C’è un appuntamento che regala più emozioni di altri. Sarà perché ci si sente tutti parte in causa dell’avvenimento o più semplicemente perché riesce ad estrapolare l’orgoglio patriotico. I Mondiali di calcio femminile non rappresentano un evento sportivo, sono l’evento. Un torneo che riesce ad inglobare passione, fede, speranza e tifoserie sparse in tutto il globo, pronte a supportare la propria cultura, le proprie ragazze.
Dalla Cina all’Oceania, i Mondiali femminili risuonano più che mai in una melodia che ricorda quanto il calcio possa unire luoghi così lontani e diversi attraverso un’unica lingua: il pallone. La storia di un’emozione senza fine, di un’arte che oggi più che mai non è più solo affare di nicchia. Di uno sport che, di anno in anno, continua ad attirare l’attenzione anche di chi ne affiancava un connotato esclusivamente maschile.
Mondiali Femminili 1991: la prima edizione
La prima edizione dei Mondiali di calcio femminili è datata 1991. Luogo del lieto evento fu la Cina che, qualche anno prima, aveva disputato un prototipo di manifestazione non ufficiale. Infatti, per timore che il torneo non ricevesse le giuste attenzioni, la FIFA non considerò la competizione al pari della Coppa del Mondo maschile.
Tuttavia, il torneo chiamato Women’s Football Tournament prevedeva la presenza di 12 nazionali invitate e la finale tutta scandinava tra Norvegia e Svezia, vinta dalle prime. Un evento che in realtà ebbe un inaspettato successo e che convinse la FIFA, tre anni più tardi, a confermare lo stesso con cadenza quadriennale a partire dal 1991, la prima vera e propria edizione dei Mondiali di calcio femminili.
Mondiali femminili, l’importanza della nazionale statunitense
La prima edizione dei Mondiali femminili venne conquistata dagli Stati Uniti che, tuttavia, nonostante la soddisfazione dell’aver vinto la Coppa più prestigiosa lasciò più che altro un segno importante. La vittoria della nazionale statunitense consentì di tracciare una strada pronta a coinvolgere anche altri Grandi Paesi. Luoghi in cui gli sport femminili di squadra risultavano ancora movimenti poco sviluppati.
L’importanza della nazionale statunitense e quindi la conseguente vittoria ai Mondiali del 1991 servì a migliorare la struttura organizzatrice del calcio e le condizioni delle atlete che iniziarono a ricevere i primi compensi e la stipulazione dei contratti dai relativi club di appartenenza. Uno step importante nella storia del pallone femminile.
Mondiali femminile 1999: la prima volta in un Paese Occidentale
Dopo il 1991, il primo vero momento di crescita per i Mondiali femminili fu l’edizione del 1999: la prima volta in un Paese Occidentale. Una svolta che permise allo sport di ampliare i propri orizzonti attraverso una modalità differente non più unita al culto esclusivamente maschile. Gli incontri si giocarono nei più grandi stadi del Paese e non attirarono mai meno di 16 mila spettatori.
La prima volta in un Paese Occidentale, per i Mondiali femminili, si rivelò una scelta sicuramente azzeccata. Una decisione che mise a fuoco una consapevolezza: la certezza che il mondo del calcio stava acquisendo una nuova luce ma soprattutto aprendo le porte ad un futuro non più stereotipato. Opportunità che, negli anni a seguire, si dimostreranno sempre più oggetto di evoluzione.
Mondiali femminili, la finale al Rose Bowl
Il 1999 si presentò come una delle edizione cardine dei Mondiali femminili. A riprova di quanto asserito ci sono i numeri, gli spettatori che assistettero alla finale disputata al Rose Bowl di Pasadena. La partita tra Stati Uniti-Cina divenne l’evento più seguito nella storia del calcio rosa con circa 90.185 spettatori. Dati inaspettati, dal momento in cui la FIFA temporeggiò, come letto, prima di decretare un’edizione ufficiale.
