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Il Milan è Campione d’Italia grazie allo 0-3 al Sassuolo al Mapei Stadium, ma il percorso della squadra di Pioli in questa stagione non sempre è stato entusiasmante. Ripercorriamo tutta la stagione dei rossoneri, analizzando ogni protagonista che ha preso parte a questa fantastica cavalcata. Come in un colossal dell’Universal tutti sono importanti, non solo i protagonisti.
L’usato garantito funziona
Da quando è iniziato il nuovo progetto del Milan, circa due anni e mezzo fa, è stato subito chiaro che la rosa non sarebbe stata composta da top-player di livello mondiale. Maldini e Massara hanno avuto l’idea di creare un mix tra giovani talenti e veterani che potessero trasmettere la giusta mentalità a chi non è abituato a giocare per vincere. Tra gli over-30 su cui la dirigenza ha puntato ci sono: Ibrahimovic, Giroud, Florenzi e Kjaer. Forse il ruolo di protagonista principale di questa bellissima scenografia appartiene all’attaccante svedese. Da sempre definito nell’immaginario collettivo come mercenario, al Milan è riuscito a vestire i panni da leader e a trasmettere lo spirito vincente che negli ultimi anni dalle parti di Milanello si era perso. Se l’ultima stagione è stata sfortunata per i numerosi infortuni, Zlatan è riuscito comunque a metterci la sua firma: giusto per ricordare il gol alla Lazio dopo pochi minuti dal suo ingresso in campo, la punizione contro la Roma con la solita esultanza a braccia aperte e quel gol allo scadere in rovesciata contro l’Udinese che vale un punto. La numero nove rossonera ha sempre avuto una maledizione dopo l’addio di Filippo Inzaghi ma a romperla ci è voluto Olivier Giroud. L’attaccante francese ha un palmares da far ingelosire qualsiasi calciatore: un Mondiale, una Champions League, un Europa League, una Ligue 1 e diverse FA Cup e Community Shield.
L’ex Chelsea è stato preso come primo sostituto ma nell’arco della stagione è stato lui il vero titolare. Da lui non ci si aspettavano i trenta gol stagionali ma i gol pesanti che spostassero gli equilibri del campionato e così è stato. Il punto di svolta è stato il derby di ritorno, dove i rossoneri erano sotto 1-0, e l’attaccante francese l’ha ribaltata con una doppietta. Menzione d’onore il gol al Napoli e per chiudere la doppietta al Sassuolo.
Florenzi e Kjaer hanno una una storia molto simile con un comune passato nella Roma. L’esterno italiano è stato preso dopo aver vinto un europeo con la Nazionale e per la sua incredibile duttilità. I problemi fisici l’hanno limitato ma il rientro a Verona con gol sancisce una rivincita personale che aspettava da troppi anni. Infine Simon, il leader silenzioso che ha dovuto lasciare il proprio posto da titolare dopo un grave infortunio contro il Genoa. Il difensore danese è sempre rimasto vicino alla squadra e lo dimostra la promessa fatta di far crescere barba e capelli fin quando non rientrerà in gruppo.
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L’attacco vende i biglietti, la difesa vince i campionati
Se andiamo ad analizzare i reparti offensivi delle big italiane, soprattutto ad inizio campionato, quello del Milan veniva messo alle spalle di molte squadre. Nella rosa mancava il vero bomber che potesse garantire un numero importante di gol ma non sempre questo può fare la differenza. Lo storico allenatore di NFL, John Madden, recitava: “L’attacco fa vendere i biglietti ma la difesa vince le partite“. Possiamo dire tranquillamente che questo detto si addice alla perfezione alla squadra di Pioli. L’addio tanto contestato di Donnarumma sembrava essere una tragedia, viste le ottime prestazione con la squadra di Mancini. Maldini e Massara non si sono scomposti, anzi hanno puntato Mike Maignan.
“Magic Mike” è stato forse l’uomo più costante nelle 38 sfide di campionato. In ogni sfida ci ha messo i guantoni e, secondo un recente articolo di Tuttosport, il portiere francese ha fatto conquistare ben 22 punti con i suoi interventi. Con l’infortunio di Kjaer e un Romagnoli all’ultimo anno di contratto, le responsabilità principali sono finite tutte sulle spalle di Tomori e Kalulu. Se il difensore inglese era una certezza dopo diverse partite ad alto livello, Pierre è la sorpresa più bella. Il difensore francese sembrava essere in partenza durante la sessione invernale di mercato visto che non era riuscito a ritagliarsi un ruolo importante.
Con sacrificio e con talento, il classe 2000 ha giocato come se fosse un veterano e se il Milan ha la miglior difesa insieme al Napoli, il merito è anche il suo. I terzini nello scacchiere di Stefano Pioli hanno caratteristiche diverse tra di loro. Davide Calabria è stato per gran parte del campionato il capitano dei rossoneri e chi meglio di lui sa cosa vuol dire crescere a Milanello. Il difensore italiano veste la maglia rossonera da quando ha undici anni, dove ha svolto tutta la trafila delle giovanili. Dalla parte opposta del campo c’è Theo Hernandez, l’intuizione di Paolo Maldini. La storia fra il club e il terzino francese inizia proprio con una chiacchierata con il dirigente ad Ibiza. Fino a quel momento è sempre stato una promessa incompiuta, poi qualcosa è cambiato. Le sovrapposizioni a mille all’ora, le sterzate dentro al campo che non ti aspetti da un terzino e poi quel gol all’Atalanta con una cavalcata di 80 metri. In quei metri c’è tutto il percorso del Milan, partito dal basso e con la testa bassa arrivato alla gloria.
