Un calvario lungo 17 anni. Adesso dopo il verdetto della corte d’appello di Torino che lo ha assolto dall’accusa di aver finanziato un traffico di droga in Marocco nel 2006, la vita di Michele Padovano può ricominciare, senza ombre né macchie e oggi, a 56 anni, l’ex calciatore della Juventus ha voglia di riprendersi quello che ha perduto. Purtroppo però, ci sarà sempre qualcosa a tormentarlo, così si è espresso a Repubblica: “In questi 17 anni c’è dentro tanta vita, che non torna indietro. Ogni mattina mi svegliavo con l’ossessione, e poi restava sempre con me: fine pena mai. Un miracolo se non impazzisci o non ti ammali di brutto. Mia moglie, mio figlio e i miei due avvocati, mi hanno salvato la vita”
Il caso di Michele Padovano: l’inizio del calvario giudiziario
Tutto è cominciato il 10 maggio 2006 con l’arresto chiesto dalla procura di Torino nell’ambito di un’inchiesta su un traffico di hashish. Padovano ricorda: “Mi arrestarono dopo una pizza con gli amici. Mi bloccarono due volanti con gli agenti armati. Nessuno parlava ,nessuno mi spiegava. Con le manette ai polsi provi dolore, senti freddo e vergogna. Nella notte mi trasferirono a Cuneo sul blindato, si sta seduti dentro a una specie di gabbia ,e li mi ripetevo che avrei dimostrato la mia innocenza”.

Dopo tre mesi di custodia cautelare in carcere, Padovano ottenne i domiciliari, nove mesi, e la prima condanna: 8 anni e 8 mesi, diventati 6 anni e 8 mesi in appello. In questi lunghi anni, l’ex calciatore ha scoperto anche la solitudine: “Quando sei calciatore di successo tutti ti cercano, ma quando cadi in disgrazia spariscono tutti. Non Gianluca Presicci che giocava con me a Cosenza e Gianluca Vialli, che venne a testimoniare. Il mio leader“.
Ora l’ex attaccante di Cosenza, Pisa, Napoli e Genoa tra le altre lancia un appello per essere aiutato:” In questi anni ho dovuto vendere quello che avevo. Mi sono reinventato, prima ho preso un bar, poi un parco giochi ma il Covid ci ha fregato. Quando mi arrestarono avevo 38 anni, ero un dirigente del calcio. Sono un uomo di campo e vorrei ricominciare da lì, anche come magazziniere”.