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Se ogni partita fa storia a sé, sia per una questione di conciliazione di energie e spirito con cui i calciatori entrano in campo, sia per i tratti distintivi a cui ogni volta si deve far fronte a seconda del nostro avversario, ogni 90 minuti disputati in campo celano dietro di sè dei ratti unici e irripetibili; soprattutto se essi contribuiscono a sancisire un trionfo indelebile della cornice di un club. È ormai chiaro agli occhi di tutti quanto il Napoli di Luciano Spalletti stia galoppando a pieno ritmo nel vigente campionato di Serie A con una serie di prestazioni che vedono i Partenopei primeggiare in solitaria la graduatoria; se invece torniamo indietro negli anni, ci sono state stagioni in cui il combattimento per garantirsi il ruolo da apri fila al campionato era alla base del giorno, proprio come la stagione della vittoria del primo scudetto del gruppo campano. L’edizione 1986/87 fu quasi una consacrazione per la squadra azzurra, nel pieno di una forma che aspettava da tempo, con le risorse al massimo delle loro possibilità.
Dopo un tête a tête con la Juventus durato esattamente i primi 8 incontri della stagione, l’atmosfera che si respirava nel sud dell’Italia aveva un che di propositivo e intraprendente nelle sue fondamenta. La rosa si presentava al top della suo aspetto, complice la vittoria nel campionato Mondiale di Maradona con la maglia dell’argentina, che aveva aperto al D10S le porte di una magnificenza senza precedenti. Al contrario, la Juventus si presentava con l’umore tendenzialmente a terra, complice l’eliminazione ai calci di rigore già nel secondo turno in Champions League contro il Real Madrid. Pertanto, per reagire all’umore straziante per delle sorti europee, l’obiettivo della Vecchia Signora era quello di stabilire un massimo focus nel massimo campionato italiano, in segno di rivalsa al proprio destino. Ma non sempre la volontà può bastare a comandare la rotta della nostra via, e probabilmente il club bianconero non ci ha creduto abbastanza. Assistiti da più di 20.000 tifosi Partenopei, la squadra azzurra si presenta a Torino convinta tanto delle proprie possibilità quanto delle proprie ammirevoli doti.
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Il primo round di Juventus-Napoli 1986/87
Domenica 9 novembre 1986 allo Stadio Comunale di Torino si accendono i riflettori dello scontro diretto tra le squadre capoliste della graduatoria di Serie A, un match esplosivo e di un’importanza cruciale in vista degli obiettivi stagionali. Dopo un inizio di campionato che ha visto Juventus e Napoli trottare a pieno ritmo, con i rispettivi 4 pareggi e 4 vittorie, scatta l’ora della verità, dove i due club sono chiamati a dare prova di uno spirito battagliero per imporre il proprio dominio nel massimo campionato italiano. La gara inizia mettendo in evidenza un gruppo autoritario, che dopo neanche 5 minuti ha provato ad infilzare la palla in rete in occasione di un calcio d’angolo battuto dal centrocampista bianconero Massimo Mauro. Un avvio dirompente che, dall’altra parte, di certo non mette in luce un Maradona spettatore; l’argentino si presenta in campo con l’affermato ruolo di trascinatore primario delle gesta azzurre, in continuo tentativo di costruzione di gioco. La Vecchia Signora prova ad approfittare dei guizzi vincenti con le iniziative di Massimo Bonini e Michael Laudrup, che provano vanamente a portare in avanti la squadra. Dopo aver assistito alla realizzazione dell’idea di gioco bianconera per i primi 20 minuti del match, la prima vera occasione per gli ospite Partenopei arriva con un calcio di punizione battuta in modo ammirevole dal Pipe de Or, convincente ma non decisiva, che viene bloccata dall’intervento convincente di Tacconi.

I tentativi di portarsi avanti da parte delle due squadre non mancano in nessuna azione, tanto che l’animazione del match si fa sempre più accesa e giocata ad alti ritmi. Un buon pressing a centrocampo da parte del Napoli tiene viva la conduzione primaria dei primi scorci di gara, seppur le manovre reazionarie da parte del gruppo bianconero rispondono prontamente sempre all’appello. Un primo tempo che viene dipinto da una serie di botte e risposte, con la prontezza dei riflessi dei portieri Stefano Tacconi e Claudio Garella, che non lasciano concedere grandi spazi, proteggendo la loro linea di porta tanto da renderla impenetrabile. Avvicinandoci verso la fine della prima frazione il risultato rimane bloccato sullo 0-0, anche se i Partenopei iniziano a prendere sempre più confidenza con il rettangolo verde avversario. Dopo i primi 20 minuti di dominio da parte della Vecchia Signora, il duello azzera le gerarchie e si stabilizza alla pari. Un primo tempo scandito a suon di contrasti e ripartenze, con un livello massimo di vigilanza per la fatalità dei contropiedi. Una gara che diventa sempre più infuocata, insieme al nervosismo in campo, tenuto vivo soprattutto per un’incomprensione tra il portiere azzurro e l’attaccante piemontese Aldo Serena. Per un totale di 7 angoli a favore dei giocatori con le maglie a strisce, la squadra casalinga mette in evidenza uno spirito da battaglia competente, tanto quanto la resistenza impeccabile della difesa azzurra. Una sfida tendenzialmente alla pari, che sarà combattuta fino all’ultimo; intanto scade il primo round e Agnolin manda tutti a prendere un thé caldo, come direbbe Fabio Caressa.
