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Ripercorrendo mentalmente gli anni d’oro del Napoli, dallo scudetto del 1987 a quello del 1990, è doveroso annoverare Andrea Carnevale. Fu tra i grandi protagonisti delle squadra di Bianchi e Bigon che dominò tra la fine degli anni’80 agli inizi del’90. E per molti, fu il vice di Careca durante la stagione 1987-88 nel mitico tridente del cosidetto Ma.Gi.Ca insieme a Diego Armando Maradona e Bruno Giordano. Dopo aver vestito le maglie di tante altre squadre, come Roma, Udinese e Pescara, si ritira dal club abruzzese nel 1996. Da anni ricopre il ruolo di osservatore dell’Udinese, che ha creato un autentico modello sportivo in Italia, seguito poi da squadre come Atalanta e Sassuolo. Ma la sua carriera sarà sempre legata agli straordinari anni di Napoli: ripercorriamo la vita sportiva di Andrea Carnevale.
Carnevale: un vero giro d’Italia prima del Napoli
Classe 1961, esordisce nel club di Fondi, nel ruolo di attaccante, per poi trasferirsi subito al Latina, poco lontano dal suo paese natale, Monte San Biagio. Siamo alla fine degli anni’70, e l’esordio in Serie A non si fa attendere. Non lontano da Napoli, sarà con l’Avellino, nel 1979-80, nella gara contro la Roma, la cui casacca poi vestirà tra il 1990 e il 1993. Il vizio del gol è però una tecnica da sviluppare col tempo, esperienza dopo esperienza. Solo una marcatura con la maglia degli irpini, prima del trasferimento a Reggio Emilia in Serie B, dove, giocando con regolarità realizza 16 gol su 66 presenze. Non indimenticabile l’esperienza al Cagliari, dove segna una sola rete, prima della cessione al Catania. È all’Udinese che la carriera di Carnevale esplode: 65 gare nel tabellino, con 21 reti realizzate che gli permettono di spiccare il volo e arrivare nell’ambizioso club di Ferlaino.
1986-87: Napoli Campione d’Italia
È con il club friuliano che il numero uno della società partenopea chiude l’affare da 4 miliardi di vecchie lire. Andrea Carnevale ha 25 anni quando esordisce in una squadra già formata, e costruita per vincere, con nomi quali Maradona, Bagni, Ferrara, e l’estro di Bruno Giordano. Ma i campionati si vincono non solo con i campioni, ma anche con squadre solide ed equilibrate. Arrivato terzo in campionato, il Napoli ha sorprendentemente stentato in fase offensiva. Seconda miglior difesa del campionato, ha segnato molte meno reti rispetto a Roma e Juventus, laureatasi Campione d’Italia. Ed è una punta di rilievo che serve alla squadra per fare il definitivo salto di qualità affiancando Diego e Antonio Careca in avanti. La prima parte di stagione mostra subito l’inversione di tendenza: la squadra segna di più rimanendo imbattuta per le prime tredici partite.
Ci mette un pò Carnevale a sbloccarsi ma lo fa con una doppietta. Napoli-Empoli è travolgente: la sblocca il solito e unico Maradona, con in mezzo le due reti del nuovo acquisto, con il sigillo di Bagni per il 4-0 finale. La difesa di ferro accompagna la squadra in tutto il campionato, ma decisivo sarà l’apporto di Carnevale nel finale di stagione. Un escalation che lo porta a diventare l’uomo simbolo dello scudetto: suo il gol che apre il 2-1 al Milan, strappa un punto a Como (1-1) e soprattutto segna il gol della storia. 10 maggio 1987: sblocca il risultato con la Fiorentina, pareggerà Roberto Baggio, ma l’1-1 basta a tenere a distanza la Juventus bloccata in quel di Verona. Il Napoli è per la prima volta nella sua storia Campione d’Italia.
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La crisi e lo scudetto del 1990
Dopo il biplete del 1987, con scudetto e Coppa Italia, il Napoli è atteso da una sfida insidiosa quanto o più che costruire da zero. L’arrivo dell’artigiano del gol Careca è un’insidia in più per Carnevale, che spesso lo vedrà secondo rispetto al neo arrivato brasiliano. A segno contro il suo ex Avellino alla quarta giornata al Partenio, troverà la via della rete solo all’ultima giornata. Nella sconfitta interna contro la Sampdoria (1-2) di uno sciagurato finale di campionato, gettato letteralmente alle ortiche e regalato alla squadra di Arrigo Sacchi. Quel Milan sarà più volte la bestia nera da battere per il Napoli dei sogni: se nel 1988 gli azzurri si arrendono al secondo posto, due anni dopo, però, servono la vendetta. La stagione 1989-90 segna l’ennesimo duello tra rossoneri e partenopei, ma stavolta ad aggiudicarselo è la squadra di Albertino Bigon.
Nel Napoli operaio (orfano di Giordano) che manda in gol Crippa, Fusi e Renica, Carnevale trova più spazio e torna ad essere decisivo. Realizza una doppietta nel successo contro il Lecce, e segna contro Ascoli e Bari, sia all’andata che al ritorno. Se due anni prima, erano stati gli scontri diretti contro il Milan a tagliare le gambe alla squadra di Ottavio Bianchi, stavolta la gara di andata lancia il Napoli verso lo scudetto 1989-90. La doppietta di Andrea Carnevali nel 3-0 del primo ottobre 1989 sarà uno dei risultati sportivamente parlando, più alti per il giocatore nato in provincia di Latina, che grazie alla performance, si guadagna il plauso del ct della Nazionale Azeglio Vicini.
Carnevale: dal Napoli alla Nazionale
E sarà proprio la stima del commissario tecnico a valergli la convocazione con gli Azzurri dell’Italia nel 1989, in occasione di tre amichevoli. Fa il suo esordio in Italia-Uruguay del 22 aprile, finita 1-1, e si riconferma nei 4-0 contro Ungheria e Bulgaria dove realizza anche due gol. Convocato anche per Italia’90, esordisce da titolare nelle gare contro Austria e Stati Uniti all’Olimpico di Roma, ma il suo apporto non risulterà decisivo come lo fu col Napoli. Non saranno notti magiche per lui: quella con la maglia italiana rimane una parentesi che non sarà destinata a ripetersi, sostituito dall’uomo simbolo di quel Mondiale, ovvero Totò Schillaci. Proseguirà la sua carriera alla Roma, per poi concluderla in provincia, a Udine, dove lo aspetterà un futuro da dirigente, e infine a Pescara. Ma anche Carnevale ebbe la sua notte magica: semifinale di Coppa Uefa 1988-89, Napoli-Bayern Monaco finisce 2-0. A sbloccarla proprio lui, e quell’anno gli azzurri vinceranno l’ambitissimo trofeo europeo.