Milan o Pioli? A Frosinone vince il mercato

Nicola Liberti A cura di Nicola Liberti
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Il Milan torna alla vittoria e lo fa in trasferta sul campo dal potenziale ostico del Benito Stirpe di Frosinone. Vantaggio, pari, svantaggio e vittoria: in 90 minuti i rossoneri vivono 4 vite ma alla fine tornano verso Milano con l’obiettivo 3 punti raggiunto. Se Olivier Giroud è assoluto mattatore della serata, nuovamente decisivo si conferma invece il subentrante Luka Jovic, a segno nel definitivo 2-3. Se la chiave del successo può divedersi all’apparenza tra il Milan e Stefano Pioli, a vincere realmente in terra frusinate è stato il mercato.

Con i senatori incappati nella più classica delle serate no, fatto salvo l’unico Olivier Giroud, con Mike Maignan su tutti a fare da contraltare al connazionale, a dover salire in cattedra per portare a termine il compito sono i nuovi arrivi. Dove Tijjani Reijnders non brilla arriva Loftus-Cheek, quando Rafael Leao stacca la corrente Christian Pulisic si dimostra pronto, come da curriculum, a sobbarcarsi onori ed oneri sulla fascia opposta. A decidere, ed incidere, poi sul tabellino è invece appunto il mercato: il nuovo-vecchio Matteo Gabbia è uomo inatteso a firmare il pari, mentre Luka Jovic tiene fede al proprio istinto di killer negli ultimi metri.

Pioli, Milan
Pioli, Milan @LPS

Pulisic e Okafor prima, Gabbia e Jovic poi: Milan, vinci col mercato

Se il Milan tutto non può dirsi promosso nella propria totalità, e Stefano Pioli cerca ancora le chiavi giuste per la riconferma al termine dell’anno, dunque, può dirsi il mercato estivo, ed invernale, il reale vincitore nel match di Frosinone. Dopo le aspre critiche piovute sulla chiusa estiva, anche sull’arrivo del bomber serbo peraltro, di uscita in uscita, sebbene in modalità insperate e dalle alte frequenze cardiache, a decidere è stato più volte il mercato. Pulisic prima, Okafor poi, Gabbia e Jovic oggi.

Un operato scarno di operazioni pirotecniche e da vetrina mediatica, di sostanza nella reale utilità di campo. Dove le risorse economiche non arrivano si raschiano i meandri della mente: il risultato sono idee come quelle che portano all’inatteso approdo di Luka Jovic, patrimonio che consacra oggi il Milan come pretendente Champions dal posto ormai assicurato.

Se notti come quella di Udine confortano il lato emotivo ma pongono l’operato in panchina in una luce a due volti, queste si riflettono sul campo del Frosinone. Matteo Gabbia fa le veci dei bomber e si conferma altra vittoria assoluta del mercato, non tanto per la rete messa a segno, pur dal peso specifico non indifferente. Dal momento del rientro dal Villarreal, il prodotto del vivaio Milan è riuscito ad elevare il proprio gioco, canalizzandolo su livelli congrui a ciò che sono gli standard rossoneri attuali, rientrando oggi appieno nelle rotazioni, rendendosi per l’ennesima volta nel 2024 decisivo sul campo.

Gabbia conferisce sicurezza e riacciuffa, risultato e Frosinone, Pulisic danza lungolinea e ispira dalla destra, Luka Jovic si rifà a quello che è nuovo dogma dalle telecronache alle piazze: “Quando entra Luka Jovic è gol”. Se sulle zolle della favola frusinate il Milan una volta ancora porta a casa i 3 punti ma non convince e Stefano Pioli sogna ad occhi aperti verso lo Scudetto, il vero vincitore può dunque dirsi un mercato per tutti i campi e le stagioni, dall’estate all’inverno.

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