Maurizio Sarri, il tecnico della rivoluzione: dalla banca alla conquista dell’Europa

Alla scoperta dell'attuale tecnico della Lazio Maurizio Sarri: sigarette, tuta e tiki-taka i suoi vizi preferiti, dai campi di periferia fino alle note degli inni europei

Mattia Gruppioni
11 Minuti di lettura

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Maurizio Sarri nasce a Napoli nell’agosto 1959 da genitori dagli umili costumi. Il padre Amerigo rappresentava all’interno dell’ambiente famigliare lo sport, essendo un ex ciclista professionista, e la classe operaia, dedita al lavoro ed alla fatica. Ed è proprio dal padre che Maurizio sembra prender spunto. Prima di farsi conoscere e sfondare nel mondo del calcio, infatti, si divide tra lavoro – presso la Banca Toscana – e la stessa passione per il pallone.

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La sobrietà della persona si evince anche dallo stile di gioco e dal ruolo in cui era protagonista in campo: stopper vecchio stampo, difensore dagli interventi decisi e mai sopra le righe. Questo essere silenzioso ma al tempo stesso efficace permette a Sarri di essere selezionato da Torino e Fiorentina, in provini dall’esito negativo. Ad ogni modo, nel 1991 interrompe la sua carriera da calciatore, mai andata oltre la Serie C1 e la Serie D, con le maglie di Figline, Grassina e Stia.

Sarri, ex allenatore del Napoli
Sarri, ex allenatore del Napoli

Il 1999, l’anno della svolta: ecco mister Sarri

Dopo anni di carriera calcistica abbinata al lavoro, Sarri decide di dedicarsi al ruolo che l’ha sostanzialmente reso ciò per cui è conosciuto in tutto il mondo oggi: quello dell’allenatore. “Ho scelto come unico mestiere quello che avrei fatto gratis”, queste le parole al miele rilasciate qualche anno fa dal tecnico toscano, a testimonianza del legame da sempre avuto col pallone e con l’ambiente circostante. Le panchine dei campi di provincia italiane sono la sua nuova casa, dove è abituato sin da subito a presentarsi in tuta, scarpe ginniche e – fino a quando è stato possibile – l’immancabile sigaretta tra le labbra, oggi sostituita da una cicca, a deviare lo stress del match.

Le prime soddisfazioni per Sarri arrivano alla guida del Sansovino, con il salto dall’Eccellenza alla Serie C in soli tre anni e la vittoria della Coppa Italia Serie D: protagonista in positivo anche alla guida della Sangiovannese, dove ottiene un’altra promozione in C1. Il raggiungimento della Serie B è un altro fondamentale traguardo per il nuovo mister. La prima fermata è Pescara, dove raggiunge una comoda salvezza con tre giornate d’anticipo, mentre, quasi come un gioco del destino, la successiva destinazione è Arezzo, dove va a sostituire l’esonerato Antonio Conte. La costante delle due avventure in cadetteria è il bel gioco, il mantenimento di una bassa età media in campo e, quindi, il lancio di giovani prospetti, tra cui Andrea Ranocchia e Daniel Ciofani.

Grosseto, Avellino, Verona, Perugia ed Alessandria sono tappe relativamente brevi e prive di grandi risultati – portano a quattro esoneri – ma ugualmente importanti per permettere a Sarri di costruire esperienza, sperimentare e collaudare quello che è da sempre stato il suo credo calcistico: palleggiare, creare e cercare spazi vuoti con e senza palla, giocare per vincere e dominare l’avversario. Ecco dunque che arriva la prima grande occasione per il mister. È il 25 Giugno 2012 ed il tecnico firma con l’Empoli. Al primo anno in panchina sfuma per pochissimo l’accesso alla Serie A, con la finale playoff contro il Livorno di Nicola, match fatale ai toscani. Ma l’obiettivo è lì, a portata di mano, e l’anno successivo viene azzannato: secondo posto in regular season e paradiso raggiunto.

Sarri - Empoli
Sarri – Empoli

Sarri e la Serie A: un amore così grande

Il primo anno di massima serie non si dimentica mai, a maggior ragione se la barca viene portata in porto con ben cinque giornate d’anticipo. L’Empoli è la squadra rivelazione del campionato, con Sarri condottiero dei giovani talenti Daniele Rugani, Simone Verdi, Riccardo Saponara, Mario Rui, abbinati ai veterani Ciccio Tavano e Massimo Maccarone. Con la salvezza in terra toscana il tecnico si guadagna la fiducia e la chiamata della piazza più amata, calorosa ed alla quale rimarrà per sempre legato: Napoli. Una città, una squadra e una società intera – con a capo il presidente De Laurentiis – si innamorano del cosiddetto sarrismo e così, a giugno 2015, le due parti si incontrano. Da questo matrimonio nasce un progetto a lungo termine che porterà il Napoli costantemente in Europa e il tecnico Sarri ad affermarsi sempre più tra i grandi tecnici d’Italia e del mondo.

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Indimenticabile l’annata 2017-18, quando i partenopei toccano il record di punti nella loro storia in Serie A (91) e, pur rimanendo sempre sotto il dominio della Juventus, conquistano e consolidano grande appeal e credibilità, tanto in Italia quanto in Champions League. Hamsik, Callejon, Mertens, Insigne, Koulibaly e Jorginho sono solo alcuni dei giocatori allenati e migliorati grazie al tecnico toscano, che si è dimostrato in grado di plasmare da zero un calcio innovativo – mai visto prima in territorio nazionale – e dominante, almeno negli stadi della penisola.

