Milan, dal 1980 al 2000: dalla doppia B alla storia europea targata Berlusconi

Nicola Liberti
9 Minuti di lettura

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Viaggio all’interno dei due decenni che più hanno contribuito a forgiare il mito del Milan. Dal 1980 al 2000, la storia rossonera conosce clamorosi alti e bassi. Dalla doppia retrocessione in Serie B sino alla storia europea scritta nel segno della presidenza di Silvio Berlusconi. Dal riecheggiare delle prime vittorie all’imposizione come una delle squadre migliori che la storia di questo sport abbia mai potuto ammirare. Sono gli anni del trio olandese di Marco Van Basten, Ruud Gullit e Frank Rijkaard, sono gli anni di Arrigo Sacchi e Fabio Capello, sono gli anni delle Champions League, sono gli anni del Milan.

Franco Baresi
Franco Baresi

Milan, gli anni della Serie B

Gli anni ’80 si aprono con il più grande scandalo che il mondo dello sport in Italia abbia mai conosciuto, sino ad allora quantomeno, non esistendo mai limite al peggio. La stagione 1979/80 è quella dello scandalo italiano del calcioscommesse, o Totonero che dir si voglia. Diverse squadre delle prime due categorie del nostro calcio incappano in penalizzazioni, una su tutte il Milan. La pena inferta dalla giustizia sportiva è chiara e netta: è Serie B. Altre big del nostro calcio caddero nello scandalo, salvo poi l’assoluzione o, nel peggiore dei casi, 5 punti di penalizzazione. A seguire lo scandalo ci fu la squalifica a vita da cariche sportive per l’allora presidente rossonero Felice Colombo.

A succedere a quest’ultimo fu Gaetano Morazzoni, politico ed avvocato che ha ricoperto la carica di presidente del club dal 1980 al 1982. Il 1980, l’anno della Serie B, vede una campagna acquisti piuttosto anonima salvo poi, con il passare delle stagioni, conoscere la nascita del Djalma Tassotti acquisito dalla Lazio in quell’estate e la promozione dalla primavera di Alberigo Evani. A guidare quel Milan dalla panchina sarà dapprima Massim Giacomini, salvo poi succedergli a stagione in corso Italo Galbiati. Aldo Maldera, capitano dell’epoca, e compagni riusciranno a riportare immediatamente il Diavolo in Serie A trionfando nel campionato cadetto.

Il purgatorio dell’80/81 si rivelerà poi inutile, le ceneri da qui è solita rinascere la fenice non ardono ancora sufficientemente per dar vita all’inferno, habitat dal Diavolo, così il Milan è costretto, questa volta per demeriti sportivi, a tornare in B. Altro giro altra corsa e altra vittoria: il Milan, giunto al proprio secondo anno in cadetteria, vince nuovamente il campionato e torna nel massimo campionato italiano. Questo secondo anno di purgatorio serve al club per cementare le proprie basi attorno alle colonne del futuro: Franco Baresi, divenuto capitano a soli 22 anni, Mauro Tassotti ed Alberigo Evani. Perni ben saldi della rosa, bandiere ben fissate al suolo in grado di reggere ogni scossone. Questo quanto ai giocatori, discorso ben diverso per la presidenza che in 6 anni ha conosciuto ben 4 diversi figure al comando: Colombo, Morazzoni, Farina e Lo Verde.

Berlusconi, ex presidente del Milan
Berlusconi, ex presidente del Milan

Milan, la genesi del Milan Berlusconiano

Poste solide fondamenta in rosa, il Milan necessita di una guida forte e stabile al comando. Il timoniere del club destinato a cambiare per sempre la storia del calcio risponde al nome di Silvio Berlusconi, 50enne imprenditore milanese. 20 gennaio 1985 e 20 febbraio 1986 si impongono come due date cardine per la storia futura del club. La prima è quella dell’esordio del figlio di Cesare Maldini, Paolo, schierato terzino destro a gara in corso in una Udine ghiacciata. La seconda è quella dell’inizio dell’era Berlusconi e dell’epopea Milan.

