Milan, il momento è arrivato: Zlatan Ibrahimovic dice basta

Il Milan, la Serie A e il mondo del calcio salutano uno dei più grandi interpreti mai visti in questo sport: Zlatan Ibrahimovic si ritira dopo 24 anni di illustre carriera

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Un giorno che nessuno vorrebbe vivere mai. Sai per certo che sta per arrivare, lo vuoi rimandare, ripensi a tutto ciò che è stato, tenti di ingannare il nemico tempo, con cui, però, non puoi scendere a patti, succede a tutti prima o poi. Nemmeno se sei un supereroe. Nemmeno se ti chiami Zlatan Ibrahimovic. A quasi 42 anni, lo svedese ha annunciato il suo ritiro. Il Milan, così come tutto il mondo del calcio, saluta uno dei suoi più grandi interpreti, degli ultimi 24 anni.

Ibra, tra Malmo e Ajax: gli inizi della leggenda

La sua carriera, così come la sua vita, parte da molto lontano, da un’infanzia turbolenta al calcio come ancora di salvataggio. Gli sprazzi del suo grande talento li ha mostrati sin dai suoi esordi al Malmo, uniti anche ad un carattere piuttosto forte e, a volte, poco gradito da compagni e allenatori. Ibrahimovic ha sempre avuto un grande obiettivo in testa e la sua sana arroganza rappresentava la benzina che alimentava quel fuoco, ancora in attesa di divampare.

Un personaggio di questo genere, con delle potenzialità forse mai viste prime in Svezia, aveva bisogno di un ambiente diverso. Quando Ibrahimovic diventò l’acquisto più costoso della storia dell’Ajax, il sentore che qualcosa di grande stava per abbattersi nel mondo del calcio, lo si sentiva eccome nell’aria. Il più grande prospetto, in uno dei migliori posti dove crescere, sia tecnicamente, che soprattutto mentalmente.

Zlatan Ibrahimovic (Milan) @livephotosport
Zlatan Ibrahimovic (Milan) @livephotosport

Sarà proprio l’aspetto mentale che cambierà la carriera di Zlatan. All’Ajax s’intravide solo una minuscola di parte di ciò che poteva davvero diventare. Serviva tanto di più. Serviva un cambio di mentalità, di consapevolezza: Ibrahimovic sapeva di poter essere il migliore, ma lo doveva dimostrare, soprattutto ai tantissimi che dubitavano di lui. Si sa, però, che nelle storie si supereroi, per diventare la miglior versione di sé stessi, c’è bisogno di un amico fidato.

Ibra, Mino Raiola e l’Italia: la nascita di una stella

L’amico in questione sarà di quelli veri, quelli che non sono disposti a compiacerti, quelli disposti ad aiutarti quando hai bisogno ma a dirti la verità, anche se scomoda. Il legame tra Ibrahimovic e Mino Raiola è stata una delle chiavi del successo dello svedese. Il compianto agente sapeva che, all’epoca, Zlatan avesse bisogno di un palcoscenico diverso per completare il suo processo di maturazione.

L’Italia era il posto giusto al momento giusto. Ibra passò dall’Ajax alla Juventus, un salto enorme per la sua carriera. Incontrerà l’amore tecnico della vita, Fabio Capello, colui che lo voleva sin dai tempi della Roma, che rivedeva in lui le gesta di Marco Van Basten, idolo d’infanzia di Zlatan. Le sedute extra di fine allenamento per affinare quei movimenti che lo avrebbero reso uno dei più grandi attaccanti della storia del calcio, divennero pane quotidiano.

Eccolo il cambio di mentalità che Ibrahimovic stava inseguendo e, una volta lasciata la Juventus per motivi che conosciamo bene, quel fuoco all’interno di sé stava cominciando a dilatarsi. L’esperienza successiva all’Inter lo consacrerà come uno dei migliori attaccanti in circolazione, nella scena mondiale. Diventerà indispensabile, segnerà a ripetizione ma soprattutto dimostrerà di essere un vincente.


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Ibra, tra Milan, Barcellona e PSG: la leggenda continua

Con l’Inter, ormai, Ibrahimovic ha raggiunto uno status di grandissimo attaccante, pronto così per vestire la maglia del Barcellona. Sognava quella coppa chiamata Champions League, ma condividere e sottostare ad un altro campione come Messi, non faceva parte della sua indole. Captato il campanello d’allarme, l’operazione tra Raiola e Galliani lo porterà al Milan dopo appena una stagione, con la missione di riportare i rossoneri alla vittoria.

Neanche a dirlo, Ibra ce la fa. Lui torna in Italia, il Milan torna a vincere il campionato. “Se vuoi vincere il campionato, prendi Ibrahimovic”, una frase divenuta popolare ma mai più grande verità poteva esser pronunciata. Un giocatore egocentrico nel senso più buono del termine, capace con il suo carattere di tirar fuori il meglio dai suoi compagni.

L’addio al Milan fu diverso dai precedenti, si sentiva che il suo cuore di pietra si stava sciogliendo. Andò al PSG, vincendo trofei su trofei, riscrivendo il libro dei record, ma Ibrahimovic non ha mai dimenticato i rossoneri. Passò al Manchester United, dove sembrava potesse concludere nel modo peggiore una leggendaria carriera, ma il suo destino non era compiuto: il Milan era il suo destino.

Milan, Zlatan Ibrahimovic @livephotosport
Milan, Zlatan Ibrahimovic @livephotosport

Ibra, la chiusura del cerchio: grazie Zlatan

Dopo una parentesi riabilitativa con i Los Angeles Galaxy, una carriera costellata di successi, Zlatan Ibrahimovic decise di ascoltare il suo cuore e tornare dove, probabilmente, è sempre stato felice. Il ritorno al Milan rappresentò il romanticismo in persona, consapevole di ciò che voleva ottenere, con chi lo voleva ottenere. L’impresa non era facile, ma qua parliamo non di un semplice uomo, capace di gesta che forse i semplici essere umani non sono in grado di fare.

Che fosse un supereroe, o addirittura un Dio, qualcuno avrebbe anche potuto pensarlo: Ibra, invece, sicuramente lo pensava. Sta di fatto che, prese un Milan in grande difficoltà e lo ha riportato di forza dove meritava di stare, in cima a tutti, portando gol e una mentalità che non si vedeva da anni. Il destino è stato compiuto, ora è tempo di riposare, ma mai come adesso ci sentiamo di dover ringraziare un uomo che è più di un semplice campione. Grazie Zlatan.

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