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Napoli, gli azzurri prendono le redini del match
La tensione è alle stelle, ma la voglia di vincere tocca l’unisono e nel secondo tempo del match, valido per la 9ª giornata di Serie A, si accendono le vere fiamme tra Juventus-Napoli. La squadra di Bianchi rientra in campo con le idee chiare, mostrando un atteggiamento reattivo e intraprendente, anche se la previsione della gara sembra apparentemente ribaltata al minuto numero 5, quando la Vecchia Signora si porta in vantaggio grazie alla rete del danese classe ’64; il tiro del difensore Antonio Cabrini era stato parato da Garella, che ha respinto la palla troppo corta, servendola su un piatto d’argento per il numero 11. Pochi allarmismi e tanta razionalità sono gli ingredienti principali della reazione degli azzurri post svantaggio, che iniziano a mordere sempre più a fondo. Dopo una manciata di secondi, infatti, arriva un’occasione clamorosa per Alessandro Renica, che entra in area di rigore dopo una sfrenata corsa, ma col pallone sul piede sbagliato, senza riuscire ad incidere. A scozzare le carte in tavola ci pensa Andrea Carnevale, la punta azzurra che entra al posto del centrocampista Luciano Sola e si affianca a Bruno Giordano nel tentativo di pareggiare. L’estro di Maradona prova ad azzerare i conti con una punizione battuta ad hoc, seppur uscita per un soffio con la deviazione dell’ultimo uomo della difesa bianconera.
Napoli, l’estro di Giordano ha il sapore della vittoria
La superba prestazione del portiere della Juventus Tacconi insiste inesorabilmente a scansare la rete del pareggio del Napoli, la squadra di Bianchi che ci prova in tutti i modi; Giordano, Cabrini, Maradona, i tentativi dei Partenopei non raggiungono tregua fino al gol della resurrezione. Al minuto 28 della ripresa, infatti, arriva la messa in scena del corner della rete azzurra, con Francesco Romano che piazza la palla in un contrasto aereo, accolta da Moreno Ferrario che regala un sinistro da palo-gol. L’ordine è di nuovo azzerato e ora ha inizio la vera cavalcata dei campani in vista del trionfo a Torino. Dopo esattamente 1 minuto dalla rete dell’1-1, infatti, nuova chance per la squadra ospite che approfitta dal calcio d’angolo realizzato dal D10S, colpito di testa da Renica per poi assistere alla fucilata sorprendente del numero 9 che fa impazzire lo stadio e porta avanti la squadra per 2-1. Allo scoccare del termine del match, la truppa con le maglie a strisce prova ad allungarsi in avanti nel disperato tentativo di trovare la rete della rimonta, fino a quando viene colpita al minuto 45 dal più impietosito dei contropiede; da Carnevale a Volpecina, che con un sinistro violento mette in KO la Vecchia Signora e si porta in prima fila nella graduatoria della Serie A.
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Napoli, i Partenopei mandano la Juventus in Bambola per 1-3
Una gara mozzafiato che mette in luce la strepitosa forma di una squadra che ha appeso con i chiodi di ferro gli obiettivi della stagione 1986/87, in un’annata che si concluderà con il primo Scudetto Partenopeo della storia. Il Napoli riesce nell’impresa ed espugna la Juventus per 1-3 in una gara che è stata tirata fino all’ultimo, considerando anche il coinvolgimento opposto dei due portieri nel match; se l’ingegno di Tacconi ha incantato a suon di parate la resistenza bianconera, evitando almeno 4 occasioni da gol, molto minore è stata la chiamata d’emergenza fatta a Claudio Garella, che lui stesso conferma ai microfoni della Rai nel post partita, complice di una difesa qualitativa, che ha reso inaccessibile agli avversari della Vecchia Signora l’ingresso nelle zone più pericolose del campo: “La questiona sta tutta nel fatto che Stefano è un portiere eccezionale, che ha fatto interventi strepitosi e che ad un certo punto non ha più potuto controllare la situazione. Allo stesso tempo abbiamo dato una grande prova di forza, siamo molto contenti. I gol sono arrivati perchè ci abbiamo creduto e perchè abbiamo avuto le possibilità per farlo. Il risultato è giusto“.