Conclusa la prima stagione (in carica dalla seconda metà) al quinto posto sotto la sapiente guida di Nils Liedholm, la campagna rafforzamenti estiva vede gli innesti di Donadoni, Massaro e Giovanni Galli in rosa, altri cruciali pedine per gli anni a venire. Le stagioni a venire vedono un Diavolo costantemente fuori dai primi quattro posizionamenti della classifica. L’anno destinato a segnare un primo ed un dopo è il 1987. In estate arrivano Arrigo Sacchi, succeduto ai precedenti tecnici Nils Liedholm e Fabio Capello, Ruud Gullit promettente tuttofare del PSV e Marco Van Basten, goleador dal piede di velluto e le caviglie di cristallo dell‘Ajax di Johan Cruijff. L’inizio della cura Sacchi si rivela indigesto per i colori rossoneri, tanto che il mister di Fusignano è sul punto d’addio. Tuttavia, una volta ben oleati gli ingranaggi, questi hanno dato via ad una macchina infermabile. L’annata 87/88 vede infatti il Diavolo rimontare il Napoli di Diego Armando Maradona e tornare al trionfo in Italia.

Gullit, Van Basten e Rijkaard con la maglia del Milan con il pallone d'oro
Gullit, Van Basten e Rijkaard con la maglia del Milan con il pallone d’oro

‘Gli anni d’oro del grande Milan’

Dal 1987 al 1991 si consuma l’epopea del grande Milan sotto la guida di Arrigo da Fusignano. Arrivano lo Scudetto dell’88, le Champions League di ’89 e ’90, Supercoppa Italiana ’89, Supercoppa europea ’90 e ’91 e Coppa Intercontinentale ’90. Nota doverosa al trionfo di Barcellona dell’89, la città della Catalunya assume connotazioni mai avute prima. Il consueto giallo e rosso sono si trasmutano nel rossonero che sgorga come fiume in piena attraverso le vie della città, trovando libero sfogo al Camp Nou, teatro del leggendario 4-0 rifilato allo Steaua Bucarest. Il Pallone d’Oro diviene una competizione riservata al territorio d’Olanda, con i Tre Tulipani che cancellano ogni forma di competizione in Europa. ’88 e ’89 sono annate d’imbarazzo per la giuria, con il podio condiviso costantemente da tre rossoneri. L’estate del ’91 però pone fine, quantomeno parzialmente, al sogno made in Milanello con Sacchi che lascia l’incarico a Fabio Capello per approdare sulla panchina azzurra.

Con lo spartito scritto, a Don Fabio non resta che muoversi abilmente come direttore di un’orchestra dal tracotante talento. Con lui alla guida il rosso ed il nero sfociano anche per le vie dello stivale, conquistando in cinque stagioni 4 Scudetti, 3 Supercoppe Italiane, 1 Supercoppa Europea, oltre alla leggendaria Champions League del 1994 contro il Barcellona di Cruijff, partita destinata alla storia con un impronosticabile 4-0, nel segno della magia di Dejan Il Genio Savicevic.

Dejan Savićević
Dejan Savićević

L’ultimo atto di vent’anni impressi nella leggenda, scolpiti nelle mura della storia del calcio e nell’oro dei Palloni è riservato ad Alberto Zaccheroni. Quello che è passato alla storia come ‘Lo Scudetto del Centenario’ è difatti il capitolo conclusivo della magnifica scena in atto sino al 1999. Zac, dopo aver apportato alcune modifiche allo schieramento tattico del proprio 11, conferisce un discreto gioco ad un Milan rilanciato per la lotta Scudetto contro la Lazio. Nella storia d’un Diavolo che non può mai sottrarsi alle pene dell’inferno c’è anche lo 0-0 dell’Olimpico che sembra decretare i biancocelesti campioni. Questi incappano però in diversi stop a poche giornate dal traguardo finale e, così, la squadra guidata dalle prodezze di Zvonimir Boban, George Weah e serrata dal debuttante Christian Abbiati difeso dagli ormai miti Maldini e Costacurta, giunge ad uno trionfi più inspirati ed inaspettati della propria storia concludendo, dunque, il millennio più assurdo, vincente e leggendario che una squadra di club abbia mai conosciuto.