A pochi giorni dall’inizio di Qatar 2022, il primo e probabilmente unico Mondiale ad esser disputato tra novembre e dicembre, si rivedono alcuni protagonisti passati che risaltano di luce propria in palcoscenici occasionali come quello del torneo iridato. A tal proposito, sarebbe inopportuno, e forse offensivo, non parlare di uno dei portieri più ambigui e paradossali del panorama calcistico mondiale: Guillermo “Memo” Ochoa difende la porta del Messico da, ormai, 15 anni, e lo fa in un modo talmente incredibile che si rimane allibiti nel leggere la lista delle squadre in cui ha giocato.
Qualora foste curiosi di capire il perché di questa sua singolarità vi basterebbe cercare su internet il suo nome: tutto ciò che trovereste sarebbero video su video di parate prodigiose, d’istinto e di una spettacolarità tipica dei migliori portieri di sempre. Eppure, con occhio attento, notereste anche che tutti quei gesti tecnici sono fatti, sempre e comunque, con addosso la maglia de El Tricolor. Si, perché negli otto anni trascorsi nel vecchio continente, tra Ajaccio, Malaga, Granada e Standard Liegi, Ochoa non è mai riuscito ad imporsi in un grande club europeo.
Messico, il Mondiale 2014 e quella partita contro il Brasile

Di match nei quali il nativo di Guadalajara si è messo in mostra ce ne son tanti, ma forse, quello più emblematico, rimane un Brasile-Messico del 17 giugno 2014. Il teatro è l’Estádio Castelão di Fortaleza, l’atmosfera è quella delle occasioni migliori, l’antagonista è la Seleção di Neymar. Entrambe le squadre si ritrovano a 3 punti in un girone con Croazia e Camerun, non proprio dei più semplici. La sfida ai verdeoro risulta, dunque, fondamentale, poiché uscirne anche solo con un punto darebbe al Messico uno slancio importante verso la qualificazione. L’andamento della gara è quella che si aspettavano tutti: assedio totale del Brasile guidato dalle proprie stelle ed i ragazzi di Aguirre in attesa di colpire in ripartenza. Il risultato finale sarà uno 0-0 che mente sull’enorme quantità di occasioni create dalla Seleção: saranno 6 i tiri in porta dei padroni di casa, tutti, ma proprio tutti, parati da un Ochoa che riesce, addirittura, a salvarne uno che sembrava ormai aver già superato la riga bianca tra i pali.
Messico, Ochoa e quella carriera al di sotto dei propri mezzi
Ad ammirare le prodezze del classe ’85, probabilmente, qualcuno si sarà chiesto in quale Top Club giocasse, per poi scoprire, amaramente, che, durante quel Mondiale del 2014, Ochoa era nella lista dei giocatori svincolati. Il portiere aveva deciso, infatti, di non rinnovare il contratto con i francesi dell’Ajaccio, appena retrocessi, e attendere nuove occasioni. I veri e propri miracoli che effettuò durante il torneo iridato in Brasile misero il messicano in buona luce, ma le varie sfumature del mercato, che sembravano portarlo addirittura in Italia, sponda Napoli, alla fine lo condussero in Spagna, con la maglia del Malaga. In biancoazzurro ci rimarrà per due stagioni, per poi passare al Granada e concludere, tre anni più tardi, la sua carriera europea in Belgio, allo Standard Liegi. Nel 2019 fa una scelta di cuore: decide di tornare a casa, in Messico, nella squadra dove aveva mosso i suoi primi passi. Il trasferimento al Club América sembrò tagliarlo fuori dal giro della nazionale, ma le continue, e incredibili, prestazioni gli hanno garantito quello che probabilmente sarà il suo ultimo Mondiale a 37 anni.
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Messico, prima di Ochoa c’era Jorge Campos

Nella lunga storia calcistica del Messico vi sono alcuni noti predecessori tanto forti e talentuosi come Ochoa. Il paragone più immediato, però, è quello con Jorge Campos da Acapulco. Nonostante i suoi 168 centimetri di altezza ha protetto i pali de El Tricolor dal 1991 al 2004, disputando ben tre Mondiali e conquistando anche una Confederations Cup nel 1999. Le sue parate acrobatiche, alcune delle quali divenute anche iconiche, segnò una generazione intera di futuri portieri, portando a referto anche 38 gol nel massimo campionato messicano.

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