandi campioni, la comunicazione che utilizzava nei loro confronti e tutto quello che riesce a ottenere dai suoi giocatori. Conte è stato fondamentale per la mia crescita personale da allenatore“.

Sei stato assistente di Conte anche nel momento in cui è diventato CT dell’Italia, prendendo parte agli Europei del 2016. Ti è piaciuta come esperienza? Come mai, in seguito, non hai seguito Conte anche al Chelsea entrando, invece, nello staff dello Spartak Mosca?

“La nazionale è un lavoro molto diverso rispetto a quello che fai con un club, sotto certi aspetti è anche più difficile, dato che hai molto meno tempo a disposizione per trasmettere le tue idee ai giocatori. Nonostante questo, agli Europei Antonio è stato molto bravo a inculcare la sua visione di gioco alla squadra. Quando Antonio ha deciso di andare al Chelsea, non aveva la certezza di potersi portare dietro tutto il suo staff. Nel frattempo, mi arrivò la proposta dello Spartak Mosca, che accettai dopo averne parlato proprio con Antonio”.

Nella stagione 2012/2013, a causa delle squalifiche inflitte ad Antonio Conte e Angelo Alessio, hai fatto il tuo esordio sulla panchina della Juventus. L’esordio ufficiale è avvenuto in occasione della Supercoppa italiana vinta contro il Napoli, che ricordi hai di quella partita?

“Sicuramente è stato un evento inaspettato, ma anche una grande emozione. Vincere un trofeo, da allenatore della propria squadra del cuore, non ha prezzo. Sapevamo di avere le qualità necessarie per portare a casa quella partita, visto anche il grande gruppo a nostra disposizione“.

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Massimo Carrera ex Juventus

I successi da allenatore

In tutte le tue esperienze da allenatore, sulle panchine di Juventus, Spartak Mosca, AEK Atene e Bari, non hai mai perso all’esordio ufficiale. Che tipo di ambiente si crea e cosa deve essere bravo a trasmettere un nuovo allenatore, nel momento in cui prende in mano una squadra?

“La prima cosa da fare è sicuramente quella di far capire ai tuoi nuovi giocatori che credi nel progetto, cercando di trasmettere loro una grande carica emotiva. Poi devi, ovviamente, effettuare anche degli accorgimenti tattici. Nella mia carriera ho sempre cercato di adattare le mie idee alla squadra che avevo a disposizione, senza forzare un determinato sistema di gioco”.

Sei rimasto soddisfatto delle tue esperienze lavorative in Russia e Grecia? Oltre che come professionista, ti hanno permesso di crescere anche come uomo?

“Assolutamente si. In Russia abbiamo vinto il campionato dopo sedici anni dall’ultima volta, superando ogni mia più rosea aspettativa. Lo stesso discorso vale per la Supercoppa russa, trofeo che la squadra ha vinto per la prima volta nella sua storia. Anche in Grecia mi sono trovato molto bene, ottenendo degli ottimi risultati come il passaggio alla fase a eliminazione diretta dell’Europa League. Stare all’estero ti apre la mente, sia perché sei quasi costretto a imparare una nuova lingua, ma anche per il fatto che ti confronti con giocatori provenienti da culture diverse. Si tratta di un viaggio a 360°, il quale interessa tanti altri aspetti oltre che il calcio. La considero un’esperienza di vita molto importante”.

Marcello Lippi ai tempi della Juventus

Influenze e ricordi del calcio giocato

Nel corso della tua carriera da giocatore hai avuto diversi allenatori importanti, tra cui Marcello Lippi, Giovanni Trapattoni e tanti altri. C’è qualcuno che ti ha influenzato più di altri?

“Sin dalle mie primissime esperienze nel mondo del calcio, ho sempre cercato di prendere qualcosa da tutti gli allenatori che ho avuto, anche nei dilettanti. Ogni allenatore ha un suo modo di relazionarsi, di spiegare le proprie idee, di preparare la partita e devi essere bravo a rubare qualcosa a ognuno di loro. Mi ricordo che, nel passaggio da Trapattoni a Lippi, si iniziò a giocare a zona. Questo per farti capire che ogni allenatore opera in una situazione diversa e ti insegna sempre qualcosa di nuovo“.

Hai dato l’addio al calcio molto tardi, a 44 anni. Oltre alla passione, di cosa ha bisogno un calciatore per poter continuare così a lungo? Quale è stato il tuo segreto?

“Sicuramente l’entusiasmo, la passione e la fortuna sono fondamentali. Io sono stato agevolato dal fatto di non aver mai subito infortuni gravi, il che mi ha permesso di giocare con grande continuità. Dopodiché, se un giocatore vuole avere una carriera così longeva, deve essere disposto a fare tanti sacrifici che riguardano la propria vita privata. Alla Pro Vercelli andavo al campo con lo stesso entusiasmo di un ragazzino e questo, nei giocatori di una certa età, fa la differenza. Anche quando scendi di categoria, come ho fatto io, devi continuare a dare il massimo senza la presunzione di poter vivere di ricordi. Quando fai una scelta di questo tipo devi essere conscio del tuo ruolo, che nella maggior parte dei casi è quello di far crescere i ragazzi più giovani”.

Massimo Carrera, ex difensore di Bari, Atalanta e Juventus
Massimo Carrera, ex difensore di Bari, Atalanta e Juventus

I progetti per il futuro

Quando eri al Pescara sei stato compagno di squadra di Gian Piero Gasperini, attuale tecnico dell’Atalanta. Come giudichi il suo lavoro? Qualora in futuro si presentasse l’occasione, ti piacerebbe ritornare a Bergamo nelle vesti di allenatore?

“Penso che l’Atalanta sia stata molto brava a credere nelle idee di Gasperini. Anche se in questa stagione hanno avuto più difficoltà del solito, credo che Gasperini abbia svolto un lavoro incredibile, portando una provinciale a giocarsela per le zone nobili della classifica. Questo nella storia dell’Atalanta non si era mai visto, chi mette in discussione Gasperini non si rende conto della portata del suo lavoro. Ovvio che, se dovessero esserci le condizioni giuste, sarei felice di ritornare a Bergamo“.

Dopo l’esperienza al Bari sei stato contattato da qualche altra squadra? Se si, perché non è andata a buon fine? Sai già dove sarà la tua prossima avventura?

“Mi sono arrivate diverse offerte, soprattutto dall’estero, ma nessuna di queste mi ha convinto del tutto. Ho scelto il mio futuro, non voglio più subentrare in corsa né tantomeno essere un traghettatore. Mi piacerebbe partire dall’inizio, avendo la possibilità di costruire una squadra da zero, secondo quelle che sono le mie idee di gioco. Al momento, non so dove sarà la mia prossima avventura da allenatore“.

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Nicolò Serrenti
Pubblicato da Nicolò Serrenti Autore
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