Il futuro è oggi
Se da un lato abbiamo parlato del blocco degli esperti, dall’altro bisogna nominare chi è sempre stato definito “future star” e in questa stagione è diventata una certezza. Rafael Leao è sicuramente quello che ha sorpreso di più. Da sempre l’ala portoghese è stato definito un talento incompiuto e l’investimento di circa 30 milioni di euro fatto due stagioni fa è stato un buco nell’acqua. Poi ci sono state le ultime sei partite decisive: il gol al Genoa, l’assist a Giroud contro la Lazio, il gol decisivo contro la Fiorentina, i due assist a Verona, il gol all’Atalanta e i due assist a Reggio Emilia. Nel momento decisivo ha spaccato il campionato e ha permesso al Milan di mettere le mani sullo Scudetto e non solo: con 11 gol e 10 assist è anche il capocannoniere (pari merito con Giroud) e il miglior assist-man della stagione.
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Per importanza e impatto durante l’arco della stagione bisogna parlare di Sandro Tonali. Pensare che la scorsa estate il riscatto dal Brescia sembrava poter saltare ma poi la volontà del giocatore con la rinuncia a quasi 500.000 euro hanno permesso la continuazione di questa favola. Si, proprio una favola perché se sei realmente tifoso della squadra in cui giochi e vinci uno Scudetto che manca da 11 anni, solo così si può definire. Già dall’esordio a San Siro contro il Cagliari con il su punizione aveva fatto pensare ad un riscatto del classe 2000 ma nessuno si aspettava questa stagione. Corsa, tecnica e fisico che gli hanno permesso di dominare in quasi tutte le partite che ha disputato ma anche un fiuto per il gol come contro la Lazio a tempo scaduto.
La classe operaia va in paradiso
In una squadra fatta di vecchi campioni e giovani talenti, a brillare nel Milan è anche chi non occupa spesso le prime pagine dei giornali. Durante gli ultimi giorni di mercato prima dell’inizio della stagione era chiaro a tutti che la dirigenza cercasse un esterno destro. Arriva un 31enne che è appena retrocesso con il Crotone, Junior Messias. Se i tifosi all’inizio storcevano un po’ il naso, a fine campionato si sono ricreduti tutti. L’esterno brasiliano ha conquistato tutti con la sua umiltà e anche con qualche giocata di un certo livello. Il dispiacere più grande sarà sicuramente il gol annullato al 92° contro le Spezia che poteva valere i tre punti. Nelle ultime giornate di campionato Pioli ha usufruito molto di Krunic nella trequarti campo, zona in cui si sono alternati in molti dopo l’evidente calo di Brahim Diaz. Il centrocampista bosniaco si è fatto trovare sempre pronto e, contro ogni pronostico, ha dato una mano fondamentale nella cavalcata finale. In questa categoria non sfigurerebbe il secondo portiere Tatarusanu. Il rumeno si è trovato a dover giocare titolare per un mese abbondante dopo l’infortunio di Maignan. Iconico il momento in cui para il rigore a Lautaro Martinez nel derby d’andata in campionato. In una band non è importante solo il cantante ma anche tutto ciò che lo circonda. Questo è il Milan.
“Pioli is on fire” come stile di vita
Dulcis in fundo, l’allenatore Stefano Pioli. Il regista che non ti aspetti che crea il colossal migliore. Entrato al Milan in punta di piedi, ha saputo gestire i diversi momenti di difficoltà. Il tecnico di Parma ha creato la giusta alchimia all’interno dello spogliatoio. Un gruppo plasmato grazie a una gestione perfetta dei singoli come nel caso di Kessié o l’alternanza Ibrahimovic-Giroud, tenendoli sulla corda e riproponendoli al momento giusto, oltre ad isolarli rispetto all’umore della piazza. Non solo, nel suo percorso ripercorrono diverse città fondamentali che hanno segnato questo campionato. A Bergamo c’è stato il punto più basso, il 5-0 subito e gli scherni di Gasperini al coro “chi non salta rossonero è“. A Verona, luogo dove si è consumato uno dei drammi sportivi della storia rossonero. Reggio Emilia con il Sassuolo che ha sempre messo i bastoni tra le ruote al Milan. Proprio dopo la partita contro i neroverdi è arrivata la prima riconferma del tecnico, ad un passo dall’essere sostituito da Ralph Rangnick. L’allenatore di Parma è riuscito a costruire pezzo dopo pezzo un traguardo che al momento del suo arrivo sembrava irraggiungibile. Nella Città del Tricolore, Stefano Pioli e i suoi ragazzi hanno riportato sulla maglia del Milan quella bandiera che mancava da oltre 4000 giorni. Il Milan è Campione D’Italia.