Nella finale disputata al Rose Bowl, oltre alla vittoria degli Stati Uniti e ai numeri registrati, ci fu un episodio estremamente significativo. Il match concluso ai calci di rigore vide la curiosa esultanza in pantaloncini e reggiseno di Chastain che si tolse la maglietta ed esultò davanti al pubblico. Un urlo di gioia e libertà: la consapevolezza che il mondo del pallone oramai non era più affare prettamente maschile.
Mondiali femminili, 2015: l’evoluzione nell’era moderna
Dopo l’edizione datata 2011, giocata da 16 squadre in Canada e vinta contro ogni pronostico dal Giappone, è il 2015 che presentò importanti novità. I Mondiali femminili si avvicinarono ad un’evoluzione nell’era moderna che non si soffermò esclusivamente ai numeri, in netto miglioramento, ma anche ad altre diatribe sottovalutate in precedenza.
Questioni relative ad esempio ai campi dotati di erba sintetica, caratteristica inaccettabili per il medesimo torneo sponda maschile. L’evoluzione nell’era moderna dei Mondiali femminili parte anche e soprattutto da questo: la volontà di valutare la competizione con una professionalità ed attenzione differente, volta ai grandi appuntamenti sportivi.
Mondiali femminili, la penultima edizione in Francia
A cavallo tra il 2015 e il 2023, la penultima edizione dei Mondiali Femminili in Francia segnò la crescita globale della manifestazione. Quanto raccolto, oggetto di considerazione precedente, dimostra oggi quanto l’accortezza di determinati fattori si sia poi riflettuta vicendevolmente anche sulla qualità del torneo stesso, arrivato a raggiungere picchi di circa 90 milioni di spettatori.
La finale tra Stati Uniti-Olanda fu seguita nel complesso da 82.18 milioni di persone e fra le partite più viste rientrò anche il match Italia-Brasile della fase a gironi: fu accolta complessivamente da circa 43 milioni di spettatori. La penultima edizione de Mondiali femminili in Francia dunque concretizzò lo sforzo fatto in precedenza dalla FIFA, ovvero la volontà di rendere la competizione al pari dei grandi eventi di calcio.
Mondiali femminili, 2023: le novità
Il percorso fatto a ritroso necessitava di una rivisitazione per comprendere, al meglio, i Mondiali femminili 2023 e le novità registrate. Decisioni figlie della volontà di offrire al pubblico uno spettacolo degno dei grandi avvenimenti. Innanzitutto, una scelta fondamentale intrapresa dalla FIFA, poco dopo il termine del torneo in Francia, fu quella di dividere i diritti televisivi della competizione.
I grandi numeri registrati infatti permisero di valutare gli attuali Mondiali femminili 2003 non più un evento alla stregua di quello maschile. Ma un appuntamento che necessita di un unico pacchetto poiché seguito regolarmente ed in continua crescita di pubblico. E l’ultima edizione sta dimostrando proprio questo, ovvero quanto tale scelta, molto ponderata, si sia rivelata la decisione più giusta.
Ma non solo. I Mondiali femminili 2023 hanno anche incluso la novità delle 32 nazioni partecipanti. Scelta anch’essa vincente poiché il dato registrato dalla vendita dei biglietti, alla vigilia del torneo, si è assestato a circa 1.4 milioni, numeri mai raggiunti prima. Nelle prime 12 partite, inoltre, c’è anche stato una presenza media di circa 31 mila spettatori, quasi diecimila in più di quelli registrati in Francia.
Numeri, qualità ed emozioni. I Mondiali femminili con le novità descritte, in continua evoluzione, potrebbero davvero raggiungere, negli anni a seguire, l’Olimpo degli eventi sportivi più amati. La strada è lunga certo ma il passo a ritroso è servito per capire quanto, oggi, il torneo stia acquisendo nuova linfa ma soprattutto notorietà. Una popolarità pronta ad aumentare di livello, qualità e di spettatori.