In Europa la storia è diversa, ma Sarri ed il suo Napoli riescono ugualmente a togliersi soddisfazioni: palleggio, inserimenti delle mezzali, il celebre taglio di Callejon e l’altrettanto morbido ed automatico lancio di Insigne, senza dimenticare i tempi d’intervento di Koulibaly e le geometrie del trio Jorginho, Allan ed Hamsik. Insomma, il Napoli regalava gioia ed emozioni forti, giocava con una leggerezza incredibile e – cosa da non sottovalutare e che fa ben capire l’amore ed il rispetto che ci fosse per il lavoro del tecnico – l’eventuale sconfitta veniva sempre interpretata in maniera costruttiva e con filosofia.

Maurizio Sarri e l'Europa League vinta col Chelsea
Maurizio Sarri e l’Europa League vinta col Chelsea

Sarri e lo sbarco oltre Manica: alla conquista dell’Europa

Impossibile rimanere inermi davanti a così tanto bel gioco, quasi automatico e perfettamente collaudato: il Sarri-ball incanta il presidente Abramovic, che lo porta al Chelsea. L’adattamento non è immediato, la Premier è un altro mondo calcistico, sebbene i calciatori seguano i principi ed i ritmi imposti dal nuovo manager. Eppure, ancora una volta, il bel gioco, la meravigliosa fase offensiva e la macchina da gol instaurata dal tecnico non sembrano abbastanza per portare a casa un trofeo. Persa la Community Shield ad agosto, il Chelsea perde anche la finale di Coppa di Lega inglese ai rigori contro il Manchester City. Il titolo in Premier è lontano e conteso tra Citizens e Liverpool, mentre l’altra squadra di Manchester elimina i Blues anche dalla FA Cup.

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Rimane un solo trofeo, un’ultima grande speranza per non buttare la stagione in terra inglese: l‘Europa League. Il cammino è netto, perfetto o meglio, immacolato e privo di sconfitte. La squadra del tecnico Sarri non perde mai, tra le molte vittorie e gli unici pareggi ai gironi contro il MOL Vidi. Il 29 Maggio 2019 Sarri vince il secondo trofeo più importante a livello europeo, nonché il suo primo a livello professionistico. Hazard e Giroud – rispettivamente miglior giocatore e capocannoniere del torneo – annichiliscono l’Arsenal, che deve arrendersi per 4-1. Ecco la definitiva e tanto attesa affermazione, con il gioco finalmente abbinato ad una vittoria finale. Sarri si toglie questo peso, alleggerisce la pressione che iniziava ad aleggiargli intorno e può godersi il rientro in patria.

Maurizio Sarri
Sarri, allenatore della Juventus

Il ritorno in Italia: Juventus e Lazio nel destino

Da eroe a traditore: per Maurizio Sarri il passo è stato breve, brevissimo. L’approdo a Torino, sponda Juventus non poteva che essere mal visto dai tifosi del Napoli, celebri per il loro calore, attaccamento e fervore nei confronti di un personaggio altrettanto legato alla piazza come l’ex Chelsea. Una mazzata emotiva clamorosa per la città partenopea, che già aveva dovuto subire l’addio ed il passaggio in bianconero del Pipita Higuain.

In campo, Sarri risponde coi fatti e, nella stagione martoriata e spezzata dal Covid, porta la Juventus alla conquista del nono scudetto consecutivo, il primo e storico della sua splendida carriera. Cocente rimane la sconfitta agli ottavi di finale di Champions League contro il Lione, risanata però dalla vittoria della Coppa Italia. Il tecnico riesce dunque nell’obiettivo di dar continuità alla vittoria in terra inglese col Chelsea, conquistando per la prima volta due trofei nella stessa stagione, ma l’esonero, determinato dalla delusione europea, è pressoché inevitabile.

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La nuova destinazione è Roma, sponda Lazio. Siamo ai giorni nostri: il sarrismo non è cambiato, tutt’altro. Profili tecnici e tatticamente versatili come Manuel Lazzari, Sergej Milinkovic-Savic, Luis Alberto e Ciro Immobile permettono al mister di esprimere e trasmettere in campo le proprie idee, col classico 4-3-3 in cui la pressione, la riconquista immediata del possesso ed il palleggio a stanare gli avversari sono i mantra, i principi fondamentali del gioco di Sarri.

Soprannominato Il Comandante, ovunque ha allenato ed ovunque allenerà, Sarri ha avuto ed avrà come principale obiettivo quello di plasmare una squadra ed un gruppo di uomini prima e calciatori poi, secondo i suoi diktat tecnico-tattici e senza mai forzare la gestione del gruppo. Nessuna anarchia, nessuna predominanza del mister sullo spogliatoio: tutti uniti verso gli obiettivi stagionali da raggiungere. Un allenatore umile, partito dal settore bancario ed arrivato in Europa, vincendo spesso – soprattutto negli ultimi anni – e convincendo sempre con la solita sigaretta ed il cappellino ad accompagnare l’immancabile tuta. Insomma, un uomo vecchio stile, tutto d’un pezzo.

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